i Re degli scacchi: Anatolij Karpov

Scritto da:  | 10 Aprile 2012 | 5 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri

Trinets, Cecoslovacchia, 1967. Gli organizzatori di un torneo internazionale di scacchi attendono alla stazione il treno proveniente da Mosca. La Federazione sovietica, organismo onnipotente ma affetto da frequenti disguidi burocratici, ha promesso l’invio di due rappresentanti dell’URSS, in risposta all’invito cecoslovacco. Dal treno scendono due ragazzi poco più che quindicenni che si dirigono verso il luogo convenuto per l’appuntamento. Il più piccolo dei due, un ragazzino imberbe di corporatura gracile ma dal volto freddo e compassato, si presenta educatamente: “Buon giorno siamo inviati dalla Federazione sovietica per partecipare al vostro torneo giovanile”. Gli organizzatori impallidiscono e uno di loro farfuglia: “Ma come, deve esserci un equivoco: il nostro non è un torneo giovanile, ma una importante manifestazione internazionale, con diversi fortissimi maestri!”. E adesso chi glielo dice ai russi che hanno mandato due poveretti al macello? Il giovanottello non si scompone e replica: “Non preoccupatevi, farò in modo di vincere il torneo lo stesso, per non creare problemi a nessuno” (J. Estrin “La parola ai campioni del mondo”, Prisma, Roma 1993, pag. 171). E la promessa è mantenuta. Karpov, l’esile fanciullo, si piazza primo e alle sue spalle, ex aequo, il suo amico Kupreichik. E’ l’avvio di una grande avventura. All’inizio l’ho odiato, lo confesso. Un odio sportivo naturalmente, o meglio una specie di rancorosa irritazione per avere usurpato, così credevo, il trono “abbandonato” di Fischer. Ebbi la netta sensazione di un furto perpetrato a danno dello scacchiamo occidentale, a cui il mitico Bobby (oggi un po’ meno mitico) aveva ridato dignità e splendore. Un impatto duro, estremamente negativo. Il suo aspetto, poi, contribuiva ad accrescere questa istintiva, superficialissima ed errata valutazione: tutto lindo, preciso, asettico, con una faccia da primo della classe in cui era difficile scorgere un qualche pur vago fremito di umana commozione. Il “ghiacciolo di Mosca” fu l’appellativo coniato (e allora mi parve azzeccatissimo) per esprimere la sua compassata e indecifrabile personalità. Il nostro Campione nasce a Zlatoust negli Urali il 23 maggio 1951 e fin da bambino, a quattro anni, incomincia a fare la conoscenza di Re e Regine sotto la guida premurosa del padre. E’ fatta, il destino è compiuto. Il ragazzo promette bene, il grande Botvinnik lo prende sotto le sue ali e lo fa crescere. A quindici anni diventa Maestro. Poi traccheggia un po’ ma nel 1970 si laurea Grande Maestro. Ha inizio la sua strepitosa carriera: primo al torneo di Mosca del 1971 e poi ad Hastings, a San Antonio, a Leningrado e a Madrid negli anni successivi. Il 1974 è un anno particolare perché iniziano gli incontri per il torneo dei Candidati al titolo mondiale detenuto dall’americano Robert Fischer. Non è per Karpov una passeggiata dovendo affrontare tipetti come Polugaevskij, Spassky e Korchnoj. Soprattutto con il terribile Victor la lotta è particolarmente agguerrita. Si qualifica chi per primo vince cinque partite, oppure chi è in vantaggio di punti dopo ventiquattro partite. L’inizio è travolgente. Karpov riesce a distanziare l’avversario di tre punti, poi crolla, perde due incontri quando mancano solo tre partite alla fine. Con uno sforzo sovrumano si riprende e riesce a mantenere il vantaggio. Diventa lo sfidante di Fischer, l’americano che ha sbalordito il mondo scacchistico per la sua forza, per la sua straordinaria abilità. Molti lo danno perdente come Boris Ivkov che non lo ritiene ancora maturo, ma c’è anche chi ha fiducia in lui dato che il campione del mondo in carica da tre anni si è astenuto dal gioco competitivo tanto che Taimanov dichiara che “Fischer non può più essere lo stesso giocatore di un tempo”.

