Steinitz non deve morire a pagina 73

Scritto da:  | 27 Luglio 2013 | 22 Commenti | Categoria: C'era una volta, Racconti, Voglia 'e turnà

Mi chiamo Marramaquís e sono un principiante.
Infatti ho imparato a giocare a scacchi da poche settimane, per l’esattezza il 15 maggio di quest’anno,  di questo, un po’ speciale, duemiladieci. E del tutto casualmente.
Vado in edicola per il solito quotidiano e lo sguardo cade sulla pubblicità di un periodico, che regala un maxi inserto estraibile in cui è disegnata e commentata una partita fra due campioni. Lo acquisto.
L’inserto di dodici pagine è davvero piacevole, mossa dopo mossa la partita è presentata su singoli bei diagrammi a riquadri verdi e bianchi,  con un breve ma azzeccato commento, ben adatto ai giovani principianti come me.
Vediamolo.
1.e4, il bianco avanza il pedone di Re … Cf6, il Nero lo attacca col Cavallo,
2.e5, il pedone bianco, solitario, avanza ancora …Cd5 e il Cavallo deve riposizionarsi,
3.c4, un altro pedone insidia il Cavallo nero, che è costretto a ripiegare ….Cb6;
4. d4, il campione russo sistema al centro la sua falange di pedoni …

Orbene, non è che io già non conoscessi le regole e lo scopo del gioco, ma fin da bambino mi era capitato di giocare con coetanei e l’attenzione di noi bimbi era tutta posta nell’evitare le minacce e nell’insidiare confusamente a nostra volta i pezzi avversari, confidando più che altro nelle distrazioni dell’antagonista (semplice, no?).
E quando non si sapeva cosa muovere si cercava di dare scacco solo perché era bello strillare “scacco! scacco!”, cosa che faceva sempre impressione anche quando lo scacco non serviva a nulla.
E il doppio di Cavallo -che lo dico a fare?- era il massimo della goduria, molto meglio di un gelato.

Ma qui, in queste prime mosse di questa partita riportate su questo inserto, c’è qualcosa che non capisco facilmente. Eppure c’è scritto che costoro sono dei grandi esperti, anzi maestri. Scatta di conseguenza una mia diversa attenzione e con essa la curiosità di approfondire di più.
Chiamo al telefono Luz, un amico di università col quale preparo qualche esame e col quale incrocio talvolta delle orribili sfide sulla scacchiera.
“Luz, dobbiamo vederci, ho scoperto negli scacchi qualcosa di particolare”.

Mostro a Luz la rivista.
“Guarda qui che strana successione di mosse. O sbaglia il bianco o sbaglia il nero, chi dei due sta calando la carta sbagliata ? il nero che fa tre mosse consecutive di cavallo o il bianco che sposta unicamente i pedoni?”
“Mmm….. forse sbagliano tutti e due, o forse hanno tutti e due ragione, non è come giocare a carte .… credo che qualche pubblicazione potrebbe consentirci di comprendere meglio”.
Giusto, e così nel pomeriggio vado in libreria a cercare qualcosa.
Mmm … non c’è granché, ma questo qui mi pare che ha un linguaggio chiaro, sì, mi piace … è “I fondamenti degli scacchi” di J.R.Capablanca.
Richiamo Luz “Ti va domani di vedere insieme qualche partita di un certo Capablanca, magari dopo aver studiato diritto penale?“

Eccoci. Caspita che bel libro. E’ vero che manca quello strano sistema di apertura visto ieri, ugualmente però lo si legge con interesse e facilità, tanto il testo è semplice e misurato: procediamo più rapidi sulla prima parte di teoria, andando poi a gustarci più accuratamente le partite illustrative. Non sarò mai abbastanza grato a Capablanca, perché sono convinto che se quel giorno avessi scelto qualunque altro libro non avrei poi dedicato agli scacchi così tanto del mio tempo, e con tanto interesse e piacere, come sto facendo in queste ultime settimane dell’estate duemiladieci.
Il mio professore di diritto penale non la pensa come me.

