Dal momento che ultimamente questo sembra diventato l’argomento più gettonato, parliamo ancora del famoso – o famigerato, dipende dai gusti – finale Alfiere + Cavallo contro il solo Re.
Mi vedo costretto ancora una volta a smentire coloro che si illudono di poter evitare di finirci, e non lo studiano per la rarità di partite nelle quali era capitato.
Infatti c’è una partita famosa, nella quale addirittura la vittoria del torneo (Campionato mondiale Under 20 del 1997) dipese dalla soluzione di quel finale.
E tra l’altro fu la partita che vide di fronte due giocatori piuttosto famosi: l’americano Tal Shaked e il russo Alexander Morozevich.
Shaked aveva Alfiere e Cavallo contro il solo Re di Morozevich. Quest’ultimo però decise di sfidare le capacità di Shaked in quel finale e – a differenza di Porter che abbandonò contro Efimov, a Lodi nel 2006 – continuò cercando di evitare di prendere il matto in 50 mosse.
Ma Shaked conosceva il finale, e mise all’angolo Morozevich, costringendolo all’abbandono di fronte al matto inevitabile.
E’ importante notare che se Shaked avesse pattato, e non avesse risolto il finale, non si sarebbe aggiudicato il titolo mondiale U20! Basterebbe questo a smentire una volta per tutte chi snobba quel finale.
Un’altra partita famosa, con quel finale, fu quella vinta da Judit Polgar alla cieca (!) contro Ljubojevic, all’Amber del 1994.
Ma vedo che ci sono anche esempi di giocatori famosi che invece – con somma ignominia! – non avevano risolto il finale, e con gli occhi ben aperti.
Capitò a Epishin (col Nero), che pattò quel finale contro Kempinski alla Bundesliga del 2001.
E capitò anche nella partita Anna Ushenina–Olga Girya, nel Grand Prix FIDE femminile del 2013-2014.
E lì fu la Ushenina che sciupò il vantaggio vincente.
In conclusione, studiate quel finale, ne vale davvero la pena!
E non sfidate mai il Destino. Domani quel finale potrebbe capitare a voi.
io non sarei capace comunque molto interessante davvero
Gentile Uomo delle Valli, temo che per imparare bene questo matto occorra esercitarsi parecchio. I manuali non sono di grande aiuto (almeno quelli che ho io sui finali) perchè non spiegano passo passo i movimenti necessari dei pezzi e del Re. Io ricordo soltanto che occorre portare il Re nell’angolo del colore del proprio Alfiere il quale poi, se non erro, è il pezzo finale che dà matto. Ma ovviamente l’avversario farà di tutto per scappare dall’altra parte e, come saprai, non si può superare il limite delle 50 mosse. Ottimi gli esempi che ha riportato Punta Arenas, ma se proprio vuoi imparare tutti i segreti di questo matto ti rimando ad una lezione di un nostro valente G.M., Andrea Stella, il quale sull’ottimo sito youtube di Mattoscacco ci offre dei trucchi e consigli pratici per incastrare il Re avversario. Ecco il link (ma ricordati di esercitarti spesso perchè tutto si dimentica, ahimè) e buona lezione!
Grazie come sempre a Martin, per l’ottimo lavoro di editing!
E grazie anche a Uomo delle valli.
Solo alcune brevi informazioni aggiuntive…
Pare che il finale A+C capiti in media una volta ogni 6.000 partite. A prima vista uno potrebbe pensare: “ah beh, allora non capita mai”. Non proprio, perché una volta la FIDE comunicò che in un solo giorno si erano giocate ben 7 milioni di partite omologate FIDE. Ciò significa che solo in quel giorno nel mondo si erano giocati più di 1000 finali A+C, e su base annua si potrebbe arrivare a non meno di 300.000 finali A+C.
A proposito del finale Ljubojevic – Polgar del 1994, alla cieca al torneo Amber.
Lo allego qui di sotto, perché illustra lo straordinario talento di Judit Polgar, che riuscì a mattare un top GM come Ljubojevic in appena 23 mosse, in quel finale rognoso e senza vedere la scacchiera.
Peraltro, Judit Polgar era sicuramente molto più forte di Ljubojevic nel gioco alla cieca. Giocarono tra loro ufficialmente 4 volte, dal 1993 al 1996, e la Polgar totalizzò 3 punti su 4: 2 vittorie e 2 patte.
