i Re degli scacchi: Robert James Fischer

Scritto da:  | 16 Ottobre 2015 | 82 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri

Il 1972 costituisce una pietra miliare per il gioco degli scacchi. Confinati da tempo immemorabile nell’angusto spazio degli specialisti, essi assurgono improvvisamente alla ribalta della cronaca mondiali per mezzo di due “attori” straordinari: l’americano Bobby Fischer ed il sovietico Boris Spassky. Come copione la “recita” per il campionato del mondo, come “teatro” Reykiavik, nella gelida Islanda. Tutti i riflettori sono puntati su questo avvenimento che travalica il puro interesse per il “nobile giuoco”. L’uno di fronte all’altro non stanno solo due Grandi Maestri di altissimo livello ma due nazioni, due società diversissime e antiteche tra loro: la democratica, aperta e libera America contro la opprimente, chiusa e gretta Unione sovietica. Così almeno viene visto e vissuto il confronto dalla opinione pubblica che si divide e tifa come in una partita di calcio.
Ma cosa era successo perché un “estraneo”, un occidentale, dopo tanti anni di scontri fra “consanguinei” dell’est riuscisse a diventare un pretendente alla corona mondiale?


Robert James Fischer, o meglio Bobby, come lo chiameranno amici ed ammiratori, nasce a Chicago il 9 marzo 1943 da Gerhard, fisico tedesco immigrato in USA e da Regina Wender, ebrea svizzera. Una unione infelice presto naufragata. Nel 1945 c’è il divorzio e la madre si assume il peso della gestione familiare mentre il padre sparisce del tutto, o quasi. Quattro anni più tardi il trasferimento a Brooklin dove la Wender svolge il suo lavoro di maestra elementare.
Bobby ha una sorella, Joan, più grande di tre anni ed insieme apprendono i primi rudimenti degli scacchi in modo del tutto occasionale “…dalle istruzioni allegate ad un omaggio unito ad una scatola di caramelle, acquistata nella pasticceria di casa”. (A.Bisguer “L’evolversi di una leggenda” in “Fischer, analisi di un genio” di R.G. Wade e K. S. O’Connell, Prisma, Roma 1989, pag. 45). Il Destino, si sa, mette le mani dappertutto e i cosiddetti “omaggi”, spesso bistrattati, talvolta servono pure a qualcosa. Il Nostro non è precoce come il bambino prodigio Reshevsky, che tante volte abbiamo ammirato nelle fotografie di rito giocare sulla punta della sedia fra una caterva di esperti, stralunati secchioni, ma guadagna ben presto terreno lasciando alle spalle il pur diabolico connazionale. Impossibile trascrivere tutta la fantastica carriera di Fischer e perciò ci limiteremo a fissare i punti più importanti.
A otto anni già frequenta il Brooklin Chess Club e poco dopo il prestigioso Manhattan Chess Club (chi avrebbe mai pensato che l’imberbe ragazzino immortalato proprio lì in una foto storica con l’indice della mano sinistra tra le labbra, in dubbio se muovere o meno la Regina nera, sarebbe diventato un giorno campione del mondo!) dove si fa, come si dice, le ossa. Nel 1956 vince il campionato dei giovani ripetendosi l’anno successivo. Nel 1958 ottenendo il quinto posto nel torneo internazionale di Portorose si laurea Grande Maestro. A soli quindici anni! In campo nazionale non ha praticamente rivali, le statistiche lo danno primo in ben otto campionati degli Stati Uniti. In quello internazionale si mette presto in mostra vincendo il torneo di Mar la Plata nel 1960, piazzandosi bene o vincendo altri tornei successivi, partecipa con onore a diverse Olimpiadi e nell’incontro URSS – Resto del mondo, svoltosi a Belgrado nel 1970, totalizza ben tre punti su quattro contro Petrosjan. Nello stesso anno vince i tornei di Zagabria, Buenos Aires e di Palma Di Maiorca nel quale distanzia il secondo classificato, un tipetto come Geller, di tre punti e mezzo. Fa letteralmente impazzire gli avversari nel gioco lampo dove non ha rivali.


Ciò che colpisce, tuttavia, non è solo il suo gioco ma la sua personalità capace di attirare l’attenzione dei mass media, di movimentare in qualche modo il quieto mondo degli scacchi con le interviste, gli articoli, le “bizze” che ritroveremo anche in seguito. Alto, bello, slanciato, un fisico da attore holliwoodiano, sicuro e impavido, quando non strafottente, egli entra come un ciclone nel regno compassato della ninfa Caissa. Diventa il simbolo del riscatto degli occidentali, il Vendicatore Solitario, colui che potrebbe mettere finalmente in crisi l’atavico impero russo.