Alla pagina 73 mi piace sottolineare a matita rossa questa frase di Capa: “ Gli attacchi diretti e violenti contro il Re debbono essere condotti in massa, con tutte le forze, per assicurare il successo..… l’attacco non può essere interrotto perché ciò significherebbe la sconfitta”.
Eccoci già alla partita n.2, Rubinstein-Capablanca “Lo sviluppo del Bianco mira all’isolamento del pedone di Donna del Nero, contro il quale vengono concentrati gradualmente i suoi pezzi”: è precisamente quello che io cercavo, il Capa ci fa conoscere il pensiero dei contendenti, i vari Mieses, Teichmann e Janowski, Lasker, Marshall e Znosko-Borovski, e non si limita ad esporre una serie arida di giocate. E poi ancora “Il guadagno di un pedone, fra buoni giocatori di forza pari, significa spesso la vincita di una partita”. Perbacco, solo io, una volta, devo aver perso una partita con otto pedoni in più!

Lasciamo da parte per una decina di giorni il diritto penale, anche perché, esaurito lo studio dei “fondamenti”, si fa un match amichevole su 6 partite: finisce 3 a 3 (ma entrambi convinti di aver avuto la possibilità di vincere le tre partite rispettivamente perdute!) e già mi pare di esser diventato un giocatore quasi serio: “Facciamo progressi, eh, Luz ? Pensa se leggessimo  qualche altro bel testo… o addirittura se iniziassimo a frequentare un circolo …”.

Un mattino di inizio giugno Luz mi chiama : “Mi sa che ho trovato un libro che fa al caso nostro. E’ “60 partite da ricordare”, di un maestro tedesco o austriaco,  Fish o Fisher. E te ne dico un’altra. Qui nelle vicinanze hanno aperto un locale dell’ARCI  dove, fra le varie cose, si organizza un torneo di scacchi per NC che comincia proprio oggi. Perché non andiamo ad iscriverci?”
“Ma noi mica siamo NC ?”
“NC sta per Non Classificati, Marram, cioè principianti, e non per Nuovi Campioni”.
“Allora sì”

Eccoci. E’ il pomeriggio del 7 giugno e siamo seduti davanti ad una fila di scacchiere in cartoncino, che hanno delle strane case di colore azzurro e nero.

La sezione Arci si chiama RomaQuattro, c’è un gran vociare e disordine, ma per fortuna è presente un omone, forse l’arbitro o l’istruttore, un certo Ascenzo, dai folti capelli bianchi e dal volto abbronzato e sorridente, che ci guida con pazienza intorno all’utilizzo di orologi, tempo, formulari e quant’altro. Vinco, col nero, la mia prima partita, vince anche Luz. Incredibile. La notte successiva quasi non prendo sonno, nemmeno fossi un ragazzino delle scuole elementari anziché un giovane al terzo anno di giurisprudenza.
Diritto penale langue parecchio, ma ciò che conta è che il torneo va avanti in maniera incoraggiante. Il giovane Hubert vince tutte le partite, mi pare uno schiacciasassi ed è fenomenale specialmente in “zeitnot”. Alla fine Hubert  stravince il torneo, ma io sono buon secondo (con un pizzico di fortuna)  e Luz è terzo.
Ciò basta e avanza per mettere in un angolo l’università, e non solo quella, anche nei giorni successivi. Una sera mi chiama Francy Hall, che vorrebbe andare al mare “Francy cara, ma lo sai che sto giocando un importantissimo campionato internazionale, ti rendi conto ??”

Vado spessissimo al RomaQuattro ed inizio a conoscere rapidamente l’ attività ed i protagonisti, su tutti Ascenzo, Marco P. e Renzo. Renzo non ha mai mosso un pedone in vita sua (si occupa soprattutto di calcio) ma è un po’ il nume tutelare di noi giovani in quanto responsabile della sezione.
Ritorno tutti i giorni (mi sto forse ammalando di “scacchite”?) fino a diventarne, quasi inconsapevolmente, protagonista anch’io.

