Malik Sultan Khan, campione del mondo in un mondo parallelo

Scritto da:  | 7 Agosto 2013 | 21 Commenti | Categoria: Stranieri, Voglia 'e turnà

Il 2010 è stato l’anno della sfida mondiale Anand-Topalov e già gli addetti ai lavori e gli appassionati stanno concentrando il loro interesse sull’avvenuto sorteggio dei matches dei candidati che metterà di fronte lo stesso Topalov a Kamsky, Kramnik a Mamedjarov, Carlsen a Radjabov e Aronian a Gelfand e che dovrebbe aver luogo tra Baku ed Erevan a marzo del 2011.

Dovrebbe, dico, perché alcune polemiche di questi giorni (Aronian, Topalov) ci ricordano come la storia dei matches mondiali e dei matches di avvicinamento ai mondiali sia stata quasi sempre una storia tormentata, tortuosa, diseguale, a volte ingiusta e incoerente, spesso governata dalla FIDE  più in funzione di interessi geografico-politico-commerciali che d’altro.

Per fortuna abbiamo oggi il punteggio ELO, che consente di capire chi, anno per anno, sia il giocatore migliore o, più precisamente, il giocatore che riesce ad esprimere i migliori risultati.

Ma se diamo un’occhiata alla progressione degli incontri mondiali dal 1886, anno in cui W.Steinitz si autoproclamò campione del mondo, ad oggi, ci accorgiamo che casualità, forzature, distorsioni e incoerenze hanno issato all’alloro mondiale giocatori come, ad esempio, Max Euwe nel 1935 o Alexander Khalifman nel 1999, giocatori sì probabilmente forti, certamente bravi a cogliere l’attimo fuggente, ma forse non i più bravi in assoluto né prima, né poi e neppure nel momento in cui questo titolo hanno conquistato.

Mi chiedo allora se abbia ancora un significato tecnico la sfida mondiale fra due giocatori quando non di rado tale sfida coglie, tra l’altro, almeno uno dei due protagonisti già all’inizio del proprio declino.

Non vorrei che questo possa accadere anche con il grande Anand, giocatore eccezionale e uomo nobilissimo, ma è un fatto che nel 2012 Anand avrà 43 anni e, con ogni probabilità, già una discreta manciata di punti ELO di ritardo da Magnus Carlsen.

Mi chiedo ancora se non sia più semplice e giusto proclamare, anno dopo anno, campione del mondo il giocatore che per più tempo (nell’anno o in un biennio) sia stato in vetta alle classifiche ELO.

Vero è che la storia e la fama sanno spesso fare giustizia degli eventi. Ed è così, infatti, che nella memoria degli scacchisti accade che Rubinstein o Keres siano ricordati come campioni pur essendo stati giocatori grandi ma mai arrivati al massimo titolo.

Del resto, continuando strettamente su questa mia logica, mi accorgo ancora di come alcuni grandi non abbiano mai avuto nemmeno la chance di affrontare  il detentore del titolo. E, perseverando con la stessa logica, mi accorgo pure di come altri potenzialmente grandi giocatori non abbiano ottenuto né i risultati né la gloria che forse potevano meritare soltanto perché le regole, il destino, la storia, la vita scrivevano e stendevano pagine sfortunatamente diverse e avverse sulla loro strada.

E questo, in fondo, non è altro che ciò che accade in tutti campi della vita.

E già, è proprio questa la vita.

Altrimenti saremmo qui a raccontarvi di meravigliose ma differenti pagine di storie scacchistiche, di altre e altrettanto geniali partite.

Staremmo forse a descrivere come Andrija Fuderer (del quale Soloscacchi parlò tempo addietro, ricordate ?) conquistò il titolo mondiale battendo D.Bronstejn nel 1957 e come lo difese  contro lo stesso Bronstejn e poi Spassky prima di essere sconfitto in Islanda da Fischer in un memorabile match del 1972.

