Scacchi, preghiere e… Kotov!!

Scritto da:  | 20 Dicembre 2009 | 4 Commenti | Categoria: Zibaldone

La vista dei pezzi avversari che incombono minacciosi sul re, in una partita a scacchi, è sufficiente per suscitare preoccupazione in tutti i giocatori: in ogni momento c’è la consapevolezza che una sola imprecisione può portare ad una sciagura immediata.

In queste situazioni cariche di tensione una grande concentrazione, i nervi saldi, la capacità di giudicare la posizione in modo obbiettivo, la capacità di calcolo approfondito sono gli ingredienti per condurre i propri pezzi in maniera brillante. Ma c’è anche chi in queste situazioni adrenaliniche pensa sia il caso di riporre il proprio destino scacchistico  nelle mani dell’Onnipotente, nelle mani di chi tutto può…: …a Dio piacendo!!


Kotov1Ma non sempre è stato possibile rivolgersi alle grazie divine… non sempre è stato così!!

…perché è solo da quattro secoli che il gioco degli scacchi è stato dichiarato lecito dalla Chiesa. Il merito è di San Francesco di Sales, allora vescovo di Ginevra, che nella sua “Introduzione alla vita devota”, scritta ad Annecy nel 1608, nel capitolo intitolato  “Passatempi e divertimenti e anzitutto quelli leciti e lodevoli”, scrive: “ A scacchi bisogna solo guardarsi dall’eccedere, perché se vi si impegna troppo tempo non è più sollievo, ma occupazione; non si solleva né lo spirito né il corpo, ma anzi si stancano e si svigoriscono entrambi. Uno che abbia giocato per cinque o sei ore agli scacchi nel levarsi è totalmente abbattuto e spossato di spirito

Grazie a queste affermazioni nel 1609, quindi esattamente 400 anni fa, la Chiesa abrogò la “condanna” agli scacchi, che durava da quasi sei secoli.

Artefice della condanna era stato San Pier Damiani, il santo anacoreta che Dante ha messo nel suo Paradiso, allora cardinale di Ostia. In una lettera, la decima nella raccolta delle “Epistole”, nell’ottobre del 1061 scrisse a papa Alessandro II di aver punito un vescovo fiorentino che a causa degli scacchi aveva totalmente trascurato i propri doveri religiosi, definendo il gioco degli scacchi “disonesto, assurdo e libidinoso” e chiedendone la messa al bando.


Così a Siena nel 1426 San Bernardino in una predica affermò che uno dei suoi frati, Matteo da Cecilia, aveva bruciato “duemila settecento scachieri in uno dì a Barzelona, che v’erano di molti che erano d’avorio”.  E ancora nel 1496 e 1497 fu Girolamo Savonarola a far mettere al rogo anche gli scacchi in due famosi “bruciamenti di vanità” a Firenze in piazza dei Signori. Un testimone scrisse che venne eretta una specie di piramide alta trenta cubiti e che nel rogo c’erano “non piccole quantità di scacchieri e simili altri strumenti di Satana”.

Kotov2 Fino a quando Giovanni dè Medici, giovane grande appassionato di scacchi , nel 1513 divenne papa con il nome di Leone X. Negli otto anni del suo pontificato, Leone X protesse il gioco e ne favorì la diffusione, anche nell’ambito delle strutture ecclesiali. La sua passione fu tale da essere segnalata perfino nell’opera “Storia dei Papi” del Pastor. E in un volume della fine del 1500 si trova poi questa citazione: “ Papa Leone era solito abbandonare la partita quando era inferiore; ciò mostra la sua abilità, poiché egli vedeva molto tempo prima ciò che doveva accadere; e quando si accorgeva che la sua situazione era disperata, si confessava vinto”.
Kotov3 Grazie all’influsso di Leone X  Santa Teresa d’Avila, anche lei abile giocatrice, parlò positivamente degli scacchi nella sua opera “Il cammino alla perfezione”, scritta tra il 1564 e il 1566, aprendo la via alla definitiva opera di San Francesco di Sales. Il 14 ottobre 1944 il vescovo di Madrid ha proclamato Santa Teresa di Avila patrona degli scacchisti.

Così dal 1609 l’intervento divino sulla scacchiera è ufficializzato e dal 1944 si può richiamare anche l’attenzione della santa protettrice del gioco…: …a Dio piacendo!!

Un grande maestro vittima di questi interventi divini sulla scacchiera fu sicuramente il russo Kotov!!

Kotov4 Kotov5

Aleksandr Aleksandrovič Kotov (Tula, 12 agosto 1913Mosca, 8 gennaio 1981); scacchista e grande ammiratore di Alekhin, si mise in luce nel 1939 nell’11° Campionato Sovietico di Leningrado, classificandosi al 2° posto dietro a Mikhail Botvinnik. Si trasferì a Mosca negli anni trenta per studiare ingegneria. Occupò spesso alte cariche nella Federazione scacchistica sovietica. Divenne Grande Maestro nel 1950, quando la FIDE istituì ufficialmente il titolo; giocò in due olimpiadi: Helsinki 1952 e Amsterdam 1954, entrambe vinte dalla squadra sovietica.

Kotov6Emblematico il  racconto di un suo torneo giovanile a Tula contro un certo Golubev: ”Avevo il Nero, ed una posizione completamente vinta. Ero infastidito dal fatto che il mio avversario, non abbandonasse, sebbene avesse praticamente un Torre in meno e continuasse ad invocare chi sa chi o chi sa cosa.

Era il mio turno di muovere, e decisi che la gioia della vittoria non poteva più essere rimandata: così giocai senz’altro la mossa più ovvia possibile, catturando il suo Alfiere con la mia Torre. Immediatamente, l’altro Alfiere guizzò nell’aria e si abbatté come un fulmine in d8. Quindi, con gesto concitato, il mio avversario mise in moto l’orologio e guardò trionfante la gente che seguiva la partita… esclamando: …a Dio piacendo!!

Principali risultati di Kotov:

Nota (1): a Venezia 1950 perse solo una partita su 15, contro Enrico Paoli

…a Dio piacendo!!

avatar Scritto da: Mandriano (Qui gli altri suoi articoli)


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4 Commenti a Scacchi, preghiere e… Kotov!!

  1. avatar
    Biker 20 Dicembre 2009 at 20:29

    Articolo da incorniciare, è possibile? 🙂

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    Mandriano 20 Dicembre 2009 at 20:59

    Sempre troppo buono mitico biker!!… avanti!!

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    elis 27 Settembre 2011 at 17:13

    bellissimo articolo

  4. avatar
    Jas Fasola 6 Maggio 2012 at 20:24

    Formidabile. Complimenti Mandriano!
    Pero’ non sono sicuro che Kotov perse quella partita… su Ad8+ Re6; Axg5 Tf8 e poi g5-h5 e, con qualche Santo in Paradiso…

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