i Re degli scacchi: Max Euwe

Scritto da:  | 9 Gennaio 2012 | 12 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri

La prima sfiga di Machgielis Euwe fu quella di detenere la corona di campione del mondo tra due mostri inarrivabili: il mitico Alekhine ed il colossale Botvinnik. Un vaso di terracotta tra due vasi di ferro. La seconda risiedette nella sua semplice, grigia, monotona normalità. Niente colpi di testa, niente tic, niente bizzarrie a rendere colorita la sua vita di pur ottimo insegnante e studioso di matematica. Molte attività, è vero, da pugile a nuotatore, da aviatore ad autore di numerose pubblicazioni, tutte svolte, però, con quella razionalità e quel pacato buonsenso espressi anche nel gioco degli scacchi che non attirano certo le simpatie dei biografi. E la pochezza di studi sul Nostro (si fa per dire), in relazione a quella dedicata ad altri campioni, sta a dimostrare la modestia dell’interesse suscitato. Insomma Max Euwe sembra proprio il parente povero della regale tribù dei Grandi Cervelloni della scacchiera. Anche perché il suo regno dura lo spazio di un mattino. Un paio di anni, dal 1935 al 1937 dopo avere strappato lo scettro mondiale al già citato Alekhine.
Ma come era riuscito nell’impresa? Facciamo un passo indietro per vedere cosa aveva combinato in campo scacchistico prima dell’incontro fatale. Nasce a Watergraafsmeer, oggi sobborgo di Amsterdam, il 20/05/1901. Bambino prodigio, impara gli scacchi a sei anni dalla madre ma non viene buttato in giro a fare il fenomeno da baraccone come succede spesso in simili casi. A 20 anni diventa campione d’Olanda, titolo che mantiene per molto tempo ininterrottamente. Grande Maestro a 27 anni ad un certo punto arriva per lui il momento di un ripensamento su ciò che deve fare nella vita: lasciare gli scacchi per dedicarsi anima e corpo all’insegnamento di matematica, o continuare anche lungo questa via.
L’incontro del destino, quello che lo porta a fare una scelta risolutiva avviene con Hans Kmoch, Maestro e teorico austriaco stabilitosi in Olanda che lo convince a tenere duro e a lanciare addirittura la sfida al campione del mondo. Kmoch non sarà stato un fior fiore di giocatore (più noto come didatta è da ricordare il suo libro “I pedoni anima degli scacchi” pubblicato dalla Prisma) ma era senz’altro un tipo tosto e risoluto che andava al sodo e sapeva convincere le persone. D’altra parte non si vedono in giro altri degni pretendenti se non il sorprendente Flohr. Anche perché quello vero, quello giusto (leggi Capablanca) è oculatamente evitato dal detentore del titolo. Il match viene fissato per l’autunno del 1935 ad Amsterdan. C’è un anno e mezzo di tempo per la preparazione che sarà fisica, teorica e pratica, preparata minuziosamente nei più piccoli dettagli: studio delle aperture, partecipazione a vari tornei assistito da due secondi di eccezionale valore come Maroczy e Floh. Gli olandesi sembrano impazziti, un po’ come è succederà a noi italiani per la vittoria al campionato del mondo di calcio del 1982, scendono per le strade, svaligiano i negozi di tutto quello che può ricordare in qualche modo il nobile gioco. Un entusiasmo per Re e Regine che si protrarrà nel tempo dando frutti importanti allo scacchismo di questa nazione. Chi fosse Alekhine non c’è bisogno che lo spieghi ai lettori. Basta ricordare che strappa lo scettro all’inimitabile Capablanca nel 1927, in seguito strapazza letteralmente lo sfidante Bogoljubow nel 1929 e nel 1934, e inanella una serie di splendidi successi nei tornei di Sanremo, Bled, Berna che lo convincono, se ancora ce ne fosse bisogno, di essere il più forte del mondo.
Il 3 ottobre 1935 inizia il match. La sfida si svolge in varie città dell’Olanda, l’assegnazione del titolo si basa su trenta partite. L’andamento dell’incontro è altalenante con iniziale fuga di Alekhine che passa addirittura a condurre per dieci a quattro. Lo sfidante tiene bene con il Bianco ma rivela grossi problemi con la difesa Francese. Decide di cambiare repertorio e di difendersi spingendo di due passi il pedone di Re. E’ la mossa giusta. Si passa a 12 a 12, poi si arriva a 14-12, il finale è +9=13-8 per Euwe. Un trionfo, anche se ottenuto con la differenza di un solo punto, che molti spiegano più con la crisi del campione che con la forza dello sfidante. Lasker afferma che le facili vittorie precedenti lo hanno reso troppo sicuro di sé, che non è più abituato a risolvere gli intricati enigmi sulla scacchiera e non si è portato dietro nessuno che lo aiuti. Inoltre beve, fuma come un turco, sente nostalgia della patria, ha problemi familiari, è sofferente di cuore. Notizie che già sappiamo e sulle quali è inutile insistere.
Nel periodo che va dalla fine del primo incontro all’inizio del secondo tutti e due i giocatori partecipano ad alcuni tornei senza però entusiasmare. Soprattutto il nuovo sfidante sembra in declino tanto che la FIDE preme per un confronto tra il campione del mondo e il già citato Capablanca. Ma Euwe ha una sola parola e la vuole mantenere. Alkhine sarà ancora il prossimo avversario, anche perché pensa proprio di batterlo! E’ lui stesso a raccontarcelo “Come ho già ammesso, ero fiducioso ed ottimista prima del match del 1937, ed avevo ragione di esserlo. Dopo il match del 1935 avevo partecipato a tre tornei ai quali aveva preso parte anche Alekhine e sempre ero finito davanti a lui. Anche i risultati personali mi vedevano in testa, né Alekhine aveva fatto meglio negli altri tornei“. Il campione russo è in splendida forma. Botvinnik ci fa sapere che nel torneo di Nottingham del 1936, quando sulla scacchiera si materializzava una posizione complicata, l’illustre avversario, dopo avere effettuato la mossa, si alzava ed iniziava a girare intorno al tavolo come un nibbio dimostrando sia la poca correttezza ma anche la ferma volontà di prevalere. Ha smesso di fumare, appare fresco e roseo, lucidato a puntino. Un altro uomo o, se vogliamo, un uomo rinato.