Ottimo articolo!
Non mi sembra affatto un finale ovvio e facile, soprattutto con poco tempo a disposizione come questo video illustra in modo assolutamente convincente.
Una moderna enciclopedia riporta tre accezioni diverse del termine destino [tralascio le frasi esemplificative]: «1) Corso di vita predeterminato, indipendente dalla volontà dell’uomo. Spesso è inteso come la personificazione di un essere o potenza soprannaturale che opera secondo leggi immutabili.
2) Più genericamente, sorte. 3) Impr., destinazione, recapito».
[Tralascio altri riferimenti culturali.] La definizione si conclude nel modo seguente: «Nel cristianesimo l’idea di destino è rifiutata, opponendosi a ogni predestinazione il concetto fondamentale del libero arbitrio».
Alberto, in questo articolo (e in altri) hai citato il Destino, che mi sembra quello corrispondente alla prima accezione, classica (se sbaglio, correggimi).
Io, che professo il cristianesimo – ne ometto le distinzioni interne –, rifiuto una tale idea.
Potrei pensare al destino di un essere umano solo quale sua destinazione ultima: l’incontro definitivo con Dio.
{SoloScacchi non ha bisogno solo di scacchi…}
@ Giorgio Anch’io professo il cristianesimo, ma evidentemente non hai ben compreso cosa si intende per “destino”. Destino non è il fato contro cui l’uomo non ha potere decisionale, destino è ciò che trascende le possibilità umane di controllo. Se una persona muore per una rarissima malattia che colpisce solo 1 persona su un miliardo, allora posso legittimamente dire che “era destino” che quella malattia colpisse proprio quella persona. E visto che parli di cristianesimo, evidentemente non ricordi bene ciò che Cristo stesso disse a proposito del cieco, a chi gli chiedeva se avesse peccato lui o i suoi genitori. Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.” Quindi anche Cristo allude al Destino di quell’uomo di subire quella malattia perché si manifestasse la volontà di Dio. Insomma, a me sembra bigotteria inutile ed arroganza superba quella di certi cattolici che non vogliono che si parli di destino, perché ritengono che l’uomo sia il solo artefice del proprio futuro. NO! Non è così, noi possiamo controllare solo in piccola parte il ns. futuro, ma il nostro Destino lo conosce solo Dio, e non bisogna essere così superbi ed arroganti da credere di poterlo sempre prevedere o stabilire.
L’arrampicata estrema sugli specchi è consigliatissimo per tenersi in forma.
@Giorgio
Ti correggo. Prima di tutto perché anche nel pensiero teologico cristiano esistono molte posizioni diversificate al riguardo, ad esempio per quanto riguarda il concetto di “predestinazione”, che viene accettato da teologi come s. Paolo, s. Agostino, Calvino, K. Barth, mentre viene rifiutato da altri. Se Dio conosce già il futuro di ogni persona, allora ognuno sarebbe predestinato. Ma molti altri rifiutano quest’idea perché allora non ci sarebbe spazio per il libero arbitrio. E tuttavia vedo una confusione di fondo: che c’entra il libero arbitrio con l’imponderabilità del futuro? Se uno esce di casa e gli cade in testa una tegola da un’abitazione e lo uccide, cosa c’entra ciò col “libero arbitrio”? Kennedy poteva forse prevedere che visitando Dallas quel giorno lo avrebbero ammazzato? Io chiamo destino ciò che riguarda tutto quello che accade nella vita di ogni persona. E che c’entra ciò col “libero arbitrio”? Ci sono cose che io, tu, e chiunque può decidere e modificare, e lì funziona il “libero arbitrio”, ma per molte altre non possiamo fare nulla. Tu puoi decidere liberamente se studiare e iscriverti all’università o andare subito a lavorare, se comprare un’auto, se formare una famiglia, se credere o no in qualcosa o qualcuno. Ma nessuno può conoscere il proprio futuro, e quindi il proprio destino. Ripeto, tu puoi fare tutti i progetti che vuoi, ma non puoi stabilire se domani starai bene o ti ammalerai, o sapere cosa ti accadrà. Insomma, la questione è complessa, e non è certo con gli schemi rigidi (cristianesimo = libero arbitrio, paganesimo = fatalismo) che la si può affrontare.