E si arriva, così, al match dei candidati per il campionato del mondo del 1971 che ha come obiettivo la sfida a Spassky, il suo re. Bobby aveva già fatto vedere di che pasta fosse fatto (qualcuno lo aveva paragonato addirittura al mitico Capablanca con il vantaggio di un carattere più combattivo e votato alla vittoria). Il suo “stile universale” coniato dal terribile Viktor Kortschnoj, che verrà valutato appieno solo in seguito, avrebbe impressionato chiunque. Eppure ancora non era stata apprezzata del tutto la sua reale forza di gioco e prima dell’inizio dell’incontro “Botvinnik scrisse un articolo in cui valutava le chanches di Fischer con molta cautela e poca fiducia, sostenendo che l’americano era troppo condizionato dalla sua eccezionale memoria nell’approccio teorico e molto meno dotato della creatività e nella ricerca dell’originale” (L.Barden), dimostrando così di essere più forte come giocatore che come indovino.
I primi pretendenti, Taimanov e Larsen, vengono letteralmente schiantati con un secco sei a zero che lascia tutti i commentatori a bocca spalancata. I due perdenti non sono dei fighetti, delle mezze calzette qualsiasi ma hanno alle spalle un cursus honorum di tutto rilievo. Da far strillare di piacere Caissa. Anche se costruito con mezzi totalmente diversi. Il primo si è fatto apprezzare per il gioco elegante ed armonioso come le note che riesce a tirar fuori dalla tastiera del pianoforte; il secondo è un tattico indiavolato, un dinamitardo impazzito delle sessantaquattro caselle, unico, tra l’altro, ad avere sconfitto Fischer nel citato torneo di Palma di Maiorca. Si cercano delle spiegazioni, delle scuse e si trovano nel loro atteggiamento mentale troppo fiducioso ed ottimistico. Con Petrosjan, qualcuno sussurra, sarà un’altra cosa. Tigran è famoso per il gioco duro e coriaceo come la pelle d’un coccodrillo. Il “boa conscrictor” dell’est soffocherà lentamente nelle sue spire il damerino stelle e strisce. L’inizio dell’incontro sembra confermare questa valutazione: una vittoria, una sconfitta e tre patte di seguito. Il momento della verità arriva alla sesta partita. La difesa attendistica dell’armeno che lo aveva reso celebre in tutto il mondo non paga. Fischer prende il sopravvento e poi dilaga vincendo le restanti tre partite.


E’ fatta. Si giunge in un tripudio di gloria da parte di tutta la stampa mondiale all’incontro del secolo contro il calmo, gentile, compassato Boris Spassky in netto contrasto con la personalità devastante dell’americano che fa i capricci come un bambino viziato. Le richieste economiche, i diritti televisivi, la distribuzione delle camere, il contatto con il pubblico, la comodità delle poltrone, il tipo di scacchiera, quello dei pezzi e così via. Viene rimandata anche la data dell’incontro. Il bizzoso Bobby vede giusto in un’ottica più vasta intuendo che gli scacchi stanno per diventare un vero e proprio affare.
Sia come sia il match inizia con una delusione per gli ammiratori dell’americano che non si presenta nemmeno al secondo incontro. Poi c’è una Benoni tutta da ricordare con quel Cavallo così seducente in h5 che provoca la disfatta del sovietico seguita da un crescendo di patte e di vittorie fino a giungere all’undicesima partita, alla famosa variante del pedone avvelenato della Siciliana nella quale Boris riesce ad intrappolare abilmente la sconsiderata Regina dell’avversario. Un colpo da stendere un toro ma Fischer è ben temprato, non demorde. Seguono otto patte e due vittorie per lui. Il 1 settembre 1972 è campione del mondo! L’incontro viene visto un po’ dappertutto, si formano dei veri partiti a favore dell’uno o dell’altro giocatore, si accendono focose discussioni in gran parte del globo quadrettato. Anche la stampa italiana offre per la prima volta il suo contributo ad un evento scacchistico. Nascono i primi figli degeneri di Fischer tra cui anche il sottoscritto. Egli è all’apice della gloria. Il più forte di tutti. Si prospetta, finalmente, un lungo regno occidentale. Ma Fischer si ritira. Il resto non conta.

Quando ho scritto questo articolo il nostro Bobby era ancora vivo. Oggi conosciamo tutti come è stata la sua fine. Ognuno la giudichi come vuole. Noi salutiamo l’uomo e applaudiamo il campione che se n’è andato.

