Stefano Rosselli, marchese del Turco, e la “battaglia” di Trieste

Scritto da:  | 21 Febbraio 2011 | 11 Commenti | Categoria: C'era una volta, Italiani, Personaggi

Stefano Rosselli, marchese del Turco, è stato una delle figure più importanti dello scacchismo italiano della prima metà del ventesimo secolo.

Ne ripercorro brevemente la carriera, iniziando col riprendere (qui, in corsivo) le parole di A.Chicco e G.Porreca dal loro mitico “Dizionario Enciclopedico degli Scacchi”.

“ Giocatore e teorico italiano (Firenze 27.7.1877 – 18.8.1947)

Dopo aver vinto un torneo per categorie dell’Accademia Scacchistica fiorentina, s’iscrisse al torneo minore dell’U.S.I. svoltosi a Roma nel 1900, e lo vinse, ottenendo il titolo di maestro. Partecipò poi a tutti i tornei magistrali, e si classificò 3° a Venezia (1901) e Firenze (1905), 2° a Milano (1906), Roma (1911), Viareggio (1912), Bologna (1913). Si classificò 1° nel secondo torneo Crespi (Milano 1919) senza perdere alcuna partita”.

Rosselli del Turco divenne campione italiano battendo il napoletano, professore di filosofia, Davide Marotti, a Napoli nell’aprile del 1923 (+6, =5, -2). Marotti era stato il primo campione italiano ufficiale, essendosi  imposto, davanti a Leone Singer,  nel 1° torneo della neonata FSI svoltosi a Viareggio nel 1921, dove Rosselli fu solo sesto. A Napoli, vincendo le ultime 4 partite del match, il marchese si prese la rivincita. L’andamento del match lascia comunque ritenere che il fisico di Davide Marotti, la cui breve e poco intensa carriera è stata purtroppo sempre pregiudicata dalle non buone condizioni di salute, non abbia retto alla tensione del combattimento.

Così prosegue Chicco:

“Nell’anno successivo pareggiò a Torino un match con Canal. Partecipò a quasi tutti i tornei italiani svoltisi dal 1920 al 1930, classificandosi 1° a Viareggio (1920), Genova (1920), Milano (1922), Foligno (1924), Livorno (1926), Napoli (1927), Perugia (1928). Sfidato da Monticelli nel 1929 per il titolo di campione italiano, rimase sconfitto (+4, =4, -6), ma nel 1930 vinse il torneo di Firenze e ottenne di rimettere in palio il titolo nel 5° torneo Crespi, tenutosi a Milano nel 1931. Lo vinse e ridivenne campione italiano (Monticelli era tuttavia assente, nda), ma nel 1934 il titolo tornava nuovamente a Monticelli, che vinse a Milano  il 6° torneo Crespi (Rosselli, ormai cinquantasettenne, qui fu soltanto sesto, ma sfiorò di nuovo il titolo l’anno successivo a Firenze, giungendo secondo alle spalle di Sacconi, nda).

Rosselli del Turco vinse ancora i tornei di Napoli (1936), Milano (1937), Firenze (1941)”.


In alto, a sin. Arturo Reggio, ultimo campione italiano “non ufficiale”, a dx Davide Marotti, il primo campione d’Italia ufficiale; in basso a sin. Stefano Rosselli del Turco, campione dal 1923 al 1929 e nel 1931, a dx Mario Monticelli, campione nel 1929, 1934 e 1939.

In campo internazionale Rosselli del Turco si mise in luce nel torneo di Sanremo del 1911, poi a Trieste 1923, ed annoverò una discreta prestazione a Baden Baden nel 1925, dove sconfisse Tarrasch, Yates e Colle.

Nel 1927 partecipò alle prime Olimpiadi, quelle di Londra, vinte dall’Ungheria: l’Italia finì decima su 16 squadre e Rosselli, alternandosi in prima e terza scacchiera (con il maestro istriano Romih), raccolse 7 punti su 15.