Staremmo forse a descrivere come Malik Sultan Khan (e non Euwe) battè nel 1935 Alekhine, difese grandiosamente nel 1937 il titolo mondiale nella rivincita con Alekhine, lo difese di nuovo nel 1939 contro Samuel Reshevsky e lo cedette solo nel 1948 al più giovane Keres.

Ma chi era Sultan Khan ? Vogliamo conoscerlo meglio ?

Mir Malik Sultan Khan era nato nel 1905 a Mittha Tawana, nel Punjab (oggi Pakistan), cominciò a giocare a scacchi a 9 anni, avviatovi da un diplomatico, il colonnello indù Umar Khan, che nel 1928 lo portò con sé in Inghilterra e che lo ha sempre considerato come un suo schiavo.

Si dice che Sultan Khan fosse quasi analfabeta, ma per gli scacchi aveva una sbalorditiva predisposizione. Quando arrivò a Londra non sapeva nemmeno leggere l’inglese ed alla sua prima partita di circolo disse timidamente al suo avversario, che aveva  aperto con 1.e4, che il pedone non si poteva spingere di due passi ma di uno solo. In India, infatti, il regolamento non lo consentiva.

Fu costretto, quindi, a imparare subito nuove regole, ma nonostante ciò appena un anno dopo era già campione nazionale britannico, pur sempre continuando ad affidarsi esclusivamente all’istinto.

Nel 1931 vinse un match con Tartakower a Semmering (+4, =5, -3) e nel 1932 perse di misura a Londra con Flohr (+1, =2, -2). Nel 1932 vinse il torneo di Londra, nel 1933 quello di Hastings.

Fra il 1932 e il 1933 fu capace di sconfiggere quasi tutti i più forti giocatori del mondo, compreso Capablanca, il quale non esitò a definirlo “un genio”.

Mai in un torneo si classificò più giù del 4° posto.

Ma rimase una figura caratteristica e particolare nel mondo degli scacchi. Quando non giocava, non era solito commentare né parlare con altri: lo si vedeva semplicemente immerso in profonde e solitarie meditazioni.

Si racconta che una sera del 1933 il colonnello Umar Khan invitò a cena a casa sua la squadra di scacchi americana e che, nell’imbarazzo generale, apparve a servire a tavola proprio Mir Sultan Khan.

Era lui il domestico,  il servitore: il campione britannico di scacchi.

Quando, nello stesso anno, il colonnello Sir Nawab Umar Hyat Khan tornò in India, se lo riportò per sempre indietro con sé, come uno schiavo. Da quanto si sa, Sultan Khan s’apprestò a fare l’agricoltore (il colonnello morì nel 1944). Si rifiutò d’insegnare il gioco ai figli, ai quali diceva che bisognava guadagnarsi da vivere in altro modo. A parte un match del 1934, non giocò più a scacchi fino alla morte, giunta per tubercolosi, a Sargodha (Punjab) il 25 aprile del 1966.

Esiste su di lui un libro (“Mir Sultan Khan” di R.Coles, 1965) con note biografiche e partite commentate.

Ecco, mi piace pensare che durante quella famosa cena del 1933 a casa Umar Khan il destino abbia voluto scrivere una storia diversa.

Questa. Il colonnello Umar Khan si sentì male e stese le zampe nel giro di poche ore, forse avvelenato. Il nostro Mir Malik Sultan Khan rimase a Londra, dove trovò lavoro e dove fu accolto nel più importante circolo di scacchi. Nel 1935 Alekhine gli offrì, convinto di batterlo con facilità, l’occasione del match mondiale. Alekhine invece perse (7,5 a 8,5) e, e l’anno dopo perse ancor più nettamente (zero a 9), il match di rivincita che aveva imposto a Sultan Khan.

Sultan Khan ce l’aveva fatta.

E’ stato, in questo mondo di scacchi parallelo, il giocatore che per più anni ha detenuto il titolo di campione del mondo.

Ecco la partita Sultan Khan – Capablanca, Hastings 1930 (reale questa, eh!)