Con i suoi adorati francobolli

Con i suoi adorati francobolli

Poi si sa come andò a finire: le richieste impossibili dell’americano, la sua rinuncia al titolo che lasciò l’amaro in bocca a tanti suoi ammiratori, e quella specie di malumore verso Karpov che ho spiegato all’inizio. Anatolij, comunque, a dispetto di tutto e di tutti, diventa a ventitre anni il nuovo campione del mondo e onora in seguito il titolo con una serie impressionante di vittorie nei più forti tornei internazionali, tanto da far zittire anche i critici più stizzosi e accaniti. Che non la smettono, però, di punzecchiarlo di tanto in tanto per il gioco fatto (così dicevano) di passaggi stretti, di manovre lente, una specie di tic toc della scacchiera che muove la bocca allo sbadiglio. Intanto Korchnoj sta fremendo, se l’è legata al dito la sconfitta, colpa dei burocrati della Federazione che hanno fatto di tutto perché lo sfidante di Fischer fosse Karpov. Vuole la rivincita in ogni modo e ogni maniera “Rincorrerò Karpov per mare e per terra e lo inchioderò davanti alla scacchiera” dichiara ai quattro venti. Nella selezione dei Candidati fa fuori Petrossian, Polugaevskij e Spassky. Poi il match di Bagujo nelle Filippine nel 1978 finito +6=21-5 a favore di Karpov dopo una lotta durissima che non risparmia colpi di scena come l’apparizione nella sala da gioco di uno parapsicologo che avrebbe influito negativamente sul gioco dello sfidante. Dal 1979 al 1981 Karpov vince sette tornei di XV categoria. Tanto per gradire. Nel 1981 respinge ancora Korchnoj a Merano, questa volta più facilmente con un eloquente +6=10-3. Ma è in arrivo l’astro nascente Kasparov, il “ciclone” Kasparov con tutta la freschezza e la baldanza di un guerriero romantico. Nel torneo dei Candidati elimina facilmente Beljavskij, Korchnoj e il vecchi Smyslov. Ora davanti a lui non rimane che Karpov. A Mosca alle ore diciassette del 10 settembre 1981 ha inizio la prima partita. “Questo match, per la statura dei contendenti, è paragonabile ai più importanti avvenimenti di questo secolo, le sfide Alechine-Capablanca del 1927 e Fischer-Spassky del 1972” dichiara l’arbitro Gligoric. Il confronto è equilibrato ma non sono pochi quelli che prevedono una specie di vendemmia da parte dello sfidante. Come può la grigia Programmazione resistere alle bordate micidiali della Fantasia? Eppure dopo soli nove incontri Karpov conduce +4=5. Pare che abbia trovato il modo di imbrigliare il suo frenetico avversario che non riesce a far funzionare a dovere la sua Tarrasch con il nero nella apertura di Donna. Anzi, con questo sistema difensivo prende botte da orbi. Tutto facile? Niente affatto: dopo ventisei incontri +4=22, dopo quarantasei +5=40-1. Kasparov è in rimonta.

Il 15 febbraio la situazione è +5=40-3. Il match si trasforma in una telenovela, o meglio in una maratona dove non si vede l’arrivo. Per diventare Re degli scacchi occorre totalizzare sei vittorie. I contendenti sono in apnea e hanno l’occhio in trasferta dell’ubriaco. Si prevede un crollo improvviso di Karpov che pare quello più suonato. E qui l’evento inatteso. Il Presidente della Fide Campomanes ferma il match. Polemiche a non finire. Il gesto viene visto come il tentativo di voler salvare il campione del mondo stretto all’angolo. Si prepara un nuovo incontro su ventiquattro partite per il novembre 1985 da effettuarsi ancora a Mosca. Il tifo si divide, ma non certo in parti uguali. La maggioranza degli scacchisti, almeno quella occidentale, va in brodo di giuggiole per Kasparov e fa le linguacce quando si parla del “ghiacciolo di Mosca”. Karpov perde di stretta misura +3=16-5 e di nuovo è costretto alla resa nel terzo incontro del 1986 svoltosi tra Londra e Leningrado: +4=15-5, per un soffio! L’anno successivo è ancora lo sfidante ufficiale dopo aver battuto Sokolov +4=7. Questa volta è completa parità +4=16-4 ma, secondo i nuovi accordi, il titolo resta a Kasparov che già lo detiene. In questi quattro incontri su 120 partite il risultato è +16=87-17, una differenza di un solo punto. Incredibile! Ma non è finita qui. In qualità di sfidante sconfitto Karpov viene ammesso di diritto ai quarti di finale successivi. Sbarazzatosi di Hjartarson, Jussupov (il più coriaceo), e Timman, per la quinta volta consecutiva i due formidabili K sono l’uno di fronte all’altro, prima a New York e poi a Lione con l’occhio grifagno certo ma anche (mi immagino) con l’aria un po’ scocciata e depressa di chi si vede davanti sempre la stessa faccia. Ancora una volta Karpov perde di misura con undici punti e mezzo contro i dodici e mezzo di Kasparov. Questo è, se Dio vuole, il loro ultimo incontro.