Il solito sentito e doveroso ringraziamento alla prestigiosa rivista L’Italia Scacchistica!

avatar Scritto da: Fabio Lotti (Qui gli altri suoi articoli)


82 Commenti a i Re degli scacchi: Robert James Fischer

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    Mongo 1 Maggio 2012 at 00:36

    Lotti il Magnifico. 😛

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    Zenone 1 Maggio 2012 at 08:49

    Sì, ognuno può pensare ciò che vuole del “dopo” ma il “prima” è imprevedibilità, divertimento e classe, fuori e dentro la scacchiera.
    Un vero “eroe” sportivo moderno, forse uno dei primi.

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    Tamerlano 1 Maggio 2012 at 09:20

    E il TG 1 dell’epoca in apertura dava (più o meno) la notizia che “Al Campionato Mondiale di scacchi l’americano ha aperto con il pedone d’Alfiere della Regina”…

    Auguri di un buon 1° maggio ed un saluto scacchistico a tutti i ‘figli di Fischer’, come me!

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      alfredo 1 Maggio 2012 at 13:51

      beh in effetti nella 5 partita bobby apri ( e non fu la prima volta nella sua carriera ) con c2 – c4 .
      Un po’ tortuosamente ma il tg1 aveva detto giusto . e ottenne una vittoria straordinaria . e cosi’ apri’ anche nella ottava e qui fu spassky a commettere un errore gravissimo .

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        alfredo 1 Maggio 2012 at 13:53

        mi correggo 6 . Bobby aveva il B nelle partite pari. la partita si sviluppò come una ortodossa poi , e questa fu poi penso la piu’ grande sorpresa del match

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        Tamerlano 4 Maggio 2012 at 18:00

        ciao alfredo (e scusa il ‘ritardo’;),
        la ‘tortuosità’ c’era perchè ‘traducevano’ dalla lingua inglese e che, oggi, a pensarci bene, era all’epoca del match anche più chiara; ti immagini nel 1972 se il TG1 avesse detto. <> :)

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          Tamerlano 4 Maggio 2012 at 18:02

          (non sò perchè è saltato il pezzo che scrivo adesso)

          Al Campionato Mondiale di scacchi l’americano ha aperto con ‘c4’ ? :)

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      alfredo 1 Maggio 2012 at 13:55

      ” SE GLI SCACCHI FOSSERO UNA RELIGIONE CI SAREBBE UN PRIMA E UN DOPO FISCHER”
      PAOLO MAURENSIG

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    Fabio Lotti 1 Maggio 2012 at 11:15

    Oggi compleanno del sottoscritto e di mio figlio Riccardo. Proprio nel giorno della festa dei lavoratori. E si sa che il Toro è piuttosto pigro… 🙂

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      Jas Fasola 1 Maggio 2012 at 12:08

      Tanti auguri! 😉

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      alfredo 1 Maggio 2012 at 13:46

      auguri doppi allora !

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      Marramaquis 1 Maggio 2012 at 20:09

      Fabio, lascia allora che ti porti gli auguroni di un altro Riccardo, per caso anche lui Toro e anche lui piuttosto pigro.
      Ma ti pare normale che a fare il regalo, oggi, sia stato tu e a tutti noi?

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    paolo 1 Maggio 2012 at 11:42

    Dalla mia superficialissima conoscenza del Fischer lanciato verso il titolo mondiale ricavai alcune impressioni (forse… superficiali).
    Bobby era un monomaniaco: gli scacchi erano il suo mondo, probabilmente l’unico mondo a lui veramente noto.
    Bobby era il prodotto della cosiddetta “scuola sovietica”: profondo studio delle aperture (Siciliana, Spagnola, Indiana di Re erano i suoi principali campi di interesse), affinamento di una tecnica supportata da doti naturali straordinarie, e chi più ne ha più ne metta.
    Aveva sicuramente un “difetto” (se così lo si può definire): la cattura di un Pedone avversario che non comportasse conseguenze negative immediate esercitava su di lui un fascino irresistibile.
    A proposito del “difetto” succitato: nella prima partita del match mondiale la cattura di un Pedone gli costò il punto. Si trattò di un difetto di analisi? Difficile da accettare. Si trattò, invece, di una specie di spacconata, tanto per dire a Spasski, fin dall’inizio, “contro di te posso giocare anche così”?

