Come modesto “amateur”, che ha sempre considerato gli scacchi un bellissimo hobby, e un’occasione di divertimento, ma senza alcuna velleità di diventare chissà quale “campione”, ho sempre accettato con filosofia le vittorie e le sconfitte scacchistiche, quali occasioni per imparare dai giocatori più forti e migliorare, e come metafora sportiva della vita, con le sue gioie e i suoi dolori.
E però permettetemi di dire che c’è una situazione che non ho mai saputo, né mai saprò accettare, e che detesto con tutto me stesso, e sono le PARTITE SCIUPATE. Lì c’è tutta la spietatezza del gioco, che a volte è davvero crudele e beffardo e non perdona l’ultimo errore, anche se prima avevi avuto l’opportunità di vincere. E nessun arbitro ti potrà concedere la “vittoria ai punti”, riconoscendo che però avevi giocato meglio.
E’ un po’ come nel calcio: una squadra può anche attaccare per 90’ contro gli avversari che fanno le barricate chiusi in difesa, e avere 5 occasioni da gol, ma se nel recupero gli avversari ti infilzano in contropiede nell’unica occasione da gol, non c’è più niente da fare, hai perso ed è stata colpa tua.
Perché se trovi un avversario forte che aveva giocato meglio di te, e hai sbagliato presto e non hai mai avuto possibilità di vittoria, allora lo accetti perché hai giocato male, e sai con chi prendertela. Ci sta.
Ma se avevi giocato bene fino ad un certo punto, e avevi ottenuto una posizione nettamente superiore, o addirittura vinta, e poi la sciupi e perdi, allora non ci sono giustificazioni per consolare quella sconfitta così bruciante. Vorresti piangere, vorresti dare capocciate nel muro, vorresti smettere di giocare.
Lasciatemi parafrasare l’ottimo Riccardo Cocciante, e la sua canzone: “Quando finisce un amore” che descrive magistralmente quelle sensazioni, anche per noi scacchisti.
QUANDO SI SCIUPA UNA PARTITA…
Quando si sciupa una partita così come l’ho sciupata io
Senza una ragione, né un motivo, senza niente
Ti senti un nodo nella gola
Ti senti un buco nello stomaco
Ti senti vuoto nella testa e non capisci niente
E non ti basta più un amico
E non ti basta più distrarti
E non ti basta bere da ubriacarti
E non ti basta ormai più niente
E in fondo pensi, ci sarà un motivo
E cerchi a tutti i costi una ragione
Eppure non c’è mai una ragione
Perché una partita venga sciupata
E vorresti cambiare faccia
E vorresti cambiare nome
E vorresti cambiare aria
E vorresti cambiare vita
E vorresti cambiare il mondo
Ma sai perfettamente
Che non ti servirebbe a niente
Perché c’è lei, perché c’è lei
Perché c’è lei, perché c’è lei
Perché c’è lei quella tua mossa
Perché c’è lei sul formulario
Perché c’è lei la tua partita
E non potresti più mandarla via
Nemmeno se cambiassi faccia
Nemmeno se cambiassi nome
Nemmeno se cambiassi aria
Nemmeno se cambiassi vita
Nemmeno se cambiasse il mondo
Narana narana naaaaaaaa
Ma vediamo pure 6 esempi di partite sciupate. Le prime 3 riguardano il sottoscritto, le ultime 3 sono partite molto famose, tutte clamorosamente sprecate da chi aveva la vittoria in pugno.
