Buenos Aires è un sogno americano, è impazzire nello sfrecciare dei taxi gialli, è cullarsi nel sorseggiare un bicchiere di “mate” o un succo di “naranja”, nel lanciare la canna da pesca ed aspettare fermi per ore lungo una delle banchine del Rio della Plata o nel girovagare fra le casette rosse e blu dei marinai de “La Boca”.
Buenos Aires è tango e passione, pallone e polo, Buenos Aires città cosmopolìta prima e più di ogni altra, Buenos Aires figlia della fantasia e della fatica di mercanti genovesi, Buenos Aires dalle larghe avenidas, dalle fiere dei gauchos, dai mercati del cuoio, Buenos Aires polvere e altare.
Ed Evita Perón.
Qui gli scacchi spesso piangono nella penombra dei grattacieli di Puerto Madero e nelle affollate caffetterie. “Los Porteños” (come chiamano gli abitanti di Baires) brillano per pochi momenti, come l’intera nazione, uno dei quali con Oscar Panno.
Di Panno mi piace ricordare questo istruttivo finale, esemplare sul tema dell’inchiodatura.
E’ la Panno-J.Bolbochan, Villa Segeli 1971:
Avete trovato la via più diretta per vincere? Eccola:
39. Tb8!, Td5 (se …. Txb8; 40.Axe5) 40. Td6! (se ora ….Txd6; 41.Axe5+,Tf6; 42.Tb6) Axb2 (il nero non può liberarsi che dando la qualità, ma la partita è ormai compromessa) 41.Txd5,Axa3 42.Ta5 1-0
Oscar Panno, classe 1935, fu campione mondiale junior nel 1953. Ma in Argentina, e non soltanto a Buenos Aires, si attende un nuovo campione da troppo tempo.
Eppure, almeno due grandi giocatori europei han voluto amare Buenos Aires, viverla e morirvi: Moishe Mieczyslav (Miguel) Najdorf e Bent Larsen.
Eppure, a Buenos Aires sono state organizzate, in un passato ormai lontano, importanti manifestazioni e disegnati tramonti e splendori.
Eppure, c’è stato qualche celebre argentino che ha saputo apprezzare e cantare gli scacchi.
Come Jorge Luis Borges (nato a Buenos Aires nel 1899), che al “nobil giuoco” dedicò intensi versi:
“Tenue re, sghembo alfiere, accanita regina, torre diritta e pedone scaltro
sopra il nero e il bianco sentiero cercano e combattono il loro scontro armato.
Non sanno che la mano designata del giocatore comanda il loro fato,
non sanno che un rigore adamantino regge il loro arbitrio e il loro viaggio.
E pure il giocatore è prigioniero di un’altra scacchiera di nere notti e bianchi giorni.
Dio muove il giocatore, e questi il pezzo.
Quale Dio, dietro Dio, dà inizio alla trama di polvere e tempo e sogno e agonia?”
Che Borges voglia farci pensare che Buenos Aires sia stata bivio e bussola della storia del gioco e delle genti forse non per caso ma per disegno divino?
Infatti nel 1927 Buenos Aires assisté all’esplosione di una stella, Alekhine, che detronizzò un vecchio Re, Capablanca. Nel 1939 ospitò un’Olimpiade amara e dai tristi presagi, vinta dalla Germania. Nel 1971 vede il trionfo di una nuova stella, Fischer, che annichilisce Petrosjan per 6,5 a 2,5 e prepara la “sfida del secolo” con Spasskij.
Cantava Francesco De Gregori “le Donne vanno e vengono nel porto di Buenos Aires”.
Non solo le Donne, ma (ora lo sappiamo) anche i Re e le stelle.
Mi accorgo di essermi smarrito tra le avenidas… Mi auguro di non trovare più la strada!!! 😉 😉