Merita qui una citazione il buon secondo posto nel torneo di Nizza 1931, vinto dall’ungherese Reilly; eccone la classifica finale:

  • 1. Reilly p. 6 su 9
  • 2. Baratz e Rosselli p. 5,5
  • 4. Noteboom p. 5
  • 5. Mieses, Seitz, Thomas e Znosko-Borovsky p. 4,5
  • 9. Vajda p. 3
  • 10. M. Duchamp p.1,5

Curiosamente questa foto (anni ‘60) non è per il primo classificato di Nizza, né per il Rosselli, ma per l’ultimo arrivato, tale Marcel Duchamp, che, tra tutti, resta  indubbiamente il nome più celebre.

Sempre nel 1931 Rosselli fu alle Olimpiadi di Praga, dove ottenne 6 punti su 18 in prima scacchiera e l’Italia fu sedicesima su 19 squadre. Nel 1933 alle Olimpiadi di Folkestone, con l’Italia undicesima su 15, ottenne appena 3,5 p. su 12 in prima scacchiera, riuscendo comunque a battere Grunfeld e a pattare con Alekhine, Stahlberg e Tartakower.

Nel grande torneo di Zurigo 1934, vinto da Alekhine davanti a Flohr ed Euwe, giunse dodicesimo con p. 4,5 su 15.

Alle Olimpiadi di Varsavia 1935 continuarono i risultati non esaltanti per l’Italia, solo terz’ultima, con Rosselli, in terza scacchiera, che chiuse con p. 2,5 su 11. Alle Olimpiadi di Stoccolma 1937 non andò troppo meglio, con l’Italia quattordicesima su 19 (mancavano però Monticelli e Sacconi) e Rosselli, prima riserva, a p. 2 su 9 (2 vinte e 7 perse).

L’elenco completo dei tornei, con i risultati, del marchese Rosselli lo si può ritrovare in un bell’articolo di “cserica” apparso su “Soloscacchi” il 2 gennaio dello scorso anno insieme ad un eccezionale video [qui il link].


Qualche tempo fa ho ritrovato, tra le mie vecchie carte, alcuni appunti, ritagli di giornali ed altro materiale dedicato agli scacchi. Fra questi un inserto de “Il settimanale”, datato 19.1.1977. Eccolo.

Vi  era riportata, fra le altre cose, una partita giocata a Trieste nel 1923 fra il grande Tarrasch e Rosselli del Turco.

La curiosità è che i commenti alla partita sembra appartengano alla penna dello stesso marchese Rosselli.

Il modo di intendere il confronto sulla scacchiera, il linguaggio, i ragionamenti, le valutazioni della posizione, tutto è infatti assai originale e, a tratti, anche curioso e divertente. In ogni momento, poi,  traspare il sapore di un’epica battaglia.

Alcune particolarità possono sfuggire e sono preventivamente da sottolineare. Per esempio il Rosselli usa lettere minuscole non solo per il “bianco” e il “nero”, ma per tutti i pezzi  ad eccezione del “Re”, il signore della scacchiera e non solo, l’unico elemento del gioco che per lui meritasse, evidentemente, un trattamento di rango superiore. E poi … non dimentichiamoci, allora c’era un Re anche al di fuori della scacchiera, ed era Vittorio Emanuele III.

Non so se tale partita e tale commento siano successivamente apparsi su altre pubblicazioni o testi. Forse sì. Se è così e già le conoscete, mi perdonerete. Nel dubbio, vi presento (o ripresento) “la battaglia di Trieste”.

Questo il tabellone finale del torneo:

Siegbert Tarrasch – Stefano Rosselli del Turco, Trieste 1923

Il mio avversario aveva avuto per sorteggio il vantaggio della mossa, cioè il bianco. Già, perché agli scacchi, come in molte altre cose, muoversi per primi dà una superiorità talvolta decisiva. Il bianco sceglie il terreno di combattimento, ha l’iniziativa e molte volte l’attacco.

Ma vediamo la partita. Tarrasch incomincia con

1.Cf3

Mossa vecchia, ma allora insolita, corrispondente in tutto alla nuova teoria: non l’occupazione del centro, ma la sua dominazione.

2…Cf6  2.c4 c5   3.Cc3 Cc6

come si vede la teoria della dominazione centrale è stata da me efficacemente combattuta; ma il vantaggio della mossa si fa ancor più sentire

4.d4

io, non potendo rispondere con la mossa simmetrica per motivi tattici abbastanza evidenti, devo forzatamente, per il meglio, cedere un po’ di terreno.

