Confessioni di un malandrino

Scritto da:  | 22 Dicembre 2009 | 10 Commenti | Categoria: Zibaldone

È l’età, questa, in cui è facile ammalarsi d’infanzia e di ricordi.

Malandrino1Avevo quindici anni. Sapevo giocare solo lampo. Delle aperture conoscevo solo i nomi. Potevo dirvi a memoria l’elo di Rosendo Balinas o di Hector Rossetto, come la carriera calcistica di Massimo Palanca o di Giuliano Musiello. Ma non avevo mai visto una partita del match Spassky-Fischer, non sapevo come giocare contro un pedone isolato, non percepivo nemmeno la forza della coppia degli Alfieri, sebbene fossi Candidato Maestro.

Avevo quindici anni quella sera che giocammo ad un bar di Sarzana un forte torneo lampo. Che chissà come riuscii a vincere. Ma commisi un peccato, che a distanza d’anni confesso. Benché in testa al torneo, prima di una partita contro un non classificato, di cui ricordo ancora il nome, si chiamava Aiello, fui colto da un raptus, da un impulso improvviso, assurdo, irrazionale. Presi l’orologio e misi a me cinque minuti ed al mio avversario, che ancora non era alla scacchiera, quattro. Così, senza un motivo. Non avevo mai compiuto quel gesto, nemmeno in una partita amichevole. Fatto sta che gli assegnai quattro minuti. Il mio avversario arrivò alla scacchiera tranquillo, sorridente; inconsapevole mi porse la mano e subito mi chiese: “Ti dispiace se mettiamo l’orologio alla tua destra, che sono mancino?” Era mancino…

Rimasi di sale.  Non so con quale espressione afferrai l’orologio per disporlo alla mia destra. La birichinata che avevo messo in atto si ritorceva subito contro di me, con un effetto boomerang spiazzante, dai risvolti fantozziani, grotteschi, imprevedibili. Mi sentii un verme, mentre aprivo 1.e4 con già un minuto in meno sull’orologio. Pattai per miracolo, dopo essere stato a lungo in svantaggio. Una severa lezione morale.

E dire che ne avevo già viste di belle. In un semilampo a Pontedera nel 1987 a dare spettacolo furono il pisano Antonio Metrangolo ed il fiorentino Maurizio Tocchioni, fratello maggiore del più noto Doriano. Erano tempi dai regolamenti incerti, con arbitraggi casalinghi e largo spazio ad interpretazioni personali, se non umorali.

Ecco l’episodio.

Metrangolo va a promozione, ma non sostituisce il pedone con una Donna. Alla successiva prosegue annunciando scacco con il neopromosso pedone, spostato ora al centro della scacchiera. Tocchioni si alza e chiama l’arbitro, il buon Nazareno Tartabini, panettiere di Perignano, Pisa.

“Arbitro, il mio avversario sostiene di darmi scacco con questo pedone!”, esclama Tocchioni.

“Non è un pedone, è una Donna…”, replica Metrangolo.

“Questa è una Donna?? Questo è un pedone!!”, ribatte Tocchioni.

Metrangolo cerca di spiegare che in precedenza era andato a promozione, ma non sembra riuscire ad essere convincente. L’arbitro Tartabini, sconcertato, non riesce a porre termine alla querelle. Alla fine propone di decidere l’esito della partita con un testa o croce, soluzione a suo modo di vedere salomonica. La moneta, che non conosce il risultato del pari, assegna il punto a Tocchioni, per la cronaca.

Malandrino2D’altronde anche Garry Kasparov ha i suoi scheletri nell’armadio. Nel 1994 a Linares contro Judit Polgar, toccò un pezzo, per l’esattezza un Cavallo, effettuò la mossa sbagliata per ritirarla immediatamente, appena accortosi del grave errore. La “prova televisiva” di un’emittente spagnola confermò il fattaccio.

Un vizio, quello di ritirare il tratto appena giocato, che fece meritare al Grande Maestro Milan Matulovic l’appellativo di “Jadubovic”: una delle sue bravate scatenò addirittura una rissa col G.M. ungherese Istvan Bilek, che non accettava certo di buon grado che l’avversario tornasse indietro di una mossa, rimettendosi in moto l’orologio!

Come dire, chi è senza peccato scagli… il primo pedone!