E’ la sera del 30 giugno, quando Renzo prende da parte noi soci più attivi e presenti per dirci:
“Ragazzi, mi dispiace, ma devo darvi una notizia non buona: questo locale da settembre servirà a tempo pieno al “Sindacato Inquilini”, ogni altra attività deve chiudere o spostarsi”.
“Renzo, ma come? Le favole finiscono appena cominciate?’
“Marram, ho capito quanto ci tieni, quanto ci tenete tutti a continuare. Posso allora dirvi che proprio qui vicino, in via Bonomi al numero 37, le Ferrovie stanno aprendo dei locali, dei quali non è ancora stata decisa la destinazione. Se volete vi presento al responsabile del Dopolavoro e, se vi date subito da fare, il tutto potrebbe continuare lì, ma dovete essere abili, convinti, convincenti e far presto .… prima che s’insedi …. che so, una sala da ballo …. per esempio .… sì, una sala da ballo …. ah, ah! Accidenti, chissà perché m’è venuta in mente proprio una sala da ballo!”

Passano pochissimi giorni, dedicati a parlarne, avvertire, organizzarci e la sera di mercoledì 7 luglio  ci riuniamo, pochi ma bastevoli e decisi aficionados, quasi tutti giovani e giovanissimi, in un ampio locale di via Bonomi numero 37, con gli amici delle Ferrovie, accompagnati da un fortissimo  odore di vernice fresca che trasuda dalle pareti appena tinte di un giallo ocra.

E’ tardi, abbiamo un solo tavolino pieghevole e traballante, appena cinque sedie, manca ancora la luce elettrica. Ma c’è l’entusiasmo e la voglia di fare. Ci sono Massimo ferroviere di Foligno, Stefano, Luz, Hubert “the best”, Bruno il dottore, Bruno Campo, Sergio “the trekker”, il barbuto M’arione, Antonio, Marco, Enzo e pochi altri. Arrivano pure due giocatori per corrispondenza, Francho e Catello, che è anche un discreto tennista. Neppure una ragazza: forse le donne non s’ammalano di scacchite ?

Non si perde tempo, qualcuno va a cercare una torcia e delle candele da accendere, perché è ormai quasi buio e occorre  formalizzare per iscritto la nascita del nuovo circolo. Fatto. Massimo è il presidente, io il segretario, c’è una bozza di regolamento e dell’attività.
Ma il nome?, chiede qualcuno, soltanto Dopolavoro Ferroviario ? No, dico io: “Ho fatto una carrellata fra i nomi dei circoli italiani e ho visto che manca un omaggio ad alcuni campioni del passato, fra cui Chigorin e Steinitz.” “Allora forza, decidiamo qui per uno dei due!”. Fatto anche questo: è ormai notte quando prevale di misura Steinitz per 8 voti a 7. Il mio voto è un’astensione, per esser certo che non ci sia pareggio.
Così, esattamente così, nella notte del 7 luglio 2010 nasce il DLF Steinitz, con sede in via Ivanoe Bonomi n. 37.
Sì, “era d’estate” ….
E che inizio promettente, anzi dirompente, di attività: fra gli iscritti anche numerosi e piuttosto noti nomi romani: Ferretti, Tribuiani, Buratti, Malloni, De Santis, Garrett,  ……
Al prossimo campionato italiano a squadre di sicuro figureremo bene anche noi … anche noi …

E’ l’alba del 12 settembre, oggi il sole quasi fatica ad alzarsi da un orizzonte caliginoso.
Accendo il computer. Le notizie sembrano le stesse di ieri …. e quindi non buone …. trentatré minatori cileni ancora intrappolati nella cava …. diminuito di tremila euro negli ultimi otto anni il reddito reale delle famiglie italiane  …. Sakineh condannata all’impiccagione ….
Mi risollevo con la consueta visita a “Soloscacchi”, cn Martin Eden e le sue immagini dalle valli del cuneese, con le belle e antiche cartoline di Riga miracolosamente recuperate da cserica: sensazionale, perché qui la storia ci viene incontro, tempi e spazi s’abbreviano, si capovolgono, rimpiccioliscono …. ritornano …. Ritornano.