Nella prima partita, giocata ad Arco nel 2004 contro il GM Felix Levin, dopo avere ottenuto una buona posizione in apertura, l’avevo sciupata, e il Nero era passato in vantaggio. Era seguita una fase complessa e abbastanza caotica, e si era giunti alla 36a mossa, in cui Levin, già in posizione inferiore, aveva sbagliato gravemente con 36…Cg4?? dandomi l’opportunità di chiuderla una volta per tutte con 37. Tf4! e il Bianco guadagna un pezzo con posizione vinta. Se 37…Ce3 38. Cg5+ Rh8 39. Tf7 Tf8 40. Txf8+ Axf8 41. Cf7+ Rh7 42. Cxe5 e vince. (Stockfish dà + 4.26 per il Bianco)
Oppure, se 37…Cxh6 38. Cg5+ Rg7 39. Cde6+ Rh8 40. Dh3 +-
Ma avrei ancora potuto pattarla, anche dopo l’occasione sfumata di vittoria, giocando 43. Ce6+ Rh7 44. Cg5+ e patta per ripetizione di mosse. Ma credendo di potere ottenere di più mi ero imbarcato in una variante rischiosa, e alla fine avevo perso il finale (io con Donna contro Torre Cavallo e pedone passato del Nero)
Nella seconda partita, giocata a Biel al MTO del 2009 contro l’allora FM (ora GM) Andrea Stella, non c’era proprio stata storia, perché il Bianco aveva ottenuto una posizione vinta dopo 33 mosse, e senza mai concedere alcun contro-gioco al Nero.
Ecco la partita:
Avrei potuto chiuderla elegantemente con 34. Dxd6! 34…Dxd6 35. c7 Df4+ 36. Rc2 Df2+ 37. Rc1 Df1+ 38. Rb2 Dxg2+ 39. Ra1 Dg1+ 40. Ab1 +- il Nero non ha più scacchi a disposizione e rimane con una Torre in meno dopo l’inevitabile promozione c7 = D+ (Stockfish dà al Bianco un vantaggio di + 3.05)
E invece avevo permesso a Stella di venirne fuori con un subdolo sacrificio di qualità con cui aveva incasinato la posizione. Poi avevo perso il filo, anche per lo zeitnot, fino al matto finale.
Orribile, orribile, orribile troppo! Da una vittoria in 34 mosse ad una cocente sconfitta, una partita che ancora mi brucia come il sale su una ferita!
Ma passiamo alla terza partita, all’open del 2000 al Novotel di Genova, contro il MF Raffaele Di Paolo, che poi ammise di avere giocato veramente male quell’apertura.
Il Bianco vinceva con 27. d6+ Rb7 28. g4 Thd8 29. Rg2 a6 30. Ae2 f6 31. exf6 Txd6 32. h4! con una decisiva supremazia sull’ala di Re.
Ma anche qui il Nero aveva saputo abilmente sfruttare alcune esitazioni del Bianco, e nonostante l’Alfiere in meno (con due pedoni di vantaggio) era riuscito a portare a casa il finale.
Queste tre partite sono comunque istruttive, perché insegnano che la trasformazione di una posizione vinta nell’abbandono dell’avversario non è sempre un compito facile, e c’è spesso il rischio di “perdere colpi” e sciupare poco alla volta tutto il vantaggio accumulato.
La perdita progressiva di un vantaggio vincente a volte è anche causata da stanchezza, zeitnot, calo di concentrazione.
Se posso dare un piccolo consiglio: ricordatevi sempre che quando avete ottenuto una posizione vinta non potete permettervi di allentare la presa. Anche se quella posizione viene valutata +2, o +3 o addirittura +4 dal computer, poi dovete ancora vincere la partita.
Partite famose sciupate malamente
Reshevsky – Savon (Petropolis 1973)
Una partita famosa, giocata all’izt di Petropolis del 1973, vinto da Mecking.
Reshewsky ha una posizione vinta, ma ha appena 30 secondi a disposizione, prima del controllo del tempo. Però Reshewsky era famoso per la freddezza con cui era riuscito innumerevoli volte a venirne fuori, ed a giocare correttamente le ultime mosse in zeitnot in una manciata di secondi, senza fare cadere la bandierina.
