Shakespeare e gli scacchi

Scritto da:  | 8 Agosto 2013 | 2 Commenti | Categoria: Scacchi e arte, Scacchi e letteratura, Voglia 'e turnà

gli scacchi al tempo di Shakespeare

Il grande drammaturgo inglese William Shakespeare (1564-1616) è da sempre oggetto di ricerche storiche:  c’è chi dice non sia mai esistito, e chi dice sia stato un italiano che di cognome faceva Crollalanza (dal quale la traduzione Shake-speare) e di nome Michelangelo Florio, ma la cui madre si chiamava Guglielma (= William).
Per chi volesse approfondire questa tematica basta digitare su di un motore di ricerca i due cognomi, ma poichè qui sto scrivendo come appassionato di scacchi, e non di teatro, l’enigma che cerco di risolvere oggi è il seguente:  sapeva giocare a scacchi Shakespeare?

Dipinto attribuito a van Mander, Shakespeare ha il nero

Bella domanda, che nasce spontanea dopo aver visto il dipinto attribuito al fiammingo Karel van Mander, dal titolo “una partita a scacchi tra Ben Jonson e Shakespeare”. Per chi non lo sapesse anche Ben Jonson era e rimane un famoso drammaturgo.

Ecco il diagramma della partita in questione:

Come si può facilmente dedurre la posizione risulta impossibile per la presenza di un pedone bianco in h4, ma poco importa. Curioso è invece il fatto che Shakespeare, che conduce i neri, ha in mano l’alfiere con il quale sta per catturare la regina bianca in c3 dando scaccomatto. La posizione contiene comunque elementi già presenti nel codice di Alfonso del 1283 e nel libro di caxton del 1480, quindi il pittore si è servito di esempi precedenti.
Passiamo quindi ad analizzare la vasta opera letteraria di Shakspeare, e scopriamo con sorpresa che la parola “chess” (cioè scacchi) compare per una sola volta su oltre un milione di parole, e per giunta non in un dialogo.
Ci stiamo riferendo al lavoro teatrale “La Tempesta“, scritta nel 1611.
Prospero, Duca di Milano a cui viene usurpato il trono dal fratello, si rifugia in esilio in un’isola sperduta e misteriosa insieme alla figlia Miranda. Un giorno sull’isola fa naufragio in seguito ad una tempesta una nave che ha a bordo l’usurpatore Antonio e colui che lo aiutò, il Re di Napoli Alonso. Tra mille peripezie sboccerà l’amore tra Miranda e Ferdinando, figlio del Re di Napoli.
Ed ecco il passo decisivo, proprio nelle scene finali:
Alonso e Antonio, riconoscendolo (Prospero), lanciarono grida di stupore. E, tra lacrime di dolore e rimorso, gli chiesero perdono e promisero di restituirgli il ducato. “Non disperatevi (risponde Prospero): vi ho già perdonati ed ora vi accolgo a braccia aperte! In segno di amicizia voglio fare un dono al re Alonso.”Così dicendo, Prospero li condusse nella caverna e mostrò loro Ferdinando e Miranda che giocavano a scacchi.

Vediamo adesso alcune rappresentazioni artistiche di questa scena:

Dipinto di Edward Reginald Frampton

Dipinto di Lucy Madox Brown

Stampa di Francis Wheatley

una rappresentazione teatrale

Voglio infine concludere questa rapida passeggiata nel mondo di Shakespeare con un doveroso tributo ad uno dei suoi più grandi studiosi, quell’ Howard Staunton che fu anche campione del mondo “ufficioso” di scacchi e che come editore pubblico tutta l’opera del grande bardo.

Opera omnia di Shakespeare edita da Staunton

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Articolo pubblicato originariamente il 21 maggio 2010 e riproposto nell’ambito della serie “Voglia ‘e turnà”

avatar Scritto da: cserica (Qui gli altri suoi articoli)


2 Commenti a Shakespeare e gli scacchi

  1. avatar
    cserica 21 Maggio 2010 at 17:45

    due commedie teatrali antiche a soggetto scacchistico:

    Una partita a scacchi (a game at chess) – Thomas Middleton, 1624

    Il burbero benefico – Carlo Goldoni, 1771

  2. avatar
    Hector 26 Maggio 2011 at 19:10

    This article seems to lack any knowledge of the actualk works of Shakespeare. They are peppered with allusions to chess.

    Take ‘Henry V’ for instance:
    “That he which hath no stomach to this game,
    Let him depart; his entry fee shall be made
    And pawns put back into his bag:
    We would not resign in that man’s company
    That fears his fellowship to lose with us.”

    Or ‘A comedy of errors’ Where Antipholus exclaims that he is “not mad but mated”.

    Or ‘The taming of the Shrew’
    “I pray you sir, it is your will,
    To make a stale of me amongst these mates?”

    And what about ‘King John’ “To lie like pawns, locked up”

    There are many such allusions, showing that Chess was very much part of Shakespeares world, whether he himself played or not.

    The author is warmly advised to check the obvious source and consider rewriting the article.

    Sorry to be so negative but it would be ahrd to be otherwise. “A little knowledge” as they say “is a dangerous thing”

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