Un’ombra leggera e prudente si allunga dietro il computer con un balzo silenzioso.
E’ quella di Moshi, il nostro orgoglioso gattone bianco e rosso, poliziotto segreto delle stanze, che Francy raccolse cinque estati fa, scricciolo e malato, sotto un pino d’Etruria. Mi vuole astutamente ricordare che si sta approssimando per lui l’ora di colazione. E ancora per lui penetra in casa il primo debole raggio di sole, insinuandosi fra il rado e ingiallito fogliame di un “ampelopsis” fino a far diventare d’argento i suoi lunghi, nerudiani baffi di pietra.

Adesso ho una sensazione strana, già mi manca il preciso ricordo di quella pur recente notte del 7 luglio, mentre ho sentimento di un’altra notte, molto più remota e più fredda, fredda come la neve di Riga, quando nei rinnovati locali di via Bonomi numero 37 le candele servivano a riscaldare oltre che ad illuminare …. ed io avevo la febbre .… e i cellulari non vibravano (perché ancora non esistevano) …. e c’era un familiare e forte odore di vernice fresca …..
E mi vengono in mente Fritz Leiber e  Brunner …. e poi Zelanzy e Ballard. Soprattutto J.G.Ballard.

I miei nebbiosi pensieri sono interrotti dallo squillo del telefono. Può essere soltanto mia madre, l’unica persona che mi chiami così presto al mattino. “Marram, sai, tuo fratello si prende, per la casa in montagna, la libreria di faggio che è rimasta da un quarto di secolo in cantina, ma dovresti passare qui a svuotarla, c’è roba tua vecchia , libri usati e riviste impolverate, ritagli di giornali, appunti; certo tutte cose da gettare, ma è meglio che prima tu venga a dare un’occhiata”.
“Sono da te fra mezz’ora, mamma” …..

“Vedi quanta robaccia e quanta confusione, eh?”
“Sì, vedo”, vedo la copertina di un 33 giri dei Nomadi, di un singolo di Sergio Endrigo (“Era d’estate”, indimenticabile) …. e poi quelle .. quelle riviste le riconosco, è lo storico “Europeo”, il vecchio caro Europeo di Arrigo Benedetti ed Enzo Biagi. Un numero in particolare m’interessa, eccolo qua … la  data di pubblicazione è il 15 maggio 1972 (perché maggio??).  L’apro, un poco emozionato, e trovo ancora il grande inserto titolato “Fischer e Spassky, le partite dei campionissimi commentate per voi” ….
Il mio sguardo va per un attimo, ammirato come allora, verso le piccole sagome dei pezzi bianchi e neri sullo sfondo di diagrammi verdi e bianchi …. e verso il commento:
1.e4, il bianco avanza il pedone di Re … Cf6, il Nero lo attacca col Cavallo,
2.e5, il pedone bianco, solitario, avanza ancora …Cd5 e il Cavallo deve riposizionarsi,
3.c4, un altro pedone insidia il Cavallo nero ……….

In mezzo ad una pila di libri spunta la fotocopia di una pagina del mio libretto universitario … vediamo … diritto penale: diciotto … mmh ….
Qui invece c’è un malridotto numero isolato di “Urania”, anno 1978, è “Il gigante annegato”, racconti del magico Jim Ballard. Lo sfoglio alla ricerca di qualcosa ….  allora c’è, sì .… “L’ultima mossa”.
Ecco poi qualche usurato testo universitario e alcuni saggi di politica fra i quali “La democrazia in America” (guarda dov’era … l’ho cercato per anni), del mio primo  e insuperabile maestro di diritto costituzionale,  Alexis de Tocqueville.
E questa è una raccolta di poesie di Robert Lee Frost. Accidenti, non s’è parlato ieri da qualche parte di quel piccolo capolavoro che è “La strada che non presi” ?
Questi altri sono formulari sparsi con l’annotazione di alcune mie partite allo “Steinitz” …… difesa Alekhine … difesa Alekhine … difesa Alekhine variante Larsen …