Qui il Bianco vince forzatamente con 40. g5! Se 40…Axg5 c’è il matto con 41. Th8# E se invece il Nero gioca 40…Rxg5 il Bianco lo intrappola con 41. h4! Rxh4 (se 41…Rh6 42. Th8#) 42. Df4#
Ma Reshewsky evidentemente nell’occasione era in preda all’agitazione e al marasma più completo, e giocò 40. Dxg6+??, dimenticandosi dell’Alfiere nero in b1, per poi abbandonare immediatamente dopo essersi reso conto dell’errore clamoroso.
Una vittoria forzata trasformata in sconfitta in una sola mossa.
Gilberto Garcia – Borislav Ivkov (L’Avana 1965)
Qui invece siamo al memorial Capablanca del 1965, a L’Avana. E’ il 20° turno e Ivkov è in testa al torneo. Vincendo questa partita al penultimo turno, contro il fanalino di coda Gilberto Garcia, se lo sarebbe matematicamente aggiudicato con 16 punti su 21, precedendo due big del livello di Smyslov e Fischer. E sarebbe stata sicuramente la sua più prestigiosa vittoria della carriera, in un torneo che annoverava anche altri noti GM del calibro di Geller, Kholmov, Pachman, Robatsch, Parma.
E in effetti Ivkov aveva giocato bene, ottenendo una posizione vinta alla 36a mossa, con tre pedoni e una qualità di vantaggio, senza alcuna possibilità di contro-gioco per l’avversario.
In questa posizione il Nero potrebbe vincere in diversi modi, ad esempio giocando 36…Dd1, oppure 36…a5 (e se 37. Axa5 Ta8 seguita da 38…Ta1, e il Bianco può fermare l’orologio e dare la mano all’avversario).
E invece Ivkov sceglie proprio la mossa più suicida che potesse mai escogitare, giocando la tremenda 36…d3?????, per accorgersi subito, dopo 37. Ac3 seguita dal matto imparabile in h8, dell’abisso in cui era precipitato. Una partita vinta divenuta invece celebre in tutti gli annali, come tragico esempio di partita sciupata in una sola mossa.
Curiosamente Paolo Bagnoli non inserì questa partita tra le sue del famoso libro “Scacchi matti. La mossa sbagliata al momento sbagliato” del 1974, e non ho ben capito perché, dal momento che era stata una cappella davvero superlativa. Se ci sta leggendo può spiegarcelo. Anche perché Bagnoli invece inserì giustamente nel libro la prossima partita, altro tragico esempio di vittoria gettata alle ortiche in una sola mossa…
Uhlmann – Larsen
Las Palmas 1971, 4a del match dei candidati
Qui siamo ai quarti di finale del torneo dei candidati, e giustamente Paolo scrive nel suo libro che la decisione di Larsen di proseguire la partita con una Torre in meno era di per sé un fatto “quasi scandaloso”, considerando che il Bianco era il GM Uhlmann, non un inclassificato qualsiasi durante una simultanea (e sarebbe stato ugualmente poco sportivo).
Ecco la posizione
Tuttavia – secondo Bagnoli – forse Larsen doveva avere avuto qualche strano presentimento, qualcosa gli aveva suggerito di non abbandonare, perché la sua scelta di proseguire si rivelò felice, o forse riuscì a fare saltare i nervi ad Uhlmann, che si indignò e commise una cappellaccia davvero imperdonabile.
Il Bianco avrebbe potuto vincere facilmente giocando 31. Cc6, e davvero non ci sarebbe stata più storia. E invece scelse proprio la mossa più suicida che potesse giocare, giocando 31. Cf3?????, salvo poi accorgersi – dopo 31…Df4+ – di essere incappato in una tragica rete di matto, in cui la sua Torre in più non serviva a nulla.
Una partita che risultò decisiva per l’esito del match, che Larsen vinse per un solo punto di vantaggio dopo 9 partite, e che gli consentì di guadagnare l’accesso alla semifinale, dove incontrò Bobby Fischer a Denver, col risultato che ben sappiamo.
Tutte queste partite – e tantissime altre, giocate da maestri di primissimo piano – ci insegnano che purtroppo l’avere ottenuto una posizione vinta non basta a garantire la vittoria al giocatore in vantaggio, e bisogna sempre tenere alta l’attenzione, e non mollare mai la presa, neppure di poco.