1937: il match di rivincita con Alekhine

Il 5 ottobre del 1937 a l’Aja inizia la rivincita su trenta partite. Questa volta ha portato con sé un “secondo” di valore, il Grande Maestro Eliskases e si è ben preparato nello studio delle aperture. Tanto ben preparato che nel sesto incontro sacrifica un Cavallo in una nota variante della difesa Slava. Euwe è perplesso, non si fida della cattura che lo condurrebbe a incredibili complicazioni e perde la partita. Il campione del mondo è assistito da un tris di cervelloni niente male: Flohr, Grunfeld e Kmoch che non gli evitano, però, la sconfitta. Resiste nella prima parte, poi deve cedere per un secco quindici e mezzo a nove e mezzo. A fine match riconosce con la sportività che gli è propria la superiorità dell’avversario “Alekhine ha ristabilito la sua reputazione di più forte giocatore di scacchi vivente, ed ha confermato di essere anche il più grande scacchista di tutti i tempi!”.
Non è che la storia di Euwe finisca qui. Basta sfogliare una qualsivoglia enciclopedia per notare una buona serie di vittorie e piazzamenti nei più forti tornei internazionali. Nel 1948 torna in lizza per il titolo mondiale ma rimane all’ultimo posto nel match organizzato per designare lo sfidante. Viene eletto presidente della FIDE nel 1971, incarico che mantiene per un decennio fino al 1981, anno della sua scomparsa.
Euwe è stato un grande studioso di teoria il che me lo rende più simpatico. Ci ha lasciato, senza citare altre pubblicazioni, ben 12 volumi di teoria delle aperture, altrettanti sul centro partita e otto volumi sui finali. Buon giocatore di match ha incontrato i più grandi campioni del tempo perdendo spesso solo di misura. Su di lui circola la frase lapidaria di Vincenzo Castaldi “Euwe è stato il più grande giocatore senza talento” che sicuramente colpisce per la sua efficacia. Totò diceva, storpiando di proposito la grammatica, “Signori si nasce. Ed io lo nacqui”. Con i suoi lineamenti regolari ed il portamento impeccabile Il sig. Machgielis Euwe sarà stato anche sfigato e senza talento, ma rimane pur sempre uno dei più grandi campioni della storia degli scacchi. Rimane, soprattutto, un signore. Un vero, inappuntabile signore.