Ci sono ancora degli appunti …. un’intervista immaginaria a “Lajos Portisch, campione d’Ungheria e candidato al titolo mondiale”, appunti per la prevista nascita di un periodico scacchistico, da chiamare,  qui scrivevo, “Zugzwang” ….
Quest’altra …. eccola qua, è invece l’inconfondibile sagoma del volumetto di Capablanca “I fondamenti degli scacchi”, prezzo di copertina lire duemiladuecento, settembre 1971, editore Martello, Milano.

C’è infilato un segnalibro di stoffa con un’immagine scolorita in cui mi pare di riconoscere l’ Oratorio dei Crociferi in Campo dei Gesuiti, Sestiere di Cannaregio, Venezia. Il segnalibro è posizionato alla pagina 73, dove un giorno lontano avevo sottolineato a matita rossa “Gli attacchi diretti e violenti contro il Re debbono essere condotti in massa, con tutte le forze, per assicurare il successo ..… l’attacco non può essere interrotto perché ciò significherebbe la sconfitta”.
No certo, no, l’attacco non può essere interrotto, non può essere …. interrotto …. Interrotto ….
“Mamma, adesso debbo uscire, ti prego non far toccare nulla, eh?, Sai, ci sono carte ancora importanti qui .…”.

Mi precipito fuori, ansioso e con passo agitato. Devo andare assolutamente in via Ivanoe Bonomi, al numero 37, allo Steinitz, al nostro  …  al “mio” circolo.
Non è lontano. L’edificio, basso e tinteggiato di un curioso giallo ocra, di un unico piano, è sempre lì, non sono in grado di dire cosa ci sia, apparentemente, di diverso. Accosto con la macchina e scendo, m’avvicino a guardare.
Sulla porta, socchiusa, un cartello con la scritta “Sala da ballo, gare e corsi per principianti, iscrizioni aperte dal 1° settembre 2010”. Accidenti, una sala da ballo ….. non posso crederci, c’è davvero una sala da ballo …..  pensare che Renzo lo aveva ….
Ad interrompere i miei pensieri, proprio in quel momento esce dal locale una ragazza magrissima.  La fermo.  “Le chiedo scusa, qui non si gioca più a scacchi?”
“Beh, aspetti un secondo”, dice lei rientrando, “Giuliana? … Giuliaaana? … A Giulià?, c’è un anziano signore che vo’ sapé de’ scacchi” .
Anziano ??

Giuliana, dopo breve attesa, si affaccia direttamente alla porta:
“Scacchi ? Nooo, non piuuù. Amico mio, sono tantiiiissimi anni ormai che se ne sono andati, stanno in un altro posto in via Gentiloni”.
Mi porto una mano sulla fronte e fra i capelli, con il gesto di scacciare un fantomatico insetto fastidioso.
“Ah! … grazie, grazie … allora … allora forse tornerò per iscrivermi alla scuola di ballo …. non è mai troppo tardi  per imparare, vero?… arrivederci, eh? E ancora una cosa, perdonate, … ci sono degli sconti per  … ehm … anziani?”

La vita è spesso uno strano gioco nel quale non sai mai se le varianti sei tu a sceglierle o le sceglie per te il destino, non sai mai se hai la possibilità di proporre, e a chi, la patta né quando è il momento di proporla, non sai mai se ti capiterà di ritrovare “la strada che non hai preso”.
Ed il tempo è quasi sempre un inganno, una trappola silenziosa che avanza con passi felpati, distruttivo e indistruttibile, senza che nessuna bandierina ne scandisca con certezza le intenzioni, le emozioni e le tappe, senza che nessun arbitro fermi il gioco e dichiari il vincitore, senza che nessuno mai si dichiari vinto né vincitore, senza che nessuno ti allerti quando le regole cambiano o quando cambia il campo di gioco, mentre tu non ti accorgi che, come al solito, hai dimenticato di premere il pulsante dell’orologio e che il mondo sta giocando col “tuo” tempo.
Sì.  Anch’io, Marramaquís, sono un principiante.