1.Cf3 Cf6 2.d4 b6 3.c4 e6  4.Cc3 Ab7 5.a3 d5 6.cxd5 exd5 7.Ag5 Ae7 8.e3 OO 9.Ad3 Ce4 10.Af4 Cd7 11.Dc2 f5 12.Cb5 Ad6 13. Cxd6 cxd6 14.h4 TC8 15.Db3 De7 16.Cd2 Cdf6 17.Cxe4 fxe4 18.Ae2 TC6 19.g4 Tfc8 20.g5 Ce8 21.Ag4 Tc1 + 22.Rd2 T8c2+ 23.Dxc2 Txc2+  24.Rxc2 Dc7+ 25.Rd2 Dc4 26.Ae2 Db3 27.Tab1 Rf7 28.Thc1 Re7 29.Tc3 DA4 30.b4 a6 31.Tbc1 Dd7 32.Tg1 Da4 33.Tgc1 Dd7 34.h5 Rd8 35.T1c2 Dh3 36.Rc1 Dh4 37.Rb2 Dh3 38. Tc1 Dh4 39.T3c2 Dh3 40.a4 Dh4 41.Ra3 Dh3 42.Ag3 Df5 43.Ah4 g6 44.h6 Dd7 45.b5 a5 46.Ag3 Df5 47.Af4 Dh3 48.Rb2 Dg2 49.Rb1 Dh3 50.Ra1 Dg2 51.Rb2 Dh3 52.Tg1 Ac8 53.Tc6 Dh4 54.Tgc1 Ag4 55.Af1 Dh5 56.Te1 Dh1 57.Tec1 Dh5 58.Tc3 Dh4 59.Ag3 Dxg5 60.Td2 Dh5 61.Txb6 Re7 62.Tb7 + Re6 63. b6 Cf6 64.Ab5 Dh3 65.Tb8 1-0

Chissà, forse un giorno potrò descrivere le sue partite dei matches del 1935 e del 1937 con Alekhine.

Chi può dire, adesso, che Mir Malik Sultan Khan non sia stato e non sia un grande maestro e un assoluto campione?

1932: Sultan Khan è per terra a destra. Al centro in alto, col turbante bianco, troneggiante sulla Menchik e su Alekhine, Colonel Nawab Sir Umar Hayat Khan il mecenate di Sultan Khan

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Articolo originariamente pubblicato il 28 luglio 2010 e riproposto nell’ambito della serie “Voglia ‘e turnà”

avatar Scritto da: Marramaquís (Qui gli altri suoi articoli)


21 Commenti a Malik Sultan Khan, campione del mondo in un mondo parallelo

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    Jazztrain 28 Luglio 2010 at 08:22

    Il sogno di tutti i giocatori di scacchi sarebbe quello di passare direttamente da NC a GM! Solo Sultan Khan poteva riuscire in una simile impresa!

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    biker 28 Luglio 2010 at 09:00

    Pezzo molto interessante e scritto bene (ma che lo dico a fare? Soloscacchi si distingue anche per la cura della forma).

    L’unico rilievo riguarda questo passaggio: “Mi chiedo ancora se non sia più semplice e giusto proclamare, anno dopo anno, campione del mondo il giocatore che per più tempo (nell’anno o in un biennio) sia stato in vetta alle classifiche ELO.”

    Aaaggghhhhhhh, spero che non accada mai 🙂
    “Match Mondiale forever” con adeguate preselezioni: il ciclo mondiale è uno dei momenti più appassionanti degli scacchi!

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    cserica 28 Luglio 2010 at 10:35

    Vivissimi complimenti per il bell’articolo,
    io da storico volevo fare una considerazione.

    Sono esistiti molti giocatori in questi ultimi 150 anni, che hanno dato l’impressione di avere delle potenzialità enormi, ma poi per un motivo o per l’altro (solitamente o prematura morte o problemi psicologici) non sono riusciti a competere ai massimi livelli.
    Come hai fatto notare, io ho già parlato di Fuderer, ma anche di Planinc, ed in futuro racconterò di altri di loro. Detto questo, e detto anche che ho grandissima stima per Sultan Khan, credo che nessuno di questi “sfortunati” maestri avesse realmente la possibilità (e forse la forza) di diventare campione del mondo, con l’eccezione di uno, Rudolph Charousek.

