Giocare con la vita

Scritto da:  | 20 Maggio 2011 | 2 Commenti | Categoria: Cultura e dintorni

Ultima presentazione di un racconto dell’antologia “Giallo Scacchi – Racconti di sangue e di mistero”, Ediscere 2008. Anzi, due brevi racconti bonsai, scritti dal responsabile di “Thriller Magazine” a cui collaboro, Mauro Smocovich. Essi sono la dimostrazione che si possono scrivere bei racconti con gli scacchi anche senza conoscere le regole del nobil giuoco.

LA REGINA NERA

Attraverso i vetri appannati, la bambina guarda la gente accalcata vicino al capannone degli attrezzi. Le luci intermittenti giocano con il freddo delle raffiche di pioggia. La bambina veste di scuro e ha pesanti segni di mascara sugli occhi. Alza un dito e traccia sul vetro, con la sua unghia smaltata di scuro, i segni di un impiccato: una forca e un impiccato, come in quel gioco…

Lei e il suo gruppo di amici hanno scoperto un nuovo gioco. Ripensandoci, la bambina distoglie lo sguardo dal disegno e vede che fuori, colpiti dall’acqua, alcuni uomini con tute arancioni caricano un corpo nell’ambulanza.

Un gioco, nel capannone.

Bisogna indovinare una parola. Il giocatore deve chiedere se ci sono determinate lettere. Per ogni lettera indovinata ha maggiori possibilità di indovinare la parola, per ogni lettera mancante si sistema qualcosa che lo porta alla sconfitta. Un tappetino, la sedia, poi la corda, si fa salire il giocatore sulla sedia e, se continua a sbagliare, gli si mette il cappio al collo.

Alla fine, ma solo alla fine, all’ultima possibilità, si toglie la sedia. Fine del gioco.

L’ambulanza parte sulla stradina di ghiaia e si allontana nel buio della campagna. Puntini luminosi che brillano sempre meno e rimpiccioliscono inghiottiti dal buio bagnato.

Un bel gioco.

Ma lei ora ne ha trovato un altro più bello. È fenomenale, tutti l’ammirano. Ha una fantasia e un carisma imbattibile. È sempre lei ad avere le idee migliori. Si è fatta spiegare dal padre le regole del gioco. Lo ha visto più di una volta impegnato con lo zio in partite lunghissime e silenziose. Nel gioco ci sono trentadue pezzi, sedici bianchi e sedici neri. Statuine ferme su un piano di gioco quadrato, diviso in tanti quadrati, bianchi e neri. Scacchiera si chiama. I pezzi si muovono a turno sulla pedana e si “mangiano” l’un l’altro. Sono intagliati a mano, rappresentano cavalli, torri, alfieri… il re e la regina. Sembra un gioco nobile e molto antico. La bambina ha già pensato a come trasformarlo per i suoi amici. I pedoni potrebbero eliminarsi con un morso… sì, è una bella idea. E alla fine per lo scacco matto…

“Io sarò la regina” pensa la bambina guardando, attraverso le goccioline di pioggia che scivolano sul vetro, due uomini in divisa scura dirigersi verso casa sua.

IL RE BIANCO

Il re dello scacco matto. Così lo hanno chiamato i giornali. Un ladro d’altri tempi. Sembra aver fatto un patto col mistero. Mai nessun morto, celebri rapine, bottini miliardari. Tutto perfetto. Un Rocambole dell’era moderna. Imprese spericolate, impossibili.

Ma ora il celebre ladro è rinchiuso in una cella a stretta sorveglianza. È stato catturato. È andato tutto storto nell’ultimo colpo. C’è scappato il morto e da quel momento tutto è crollato. Non ha funzionato più nulla e in pochi minuti, lui e i suoi complici si sono ritrovati accerchiati dalle forze dell’ordine. Ora il re ha paura, dice che qualcuno lo ucciderà, che ha fatto un patto e non l’ha mantenuto e che gliela faranno pagare. Ha chiesto protezione e sorveglianza. Veste sempre di bianco e gioca a scacchi. A guardarlo c’è da uscire pazzi.

Una partita che sembra interminabile. Sono mesi che fissa quella scacchiera con occhi vitrei. Ci sono dei giorni che non si muove un pezzo. Da quando è stato messo in isolamento lo avvicina solo la guardia di turno ed è continuamente ripreso dalle telecamere.

Il re dello scacco matto. Un ladro d’altri tempi. Ma ora è morto. Così, all’improvviso. Il suo cuore si è fermato. Il sorvegliante non crede ai suoi occhi. Passa e ripassa la video cassetta con la registrazione. Non si muove nulla e a un certo punto, semplicemente, il rapinatore smette di respirare. Muore rimanendo seduto e fermo nella stessa posizione. Come se non fosse successo niente. Ma il sorvegliante ha notato che a un certo punto c’è un sottile cambiamento tra un’immagine e l’altra, ma non riesce a capire di cosa si tratti. Prima che l’uomo muoia, in quella piccola cella, c’è stato un lampo improvviso. Forse una scarica elettrica, uno sbalzo della registrazione. L’attimo di un paio di fotogrammi.

Il sorvegliante ha deciso. Nessuno gli darà retta, deve muoversi da solo. Ferma l’ultima immagine prima del disturbo e poi la separa dal resto della ripresa. Seleziona l’immagine successiva al lampo e la ritaglia. Copia le due immagini su un cd e lo porta a casa. Non dovrebbe, è contro le regole. Ma deve farlo. Sente che deve farlo. È diventata una fissazione la sua. Tanti mesi a guardare le mosse di quel ladro e ora tutto è svanito così… Deve esaminare le due immagini a casa, da solo, con gli strumenti che lì, in quella cabina di sorveglianza, non ci sono.

Fa alternare velocemente le due immagini sul monitor e scopre che c’è qualcosa che si muove sulla scacchiera. Qualcosa che cambia di posto prima e dopo la scarica. Il sorvegliante ingrandisce l’immagine e guarda meglio.

No, non è possibile. Come troverà le parole per dire una cosa del genere ai suoi superiori? In un attimo, durante la scarica elettrica, è successo qualcosa. Tra il prima e il dopo del lampo c’è effettivamente una differenza.

Il re bianco si è steso sulla scacchiera e al suo posto impera un altro pezzo scuro. È scacco matto al re bianco da parte della regina nera.

avatar Scritto da: Fabio Lotti (Qui gli altri suoi articoli)


2 Commenti a Giocare con la vita

  1. avatar
    Fabio Lotti 20 Maggio 2011 at 22:32

    Permettetemi di difendere i due raccontini di Mauro così diversi, così insoliti che possono non avere colpito positivamente chi li ha letti. Basti pensare a quella bambina, a quella povera bambina che si immagina di diventare Regina e di lì a poco sarà portata via insieme con la famiglia da quei due uomini in divisa scura. Gli scacchi come riflessione su un terribile fatto storico. Quell’ “Io sarò la Regina” che ci rimane nel cuore. Un piccolo tocco di poesia.
    Non c’è bisogno che aggiunga altro.

  2. avatar
    Un lettore 24 Maggio 2011 at 18:46

    Complimenti Signor Lotti per i due bei racconti
    scelti e per il gran numero di voti che i suoi
    articoli sempre registrano.

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