Nel 1993 Kasparov, come sappiamo, in rotta con la Fide pensa bene di organizzare un suo mondiale e Karpov si ritrova ancora una volta senza muovere foglia campione del mondo. Da qui è iniziato un lento, decoroso declino. Ma come è veramente Karpov? Studente modello, laureato all’Università di Leningrado in Scienze economiche, lettore accanito e accanito collezionista di francobolli. Il primo impatto con lui è positivo “A chi lo incontra per la prima volta appare subito simpatico, soprattutto per i suoi occhi vivi e penetranti, che ne tradiscono la grande intelligenza. Poi il suo modo di fare, cortese e un po’ impacciato, contribuisce ad accattivargli molte simpatie” dichiara Adolivio Capece che lo conobbe per la prima volta in occasione delle Olimpiadi di Skopie nel 1972 poco dopo il match Fischer-Spassky (A. Capece “Le più belle vittorie del campione mondiale di scacchi Anatolij Karpov”, Feltrinelli, Milano 1975). Il giudizio personale, così come quello di tanti amanti della ninfa Caissa nei confronti del Nostro è ora diverso, la prima negativa impressione ha lasciato il posto ad una valutazione più ponderata e riflessiva, sia nei riguardi della persona che del suo gioco. Oggi, di fronte ai piani di battaglia in cui regna assoluto il Rischio e l’Avventura, tutti tesi a imitare l’inimitabile, a realizzare impossibili tatticismi e combinazioni, si sente il bisogno di ritornare ad una strategia meno violenta, più studiata, più sensibile e razionale, a quelle mosse imprevedibili, falsamente grigie ed incolori che sprigionavano la loro tremenda energia solo dopo un lungo cammino. Al gioco del grande Karpov insomma, arcano e superbo come il responso delle antiche Sibille.

Il solito sentito e doveroso ringraziamento alla prestigiosa rivista L’Italia Scacchistica!

avatar Scritto da: Fabio Lotti (Qui gli altri suoi articoli)


5 Commenti a i Re degli scacchi: Anatolij Karpov

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    Fabio Lotti 10 Aprile 2012 at 11:40

    Per i soliti amici amanti del giallo qui http://omardimonopoli.blogspot.it/2012/04/treni-pericolosi.html
    Un saluto mi fa sempre piacere.

  2. avatar
    Jas Fasola 10 Aprile 2012 at 14:44

    Tutte le partite di Tolia in quel torneo (Trinec o come si pronuncia Trinets) sono qui:
    http://www.chessgames.com/perl/chesscollection?cid=1015054

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    Fabio Lotti 10 Aprile 2012 at 15:19

    Grazie Fasola. Chiunque voglia aggiungere altri particolari sul grande campione è il benvenuto. Comunque benvenuto lo stesso anche se non aggiunge niente… 🙂

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    Ale 10 Aprile 2012 at 16:50

    bello..

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    BigOne 8 Marzo 2014 at 20:35

    Salve,
    ho visto che come torneo in evidenza avete messo il 17′ open di Primavera a Genova, io credo che il torneo in evidenza sia invece l’Open di Carnevale tuttora in corso, ove ci sono campioni come Vezzosi, Iudicello, Pelizzola e altri…

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