I Vespri Slavi in scena a Recco

Scritto da:  | 30 Novembre 2009 | Nessun Commento | Categoria: Tornei

Recco2009_05L’episodio avvenuto all’ultimo e decisivo turno del 3º Torneo “Città di Recco” rammenta moto da vicino quanto accadde nell’ormai lontano 1955 all’Interzonale di Göteborg.

Come racconta il giornalista sloveno Aleksander Pasternjak in un suo interesante volume dal titolo “Chess Phenomenon Bobby Fischer” i giocatori argentini Miguel Najdorf, Oscar Panno ed Herman Pilnik avevano basato la loro preparazione per quell’edizione in terra di Svezia dell’Interzonale soprattutto su una particolare variante della Najdorf, ma Paul Keres aveva spento gli entusiasmi argentini impartendo una cocente sconfitta a Panno con un’acuta novità teorica nell’incontro di andata del Torneo, fornendo, almeno apparentemente, la refutazione teorica dell’intera strategia del team sudamericano.
Gli argentini erano pertanto in grande agitazione. Ma dopo un’intensa ricerca teorica nel giorno di riposo del torneo l’istrione Pilnik se ne uscì con la spettacolare 9…g5 che sembrava costituire un miglioramento fondamentale contro la refutazione di Keres. Lo squadrone Argentino, all’epoca, uno dei più forti dell’emisfero occidentale, aveva speso le intere 24 ore di analisi dei propri allenatori per analizzare attentamente ogni aspetto della brillante idea di Pilnik fintanto da convincere finalmente lo stesso “Don Miguel”, ovvero il grande Najdorf, a sentenziare: “abbiamo deciso, giocheremo 9…g5!”.
Ed appunto nel 14º Turno i tre GM argentini si trovarono per un caso più unico che raro della sorte a fronteggiare, tutti e tre con lo stesso colore, il Nero, i tre più forti GM sovietici del Torneo: Efim Geller, Boris Spassky e per l’appunto Paul Keres.
Dopo circa mezz’ora dall’inizio della partita la folgore argentina saettò improvvisa nel terso cielo russo: quasi contemporaneamente i tre GM argentini estrassero dal cilindro la novità 9…g5, ed il consesso sovietico delle meglio menti scacchistiche si trovò a fronteggiare un improvviso “redde rationem”.
Chi c’era racconta che la tensione nella sala da gioco era alle stelle. Tre scacchiere murali mostravano la stessa identica posizione ed allorquando i campioni russi sprofondarono in un “deep thought”, come si usa dire oggi, Miguel Najdorf si alzò per gironzolare spavaldo nella sala, interrogando sorridente i giocatori in piedi su cosa pensassero della posizione. Uno di essi era il GM serbo Svetozar Gligoric, inviato stampa di uno dei più importanti giornali jugoslavi per seguire in diretta l’Interzonale Göteborg.
Nel frattempo sulle scacchiere il più estroso tattico tra i giocatori sovietici, Efim Geller, fu il primo ad effettuare la sua mossa. Dopo circa 30 minuti stupì il mondo intero con una combinazione folgorante che prende le mosse da un brillante sacrificio di Cavallo, seguita dall’offerta di un Alfiere e quindi da una tranquilla mossa d’attesa con la Donna. Spassky e Keres impiegarono quasi un’ora per trovare la stessa identica combinazione, che di fatto segnò la fine del sogno Argentino: Najdorf, Panno e Pilnik persero tutti nel giro di poche mosse.

A Recco, dicevamo, si è ripetuto un episodio per certi versi analogo ed ugualmente emozionate: sulle prime due scacchiere, all’ultimo turno, gli incontri decisivi per decretare sia il vincitore della manifestazione che tutto il resto del “podio”. In prima scacchiera, col Nero, il giovanissimo Maestro pratese Simone De Filomeno, incontrastato dominatore dei primi quattro turni di gioco (tre vittorie perentorie ed una patta col MI Vuelban) contro Michele Mollero, Candidato Maestro genovese, mentre in seconda scacchiera il Maestro Fide Alberto Pomaro, numero uno del tabellone, contro appunto Virgilio Vuelban attardato da una partenza forse un po’ in sordina.