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    Massimo Benedetto 1 Maggio 2012 at 12:42

    La strategia di Petrosian nel match con Fischer non fu affatto attendistica.
    Non lo é mai stata. Petrosian era un pensatore profondissimo, uno scienziato superiore a Botvinnik, che é arrivato piú vicino di qualunque altro alla scoperta della verità scacchistica.
    Ma era anche un calcolatore di varianti pari, se non superiore, allo stesso Fischer, considerato da molti preciso come una macchina… Nulla di piú falso!
    Nella seconda partita l’americano fu letteralmente distrutto in una partita giocata nello stile di Morphy.
    Nella terza e quarta partita Fischer fu costretto alla patta, mentre nella quinta, in una posizione praticamente persa se la cavó grazie ad una incredibile svista di Petrosian che cadde in una banale ripetizione di mosse…
    L’impatto psicologico fu tale che nelle successive quattro partite l’armeno crolló di schianto opponendo poca o nulla resistenza.
    Io sono convinto, a dispetto del risultato, che il talento di Petrosian fosse superiore a quello di Fischer.

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      Massimo Benedetto 1 Maggio 2012 at 23:17

      Mi sono ricordato di aver detto una baggianata, che comunque non muta la sostanza del discorso.
      La triplice ripetizione di posizione si ebbe nella terza partita, non nella sesta.
      Per chi fosse interessato ad approfondire gli aspetti più squisitamente tecnici delle partite di Fischer suggerisco di guardare l’appendice di Hubner alla monografia in formato elettronico della Chessbase.
      Vi assicuro che molti Miti sulla leggendaria capacità di Fischer di penetrare i segreti di una posizione vengono impietosamente sfatati.
      Del Fischer uomo c’è poco da dire: era semplicemente un malato di mente.
      Della presunta superiorità, all’epoca di Fischer, della cultura americana su quella sovietica ci sarebbe invece molto da dire…

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        alfredo 2 Maggio 2012 at 20:03

        caro amico
        quanto da te scritto è una miniera di utili riflessioni per me di cui ti ringrazio
        prima pero’ di definire Fischer semplicemente un malato di mente aspetterei un po’ . giusto il tempo di poter avere a disposizione una accuratissima opera di uno psichiatra americano, il prof Joseph Pontegrotto, la prima che tratta in maniera sistematica e scientifica questo aspetto . Se vuoi chiedi pure agli amici di SoloScacchi la mia e mail e ti farò sapere come averla (è in uscita a giorni) e il prof Pontegrotto è interenuto anche su questa pagina.
        Per quato riguarda la superiorità … beh non posso essere molto obiettivo in generale (diciamo che non sono molto capitalista…;) ma è un discorso molto complesso in cui bisognerebbe comprendere letteratura e varie branche della scienze (fisica , matematica , biologia etc) .
        Certo che la conquista della Luna e la vittoria di Bobby furono due eventi che furono abilmente sfruttati da un un punto di vista propagandistico, ma sono due eventi “simbolici”, di diversa portata certo, che non riflettono di necessità il livello culturale di due società cosi’ complesse e difficili .

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          Mongo 3 Maggio 2012 at 11:35

          Luna? Come, dove, quando?
          Mai stati sulla luna!!! 😉

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            Massimo Benedetto 3 Maggio 2012 at 13:21

            La conquista della luna è un fatto, ma gli USA lo devono al grande Werner Von Braun, scienziato tedesco prigioniero di guerra, senza i cui studi e le cui ricerche sulla missilistica gli USA non si sarebbero elevati di un sol palmo da terra.
            La scienza e la tecnologia sovietica deve invece i suoi traguardi solo alla grandezza del programma di istruzione avviato con la Rivoluzione.
            Nel programma spaziale i sovietici erano avanti di dieci anni rispetto agli americani.
            Un consiglio per l’amico Martin: se davvero hai piacere di riprendere lo studio della matematica ti suggerisco di procurarti la monumentale opera in sei volumi del matematico russo Smirnov “Corso di Matematica Superiore”. Dopo averla digerita (e non è poi tanto difficile perchè è scritta veramente bene) si può andare ad insegnare ad Harward…

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              alfredo 3 Maggio 2012 at 18:00

              caro amico
              tutti i grandi libri di matematica sono scritti bene , come sono scritti bene ad esempio i 5 scritti fondamentali di Einstein del 1905 o la fisica di Feynman
              uno dei piu’ bei libri , di geometria , che abbia letto e studiato è l’Amaldi Rodriguez , 1938 .
              non sono un matematico ma ho letto e studiato ( ma piu’ logica matematica , sotto l’influenza di quel grande che fu Robeto Magari prima , e poi indirettamente grazie all’insegnamento a distanza di uno dei miei piu’ cari amici )
              conosco l’opera di smirnov
              il mio amico insegna attualmente alla columbia e alla Cornell di Ithaca . puo’ andare bene ugualmente ?
              concordo con quanto detto da te . solo qualche ” negazionista” o complottista ” puo’ mettere in dubbio il genio di von braun e la conquista della luna .
              la scienza russa non aveva nulla da invidiare a quella usa ( mi viene in mente un nome per tutti :lev Landau) .L’unica , e fu una vera e propria vera vergogna fu il tentativo di asservire la genetica ( ma in senso nen diverso di quanto fecero i nazisti sia chiaro) alla ragion del PCUS . tale tentativo come ben sai falli’ miseramente . la scienza , a differenza della filosofia o della letteratura non perdona . e rcentemente proprio in italia abbiamo avuto un chiaro esempio di questo .