Secondo me le partite sciupate rappresentano davvero l’aspetto peggiore degli scacchi. Però mi piacerebbe sentire l’opinione di chi legge.
Articolo davvero azzeccato tanto più che proprio poco fa Sinner ha perso una finale dello Slam dopo aver sprecato ben tre match points.
Complimenti di nuovo all’autore.
Sì, è vero, le partite sciupate riguardano molti sport, tra cui il tennis. Però nel match di ieri tra Sinner ed Alcaraz, non dimentichiamo che quei tre match ball erano capitati su servizio dello spagnolo. Quindi non era affatto così semplice per Sinner aggiudicarsi il punto decisivo, dovendo rispondere al servizio del n°1 sulla terra battuta. Se la battuta fosse stata di Sinner, allora effettivamente si poteva parlare di grossa occasione mancata. Al contrario, nelle partite sciupate a scacchi, se uno dei giocatori aveva avuto la possibilità di chiuderla con una mossa decisiva, allora anche il campione del mondo avrebbe potuto perdere contro un giocatore molto meno forte.
Ottimo articolo, Alberto! Devo dire che tutte e tre le tue partite sono interessanti e istruttive. Nella prima (almeno secondo i miei modesti standard) non era facile vedere subito 37 Tf4! e credo che la mossa sia sfuggita anche al tuo forte avversario GM.
Mi è venuto in mente ciò che, anni fa, lessi sul libro di Suetin sugli errori scacchistici quando a lungo ci si trova sotto pressione. Capita spesso in questi casi di non riuscire a resettare la mente e a saper cogliere le opportunità che l’avversario ci offre per ribaltare al volo la situazione.
Nella seconda, che hai dominato in lungo e in largo, si può parlare davvero di clamorosa occasione persa: è come se di colpo avessi staccato la spina. Nell’ultima partita non ho trovato un errore decisivo, la partita è stata a lungo nelle mani del B., ma poi come spesso capita, una serie di imprecisioni, la stanchezza, forse lo zeitnot, fanno il resto.
Ognuno reagisce in modo diverso quanso si perde una partita che fino a un attimo prima avevamo in pugno; c’è chi si avvilisce, chi ne fa tesoro (beato lui!) e chi dalla rabbia vorrebbe spaccare tutto e… quasi ci riesce. Proprio ciò che è successo pochi giorni fa a Magnus Carlsen quando il N° 1 al mondo commette (evento epocale) ben 2 errori in un finale (anche se con pochi secondi sull’orologio) e finisce per perdere una partita vinta:
Un filmato brevissimo e un esempio da non imitare
Grazie per l’apprezzamento, Paolo!
A me farebbe piacere se anche tu parlassi della tua esperienza a proposito delle tue partite sciupate, perché immagino sarebbe davvero interessante, ad esempio ricordandone 2-3 e magari potresti descrivere le tue sensazioni, e confermare che davvero si tratta del fenomeno più sgradevole nell’attività agonistica.
Condivido totalmente quello che hai scritto, e aggiungo solo che spesso noi giocatori sottovalutiamo il fatto che gli scacchi sono uno SPORT, in cui la componente psico-fisica è fondamentale.
“Perdere colpi” dopo avere ottenuto una posizione vinta non è affatto casuale o raro, e dipende dal fatto che in partita c’è sempre stress e tensione, anche per i giocatori più imperturbabili e calmi. Dovere pensare e trovare mosse con tempo limitato, e senza potere muovere i pezzi è sempre fonte di stress, e provoca STANCHEZZA, soprattutto dopo 3-4 ore di gioco.
E che l’aspetto sportivo e psico-fisico sia prevalente negli scacchi, lo dimostra il fatto che col passare degli anni le prestazioni agonistiche – e l’Elo – tendono a calare per tutti o quasi (a parte quei pochi che magari migliorano da anziani sopra i 40-50 anni perché avevano giocato poco, e il loro punteggio era sottovalutato).