Nel mio primo commento in SoloScacchi (6 Giugno 2020), resi noto che ero già autore di vari articoli e commenti in ScuolaFilosofica (sito web fondato dal filosofo Giangiuseppe Pili, il quale è anche uno scacchista ed è stato, in passato, fra gli autori e commentatori più presenti in questo stesso blog).
Non amo molto autocitarmi, ma mi sembra che questo mio articolo di ScuolaFilosofica contenga, in qualche modo, una replica ai tuoi due interventi relativi al mio commento.
@Giorgio
Non sono per nulla d’accordo con questa affermazione, nel testo che mi hai linkato:
“Il continuo evolversi dell’universo fisico e il libero arbitrio dell’uomo sembrano implicare che Dio non possa conoscere il futuro: «Non si tratta, però, di un’imperfezione nella natura divina, dal momento che il futuro non è ancora là dove lo si può conoscere. Nell’atto della creazione, nel lasciar-essere il veramente altro, non è implicata solo una kenosis [uno svuotarsi] del potere divino, ma anche una kenosis della conoscenza divina. L’onniscienza viene autolimitata da Dio nella creazione di un mondo aperto e in perpetuo divenire» (p. 87).”
Si tratta di un evidente fraintendimento dei concetti di “onniscienza” e “libero arbitrio”, e questo argomento è stato sviscerato per secoli.
Conoscere alla perfezione il passato, presente e futuro di ciò che avviene nell’universo (onniscienza divina), e quindi OSSERVARE, non significa eliminare la possibilità di DECIDERE e SCEGLIERE da parte degli esseri umani (libero arbitrio). Gli umani vivono nel TEMPO, e non conoscono il futuro, quindi sono liberi di scegliere come comportarsi. Poi può succedere che una decisione sia sbagliata, per ignoranza, o pregiudizio, o condizionamento ambientale, ecc. Ma questo è un altro discorso.
Non mi è chiaro il concetto da te espresso nell’intervento precedente.
Faccio un esempio semplice. Supponiamo che io domani debba giocare una partita a scacchi in un torneo: tu vorresti intendere, forse, che Dio conoscerebbe già oggi tutte le mosse della partita che io dovrei giocare domani?
Certo! Perché sa già come finirà quella partita, e cosa farete. Per Lui il passato, il presente ed il futuro sono una cosa unica, e li vede dall’eternità. Tu persisti nell’equivoco tra onniscienza divina e libero arbitrio. La prima non esclude affatto il secondo. Portando all’estremo il tuo ragionamento, allora Dio non sarebbe nemmeno dovuto venire sulla Terra 2000 anni fa, perché impartire degli insegnamenti all’umanità con Gesù Cristo in qualche modo avrebbe modificato il libero arbitrio dell’uomo, e ha alterato il corso degli eventi. Ma ripeto, questo è un problema filosofico già affrontato fin dal Medioevo, e in gran parte l’interpretazione mia è la stessa di molti autori, tra cui Tommaso d’Aquino, ed altri.
In un commento dell’8 Marzo scorso, relativo a un altro articolo, tu non hai parlato molto benevolmente della Chiesa Cattolica come istituzione.
D’altra parte io attribuisco un valore enorme alla Chiesa Cattolica come istituzione, pur con tutti i suoi limiti umani – sebbene, sia in ScuolaFilosofica che in SoloScacchi, io mi sia dichiarato “cattolico senza il paraocchi”.
Entrambi abbiamo asserito di professare il cristianesimo. Nondimeno, considerando anche la presente discussione, mi sembra evidente che tu ed io non abbiamo effettivamente la stessa concezione di Dio.
Sulla Chiesa cattolica, mi sembra che la Storia di 2000 anni ne abbia evidenziato gli innumerevoli errori, crimini ed ipocrisie.
E lo stesso papa Wojtyla, nel giubileo del 2000, aveva chiesto scusa per i tanti errori del passato, nella giornata del perdono.