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                Massimo Benedetto 3 Maggio 2012 at 19:52

                Egregio signore, avrei preferito di gran lunga vivere nella Russia di Krushev che nell’America di Nixon.
                Considero la cultura sovietica superiore a quella americana, e reputo una grave iattura per il popolo russo e per l’Europa tutta la caduta del comunismo.
                Ma non sono comunista, e ci tengo a sottolinearlo pubblicamente.

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                  alfredo 3 Maggio 2012 at 20:07

                  Io invece sono comunista. lo sono da quando avevo 14 anni.
                  Per molti motivi e non me ne vergogno
                  PS Ci possiamo dare anche del tu … e colloquiare in maniera meno formale . in un mio commento precedente avevo detto, per inciso, di non nutrire molta simpatia per il capitalismo. Usavo un eufemismo.
                  Ora sono stato chiaro. Spero

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                    Massimo Benedetto 4 Maggio 2012 at 21:53

                    Io preferirei il “voi”.
                    Spero di essere stato altrettanto chiaro.

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                      alfredo 5 Maggio 2012 at 08:10

                      assolutamente
                      infatti non discutero’ piu’ con gente che non mette la propria faccia e non usa il proprio vero nome . peccato .
                      e soprattutto se il ” voi” ha un certo significato .
                      per me game over

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                      Massimo Benedetto 5 Maggio 2012 at 09:08

                      Non posso che tirare un respiro di sollievo…
                      Avevo iniziato a temere la sua “persecuzione” ad ogni mio intervento su questo blog.

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                      alfredo 5 Maggio 2012 at 16:51

                      è , anche da parte mia , chiaro che non ho voglia nel modo piu’ assoluto di avere a che fare con ” voi” .
                      ma sono sicuro che la ” vostra” arroganza nei confronti di una persona che non ha fatto nessun tipo di commento malevolo o men che rispettoso nei “vostri confronti” (anzi ) si attenuerebbe non poco se sua maestà mi avesse di fronte di persona
                      non sono certo un persecutore . pensavo solo di poter sostenere un colloquio civile su un argomento interessante
                      e ribadisco quanto sopra .
                      certe cose non me le direbbe certo in faccia .
                      e con questo game over del tutto

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                      Massimo Benedetto 5 Maggio 2012 at 23:28

                      Con lei è possibile discutere solo di argomenti che conosce bene, cioé di niente.

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                      Ramon 6 Maggio 2012 at 08:37

                      Prima che Martin sia costretto a dover censurare qualcuno (ruolo che, data la sua modestia, equilibrio e spirito di giustizia, so non piacergli affatto) vorrei intervenire io per ricordare a tutti -per l’ennesima volta- che SoloScacchi non è il luogo per attacchi personali, denigratori e, soprattutto, ingiustificati.
                      Ricordiamoci, come sempre, che gli scacchi sono un gioco e che appunto devono unire e non dividire. Su questo (modesto) sito almeno funziona in questo modo.
                      In ultimo, per chi ha avuto il piacere come me, di conoscere Alfredo, posso solo dire che è una persona di grandissima cultura, di enorme tolleranza e generosità. Ci terrei quindi a che non lo perdessimo né come lettore né come commentatore del nostro sito.
                      Buona domenica a tutti! 😛

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                      Massimo Benedetto 6 Maggio 2012 at 10:42

                      Sono stato io ad essere stato attaccato da questo signore, che tra l’altro, oltre a prendermi per il culo con definendomi “sua maestà” mi accusa piú o meno esplicitamente di firmarmi con nome e cognome falso.
                      Ma come si permette?!?
                      Buona domenica anche a lei, sperando che prima di trarre una conclusione legga bene il contenuto dei post.