D’altra parte, si è mai visto un campione mondiale di 60 o 70 anni? Ovviamente no, i più anziani campioni mondiali furono Lasker (53 anni ma erano altri tempi) e Botvinnik, che sconfisse inaspettatamente Tal a 50 anni, nel 1961 (ma Tal non stava bene). E’ vero che un 50enne del 1961 era – dal punto di vista fisico – come un 70enne di oggi, e però Botvinnik fu l’ultimo campione mondiale anziano, poi si videro solo ventenni o trentenni (o addirittura 18enni come l’attuale Gukesh).
Ti ringrazio perché effettivamente hai commentato bene quelle mie 3 partite, nelle quali non vi fu un errore immediatamente perdente, ma un calo di efficacia delle mie mosse, e una serie di mosse dubbie, sicuramente per stress e stanchezza.
Divertente anche il video di Carlsen, anche se dopo tutto la sua reazione non è poi così violenta, un semplice scatto d’ira.
Invece pare che il più pazzo sia stato Alekhine. Lui dopo una sconfitta immeritata era capace di scappare via, correre nella sua camera d’albergo e sfasciare i mobili!
Un caro saluto.
Alberto
Purtroppo le mie partite non le trovo più, erano sepolte in una scatola a casa dei miei genitori e quando anni fa sgombrammo l’appartamento saranno finite al macero. Dolorosa perdita per me, un’inezia per il mondo scacchistico. Ricordo che ero abbastanza preparato in apertura e bravo a costruire ottime posizioni secondo i principi strategici, ma poi sciupavo tutto al momento di concretizzare tatticamente il vantaggio. Mi mancava il colpo d’occhio che è come dire il fiuto del gol per un attaccante…

Quanto a Carlsen, non so se hai sentito la tremenda botta sul tavolo, ho visto Gukesh alzarsi dalla sedia preoccupato, senza esultare, ma poi per fortuna ha chiesto subito scusa
Naturalmente è successo anche a me e avevo in programma di scrivere qualcosa su questo argomento.
Quando sono andato in vantaggio con un giocatore nettamente più forte quasi sempre ho portato a casa il risultato.
Ma non può andare sempre bene.
In quei casi non mi sono dispiaciuto più che tanto, ho sempre considerato che l’essere riuscito a mettere in difficoltà un forte avversario fosse più importante degli errori successivi.
In fondo chi è molto più forte è normale perdere.
@giancarlo
Grazie Giancarlo per le tue osservazioni e per il ricordo della tua esperienza di partite sciupate.
Solo un commento a proposito della tua affermazione secondo cui se uno spreca un’opportunità di vittoria contro un forte giocatore, tutto sommato dovrebbe essere contento per avere messo in difficoltà un giocatore più forte di lui.
Permettimi di dissentire convintamente.
Infatti, se pure è vero che ci sono giocatori forti e giocatori deboli e molto deboli, in realtà questo si può stabilire solo dopo un congruo numero di partite, diciamo qualche centinaio. Nessun dubbio che un MI da 2400 sia più forte di un 2N da 1600, o che un GM da 2600 sia più forte di un CM da 1900.
E però tutto ciò vale come forza “teorica”, nella singola partita tutto può accadere, anche che il giocatore con 600-700 punti in meno batta il giocatore più forte.
Gli scacchi sono un gioco scientifico, nella singola partita non vince il giocatore più forte, vince quello che gioca meglio.
Ecco perché – per quanto mi riguarda – non mi consola affatto l’avere messo in difficoltà un giocatore titolato e con un punteggio molto più alto, perché se avevo avuto un’opportunità di vittoria l’avrei dovuta sfruttare.
Nemmeno Fischer, Kasparov, Carlsen in consultazione avrebbero potuto – a gioco corretto – ribaltare una posizione persa. Le posizioni vinte vanno convertite in vittoria, senza se e senza ma!