    Sultan Khan, che era povero, venne notato da Sir Umar Hayat Khan negli anni venti, ed ebbe l’occasione di prepararsi agli scacchi internazionali per alcuni anni (nel campionato indiano del 1928 finiva davanti a Roughton, un forte maestro inglese finalista del campionato britannico). Voglio ricordare che un’altro giocatore indiano, con cui Sultan Khan giocò spesso, V.K.Khadilkar, era talmente forte con le regole internazionali che partecipò al campionato britannico del 1924 (realizzando un onorevole 4,5/11 e battendo quattro maestri del livello di Scott, Michell, Blake e Fairhurst).

    In seguito il suo mecenate lo portò in Inghilterra, e naturalmente Sultan khan doveva guadagnarsi da vivere servendo, perchè con gli scacchi non era così facile all’epoca.
    I risultati furono eccellenti, “ma”, dopo 5 anni di tornei (al ritmo di 4 all’anno), nelle Olimpiadi di Folkestone del 1933 realizzò un umano 7/14, totalizzando 1,5/5 contro i GM e 5,5/9 contro i giocatori di caratura più debole.
    Forse questo risultato è un po troppo severo per giudicarlo, ma non dimentichiamoci che in torneo finì sempre dietro a Capablanca, Alekhine, Flohr ed Euwe, mai una volta riuscì a fare gli stessi punti, anche se spesso gli arrivò vicino.

    Purtroppo nel 1933 il suo mecenate lo riportò a casa, e privò il mondo scacchistico di tante altre belle partite,…ma non di un futuro campione del mondo….

    In seguito il suo mecenate gli regalò una proprietà terriera, dove lui si stabilì e fece il contadino fino alla morte avvenuta nel 1966.

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      Martin Eden 28 Luglio 2010 at 17:41

      Prematura morte… già…
      Mi viene in mente il povero Leonid Stein, il quale, negli anni di massimo fulgore degli scacchisti sovietici, poco prima dell’avvento di Fischer, vinse ben tre campionati dell’URSS e nel 1973, giusto due settimane prima dell’inizio dell’Interzonale di Petropolis, quando appariva a tutti uno dei possibili favoriti per la sfida con Fischer, un attacco di cuore
      se lo portò via ad appena 38 anni all’apice della carriera…
      Forse anche lui, a dispetto di uno stile di gioco rischioso in quanto decisamente orientato all’attacco, avrebbe potuto diventare Campione… chissà… voi che ne pensate?!?

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      Jessica Fischer 21 Ottobre 2010 at 00:19

      Grazie per le informazioni in più per andare con un grande articolo.

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    fabrizio ivaldo 28 Luglio 2010 at 14:26