A De Filomeno è sufficiente un pari per aggiudicarsi il Torneo, gli altri tre, hanno mezzo punto di distacco dal capolista e si giocano tutte le chances di successo nell’ultima, decisiva partita. La tensione è palpabile, perfino nello sguardo proverbialmente allegro di Luigi Croci si nota una certa dose di gravità, e quando, allo sparo dello starter Sergio Nanni, finalmente il Pedone di Donna del Bianco scatta rapido di due caselle il silenzio scende sovrano nella sala di gioco. Su entrambe le scacchiere in questione l’apertura è la stessa, una Difesa Slava stampata su carta carbone da una parte e dall’altra, le mosse si susseguono uguali e con la stessa lena da sincronismo svizzero (non si senta fischiare le orecchie il simpatico Maestro rossocrociato Urs Egli che è risaputo aprire “e4”). Lo spettro di Göteborg ’55 sembra aleggiare sulla sala mentre lo spettatore più sagace è tentato domandarsi: “ma non sarà mica per caso come a scuola… qua forse copiare non è proibito… Quand’ecco secca la smentita: Pomaro gioca 7…Ab7 mentre De Filomeno, dopo attenta riflessione, devia dall’esempio del vicino e sceglie l’altrettanto promettente continuazione 7…Cf6. Ma entrambe le partite sembrano “rincorrersi” ancora a lungo, con strutture pedonali dal patrimonio genetico molto affine e dna di pezzi pesanti apparentemente identico, solo il Ris di Parma potrebbe, dall’alto del suo Elo, ooooops, del suo grado spargere una dose di luminol sulla scacchiera e sviscerare le differenze. Differenze che evidentemente ci sono, e ci sono eccome, se all’epilogo su una scacchiera vince il Bianco e sull’altra prevale invece il Nero.

Il primo a capitolare è il simpatico Mestro filippino Vuelban che, sportivamente, decide di non “testare” le abilità di finalista di Pomaro: addio sogni di gloria e strada spianata almeno verso la medaglia d’argento. Quanto mai decisivo è quindi l’incontro in prima scacchiera, quello tra Mollero e De Filomeno: Simone è sulla carta più quotato ma Michele ha dalla sua l’esperienza. La partita si fa incandescente ed alla fine è Mollero ad esultare. Terzo posto per lui e solo quinto De Filomeno. Di tempo per rifarsi ne avrà sicuramente. E come sempre accade tra i due litiganti il terzo gode: vittoria, coppa e assegno per Pomaro che iscrive nell’albo d’oro il suo nome dopo quelli di Di Paolo e Brun. Il giovane e promettente Maestro Fide padovano appare lanciato a grandi passi verso la conquista del meritato titolo di Maestro Internazionale sicuro preludio a successi ancora maggiori.

Lanciato anch’egli, a passi forse meno larghi ma sicuramente altrettanto solidi, verso la conquista del titolo di Maestro FSI sembra proiettato un altro genovese: Marcello Astengo, già “Leone della Valbisagno” il cui ruggito ispira sempre timore soprattutto in quanto anch’egli solerte sostenitore della Slava. A questo proposito, per inciso, mi rieccheggiano sempre le parole del mio caro nonno, buonanima, che non si stancava mai di ripetermi: “non perdere il contatto con quella ragazza di Cracovia…”

Ma, penfriends a parte, torniamo alla cronaca scacchistica per segnalare il premio, ahinoi, solo virtuale, al fair-play che va assegnato all’unanimità ad Alberto Mortola il quale, con gesto sportivissimo, ricorda al suo avversario Michele Mollero di schiacciare l’orologio, mancavano infatti davvero pochissimi secondi alla caduta della bandierina in posizione pari ma al giocatore rapallino non va proprio giù di vincere una partita in quel modo, e se questo attardarsi per un “passaggio di borraccia” alla fine gli costerà la sconfitta comunque rimangono per lui i complimenti del numeroso pubblico (ben 70 i giocatori partecipanti: una cifra che va ben al di là delle più rosee aspettative).

