“il faut le faire tous les jours, il faut que ce soit aussi facile et naturel pour l’artiste que de voler pour un oiseau, et on n’imagine pas un oiseau dire: eh bien, je suis fatigué aujourd’hui, je ne vais pas voler“
I miei raggiungimenti in campo linguistico, per quanto riguarda la lingua tedesca, son stati all’incirca pari a quelli musicali in campo violinistico, ovvero pressoché nulli, ma per entrambe le cose ho sviluppato la passione di una vita grazie alla figura di un artista come non ce ne son stati tanti nel ‘900. Mi riferisco a quella figura leggendaria dell’arte e della cultura che è stato Yehudi Menuhin…
Tutto risale ad un’intervista che ebbi modo di ascoltare alla televisione svizzera, in lingua tedesca, sul principio degli anni ’70 in cui il leggendario artista, piuttosto schivo e poco incline a parlare di sé, condusse l’intervistatore a discutere soprattutto dell’importanza dell’insegnamento culturale, e musicale in particolare, per le giovani generazioni, e con grande semplicità, esprimeva concetti e pensieri profondi di arte e non solo. Si considerava cittadino europeo quando l’Europa unita era, allora come forse anche oggi, qualcosa di assai lontano da venire e, rammento, rimasi così affascinato dallo spessore di questa figura artistica, che emanava un fascino carismatico e autenticamente magnetico, come da poche altre in seguito mi successe di avvertire in modo anche lontanamente paragonabile.
Menuhin parlando della sua attività concertistica si divertiva ad ironizzare che non possedeva né “l’eleganza vellutata di Fritz Kreisler, né tantomeno la sonorità di Mischa Elman e neppure la sublime tecnica virtuosistica di Jascha Heifetz” e probabilmente aveva ragione ma forse nessuno di questi tre monumenti del violino riuscì mai a ed esprimere la profondità interpretativa e a racchiudere al tempo stesso un tale amore ed una tale dedizione verso l’arte e la musica in senso universale quale quella che la figura del grande musicista di origine bielorussa poteva trasmettere a chiunque. Un artista a tutto campo, colto, raffinato, poliglotta e ambasciatore della musica e della cultura del mondo.
Tra i tanti interessi che coltivò nella sua intensa vita di artista immortale Menhuin fu anche grande appassionato di scacchi, come pure altri celebri violinisti, lo stesso Elman, David Oistrakh, Zino Francescatti, Toscha Seidel… ascoltiamoli…
Musica, scacchi, vita, cultura. Uno dei tanti pregi del blog…
Sto per inviare alla MegaRedazione due brevi biografie dedicate a due fratelli per i quali la musica (ed in particolare il violino) e gli scacchi furono quasi ragione di vita. Nella mia sconfinata ignoranza in tema di musica conoscevo comunque il nome e la fama di questo grande artista. Grazie!
Fratelli svizzeri?
Bravo Luca! Si tratta di Paul e Hans Johner.
Grande Martin. Molto interessante per me che conosco poco nel campo violinistico!
Ho molto apprezzato che il cuore dell’articolo fosse dedicato alla bellissima Ciaccona di Vitali, null’affatto inferiore all’omonima e ben più celebre composizione del genio della Turingia ma, parlando di Menhuin, occorre l’invito all’ascolto di almeno una delle sue più significative interpretazioni.
Grazie.
Luigi
Grazie, in effetti parlando di Menhuin ci sarebbe da ascoltare estasiati per una vita intera…
Visto che ha citato Bach e siccome uno degli altri miei amori è proprio il grande David Oistrakh,
possiamo gustarci questo raro video di quel capolavoro assoluto che è il concerto per due violini in re minore.
I pezzi di Martin sono sempre particolari e questo non fa eccezione
Che pezzo di eccezionale interesse, Martin!