    Complimenti: molto bello l’articolo e molto puntuali le considerazioni “storiche” di Cserica. Credo anch’io che Sultan Khan sia stato un fenomeno eccezionale, per come è stato capace, già in età adulta, di arrivare in brevissimo tempo da zero al livello di un GM, ma che di qui a campione del mondo la strada sarebbe stata ancora lunga.
    E’ vero che nel 1935 altri giocatori, oltre a Euwe, sarebbero stati forse in grado di strappare il titolo ad Alekhine, ma non so se nel 1939 Sultan Khan avrebbe difeso vittoriosamente il titolo contro il miglior Reshevski (o contro Keres, o contro Botvinnik, che in questa ricostruzione brilla per la sua assenza). Probabilmente siamo impressionati dal fatto che questo fenomeno sbucato dal nulla seppe mettere KO Capablanca nel loro unico (purtroppo) incontro; però non dimentichiamo che Capablanca fu sconfitto, una tantum, in bello stile anche da Verlinskij, Ilijn-Zhenevsky, Eliskases o Lilienthal: eppure nessuno di questi è mai stato considerato come possibile campione del mondo in una “storia alternativa”…
    Parlando di “storia alternativa”, mi viene in mente un altro bell’articolo storico, pubblicato sul vostro blog qualche mese fa, in cui si accennava a quella brillante e tragica meteora che fu Klaus Junge. Continuando il gioco, allora: se Junge fosse sopravvissuto al secondo conflitto mondiale, sarebbe stato lui, nel 1948, a sfidare Sultan Khan ormai in declino e a strappargli la corona mondiale? O, invece, la federazione sovietica, vedendo in lui l’unico vero ostacolo all’avvento del regno di Botvinnik, avrebbe fatto leva sulla sua convinta adesione al nazismo per pretenderne l’esclusione, non solo dal ciclo dei Candidati, ma da ogni competizione internazionale? Probabilmente, uno dei più fulgidi talenti sbocciati negli Anni Quaranta sarebbe stato relegato ai margini della vita scacchistica per molti anni, fino a che, per il naturale scorrere del tempo e per l’impossibilità di confrontarsi con i migliori, non sarebbe più stato un “pericolo”, e solo negli Anni Novanta la FIDE gli avrebbe tributato un tardivo riconoscimento con il titolo di GM ad honorem…

    PS: mi ha sorpreso la citazione di Charousek, un giocatore di cui si parla e si sa davvero poco. Davvero se non fosse prematuramente scomparso sarebbe potuto diventare l’alternativa a Lasker? (o, anche qui, l’abile Lasker sarebbe riuscito ad evitare di rischiare il titolo contro di lui?)

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      cserica 28 Luglio 2010 at 15:45

      Grazie Fabrizio per le tue ulteriori osservazioni.
      Naturalmente avevo dimenticato Junge, e credo che anche lui avesse avuto i mezzi per raggiungere il titolo mondiale, dato che smise di giocare a 17 dopo essersi battuto alla pari con Alekhine e Keres.

      Sultan Khan lo metterei un gradino sotto come possibilità, e comunque quando arrivò in Europa a 24 anni non era assolutamente un “livello zero”, ma avendo già battuto nei tornei indiani due maestri finalisti al campionato inglese (Roughton e Khadilkar), il suo elo poteva essere “quantificato” perlomeno in un 2300.

      Charousek era un talento cristallino, esordì ad alto livello nel 1896 arrivando a metà classifica in uno dei tornei più forti di sempre, Norimberga, dove sconfisse Lasker, pensate che era stato chiamato a inizio torneo per sostituire Bird.
      Nello stesso anno vinse a Budapest, dove sconfisse Cigorin e Pillsbury. Nel 1897 vinse il grande torneo di Berlino (dove un’altro grande sfortunato, Walbrodt, giunse 2°) e nel 1898 giunse 2°-4° a Colonia. Giocò solamente 3 anni, ma che risultati!
      Comunque la sua candidatura al titolo non è una mia idea, ma di Lasker, che dopo la sconfitta di Norimberga disse: “un giorno dovrò difendere il mio titolo mondiale contro di lui”.

      Per concludere, tra i maestri sfortunati, il re è stato indubbiamente Pillsbury. Direte, perche?
      Forse non tutti sanno che l’americano nel 1895 vinse ad Hastings davanti a tutti i migliori, poi in inverno si recò a San Pietroburgo per il quadrangolare (con Lasker, Steinitz e Cigorin), e li dopo il secondo girone era nettamente in testa, ma a questo punto qualcosa cambiò in lui (dicono che si accorse di aver contratto la sifilide), e nei rimanenti 10 anni di vita colse splendidi successi, ma avrebbe potuto fare di più! Comunque non divenne campione del mondo perchè Lasker naturalmente non accettò mai la sua sfida, e poi la malattia pian piano degenerò….

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    Luca Monti 28 Luglio 2010 at 14:48

    Articolo stupefacente.
    Mi accodo agli altri per i complimenti Marramaquìs.