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        chess 14 Ottobre 2015 at 16:01

        Andrei cauto a dire che fosse un malato di mente o un paranoico: se si va a vedere bene in molte sue paranoie c’era e c’e’ tutt’ora un fondo di verita’. Poi se lo si vuole dichiarare semplicemente un visionario, e’ un altro paio di maniche. Per quanto riguarda la profondita’ di analisi, invece, tutti coloro che lo hanno conosciuto da vicino ma lontano da eventi agonistici, sono d’accordo nel dire che l’analisi di Fischer era qualcosa di paranormale. Pronfonda, completa, immediata. Mi sembra che basti per non avere dubbi a proposito.

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          DURRENMATT 15 Ottobre 2015 at 15:33

          … negli anni ’50 presso il Marshall Chess Club a New York il consiglio direttivo del club discusse circa la stabilità emotiva di Bobby dal momento che il suo “bizzarro” comportamento alienava molti ricchi sponsor.Lo stesso Kaufman,amico di Bobby, ammetteva le “problematiche” del ragazzo.Che fare?I membri del consiglio direttivo conclusero di rivolgersi a Ruben Fine.Poi qualcuno sollevò una domanda:…”che succede se la terapia psicologica funziona?Che succede se il trattamento fiacca l’ossessione di Fischer per la vittoria privando gli STATI UNITI del suo probabile primo Campione del mondo?”. La riunione terminò.KAUFMAN ricorda che nessuno volle interferire con quel cervello finemente sintonizzato.Veniamo all’oggi.Con la “strumentale” AUTOPSIA PSICOLOGICA,Ponterotto,dopo una attenta diagnosi differenziale, sostiene che ci sono prove robuste per il Disturbo di personalità paranoide sfociato in età adulta in Disturbo delirante di tipo persecutorio (vedi DSM). La domanda sorge “spontanea” in (Ponterotto):sarebbe, Bobby Fischer,diventato Campione del mondo di scacchi se fosse stato trattato con la psicoterapia individuale a lungo termine, con la terapia familiare, con le strutture di supporto sociale o con un farmaco psicotropo?

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            Giancarlo Castiglioni 15 Ottobre 2015 at 22:32

            Nel suo libro Fine afferma che aveva cominciato ad invitare Fischer a casa sua per giocare lampo proprio con lo scopo di sottoporlo ad una terapia psicologica.
            Ma appena Fischer se ne accorse dalle prime domande, si infuriò sentendosi tradito e non si fece più vedere.
            Quindi il tentativo è stato fatto e sappiamo come è andato a finire.

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              DURRENMATT 16 Ottobre 2015 at 15:41

              …tu citi una personale iniziativa di Regina andata a vuoto. L’establishment,invece,badò al sodo(“chi se ne fotte!!Siamo in guerra e tutto fa brodo”;).Riguardo Fine,mi ha sempre colpito questa sua frase…”preferirei avere un pedone che un dito”…ti faresti psicanalizzare da questo “personaggetto”?… P.S. a proposito del suo incontro con Fischer così si espresse Fine: “costituisce uno dei più bizzarri scherzi della storia il fatto che,dei due massimi maestri statunitensi di scacchi del XX secolo,uno sia quasi diventato lo psicanalista dell’altro”…che losco figuro!!

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            chess 16 Ottobre 2015 at 11:07

            Non ho letto il libro di Ponterotto ma sicuramnte Fischer aveva grossi problemi nelle relazioni sociali. Questo e’ testimoniato da mille episodi raccontati da chi lo ha conosciuto da vicino sia in giovane eta’,sia negli ultimi suoi anni in Islanda. Sono anche si’ vere, pero’, altre due cose: la prima e’ che un certo tipo di critica lo ha voluto fare passare per matto quando invece chi lo ha avvicinato anche solo saltuariamente ( per fare due esempi: Karpov da giovane e Anand negli ultimi anni)ha poi dichiarato che sembrava lucidissimo e per niente strano. Semmai ha sempre dato l’impressione di essere fortemente eccentrico, ma questa e’ un altra cosa. La seconda cosa molto discutibile sono i temi delle sue paranoie che una volta messe in discussione appaiono non del tutto campate in aria. Basti guardare alla sua critica contro gli Stati Uniti; alla sua polemica ad inizio carriera contro i Russi sul piano della sportivita’; alla sensazione di essere strumentalizzato per altri scopi; alle sue opinioni personali politiche e sociali. Su molte di queste tematiche si ha si’ l’impressione che non sia riuscito a superarle o a gestirle nel modo migliore ma questo non dimostra la loro infondatezza, anzi. Al contrario si potrebbe dire che e’ stato uno dei pochi a dire le cose come stanno senza girarci troppo intorno, senza tutta quella falsa ipocrisia chiamata ” politicamente corretto”, senza il timore di giudizi omologati al “sistema del pensiero unico”. Chiaramente un tipo cosi’ finisce per dare fastidio a tutti, finisce di essere inviso da qualsiasi parte e cosa c’e’di piu’ facile poi per zittirlo di definirlo paranoico? Un po’, mi si passi il paragone, come un Pasolini che fece imbestialire destra, sinistra, centro, perche’ usciva da ogni schema preordinato e si fini’ di accusarlo sul piano personale. Io credo che Fischer sia stato il classico ribelle con aspetti caratteriali negativi ma dal quale si dovrebbe imparare a non avere paura di esprimere pensieri impopolari. Oggi di personaggi simili io non ne vedo e forse se ne sente la mancanza.