Malandrino3Il Grande Maestro di origini australiane, ma americano d’adozione, Walter Browne, tra i migliori scacchisti occidentali negli anni’70, al torneo di New York del 1985 pare che scagliasse davvero un pezzo in mezzo alla sala di gioco. Si trattava della Regina del suo avversario, il M.I. Bernard Zuckermann, che stava per recuperarla andando a promozione! La scorrettezza, avvenuta in un drammatico zeitnot, costò diversi secondi a Zuckermann, che perse poi per il tempo!

Malandrino5

Ma il migliore tra tutti resta il “ladro gentiluomo” che si trovò ad affrontare il M.I. olandese Hans Bouwmeester durante una simultanea. L’avversario di Bouwmeester adottò dopo 1.e4 e5 2.Cf3 la sconveniente 2…f6?, nota come Difesa di Damiano, o nei paesi slavi con lo strano nome di Gambetto Bastardo. Bouwmeester naturalmente rispose con la confutazione 3.Cxe5. Al che il malandrino, accortosi dei disastri derivanti da una deprecabile 3…fxe5, pensò bene di giocare 3…De7, ma con un’accortezza: togliere il pedone bianco da e4, inchiodando così il malcapitato Ce5! Bouwmeester rimase esterrefatto, tuttavia per non entrare in polemica con lo sconosciuto, proseguì senza fiatare, convinto di riuscire alla distanza ad avere la meglio contro lo smaliziato avversario. Ma le sorprese non finiscono qui. Al giro successivo il furbacchione catturò ovviamente il Ce5, ma con una straordinaria sorpresa: il pedone in e4 del Bianco era magicamente ricomparso! Una vera mossa da punto esclamativo!

avatar Scritto da: Riccardo Del Dotto (Qui gli altri suoi articoli)


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10 Commenti a Confessioni di un malandrino

  1. avatar
    Martin Eden 22 Dicembre 2009 at 10:14

    Articolo da antologia! Grazie per aver condiviso, oltretutto in maniera così oggettiva ed onesta, questi ricordi. Il vero Campione, come Bilguer74, si nota anche in questo…

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    Biker 22 Dicembre 2009 at 11:50

    La storia capita a Bouwmeester è veramente incredibile! 😀

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    Mandriano 22 Dicembre 2009 at 12:38

    E’ proprio lui, il regista, quello che detta i tempi, maestro in tutto… alla Falcao ti piace Bilguer?? Fenomeno era fenomeno il brasiliano…

  4. avatar
    Bilguer74 22 Dicembre 2009 at 23:26

    Negli anni’80, da ragazzino tifoso juventino da tre generazioni… beh non l’avrei presa bene! Ma oggi, a debita distanza, il paragone con Falcao non può che lusingare. Giocatori di quel genere, ormai non se ne vedono più. Estinti. Comunque sia… io facevo il portiere… e la cosa fa sorridere tutti… perché sono cecato ed infatti non ne prendevo una!

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    Mandriano 23 Dicembre 2009 at 00:43

    Chilavert… portiere, goleador, regista, capitano in campo e fuori del Paraguay!!!…senza occhiali ovviamente!!

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    Bilguer74 23 Dicembre 2009 at 11:09

    Mi è andata bene… Temevo di essere paragonato a Valerio “saponetta” Fiori :)
    E tu Mandriano in che ruolo ti vedi?
    Non mi dire a centrocampo, sennò la battuta viene troppo facile: “Una vita da Mandriano!” :)

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    barbara 1 Gennaio 2010 at 22:07

    E pensare che imponi eleganza e correttezza ai tuoi ragazzi!!!
    “Fate quello che dico e non fate quello che ho fatto!!!”
    Tre tue fans sfegatate

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    Alekhine97 3 Gennaio 2010 at 15:56

    Pazzesca e me la storia di Bernard Zuckermann….comunque un bell’articolo…

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    danieleg 6 Gennaio 2010 at 11:21

    ecco perchè quando giocate a scacchi dovete aver fatto almeno uno-due anni di arti marziali!

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    Alessandro L. 15 Gennaio 2010 at 14:13

    Bell’articolo bilguer.
    Cmq mi si spiegano un monte di cose: in effetti sono sicuro che ogni volta che ho perso una partita a scacchi (vale a dire la maggior parte delle volte che ho giocato) il mio avversario ha sicuramente ingannato senza che io me ne accorgessi. complimenti a lui, non posso dargli torto. se avesse giocato correttamente d’altra parte avrebbe perso.

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