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    Marco Lantini 28 Luglio 2010 at 15:27

    Non so se essere d’accordo su Euwe: al tempo in cui conquistò il titolo era davvero al top del mondo (stando almeno al giudizio di Kasparov) solo dopo il detentore Alekhine al quale però strappò il titolo nel match e insieme forse a Capablanca, l’unico che probabilmente meritava quel match più di lui.
    Ma era già molto più forte di tutti gli altri giocatori della precedente generazione e all’epoca ancora superiore a Botvinnik e Keres ancora ragazzi.
    Il valore di Euwe non va sminuito Khalifman è tutto un altro discorso, l’accostamento tra i due non regge.

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      cserica 28 Luglio 2010 at 15:52

      mi trovi d’accordo, Euwe è sempre un po sottovalutato.
      Nel 1946 giunse secondo a mezzo punto da Botvinnik (ma davanti a Smyslov, Najdorf, Szabo, Boleslavsky, Flohr e Kotov) a Groningen, e lo stesso Botvinnik disse che se non avesse vinto quel torneo, dopo la morte di Alekhine il titolo sarebbe probabilmente stato riassegnato ad Euwe.

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        Jazztrain 28 Luglio 2010 at 16:09

        Vero, tra l’altro lo stesso Botvinnik diceva che le “mosse lunghe” di Euwe lo mettevano in difficoltà. Non dimentichiamo che nel famoso toreno AVRO 1938 Euwe sconfisse Botvinnik impedendogli di vincere il torneo!

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      Martin Eden 28 Luglio 2010 at 17:20

      Giudizio di Kasparov espresso dove esattamente, se posso chiederti?
      Nel libro di Zilberstein “208 partite di G.Kasparov” l’autore riporta un’intervista di Garry in cui quest’ultimo è piuttosto severo nei confronti di Euwe. Se la memoria non mi tradisce lo colloca, tra gli ex-campioni del mondo, tra quelli di minor rilievo in quanto a contributi apportati al pensiero ed alla teoria scacchistica.
      Va detto, a beneficio di Kasparov, che il testo risale alla prima meta egli anni ’80 quando Kasparov era ancora molto giovane…

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      cserica 28 Luglio 2010 at 17:53

      nel 1935 non era superiore a Flohr:
      1931/32 Hastings: 1°Flohr 8/9, 3° Euwe 5/9
      1932 match pari
      1932 Berna: 2°-3° alla pari
      1934 Zurigo: 2°-3° alla pari
      1934/35 Hastings: 1°-3° alla pari

      lo divenne dopo, 1936 e 1938

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    Zenone 28 Luglio 2010 at 17:56

    Complimenti per il pezzo, molto interessante e curato.
    Alcune considerazioni personali:
    1) per quanto riguarda Euwe credo che sia stato sottovalutato dalla pubblicistica e per tale motivo sia considerato, a torto, un campione “minore”;
    2) Khalifman ha vinto un campionato mondiale con le regole che erano state emanate in quel momento, quindi ha ragione lui!
    3) Se accettiamo gli scacchi come sport, si potrà avere un campione del Mondo ogni anno al termine di un torneo ad eliminazione diretta – tipo tennis -, disputato per esempio tra i primi 100 della graduatoria elo, oppure al termine di una serie di tornei “chiusi”, tra i primi 20 dell’ultima graduatoria elo dell’anno precedente – tipo formula 1 -(sponsor permettendo).
    In ogni cosa della vita, soprattutto nelle competizioni sportive, spesso il primo non è il più forte ma il migliore in quel momento e ciò dipende dallo stato di forma, di salute, psicologico o dalla preparazione, dagli accoppiamenti e, perché no, dalla fortuna ecc.