4…cxd4   5.Cxd4 g6   6.e4 d6   7.Ae2 Ag7   8.Ae3 Ad7   9.0-0 0-0

Soffermiamoci qui. E’ evidente che il Bianco ha un gran vantaggio di spazio perché i suoi pezzi sono collocati su quattro righe, mentre quelli del nero lo sono su solo tre: la riga intermedia è perfettamente sgombra.

Mi ritornava in mente come il caposaldo delle teorie di Tarrasch fosse proprio la lotta per il guadagno di spazio e come egli nei suoi libri considerasse una posizione come questa assolutamente vinta da lui. D’altra parte, conscio di non aver commesso errori, constatavo che non avevo debolezze e quindi potevo aspettare con tutta tranquillità l’attacco del bianco contro le mie ben munite trincee.

Ma, lo confesso apertamente, contro ogni mia aspettativa, l’attacco non venne.

Tarrasch, da consumato combattente, aveva compreso che in tali condizioni l’attacco avrebbe avuto la peggio e preferì consolidarsi sulle posizioni conquistate.

10.h3  Ce8  11.Dd2

Qui mi apparve in tutta la sua chiarezza il piano del mio avversario: approfittare del maggiore spazio per riunire con una preparazione metodica tutte le forze e soffocarmi. Questa strategia era stata del resto, da Tarrasch stesso, ben illustrata nel suo aureo libro “Die Hypermoderme Schachpartie”, allora appena uscito e  da me attentamente studiato, in preparazione proprio di questo torneo.


Compresi che non potevo più aspettare in una tattica temporeggiatrice e che l’attacco era per me la sola salvezza. Contro chi? Non sul lato di Donna, privo di importanti obiettivi; non sul centro, dove ero in inferiorità; restava quindi solo contro l’arroccatura nemica, quindi …

11…f5

con balda trascuratezza della debolezza creatami nel pedone e7.

Ma il bianco, da provetto stratega, cambia istantaneamente il suo piano. Non più preparazione di soffocamento, che ormai non riuscirebbe, ma apertura, col cambio di alcuni pezzi, delle colonne centrali, per sfruttare la debolezza che mi ero creata ed attaccare i due pedoni e7 e d6 che, poveretti, erano rimasti isolati e arretrati: quindi …

12.exf5   gxf5

Potrebbe apparentemente sembrare più forte riprendere con l’alfiere per non rinchiuderlo ed aprire la colonna “f” alla torre. Ma aprendo la colonna “g” avevo in mente una manovra più efficace, per quanto i più lunga preparazione, cioè piazzare in quella colonna la donna ed eventualmente le torri ed avere nel pedone “f” un altro elemento di attacco.

13.Cxc6   bxc6

14.Tad1   Cc7

15.Ah6     Ce6

16.Axg7   Rxg7

17.Af3

Tutto questo si era svolto secondo i piani accennati, ma nella fretta di seguire il suo e per non indebolire la sua arroccatura, il bianco trascurò di giocare prima “f4”, necessario per impedire per sempre la spinta del pedone nero “e7”

17…De8

18.Ce2    Dg6

19.Dc3+  Df6

Questa è la mia volta di cambiare rotta.

Il bianco ha provveduto, con intuito antiveggente, a portare alla difesa della sua arroccatura i due pezzi minori alfiere e cavallo ed in tali condizioni un mio attacco rischiava di fallire, mentre il portare il Re nel centro della scacchiera, senza cambiare le donne, era estremamente pericoloso.

D’altra parte la mia forte preponderanza di pedoni nel centro mi aveva fatto intravedere di poter riuscire vittorioso in un combattimento in questo settore.

La costanza è certamente, anche agli scacchi, una bella qualità, ma l’ostinazione è anche un grave difetto. Se le circostanze variano radicalmente, si devono variare anche, od almeno aggiornare, i relativi piani strategici.