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P.S. Questa è (quasi) una storia di fantasia: alcuni riferimenti, personaggi e date sono volutamente inesatti, altri (i più) sono esatti.
Consentitemi un saluto a tutti i soci, vecchi e nuovi, e naturalmente agli ex soci, del DLF Steinitz.
E di dedicare questo mio ricordo a Renzo Picchetti e Ascenzo Lombardi, che non sono più fra noi e la cui appassionata opera presso l’ARCI UISP Roma4, nella seconda metà degli anni 70, fu l’indispensabile culla dello Steinitz. Senza di loro, senza la loro guida e pazienza, un significativo ramo dello scacchismo romano non sarebbe mai esistito.
E un ringraziamento speciale agli amici di SoloScacchi, che hanno voluto stoicamente sopportare questa mia storiella strana, oscura e tremendamente autobiografica.

avatar Scritto da: Marramaquís (Qui gli altri suoi articoli)


22 Commenti a Steinitz non deve morire a pagina 73

  1. avatar
    Jazztrain 10 Ottobre 2010 at 00:15

    La ricordo la sede dello Steinitz dopo lavoro ferroviario , ho giocato due volta lì nel C.I.S. del 2005! :mrgreen:

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      Jazztrain 10 Ottobre 2010 at 20:07

      Per la precisione nella sede di via Ottorino Gentiloni.

  2. avatar
    tamerlano 10 Ottobre 2010 at 08:45

    Un grazie all’autore per questo bello ed ‘emozionante’ racconto!
    (per via di questo tipo di articoli soloscacchi.net sta diventando il sito che più frequento)

    Quale scacchista romano non ha giocato allo “Steinitz” ?

    Molti dei nomi citati li ho conosciuti di vista o poco più e li ho anche persi di vista (da circa 20 anni sono un ex-giocatore iscritto alla sezione Scacchi del Dopo Lavoro Ferroviario di Via Flavio Stilicone (zona Tuscolana), dove – purtroppo ! – anche lì non si gioca più a scacchi già da parecchi anni e si tengono corsi di ballo !

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      Mandriano 10 Ottobre 2010 at 19:27

      …ma te sei quel tamerlano che tempo fa scriveva su Torre e Cavallo, una rubrica chiamata appunto il Tamerlano, e faceva diventare viola tutti i giocatori italiani di alto livello??…. puoi dire di no!! 😉

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        tamerlano 11 Ottobre 2010 at 20:00

        Non posso dire nient’altro che no, perchè non sono io “quel Tamerlano con La Scimitarra” e ti invito ad andare a rileggere con la giusta attenzione qualche successivo numero di T & C-Scacco! dove c’era una precisazione del Direttore Roberto Messa dietro mia richiesta scritta che, appunto, utilizzo da parecchi anni quello stesso pseudonimo…

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          Rasko 11 Ottobre 2010 at 20:32

          Ma si è capito chi è? Io qualche sospetto ce l’ho, e magari l’altro Tamerlano ci legge pure frequentemente… 🙄

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            Mandriano 12 Ottobre 2010 at 01:11

            …ecco si chi è???…. se legge… quasi, quasi un colpo di scimitarra lo da anche qua!! 🙁

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            tamerlano 12 Ottobre 2010 at 21:01

            Comunque sia chiaro una volta per tutte: “IO” pur senza scimitarra, sono il vero, unico ed inimitabile TAMERLANO ❗ 😉

            E, come suggerito da un certo YG, sono proprio “quel” fuoriclasse del calcio nostrano 😉

            Ciao Yuri! 🙂

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    Martin Eden 10 Ottobre 2010 at 08:52

    Davvero originale e creativo… bravo!