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    Marramaquís 28 Luglio 2010 at 20:50

    Lasciate anzitutto dire a Marramaquís che è felice sia per i complimenti ricevuti (e li gira alla redazione storica di “Soloscacchi”, che se li merita) sia per l’aver visto accendersi un fitto e interessante dibattito, sereno, pacato e competente.
    Orbene, mi trovo d’accordo con tutte le eccezioni tecniche che sono state avanzate nei vostri commenti: senza dubbio non si può paragonare Euwe a Khalifman, senza dubbio lo stesso Khalifman non ha mai rubato nulla a nessuno, senza dubbio Botvinnik in un altro tipo di articolo non può non essere citato, senza dubbio il ciclo “mondiale” è fondamentale per l’interesse e la propaganda del gioco (ma io ho solo scritto, sul mondiale, che forse sarebbe “più semplice e giusto non farlo”, non che sarebbe “meglio” non farlo !).
    La verità è (forse l’ho tenuta a lungo troppo nascosta nel pezzo) che ho soltanto voluto prendere dall’attualità e dalla storia alcuni spunti sparsi, sempre un po’ paradossali, a volte casuali e alquanto superficiali, per un articolo a sua volta paradossale, più di “fantascacchi” che altro, anche nella sua prima parte apparentemente più seriosa.
    Persino la scelta di Sultan Khan (come il riferimento a Fuderer) è stata in parte casuale, in quanto esclusivamente propedeutica ad una mia intenzione diversa e ben precisa, quella cioè di sorreggere, per un giorno e con un piccolo articolo, il vessillo di tutti i personaggi meno fortunati (e non soltanto negli scacchi).
    Di conseguenza, a questo punto fatemi dire che sì, certamente in un altro mondo parallelo sono stati campioni del mondo anche Charousek, Junge, Flohr e Stein (che bravo, Leonid, alcuni dei miei primi ricordi scacchistici sono proprio legati al suo nome, e bravo Martin Eden che lo ha voluto menzionare).
    Ma quanto è difficile fare classifiche e confronti !
    E poi, per fortuna, ognuno di noi ha una sua personalissima (e rispettabilissima) classifica, no ?
    Un saluto a tutti.

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    Luca Monti 29 Luglio 2010 at 16:35

    Marramaquis,in quel mondo parallelo,tra i Campioni del Mondo ci
    starebbe anche A.Rubinstein che,seppur gravato dai gravi problemi
    psicologici che ebbe,nel periodo precedente la Grande Guerra,colse
    risultati eccellentissimi,rivaleggiando alla pari con E.Lasker.
    Un caro saluto a tutti.

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    Massimiliano Orsi 7 Agosto 2013 at 12:12

    Questa idea di Euwe come campione non degno e’ dura a morire, per quanto completamente falsa. Chi conosce i risultati dei tornei di quegli anni, in particolar modo proprio il periodo tra i due match che va dal 1935 al 1937, sa benissimo che Euwe si dimostro’ all’epoca piu’ forte di Alekhine e che lo batte’ varie volte conseguendo migliori risultati. Che sia molto piu’ di una sensazione e’ stato dimostrato dal matematico americano Jess Sonas, che sul sito Chessmetrics.com certifica Euwe come numero uno per gli anni 1936-1937.

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    Entrico Cecchelli 7 Agosto 2013 at 15:00