20. Cd4     Cxd4

21. Dxd4   Dxd4

22. Txd4   Tab8

23. Tfe1    Rf6

24. b3       Tf7

25. c5

Una concezione molto profonda e che, lo confesso, mi fece passare un brutto quarto d’ora; dopo la mossa forzata:

25…d5 26.Ta4

Posizione dopo 26.Ta4

Il calcolo del bianco diventa di una terrificante chiarezza. Fissata una torre nera alla difesa del pedone “a7”, fissato con la manovra “Ah5” e “f4” l’arretramento del pedone “e7”, messo fuori combattimento il mio alfiere (che non può manovrare per l’impedimento dei propri pedoni “d5” ed “f5”), come avrei potuto salvarmi ?

Già lo spirito della sconfitta mi sembrava che aleggiasse sul mio capo ed il più cupo pessimismo mi assaliva, quando intravidi dapprima un bagliore e poi sempre più chiaramente il faro della salvezza! Il sacrificio del pedone “a7” avrebbe capovolto le sorti della partita! Fra la costernazione dei tifosi che mi vedevano perdere un pedone, ma con l’animo ormai rasserenato, giocai :

26…e5!!

Il dente guasto “a7” è levato, ma l’altro, “e7”, guarito, diventa col compagno “d5” una zanna micidiale. Ci sono ancora delle difficili battaglie tattiche, ma la guerra è già da questo momento virtualmente vinta per me.

(Ai giorni nostri l’analisi del marchese Rosselli fa un pochino sorridere. Oggi sappiamo che le partite non si ribaltano per merito di chi le ha ribaltate, ma quasi esclusivamente per demerito di chi se le fa ribaltare. Sempre che proprio di ribaltamento qui si sia trattato, perché un secolo fa poteva capitare più facilmente che a ribaltarsi fossero semplicemente le valutazioni delle posizioni.

Aggiungiamo un’osservazione per gli amici lettori più giovani e meno informati: all’epoca di questa partita Siegbert Tarrasch aveva già 61 anni e non vinceva tornei da un bel pezzo;  possono sembrare di conseguenza indelicate ed eccessive espressioni quali “guerra”, “tifosi”, “costernazione”, ma erano pure tempi e climi molto diversi da quelli di oggi e non dimentichiamo, tra l’altro, che di juniores davanti alla scacchiera all’epoca se ne vedevano ben pochi. Come evidenziato in tabella, ad esempio, due soli partecipanti a Trieste avevano meno di trent’anni. –  n.d.a.)

27. Txa7   e4

28. Ae2    Re5

29. Teb1

Tarrasch dimostra nella sua difesa, per quanto infruttuosa, l’alta sua classe. Che cosa egli  poteva opporre alla marcia trionfale dei miei pedoni centrali liberi, accompagnati e sorretti da tutte le forze, Re compreso? Naturalmente solo la marcia del pedone libero “a2”. Questo è il suo solo estremo tentativo, che io però, in buona giornata, riuscii a sventare.

29…Ae8

liberandomi dalla “Ta7” ed aprendo la marcia di questo alfiere verso il possesso di più efficaci diagonali.

30. Txf7   Axf7

31. Tc1   Ta8

32. a4      d4

33. Ad1   d3

34. g3      Rd4

35. Rf1    Tb8

36. a5      Ta8

… non abboccando all’amo! Se avessi preso il “pb3” potevo a malapena salvare la partita.

37. b4     Ac4

38. Re1   Tb8

39. Ta1   Txb4

Finalmente  ho ripreso il pedone, che il bianco non poteva più difendere: e anche i tifosi cominciarono a respirare!

Eh, sì, ora il porto non è lontano per Stefano, la fotografia seguente potrebbe esserne la prova: il fumante vascello nero sta per approdare …. la battaglia è vinta.

40. Rd2   Aa6

41. Ta2   Rxc5

Eccomi in vantaggio anche materiale e potei andare a rassicurare del tutto i dirigenti dell’Associazione scacchistica che erano presenti: ho vinto! il resto non merita storia e tanto meno commenti, ma lo trascrivo ugualmente per la curiosità dei lettori e perché ammirino la tenacia del mio avversario.

42. Re3   Rd5

43. g4     Tb1

44. Td2   fxg4

45. hxg4  c5

46. f3       c4

47. fxe4   Re5

48. Th2  Txd1

Il bianco abbandonò.

(la posizione finale della partita)

Curioso notare come due anni dopo, a Baden Baden, Tarrasch e Rosselli si ritrovarono di fronte e vinse ancora il nostro. I due conclusero quel torneo appaiati al 16° posto, ma è pur vero  che si trattò di una competizione di primissimo rilievo.