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    carla ramos 10 Ottobre 2010 at 15:51

    😛
    bellissima storia!

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    carla ramos 10 Ottobre 2010 at 15:51

    😛

  6. avatar
    YG 10 Ottobre 2010 at 20:50

    Mamma mia quanti ne riconosco…
    Siamo incanutiti insieme, Marramaquís. Ma che bei ricordi; è valso la pena crescere.
    E quell’omone, Ascenzo, cui tanto devo… E’ bello avere un’imprevista occasione per pensare a lui.

    Grazie.

    Yuri

    PS: Lo Steinitz è uno dei tre circoli che porto nel cuore, gli altri due essendo il DLF Stilicone citato dall’ala della Nazionale – ;) – e quel covo di sognatori che rispondeva al nome di Villa Carpegna.

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    cucoch marisa 25 Ottobre 2010 at 02:21

    😉 Mamma mia!!,
    questo bellissimo articolo di due ragazzi che si avvicinano agli scacchi, mi ricorda come mi batteva il cuore, la prima volta che ero entrata in un circolo di scacchi.

    Una emozione che non dimenticherò mai. C’era un disordine infinito: pezzi di scacchi sparsi in modo vago sulla scacchiera. Mi chiesi: come?, non c’è
    rispetto per la scacchiera che deve restare sempre in ordine? Era la prima volta che mi avvicinavo ad un circolo di scacchi. Non li conoscevo, salvo quando ci fu il famoso incontro Fischer-Spassky. Seguivo alla televisione gli incontri: interminabili..
    e, per me, ignorante del gioco, noiossissimi.

    Quando mai? In quell’ccasione chiesi ad un signore
    del circolo di mostrarmi i pezzi e di spiegarmi come
    si muovevano. Alla fine, lui pose sulla scacchiera
    solamente la Donna, la Torre, ed il Re avversario e
    mi chiese: saprebbe dare scacco matto in due mosse?
    Io risposi: ci tento. La soluzione fu immediata e
    giusta!
    Replicai al suo ”bravissima”: ma questo è il gioco più bello al mondo e, credo, faccia per me.

    Il giorno dopo comprai immediatamente un libro ed una scacchiera da Romagnoli, un bellissimo negozio di Milano. E la sera, prima di addormentarmi mi esercitavo su questa scacchiera, seguendo le indicazioni del libro.

    Così è iniziata, per me, la grande avventura degli scacchi..!

    Grazie della bellissima storia raccontata da
    Marramaquís. L’ho letta avidamente e con sommo piacere.

    Marisa.

  8. avatar
    Marramaquìs 25 Ottobre 2010 at 08:01

    Grazie a Marisa Cucoch, anche per i suoi bei personali ricordi.
    Peccato non aver giocato allo stesso circolo di scacchi ……
    ma forse non è del tutto vero che ognuno di noi ha avuto o ha un circolo diverso, forse siamo in tanti a far parte (ma spesso non lo sappiamo perché non c’incontriamo) dello stesso identico circolo: le parole di Marisa me lo confermano.

  9. avatar
    marisa cucoch 19 Aprile 2011 at 03:55

    Carissimo Marramaquís, non so tu di dove sia ed a quale circolo di scacchi tu appartieni. Ma spero che, un giorno, non troppo lontano, ci si possa incontrare. Per me non sarà facile ”riconoscerti” in quanto non ti conosco (se non come nickname). Mentre per Te sarà facile trovarmi. Basta andare sul sito Federscacchi e trovare il circolo della città dove vivo attualmente ed al quale sono iscritta.

    P.S. Qualora avvenisse il nostro incontro, sarebbe bello ed interessante scambiare e raccontarci le varie vicendevoli esperienze in campo scacchistico.

    Con stima e simpatia Ti saluto.

    Marisa C.