    Carissimo Marramaquis, sempre interessantissimi i tuoi articoli. Abbiamo la stessa passione per i “diseredati” e sfortunati in genere ( Stein , Junge , Charusek, Pillsbury , Rubinstein… e chi più ne ha più ne metta, sono veramente tanti i giocatori che…. “avrebbero meritato di più “ ( diciamo così per non suscitare il solito e comunque bellissimo vespaio di commenti e considerazioni sui valori dei nostri eroi ) .
    Se posso permettermi di aggiungere qualcosa al tuo splendido articolo anche in parziale risposta agli interventi di quel periodo, è vero che forse non sarebbe riuscito ad arrivare alla sfida per il campionato del mondo ma bisogna dire che per un giocatore che non sa leggere e scrivere, quanto meno in inglese ,e quindi non può studiare e affinare le sue conoscenze oltre a dover servire a casa del suo mecenate con poco tempo per le analisi (immagino )e con qualche sporadica licenza per i rari tornei, era difficile arrivare ancora più in alto. Tuttavia il suo intuito da autodidatta lo portò ad impiegare schemi ipermoderni che sarebbero stati impiegati abitualmente decenni dopo come a3 nell’Ovest Indiana o a6 nella Slava o ancora e4 c6 c4 .
    Oltretutto non doveva essere facile essere al servizio del suo mentore ( il nome per intero era Sir Umar Hayat Khan Tiwano! ) che in occasione della cena a casa sua offerta alla squadra olimpica americana ( l’episodio che hai citato tramandato da Fine )se ne uscì con “ E’ un onore per voi essere qui. Normalmente io non converso che con i miei levrieri “. Doveva essere tronfio e pieno di sé e consegnò agli americani un documento di 4 pagine con le sue gesta e la sua vita “ e per quanto potemmo vedere “ cita Fine” la sua più grande impresa era stata quella di … nascere maradjah!”
    In ogni caso un torneo, almeno in pectore, lo ha vinto. Si dice che ad Hastings 1930 nella sua partita contro Euwe, malgrado la proposta di patta dell’olandese, che gli avrebbe assicurato il primo posto, si ostinò a giocare fino a perdere poi la partita. Era il penultimo turno del torneo e l’ultimo turno doveva affrontare Tylor che arrivò penultimo e si presupponeva fosse un punto agevole come infatti si verificò.
    Vinse tre campionati britannici ma fu snobbato da molti dei suoi colleghi come il giudizio di Abrahams riportato nel 1952 sul Britsh Chess Magazine: “ Un oscuro indiano venuto da un villaggio del Pendjab che ha rivaleggiato con i migliori giocatori d’Europa senza mai fare una mossa sorprendente” ( intanto Abrahms collezionò una bella legnata nel campionato del 1929 cui si riferiva).
    Ancora complimenti al preparatissimo e bravissimo Marramaquis ed alla Redazione che ci permette di riassaporare tanti articoli del passato che tanti come me si erano persi.

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      Marramaquis 8 Agosto 2013 at 00:10

      Vero, Enrico. Diseredati e sfortunati vari mi hanno sempre attratto, in ogni campo. In uno strano articolo di un annetto fa, partendo paradossalmente da Peresipkin, parlai ad esempio anche di Junge, Heinrichsen e Swiderski.
      Sì, penso che l’idea di ripresentare vecchi pezzi non sia stata malvagia, per quanto possa un poco scontentare chi segue SoloScacchi fin dai primi giorni.
      Grazie Enrico. A presto.

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    paolo bagnoli 7 Agosto 2013 at 22:08

    Discussione interessantissima! Si deve, tuttavia, comprendere la differenza “filosofica” (Aristotele, Platone, Kant, soprattutto quest’ultimo) tra il “fenomeno” e la realtà oggettiva.
    Tanto per fare un esempio: Fischer a 16 anni poteva essere considerato un “fenomeno”, ma a 20 era sicuramente una realtà oggettiva.
    Il tutto, ovviamente, a prescindere dallo stile individuale.
    Tanto per citare alcuni esempi di “fenomeni”, oltre a Sultan Khan (grazie per il bell’articolo), si potrebbe citare il già citato Junge, e – perchè no? – Nezhmedtinov, oppure Atkins, o anche Charousek (già citato), o altri che non cito, i quali, per un motivo o per l’altro (morte prematura, impegni professionali, motivi squisitamente politici, ecc.), non riuscirono ad emergere dal gruppo dei “fenomeni”.
    I successi di Rubinstein negli anni a cavallo tra il primo ed il secondo decennio del XX secolo fanno di lui un “fenomeno” o qualcosa di più?
    Mi scuso per la digressione, ma l’argomento mi appassiona.

  13. avatar
    Enrico Cecchelli 7 Agosto 2013 at 22:45

    Ho recentemente avuto occasione di sfogliare il libro di Bagnoli su Keres e prendendo spunto dal grande campione estone Paolo ( mi permetto il tu confidenziale), fa un’ interessante considerazione sui motivi per cui talora un talento non si sviluppa al massimo grado

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