E  i due successi di Rosselli su Tarrasch e su Yates  si ritagliarono un posto di primo piano per anni, anzi …. per decenni, fra gli affezionati, e sempre più scarsi e isolati, cultori italiani del nobil giuoco. Questo il tabellone di Baden Baden 1925:

                      1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1
      1  Alekhine     * ½ 1 ½ ½ 1 1 ½ 1 ½ 1 1 ½ ½ 1 1 ½ 1 1 1 1  16.0
      2  Rubinstein   ½ * ½ ½ 0 ½ ½ ½ ½ 1 ½ 1 1 1 1 ½ 1 1 1 1 1  14.5
      3  Saemisch     0 ½ * 1 ½ 0 ½ ½ 1 ½ 1 1 1 ½ 1 0 ½ 1 1 1 1  13.5
      4  Bogoljubow   ½ ½ 0 * 1 0 0 0 1 1 1 1 1 ½ 0 ½ 1 1 1 1 1  13.0
      5  Tartakower   ½ 1 ½ 0 * ½ ½ ½ 1 ½ ½ ½ ½ ½ 1 ½ 1 ½ 1 ½ 1  12.5
      6  Marshall     0 ½ 1 1 ½ * 1 ½ ½ ½ 0 ½ ½ ½ ½ 1 ½ 1 ½ 1 1  12.5
      7  Rabinovich   0 ½ ½ 1 ½ 0 * ½ 0 ½ ½ ½ 1 1 ½ 1 1 1 ½ ½ 1  12.0
      8  Gruenfeld    ½ ½ ½ 1 ½ ½ ½ * ½ 0 0 1 ½ 1 0 1 ½ 0 1 1 1  11.5
      9  Nimzowitsch  0 ½ 0 0 0 ½ 1 ½ * ½ 1 0 ½ 1 ½ ½ 1 1 1 ½ 1  11.0
     10  Torre        ½ 0 ½ 0 ½ ½ ½ 1 ½ * ½ 0 ½ 0 1 ½ ½ ½ 1 1 1  10.5
     11  Reti         0 ½ 0 0 ½ 1 ½ 1 0 ½ * ½ 1 1 ½ ½ ½ 0 1 0 1  10.0
     12  Treybal      0 0 0 0 ½ ½ ½ 0 1 1 ½ * ½ 1 0 ½ ½ 1 1 ½ 1  10.0
     13  Spielmann    ½ 0 0 0 ½ ½ 0 ½ ½ ½ 0 ½ * 1 1 0 1 1 ½ 1 1  10.0
     14  Carls        ½ 0 ½ ½ ½ ½ 0 0 0 1 0 0 0 * 0 1 1 ½ 1 1 1   9.0
     15  Yates        0 0 0 1 0 ½ ½ 1 ½ 0 ½ 1 0 1 * 0 0 0 1 0 1   8.0
     16  Tarrasch     0 ½ 1 ½ ½ 0 0 0 ½ ½ ½ ½ 1 0 1 * 0 ½ 0 0 ½   7.5
     17  Rosselli     ½ 0 ½ 0 0 ½ 0 ½ 0 ½ ½ ½ 0 0 1 1 * 1 0 ½ ½   7.5
     18  Colle        0 0 0 0 ½ 0 0 1 0 ½ 1 0 0 ½ 1 ½ 0 * 0 1 1   7.0
     19  Mieses       0 0 0 0 0 ½ ½ 0 0 0 0 0 ½ 0 0 1 1 1 * 1 1   6.5
     20  Thomas       0 0 0 0 ½ 0 ½ 0 ½ 0 1 ½ 0 0 1 1 ½ 0 0 * ½   6.0
     21  Te Kolste    0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 ½ ½ 0 0 ½ *   1.5

Scrisse ancora così su di lui l’indimenticato Adriano Chicco:

“Il nobile Stefano Rosselli dei Marchesi del Turco, patrizio fiorentino, fu una figura di spicco nell’ambiente scacchistico italiano … al di sopra delle doti tecniche emerge la sua figura di gentiluomo aperto, affabile, condiscendente, schivo degli onori. La seconda guerra mondiale lo vide schierato, in piena buona fede, a fianco dei molti italiani che si illusero di poter identificare il “regime” con la patria. In seguito, ciò fu per lui causa di non poche amarezze, sopportate con dignità”.