Credo che chiunque lo possa agevolmente vedere: a te sembra che Cristo nel Vangelo abbia detto da qualche parte ai suoi discepoli di fondare Stati come quello della Chiesa, o abbia detto ai papi di diventare uomini di potere e accumulare ricchezze smisurate? E dove sta scritto che Cristo dava a papi e cardinali il diritto di fare guerre sanguinose, di condannare a morte e torturare gli eretici e di bruciarli sul rogo in suo nome? E dove sta scritto che papi e cardinali e vescovi dovessero circondarsi di sfarzo e farsi chiamare “santità” o “eminenza”? Semmai nel Vangelo c’è proprio l’opposto: “chi vuol essere primo si faccia ultimo”, e Cristo lo dice proprio agli Apostoli, che litigavano tra loro perché pretendevano che Gesù gli dicesse chi fosse il primo, il più importante tra loro.
Insomma, nella Chiesa cattolica c’è il massimo dell’ipocrisia e del fariseismo, altro che insegnamenti di Cristo.
Una replica al commento precedente è contenuta nei miei due interventi, rispettivamente del 14 e 18 Maggio 2022, relativi a questo mio articolo.
Aggiungo che nel 2014 Papa Francesco ha chiesto perdono, a nome della Chiesa Cattolica, per gli abusi del clero riguardanti la pedofilia.
(Pubblico quest’altro intervento nonostante il “tifo da stadio” che si manifesta in SoloScacchi quando si affrontano certi temi.)
@Giorgio
Scusami Giorgio, ma non credo di potere condividere questa tua costante propensione “apostolica” su Soloscacchi, e te lo dico con cortesia, ma anche sincerità, proprio vedendo che sei una persona gentile e disponibile al confronto.
Tu parli di “tifo da stadio”, ma forse non ti rendi conto che il problema è tuo: tu non sei il depositario della verità teologica, e dovresti accettare che altre persone non la pensino come te su questi argomenti così personali, e rispettarne le idee.
E tra l’altro si tratta di argomenti molto divisivi, per un blog scacchistico. Io non andrei mai a parlare di scacchi su un blog calcistico, o scientifico, o politico, perché a molti potrebbe non interessare.
Io stesso ho rinunciato del tutto a parlare di politica, qui su Soloscacchi, perché si tratta di un argomento che più che facilmente può suscitare polemiche e litigi, anche pesanti.
Tra l’altro in tutta sincerità ho ritenuto del tutto inopportuno e discutibile il tuo intervento, quando mi sei venuto a rimproverare solo perché una volta avevo parlato di “destino”, e da lì mi avevi fatto un sermone sul libero arbitrio, Dio, ecc.
Oltre tutto dimostrando di avere le idee un po’ confuse, perché eri arrivato a stabilire che Dio non fosse in grado di vedere il futuro, perché ciò sarebbe in contrasto con il libero arbitrio dell’uomo.
In realtà si tratta di una questione su cui si è discusso da almeno 1700 anni, questioni di Patristica e Scolastica, dai tempi di s. Agostino, fino a Tommaso d’Aquino e – nei tempi moderni – di Kant e molti altri filosofi e teologi. E semmai la mia convinzione è la medesima dei teologi cristiani e cattolici, piuttosto è la tua ad essere anomala.
Quindi è piuttosto stucchevole che qualcuno mi venga a rimproverare su Soloscacchi una parolina che ho usato (destino), solo perché ha idee religiose e teologiche differenti.
Secondo me non te ne rendi conto, ma questi tuoi interventi teologici sono più sgraditi che altro, non è questione di tifo da stadio.
In un altro blog scientifico c’era un tizio islamico che all’inizio interagiva con me, perché avevo parlato degli scienziati e filosofi arabi del medioevo (Averroè, Avicenna, ecc.) e si era messo in testa di potermi convertire all’islamismo (??????).
Inutile dire che poi ho smesso del tutto di rispondergli.
Così come gradisco poco il testimone di Geova che mi suona il citofono e vuole parlarmi della Bibbia, come la interpreta lui.
Insomma, non condivido questa tua propensione a volere “evangelizzare” il blog, e credo di non essere il solo.
Ci sono blog di religione, per questo.
Quanto alla Chiesa cattolica, in due parole, ha fatto molte cose buone nei secoli, ha aiutato tanta gente povera (ospedali, oratori, orfanotrofi, istituzioni benefiche e caritative), suscitato tanti santi e brave persone, ma ha anche compiuto cose esecrabili, proprio da parte dei suoi vertici: papi, cardinali, vescovi, potremmo parlarne per giorni, ma non mi va.