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              DURRENMATT 16 Ottobre 2015 at 15:15

              …concordo con il tuo post. A tal proposito c’è una frase di Acheng (“Il Re degli scacchi”;) che è particolarmente azzeccata e significativa per Fischer:…”Tra la vita e gli scacchi c’è una differenza:i pezzi sulla scacchiera sono tutti ben in vista,mentre negli eventi del mondo sono troppe le cose di cui non si sa nulla.Non tutti i pezzi sono sulla scacchiera,è una partita che non si può giocare”…Riguardo Ponterotto, la sua “autopsia psicologica” è una volgare strumentalizzazione.Utilizza la psico-biografia di Bobby Fischer per sponsorizzare programmi di MENTORING ONE ON ONE per bambini molto dotati.Spero non venga mai tradotto in italiano.E’ il manifesto e l’esaltazione dell’INDIVIDUALISMO “amerikano”…P.S. a proposito di “politicamente corretto” ricorderai la dichiarazione al vetriolo rilasciata da Bobby ad una radio Filippina all’indomani dell’11 Settembre.Un vecchio e saggio maestro d’ascia delle mie parti sostenne la medesima tesi… 😉

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                Chess 16 Ottobre 2015 at 16:46

                Sapevo che il libro di Ponterotto non era stato tradotto in italiano e un po’ speravo che prima lo traducessero perche’ ero curioso di leggerlo. Ora leggo il tuo commento a riguardo e mi mi sorge il dubbio che per l’ennesima volta il nome Bobby Fischer sia il pretesto per fare pubblicita’ ad un proprio lavoro. Su You tube ci sono due filmati di due lunghe conversazioni di Bobby Fischer in Islanda negli ultimi anni, riprese in diretta: s’intitolano Conversando con Bobby Fischer e in una di esse si lamenta fortemente di come il suo nome e’ sempre stato usato per altri scopi che nulla avevano a che vedere con gli scacchi in se’. Tu mi dici che anche questo libro e’ una volgare strumentalizzazione….
                Per quanto riguarda la dichiarazione dell’11 settembre, immagino che migliaia di persone abbiano pensato la stessa identica cosa come il tuo vecchio e saggio maestro d’ascia. Ora, senza entrare nel merito della questione che ci porterebbe troppo lontano, come si vede dire qualcosa d’impopolare diventa fastidioso per tutti anche se tantissimi lo pensano ma non lo dicono. Se poi ti chiami in un certo modo, beh, allora automaticamente sei un paranoico.

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                  DURRENMATT 17 Ottobre 2015 at 16:09

                  …prevalenza della malattia mentale tra i giocatori di scacchi di elite e potenziale rapporto tra creatività e la vulnerabilità alla malattia mentale.Questi erano i nobili desiderata dichiarati dall’americano ben corazzati(dice lui) dal codice etico della American Psychological Association (te la raccomando!).Per questo “nobile” obiettivo ci piazza l’Autopsia psicologica di Fischer (Bobby perdona loro) con il cappello finale del MENTORING…una “mandrakata” non c’è che dire!Comunque non voglio influenzarti e,se puoi, leggiti il libro che,ricordo, non c’azzecca nulla con gli scacchi. Infine una considerazione sulla PARANOIA:se provi ad anticipare quello che potrebbe fare l’avversario e non lo sai,pensi a tutte le possibilità,ergo, un buon giocatore di scacchi è un PARANOICO quando gioca(e quando non gioca? 😉 ) …non si scappa!!!….P.S.la vicenda Fischer apre una finestra sul concetto di “normalità” e di “normalizzazione”….P.P.S.a proposito del codice etico “amerikano” è meglio stendere un velo pietoso.Ricordo quello che combinarono con i fumetti negli anni 50’/60’…malarazza direbbe il “mio” saggio Maestro d’ascia! 😉

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                Chess 18 Ottobre 2015 at 12:11