Ho lasciato per ultima quella che fu, di certo, l’opera scacchisticamente più meritoria in assoluto del nostro nobile marchese: egli fu fondatore della storica rivista  “L’Italia Scacchistica”, che diresse e sostenne ininterrottamente dal 1911 al 1943.

avatar Scritto da: Marramaquís (Qui gli altri suoi articoli)


11 Commenti a Stefano Rosselli, marchese del Turco, e la “battaglia” di Trieste

  1. avatar
    cserica 21 Febbraio 2011 at 08:51

    Complimenti per il bell’articolo, Marramaquis!

    Una precisazione sul vincitore di Nizza 1931, Brian Reilly (1901/91), non era ungherese, bensì irlandese.
    Anzi, a dir la verità era francese, essendo nato a Mentone e vissuto in Francia per lungo tempo.
    Aveva un nonno irlandese, e questo fece si che lui si sentisse irlandese a tal punto da giocare 9 Olimpiadi coi colori dell’Irlanda.
    Probabilmente nel dopoguerra si trasferì in Inghilterra, dato che fu editore del British Chess Magazine dal 1949 al 1981, un record di durata paragonabile a Rosselli e “L’Italia Scacchistica”!

    Tornando al torneo di Nizza, il secondo posto con Rosselli venne condiviso da Abraham Baratz (1895/1975), un maestro rumeno che dopo aver difeso i colori della Romania nelle Olimpiadi del 1930 e 1931 (in quest’ultima sconfisse Monticelli), si era appena trasferito in Francia, dove colse risultati che gli avrebbero di sicuro assicurato il titolo di MI.

    Quarto giunse l’olandese Noteboom (1910/32), promettentissimo a scacchi ma sfortunatissimo nella vita, morì a soli 22 anni di polmonite. Nelle Olimpiadi del 1930 realizzò 11,5/15 sconfiggendo tra gli altri Salomon Flohr.

    Molto si potrebbe dire anche degli altri partecipanti a quel piccolo torneo, Mieses, Seitz, Thomas e Znosko-Borovsky, e naturalmente Duchamp a cui ho già dedicato un articolo.

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    Luca Monti 21 Febbraio 2011 at 11:50

    Complimenti Marramaquis;bravo.

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    Marramaquìs 21 Febbraio 2011 at 16:10

    Grazie. E grazie a cserica per le precisazioni: sei una fonte infinita di notizie; da dove mi fermo io, comune mortale, tu puoi andare avanti per altri 20 chilometri (acc… ma Reilly in effetti è un cognome irlandese, non mi sarebbe dovuto sfuggire!).
    Adesso mi piacerebbe leggere un tuo pezzo su Noteboom o Znosko-Borovsky, Noteboom soprattutto, chissà se ti sarà possibile, io lo spero !

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    cserica 21 Febbraio 2011 at 18:51

    metto in lista Noteboom (e Znosko-Borovsky)!

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    Mongo 21 Febbraio 2011 at 21:36

    Wow, splendido pezzo e splendide anche le precisazione.
    Che squadrone questi ‘ragazzi’ di SoloScacchi.

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    alfredo 22 Febbraio 2011 at 20:53

    Ricordo anch’io quell’inserto de Il settimanale , anche se ormai perso 😐
    C’era ( o sbaglio carissimo amico ) anche una intervista a Bela Toth reduce dalle olimpiadi di Haifa 76 dove vise con il Nero una bella partita contro Kavalek , con la sua amata russa.
    Ricordo anche una intervista a Zichichi , la riproduzione di una Fischer – Larsen lampo , una partita della Menchick ( mi sembra una sconfitta contro Alekhine ) , una intervista a due appassionati , Morricone e lo scrittore Manlio Cancogni .
    Ricordo male ? c?era altro ? 😯
    mi piacerebbe molto averne una copia…. 😉
    Ricordo benissimo il commento del Conte , quando paragono’ i suoi due pedoni a delle zanne
    voto al pezzo : 10 😯

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    alfredo 22 Febbraio 2011 at 20:56

    Cancelliere Giuseppe ?
    carneade chi era costui ?
    qualcuno ha qualche notizia su questo giocatore ?