Buona giornata.
Alberto
Nel corso della presente discussione hai espresso giudizi sui miei comportamenti alcune volte corrispondenti al vero, altre volte no (t’invito a leggere, ad esempio, i miei due interventi, rispettivamente del 26 Novembre 2020 e 1° Novembre 2021, relativi a quest’altro mio articolo).
A proposito dell’onniscienza di Dio e del libero arbitrio dell’uomo, io ritengo più plausibile che le cose stiano realmente nei termini in cui le ha descritte il fisico e teologo anglicano John Polkinghorne nel saggio Credere in Dio nell’età della scienza: in tal caso si parla di onniscienza inerente, e non totale, di Dio. Anche perché – e concludo con una sorta di battuta –, se le cose stessero invece nei termini descritti da certi (pur autorevoli) teologi dei secoli passati e da te accettati, credo che Dio si annoierebbe a morte…
Saluti Cordiali
Io non ho la pretesa di imporre a Dio cosa dovrebbe fare per vivere al meglio, o addirittura di stabilire che “si annoierebbe a morte” sapendo tutto. Anche perché quello che hai in mente tu è un Dio che se ne sta lassù, senza partecipare alle sofferenze e alle gioie degli umani. Ma se invece Dio – come Gesù Cristo – è collegato ad ogni essere vivente, e lo ama, allora non si annoia affatto avendo miliardi di persone di cui occuparsi. E vorrei chiudere questa discussione una volta per tutte, ribadendo quello che un altro fisico disse ad Einstein, che si opponeva alla meccanica quantistica e alle sue regole probabilistiche, e alla sua famosa frase: “Dio non gioca a dadi con l’Universo”. E quel fisico gli disse soltanto: “Smettiamola di avere la presunzione di sapere cosa passa per la mente di Dio!”
E la stessa cosa che ripeto a te: le tue disquisizioni teologiche non mi interessano, e non interessano neppure a molti altri. Poi, se ti piacciono scrivile pure, ma io non ti risponderò più.
Campionato italiano a squadre, non ricordo in che anno.
Cangiotti (Genova) contro Palmiotto (Bologna) raggiunge il finale di alfiere e cavallo contro Re e Palmiotto abbandona. Mentre firmano i moduli i compagni di squadra arrivano alla scacchiera e protestano “Ma no, dovevi continuare”. Palmiotto risponde “Ridicolo, è facile basta mandare il Re nell’angolo giusto” e Cangiotti mettendo a posto i pezzi “Un angolo o l’altro è lo stesso” Nessuno riuscì a capire se non conoscesse il finale o stesse prendendo in giro gli avversari.
aneddoto bellissimo
@Giancarlo
La prima che hai detto! Altrimenti non avrebbe fatto un commento tanto errato.
È incredibile che in questa discussione tutti, a partire dall’autore dell’articolo, abbiano dimenticato questa partita giocata al settimo turno del campionato italiano under20 del 2006, che di fatto ha deciso il risultato finale a favore del conduttore di pezzi neri a discapito del suo celeberrimo avversario :
Ed è ancora più sorprendente che l’autore dell’articolo (e anche il suo “oppositore” nella discussione precedente, Stefano Ranfagni) giocassero entrambi il magistrale dello stesso torneo e che si siano dimenticati di questa partita (e colpevolmente il Ranfagni ha continuato ad insistere sulla inutilità nello studiare questo finale elementare che “non capita mai…” ).
Ma a mio parere si tratta di una semplice dimenticanza.
Ronchetti Niccolò è stato uno dei più grandi talenti (sottolineo : talento) scacchistici italiani di sempre.
Maestro a 13 anni, è stato campione nazionale under 20 per tre volte e sta avendo una brillante carriera accademica alla Stansford University dopo aver lasciato assai precocemente il mondo degli scacchi.
Tornando all’argomento del post, credo che non ci sia alcun dubbio che il matto R+A+C contro R è, in ogni caso, un importante palestra di tecnica scacchistica che a mio avviso tutti devono avere nel proprio bagaglio personale.
