Globetrotter della scacchiera

Scritto da:  | 4 Dicembre 2009 | Un commento | Categoria: Stranieri

Sottotitolo: storie, ricordi, frammenti, curiosità e note di colore su giocatori più o meno celebri, del passato e dei giorni nostri….

Gufeld1

“Ragazzo, sicuro che tu non capire come migliorare a scacchi, vero?”

In un inglese alquanto maldestro sebbene efficace ed in cui ogni parola aveva un fortissimo sapore di origini russe, fu la domanda che, accompagnata da un simpatico ghigno ironico, mi sentii rivolgere, non senza sorpresa, dal mio corpulento vicino di posto non appena il decollo fu completato ed il comandante diede l’avviso che era possibile slacciare le cinture di sicurezza. Io avevo appena estratto dal mio bagaglio a mano una scacchierina di plastica e stavo provando, non senza difficoltà, ad imbastire una posizione di una Francese con cui ero stato facilmente, ancora una volta, recentemente sconfitto.

“Franzuskaya Zashita tu sempre quando viaggiare con Air France?!?”

Esclamò ancora, prorompendo in una fragorosa risata, il mio vicino di posto sempre più divertito…

E di fronte al mio visibile stupore, s’affrettò ad aggiungere:

“Oh, Difesa Francese, tu fortunato, neppure Bobby Fischer capire tutta bene…”

Gufeld2

Non dimenticherò mai quel breve viaggio in aereo in compagnia di Eduard Gufeld, il più simpatico ed estroverso degli scacchisti che ho mai conosciuto. Si stava recando nelle Baleari, era verso la fine del 1989, per partecipare ad un torneo rimasto nella storia perchè i Grandi Maestri invitati erano più di cento, “ma alcuni già un po’ andati con la testa”, come s’affrettò immediatamente a precisare, nel suo inconfondibile inglese, quell’istrione del mondo degli scacchi che è stato Eduard Gufeld.

“Sì, perchè anche Smyslov, anche Reshevsky venire… ma loro non più Smyslov, non più Reshevsky…”

E giù a ridere in quel contagioso riso la cui eco ancora rammento e poco importa se proprio Smyslov, uno di quei “vecchietti un po’ andati”, fu poi l’unico che seppe costringere alla sconfitta Gufeld a Palma di Maiorca in quell’occasione ma il mio compagno di viaggio mi aveva definitivamente già conquistato.

La mia scacchierina tascabile sembrava il cubo di Rubik in quelle sue grosse mani da contadino georgiano e l’abilità con cui sapeva farvi danzare i minuscoli pezzi di plastica aveva un che di prodigioso: a riprova di quello che aveva appena affermato mi mostrò in un baleno una partita di Fischer giocata contro il GM croato Kovacevic, in cui il fuoriclasse statunitense finì anch’egli per perdere il bandolo della matassa nei meandri di una complicata Winawer.

Al di là dell’enorme espressività di Gufeld e della sua carica di simpatia travolgente, ciò che più mi colpì di lui fu la sua strabiliante memoria scacchistica: prima che io riuscissi a spiegargli che ero giusto un principiante riuscì a sfornare sulla mia scacchierina tascabile non meno di una dozzina di partite giocate da celebri giocatori del passato prendendo spunto proprio da quella sconfitta di Fischer.

Fu così che mi illustrò sinteticamente quello che egli riteneva il principale errore commesso dai principianti sulla difficile strada del miglioramento scacchistico:

“Vedi, ragazzo, a scacchi i principianti pensano che il materiale sia tutto, ma non è proprio così. Gli scacchi sono come la boxe, spesso un pugile atleticamente più solido e resistente soccombe ad un altro solo perchè questo è più rapido e veloce ad affondare il colpo. E’ la differenza tra struttura e dinamismo, tra materiale e tempo…. tu capire, vero?”

“Fight for punch first, young boy, you win, da da…”

Gufeld3

“Ma ora dimmi, ragazzo, quando viene Hostess con mangiare??” e allegramente mi strizzò l’occhio.

Dicono che in aereo capiti spesso di incontrare personaggi famosi e importanti, può essere…. in seguito di aeroporti ne ho girati ancora diversi ma figure così emozionalmente ricche ed affascinanti come Eduard Gufeld non ne ho mai più incontrate….

avatar Scritto da: Martin (Qui gli altri suoi articoli)


Un Commento a Globetrotter della scacchiera

  1. avatar
    jazztrain 25 Novembre 2010 at 21:58

    Che bello rileggere questi articoli. E’ stato scritto quasi un anno fa, eppure sembra così attuale. Bravo Martin Eden.

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