    • avatar
      Mongo 23 Febbraio 2011 at 00:32

      Da Wikipedia: Giuseppe Cancelliere (Palermo, 9 maggio 1889 – Palermo, 24 aprile 1959) è stato uno scacchista italiano.
      Attivo a Palermo (1903; 1906; 1908; 1910-11; 1913-15; 1919-24; 1927; 1932; 1946; 1951), Viareggio (17-29 agosto 1921), Napoli (30 aprile 1923), Trieste (30 agosto-11 settembre 1923). Maestro a tavolino (Viareggio, 1921). Campione siciliano (1924). Giocatore per corrispondenza (1919). Problemista e solutore di problemi. Socio dell’Unione Scacchistica Italiana (1908; 1910-11). Fondatore della «Società Scacchistica» Palermitana (1912) poi chiamata «Accademia Scacchistica Palermitana» (1913) di cui fu presidente (1920-21). Redattore della rubrica «Problemi» su «L’Eco degli Scacchi»(1913) e collaboratore (1916; 1918). Fondatore, Direttore responsabile e redattore de «L’Alfiere di Re» (1921-26). Socio fondatore e Presidente della sezione scacchi del «Circolo della Stampa» di Palermo (1946) ribattezzata «Accademia Scacchistica Palermitana».

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    Marramaquìs 23 Febbraio 2011 at 07:53

    Altre notizie su Giuseppe Cancelliere, da “La storia degli scacchi in Italia” di Chicco e Rosino.
    Nel I° torneo della FSI, Viareggio 17-30 agosto 1931, fu terzo con p. 7 su 12 insieme a Gastone Bernheimer, dietro a Davide Marotti (9) e a Leone Singer (7,5). Indietro nomi più noti, come Rosselli, Sacconi e Miliani. Cancelliere ebbe diritto a partecipare a questo torneo avendo vinto, l’anno prima, il torneo di campionato dell’Accademia Scacchistica Palermitana.
    Detenne, nel 1922, il record di partite in simultanea, giocandone 50 a Palermo (+39, =3, -8) in sette ore.
    Fu protagonista nel 1924, col suo circolo di Palermo (Accademia Palermitana), del primo girone della grande gara di gioco per corrispondenza indetta fra i circoli italiani.
    Vinse nello stesso anno un torneo regionale per corrispondenza precedendo di un punto Calà (Catania) e di 1,5 Lo Valvo (Palermo) e Calapso (Messina), confermandosi come il miglior giocatore siciliano di quegli anni (1922-1924).
    Prese parte nel 1926 ad un incontro per corrispondenza fra Italia e Francia: Cancelliere perse la sua partita con Reilly (?!), ma i nostri giocatori s’imposero per 20,5 a 9,5 dominando nelle ultime dieci scacchiere.
    Continuò ad essere attivo soprattutto per corrispondenza, capitanando la squadra palermitana nella Coppa Orlandi fino al 1931.
    Ah, Chicco ci ricorda che Giuseppe Cancelliere, nella vita, fu professore di matematica.

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    Marramaquìs 23 Febbraio 2011 at 08:16

    Probabilmente, Alfredo, tu hai ricordo della prima prima puntata di quello “speciale scacchi”, puntata che io non ho.
    Nella seconda ed ultima puntata (19.1.1977), che solo casualmente non ho perduto, gli altri articoli riguardano Steinitz, Lasker, Napoleone e Morricone (questo sì) con Schlechter (sempre erroneamente trascritto “Sclechter”;).
    Con il tramite di Soloscacchi potrei volentieri inviartene copia, se sei comunque interessato anche alla sola seconda parte di quello “speciale”.
    Lanciamo quindi un appello: qualcuno dei nostri amici è in possesso della prima parte?
    Ti ringrazio e saluto.

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    alfredo 23 Febbraio 2011 at 15:44

    grazie per avermi fatto conoscere meglio questo protagonista dello scacchismo degli anni 20 e 30
    in quanto al settimanale forse è vero che l’inserto era diviso in due parti…
    si’ mi piacerebbe molto averlo
    è possibile ?
    la mia mail la avete
    grazie!!!!

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