  10. avatar
    girolamo 18 Settembre 2011 at 16:50

    😉 Carissimi amici, nell’autunno del 1978 avevo problemi d’equocanone. Il propretario dell’appartamento in cui abitavo con l’avvento dell’equocanone, voleva un sostanzioso aumento.
    Preoccupato e in…… andai alla sede del sunia al tufello.
    Mentre facevo anticamera, sbircio tutte le bacheche presenti e su una c’era scritto: “Qui il venerdì sera, si gioca a scacchi”
    Conoscevo l’esistenza del gioco ma non conoscevo niente del meraviglioso mondo chelo circonda ed allora decisi di frequentare il posto.
    Ho assistito alla nascita del Circolo “STEINITZ” delle polemiche che hanno motivato e sostenuto le idee dei promotori.
    C’era Folco e Marcello che erano dei bambini, già allora con loro non si poteva giocare, (vincevano sempre loro), ricordo Massimo, Guido, ed alcuni anziani che non giocavano ma vincevano sempre le loro partite.
    Ora Vivo in Acilia e il modello vissuto mi aiuta a credere che è possibile ripetere l’esperienza.
    In un clima arido e diffidente, nel Luglio scorso, ho partecipato al Grest (gruppo estivo) nella parrocchia del quartiere in cui vivo.
    Mi hanno offerto la possibilità di spalmare sui tavoli, 15 scacchiere.
    Quando era possibile che c’era gioco libero o laboratorio, avevo sempre 30 pupetti che per curiosità o altro, venivano a giocare con gli scacchi.
    Faccio la stssa cosa nella Parrocchia San Nicola di Bari a Ostia, l’ho fatto nella biblioteca “Sandro Onofri” ed ovunque mi è permesso.
    Dalla mia attività, non usciranno giocatori agonisti ma intanto è stato messo il seme che sicuramente un giorno diventerà pianta.
    Ciao a Tutti GM (non Gran Maestro ma Girolamo Mossa)

  11. avatar
    Zenone 18 Settembre 2011 at 18:54

    Questo sono gli scacchi: un gioco semplice e complicato, per il quale non servono spazi immensi o materiale particolarmente tecnico e costoso. Basta la passione!
    Ricoriamoci che l’amore e la passione per il gioco che trasmettiamo ai 30 pupetti di oggi sarà da loro riversata su altrettanti pupetti domani. Se poi non diventeranno giocatori agonisti avranno imparato ad essere amati e ad amare cioè l’unica cosa che possiamo realmente trasmettere alle nuove genrazioni.
    Complimenti!

  12. avatar
    alfredo 27 Luglio 2013 at 09:48

    al solito la splendida penna di Marramaquis
    ma volevo far notare agli amici anche questo articolo
    non -solo scacchi , anche
    http://www.chessbase.com/Home/TabId/211/PostId/4010544/a-long-term-cure-for-hiv-in-the-offing-270713.aspx

  13. avatar
    paolo bagnoli 27 Luglio 2013 at 18:02

    Caro Marramaquis, ti ringrazio, così come dovrebbero fare tutti coloro che frequentano i Circoli sparsi per lo Stivale. Hai colto perfettamente il senso della vita di Circolo e mi riprometto di TENTARE di imitarti quanto prima con i ricordi del Circolo Scacchistico Bolognese (anni ’60 e ’70).

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      Marramaquìs 28 Luglio 2013 at 14:01

      Paolo, dico grazie a te, sei tu il mio maestro: ogni tanto sfoglio ancora la tua “Partita irregolare” alla ricerca di qualcosa di più ancora irregolare, e che comunque non mi servirà mai…..
      Non imitarmi, scrivi solo quello che ti senti, so che da raccontare ne hai in abbondanza. E noi ti aspettiamo qui. Ciao.

  14. avatar
    Tamerlano 4 Dicembre 2014 at 20:32

    Non se Marramaquìs leggerà questo mio breve commento ma volevo condividere che ho finito in questo preciso momento di leggere questo suo articolo biografico!

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      Marramaquis 5 Dicembre 2014 at 08:55

      Càspita! Ma non avevi cominciato a leggerlo più di quattro anni fa? Evidentemente i miei articoli devono essere un po’ pesanti e noiosi ….

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