Da segnalare inoltre l’ottima prova di Luca Stella, anch’egli giovanissimo (13 anni) ed avviato, sulle orme del fratello Andrea, verso una carriera scacchistica di sicuro prestigio e di Stelio La Malfa, 1a Nazionale di Pordenone, il quale “ripescato” dal Torneo B quasi controvoglia e, buon ultimo per ordine di Elo alla griglia di partenza, miete scalpi illustri nel Torneo A, per giungere infine decimo assoluto ma primo della fascia Elo inferiore a 2000. Di primo piano anche la netta affermazione nel Torneo B del milanese Paolo Manini che con 4,5 punti si aggiudica meritatamente il trofeo dopo aver condotto tutto il torneo al vertice. Ad appena mezza lunghezza di distacco un terzetto composto da tre liguri: Davide Mangili, Enrico Gardini (valente Webmaster del Centurini) e Claudio Mercandelli (forse futuro collaboratore di Soloscacchi).

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Dulcis in fundo e per nulla scontati e di convenienza i complimenti al Circolo organizzatore del Torneo, l’“Associazione Dilettantistica Scacchi Ruta” capitanata da Marcello Schiappacasse ma con dietro tutto un team affiatatissimo e di prim’ordine (non li citiamo singolarmente solo per tema di dimenticarne qualcuno). Splendida la Sala Polivalente gentilmente messa a disposizione dal Comune di Recco, eccellenti scacchiere e giochi, una vera chicca infine i cubetti di legno per i cartellini plastificati di ciascun giocatore con tanto di logo del Circolo! Non solo semplici dettagli ma il segno che tutto è stato curato fin nei minimi dettagli. Appuntamento per tutti all’anno prossimo, a Settembre con una nuova edizione del Memorial Ottolenghi e a Novembre con il 4º Torneo Città di Recco!

Recco2009_08
Arbitraggio, come d’abitudine, esemplare e preciso quello di Sergio Nanni.
Ecco quindi le classifiche di entrambi i Tornei ed una carrellata fotografica del Torneo da mandar giù tutta d’un fiato!

ClassOpenA2009

ClassOpenB2009

Recco2009_01

Alberto Pomaro vs. Urs Egli

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Forse 1.d4 è meno soporifera di 1.e4 ?!?

Recco2009_03

Il giovane Maestro Simone De Filomeno

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Una panoramica della Sala di gioco

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Il MI Virgilio Vuelban impegnato contro il CM Luca Stella

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Stelio La Malfa, Alberto Pomaro e Simone De Filomeno

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Mollero, La Malfa, Egli e Vuelban

Per la rubrica “L’Angolo della comicità” vorrei infine presentarvi l’epilogo della mia partita del quarto turno (per eccesso di immodestia ho avuto la velleità di cimentarmi nel Torneo A: avrei sicuramente avuto più chances di mettermi in luce se mi fossi schierato nel Torneo C, quello riservato alla Cirulla…;).

Buffo1
Siccome da bambino ho sentito parlare dello stallo come risorsa difensiva in posizione disperata, dopo tanti anni di trepida attesa (e di posizioni disperate puntualmente disperatamente perse), mi era finalmente sembrato che fosse arrivato il momento giusto e quando, dopo “calcolo accuratissimo” ho capito di avere la patta per stallo a portata di mano ho giocato, senza esitazione e con fare sicuro, 47.Txh5! al che il mio avversario, evidentemente ancora ignaro del pericolo “stallo”, ha replicato: 47…gxh5 e qui la “punta” che coccolavo da tempo: 48.Tg1!!!

STALLO!!!

Stallo??? Hmmmmm, quasi… “quasi gol” come avrebbe commentato il grande Nicolò Carosio!

Peccato solo che dopo 48…Txg1 quel Pedoncino Nero in h5 abbia incominciato a strizzarmi l’occhio sornione: “cucù…” Be’, stretta di mano e mogio mogio son tornato nello spogliatoio con la coda tra le gambe…

avatar Scritto da: Martin (Qui gli altri suoi articoli)


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