Il solito sentito e doveroso ringraziamento a L’Italia Scacchistica ed al suo direttore il Mº Adolivio Capece.

avatar Scritto da: Fabio Lotti (Qui gli altri suoi articoli)


12 Commenti a i Re degli scacchi: Max Euwe

  1. avatar
    Marramaquìs 9 Gennaio 2012 at 09:06

    … e il solito ringraziamento di noi lettori all’ottimo Fabio Lotti per questo interessante ritratto.
    Mi ha soltanto sorpreso un poco la definizione di Euwe quale “sfigato”. Avevo avuto sempre in mente l’immagine di un signore serio, capace, intelligente e fortunato … o comunque non sfortunato.
    Sbagliavo?

  2. avatar
    Fabio Lotti 9 Gennaio 2012 at 09:58

    “Sfiga” in corsivo o tra virgolette come per dire averla quella di sfiga!

  3. avatar
    Mongo 9 Gennaio 2012 at 10:26

    Bravo Fabio… Ma non c’era alcun bisogno che io lo sottolineassi!! 😉

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    Fabio Lotti 9 Gennaio 2012 at 10:30

    Hai fatto bene, vecchia volpe!…:-)

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    Claudio E. 9 Gennaio 2012 at 11:06

    Vedi Fabio, il problema maggiore di Euwe ( a Torino dicono Iuve) è quello di non essere stato ( come ammise la bella Belen in una intervista di adorare gli uomini ” belli e dannati” ) nè sfortunato ( forse sfigato in quel senso si ) nè dannato, ma normale; e questo evidentemente il tributo da pagare verso quegli appassionati scacchisti in abito ” noir” un pò maso un pò sado. Comunque bell’articolo. ……Finalmente

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    Luca Monti 9 Gennaio 2012 at 11:49

    Super ! 😛

  7. avatar
    fds 9 Gennaio 2012 at 12:48

    Racconto gustoso.
    Solo per precisazione, si racconta che lo zar Nicola II aveva onorato i cinque finalisti del torneo di San Pietroburgo 1914 (Lasker, Capablanca, Alekhine, Tarrasch e Marshall) del titolo di Grande Maestro.
    Tale riconoscimento FIDE è diventato ufficiale nel 1950, quindi a 27 anni non credo che il nostro ne sia entrato in possesso.

    Ciao

  8. avatar
    Fabio Lotti 9 Gennaio 2012 at 13:16

    @Claudio Evangelisti
    Grazie del complimento anche se quel “…Finalmente” mi lascia nel dubbio di avere scritto fino ad ora solo stronzate…:)

    • avatar
      Claudio E. 9 Gennaio 2012 at 14:26

      Il dubbio è una virtù cristiana che suscita sentimenti controversi, condivisibili o inappropriati, da non sottovalutare mai. Il complimento è comunque sincero, cristallino, speso bene.
      Un ammiratore a corrente alternata.

  9. avatar
    Fabio Lotti 9 Gennaio 2012 at 15:11

    Lo so, lo so, gli schiribizzi che ogni tanto mi escono fuori non piacciono (giustamente) a tutti. Apprezzo la sincerità.

  10. avatar
    Marco Lantini 12 Gennaio 2012 at 16:54

    “L’andamento dell’incontro è altalenante con iniziale fuga di Alekhine che passa addirittura a condurre per dieci a quattro.”

    Francamente mi pare eccessivo – Alekhine che si fa rimontare sei punti ! – e non mi risulta. Sicuro che non siano stati al massimo tre (dopo la 9 partita) ?

    Ma a parte questo grazie per il bellissimo articolo

  11. avatar
    Fabio Lotti 12 Gennaio 2012 at 17:59

    Guarda Marco ho scritto questo ed altri pezzi per “L’Italia Scacchistica” molti anni fa e dunque, scusami, ma non ho voglia di verificare.
    Grazie per i complimenti.

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