Ricordo che all’inizio degli anni ’90, per migliorare la mia tecnica scacchistica (parola grossa…ho veramente studicchiato solo i finali elementari e quelli basilari di Torre), mi esercitavo nel mio circolo sfidando a dare matto con 2 minuti contro 5 i miei compagni di gioco…e finivo con il riuscirci praticamente sempre (pur essendo uno spignilegno o poco più).
Anche se in partita viva mi è capitato solo una volta, in un semilampo (ed anche questa volta sono riuscito a dare matto poco prima della caduta della bandierina… )
@Pedone Libero
Grazie per la segnalazione! Hai ragione, nel 2006 ero lì a Bratto, e però Ronchetti e Caruana non giocavano il magistrale, giocavano l’U20. Questa partita che tu hai segnalato per quanto ricordo non venne nemmeno citata (correggetemi se sbaglio) da Capece nel suo bollettino quotidiano, perché altrimenti me ne sarei ricordato, visto che lo leggevo sempre. In ogni caso, non è che si possano ricordare tutte le partite di un torneo affollato come quello di Bratto. A parte il fatto che una partita che era andata avanti per 117 mosse poi non viene vista da tantissimi, perché nel frattempo gli altri giocatori finiscono e se ne vanno via. Comunque mi pare che un punto ormai sia chiaro: quel finale A+C è molto più frequente di quanto non si pensi, e saperlo giocare deve fare parte del bagaglio tecnico di ogni giocatore.
Sulla partita Caruana-Ronchetti evidentemente Ronchetti non si sentiva sicuro sul finale, per cui saggiamente ha preferito tirare in lungo dopo la quarantasettesima mossa quando è rimasto con i soli pezzi, approfittando della presenza dei pedoni bianchi che gli permettevano di far ripartire il conto delle 50 mosse ad ogni cattura.
Dalla mossa 62 è rimasto con soli 2 pedoni bianchi facilmente catturabili, ed ha proseguito muovendo l’alfiere, attento a evitare la triplice ripetizione fino alla mossa 87.
Così ha esaurito il tempo di riflessione per arrivare alla sospensione, ha potuto ripassarsi con calma il finale e vincere senza patemi.
Alla 89 ha catturato l’ultimo pedone e ha forzato l’abbandono alla 117 usando 28 mosse delle possibili 50.
Oggi con le partite ad oltranza non sarebbe più possibile.
@ Giancarlo Castiglioni
Uhm…la partita è stata giocata nel 2006 (allora le partite sospese erano già retaggio del passato da un bel pezzo…
, con questo tempo di riflessione : 100 minuti per 40 mosse + 50 minuti + 30 secondi per ogni mossa a partire dalla prima (cadenza Fischer).
https://web.archive.org/web/20080512171110/http://www.scaccobratto.com/2006_regolamento_under.shtml
E’ invece molto probabile che Ronchetti ripetesse la posizione per guadagnare tempo sull’orologio, per ricordarsi la manovra giusta ed evitare di sbagliare, così da non superare il limite delle 50 mosse.
Fui testimone della partita. Nessuna sospensione, si giocò in sessione unica. C’era l’incremento ad ogni mossa e Ronchetti utilizzò la presenza di pedoni da catturare per incrementare il tempo a sua disposizione. Tra gli osservatori si sollevò il dubbio se Ronchetti conoscesse il finale. Ricordo Fabio Bruno che disse: “Io glie l’ho insegnato”. E in effetti Ronchetti vinse senza problemi.
Nell’anno in cui è stata giocata la partita le partite sospese erano ormai un ricordo lontano, dovevo pensarci.
La mia interpretazione era sbagliata, ma solo fino a un certo punto.
Nelle 25 mosse inutili tra 62 e 87 Ronchetti ha ottenuto 12 minuti sul suo orologio, non tantissimo, ma utili per giocare il finale con maggiore tranquillità.
Credo che disponendo di quel tempo qualsiasi maestro sia in grado di vincere il finale senza necessità di studiarlo, conoscendo solo i principi generali.
In un rapid o bliz non tutti ci riuscirebbero.
Un finale che, per fortuna, non mi è mai capitato. Solitamente, anche nei finali di pezzi leggeri, c’è sempre qualche pedone su cui puntare. Chiaro che, se si giocano centinaia di partite, prima o poi potrebbe capitare. Spero di riuscire a trovare le mosse giuste, in tal caso. Ma non ne sono affatto sicuro…