A me piace spesso presentare una partita spettacolare, nella quale Davide aveva battuto Golia, e nel 2004 un oscuro CM come Cristian Puzzoni aveva massacrato in sole 23 mosse un GM da 2600 come Igor Miladinovic
Puzzoni-Miladinovic:
1 e4 c5
2 Cf3 Cc6
3 b4 cxb4
4 d4 d5
5 e5 Ag4
6 Ae2 e6
7 a3 Axf3
8 Axf3 Db6
9 Ae3 bxa3
10 0-0 Db2
11 Cd2 Cxd4
12 c4! Cxf3
13 Cxf3 Db4
14 cxd5 exd5
15 Tb1 Dc4
16 e6! fxe6
17 Ce5 Da6
18 Dh5+ g6
19 Df3 Ce7
20 Df7+ Rd8
21Tb6!! axb6
22 Dxe6 Rc7
23 Txc1+ 1-0
Puzzoni aveva visto la combinazione vincente 21. Tb6!! e l’ha giocata entrando nelle antologie. Se l’avesse mancata sono certo che non si sarebbe affatto consolato dicendo: “eh però, potevo vincere contro un GM da 2600”.
Sarebbe ancora qui a mangiarsi le mani!
Altrettanto clamorosa la vittoria del 2010 dell’anziano 1N Domenico Acunzo, contro l’MI Zoran Novoselski, al torneo di Codogno.
[Event “2 Torneo Codogno”]
[Site “Codogno”]
[Date “2010.09.24”]
[Round “1.2”]
[White “Acunzo Domenico”]
ELO 1790
[Black “Novoseleski Zoran”]
ELO 2417
[Result “1-0”]
[PlyCount “93”]
[EventDate “2010.09.26”]
1. e4 c5 2. Nf3 d6 3. Be2 Nc6 4. c3 e5 5. O-O Nf6 6. Qc2 Be7 7. a4 O-O 8. Na3 h6 9. Nc4 Nh7 10. Ne3 Ng5 11. Nd5 Nxf3+ 12. Bxf3 Bg5 13. d3 Bxc1 14. Qxc1 Be6 15. Ne3 Qg5 16. g3 Na5 17. Qe1 g6 18. b4 cxb4 19. cxb4 Nb3 20. Rb1 Nd4 21. Bg2 Bh3 22. f4 exf4 23. Rxf4 Bxg2 24. Kxg2 h5 25. Qf2 Ne6 26. Rf6 Rac8 27. Rf1 Qe5 28. Nc4 Rxc4 29. dxc4 Ng5 30. Rxg6+ Kh7 31. Rxg5 Qxg5 32. Qf5+ Qxf5 33. Rxf5 Rc8 34. Rxf7+ Kg6 35. Rxb7 Rxc4 36. Kf3 a5 37. bxa5 Rxa4 38. Rb5 h4 39. gxh4 Ra3+ 40. Kg4 Re3 41. h5+ Kf6 42. Kf4 Rh3 43. a6 Rh4+ 44. Ke3 Rh3+ 45. Kd4 Ra3 46. Rb6 Ke6 47. h6 1-0
Il Nero aveva un punteggio di ben 637 punti superiore a quello di Acunzo. Ma quest’ultimo non si fece impressionare, ma lo sconfisse in modo metodico e indiscutibile. Il povero Novoselski rimase tanto scioccato da questa sconfitta, da abbandonare subito il torneo già al 1° turno!
Quindi non ci sono scuse: se uno ha una posizione vinta DEVE vincerla, anche se davanti a lui c’è Carlsen o Nakamura.
Errata corrige: Novoselski aveva un punteggio di 627 punti superiore a quello di Acunzo, e non di 637…
Un caro saluto all’autore che, attraverso i suoi frequenti interventi, contribuisce alla vivacità del sito.
Un caro saluto anche a te, Luca!
Spero però che anche molti altri interventi possano contribuire alla vivacità del sito, nulla è più importante dell’esperienza personale di ciascun lettore e giocatore, ed è sempre un piacere leggerle…