                Condivido quanto sostieni, Durrenmat. Il problema di fondo e’ proprio questo: cosa significa il concetto di ” normalità “. Sembrerebbe che sia normale un individuo che rispecchi sia negli atteggiamenti, sia nei pensieri, le convenzioni sociali e il pensiero dominante. A me sembra molto più paranoica la società stessa che imprigiona e omologa gli individui in una forma mentis unica. Mi ricordo un testo di R. Laing, La politica dell’esperienza, nel quale chi finiva sotto analisi era la società stessa, definita questa si’, paranoica. Un ultima cosa: hai già visto Sacrifice Pawn l’ultimo film dedicato a Bobby Fischer? O comunque cosa ne pensi? Sarà l’ennesimo atto d’accusa, il solito speculativo modo di fare un certo sensazionalismo su uomo che io definisco libero? Certo, e questo la dice lunga, immaginare tra 40 anni un film su Carlsen o gli spingi legno di oggi sulla scacchiera e nella vita, risulta difficile.

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                  The dark side of the moon 18 Ottobre 2015 at 16:26

                  Sono d’accordo con quanto sostenete.
                  Bisogna essere molto superficiali per etichettare Fischer come “pazzo”.
                  Vi ricordate la storia del dito che indica la luna?

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                  DURRENMATT 18 Ottobre 2015 at 16:48

                  …a dir la verità non ho buone sensazioni circa “Pawn Sacrifice”(che non ho visto).La trama del film(pare incentrata sulla “paranoia” di Fischer,aridaje!),la presenza del mellifluo Maguire-Fischer(ha rovinato il “mio” Peter Parker e devasterà Bobby) e la dichiarazione del “personaggetto” Kasparov che sono tutto un programma(“la mia preoccupazione principale era se il film promuovesse o meno gli scacchi”;) depongono a favore dell’ennesima strumentalizzazione.Vedremo.Comunque per me Fischer rappresenta un’alta dimostrazione di HYBRIS(ὕβϱις),per dirla alla greca,di tracotanza o,in altri termini,di insofferenza per i propri limiti e per la propria finitezza.Per questo avrei incentrato il film sul match del ’92…è quello il momento critico da analizzare.A mio modo di vedere il trekking per i sentieri “Fischeriani” parte da lì….P.S.Bobby “tira” anche da morto…”Bobby Fischer Poema”(che non ho letto,mannaggia alla pupazza!) è andato a ruba!!

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                  Chess 18 Ottobre 2015 at 19:33

                  La storia del dito che indica la luna la ricordiamo tutti, ed hai assolutamente ragione. La finitudine che pone dei limiti, persino in senso Heideggeriano, e’ una condizione esistenziale inevitabile che alcuni caratteri male sopportano per la loro forte presenza. Perché ritieni il 92 il momento spartiacque? Forse per motivi politici, forse perché fu da quel momento che gli Usa incominciarono a perseguitare Fischer?

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      alfredo 2 Maggio 2012 at 19:52

      concordo su petrossian ( questa è secondo Paoli la trascrizione piu’ esatta del suo cognome) , un genio sottovalutato.
      ma i risultati del biennio 70 71 fischer – petrossian
      (match urss – resto del mondo + candidati) fornisce un totale di di
      9 e 1/2 a 3 e 1/2
      inequivocabile
      come scrisse Korchnoj in quel periodo era impossibile tener testa a quella belva scatenata .
      forse il terribile avrebbe fatto meglio
      comunque dalla 2 seconda partita e almeno fino alla quarta bobby non gioco ‘ al meglio anche per una fastidiosisissima influenza.
      il mistero secondo me irrisolto è perchè nella prima partita petrossian che aveva sorpreo fischer in apertura con la fortissima … d5 ! non abbia poi giocato …. Txg2
      la seconda partita del match fu un capolavoro di Petrossian
      la mia idea è che petrossian si appresto’ ad affrontare bobby già con la testa del perdente in partenza .

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        Massimo Benedetto 3 Maggio 2012 at 13:34

        Semplicemente perchè, come riportano fonti autorevoli, proprio una mossa prima in sala mancò la luce per 15 minuti, la qual cosa ebbe un effetto deleterio sulla concentrazione di Petrosian.
        Non su quello di Fischer che sorprendentemente in quel caso resistette alla sua patologica fobia della scarsa luminosità delle sale da gioco. Non lasciò il palco come invece fece Petrosian, e con l’orologio in moto, rimase seduto nella penombra, curvo sulla scacchiera e con le mani nella testa, a studiare la posizione.
        Un vero furbastro, non c’è che dire…

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          alfredo 3 Maggio 2012 at 18:02

          solo un ” furbastro” ?

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    coscki 1 Maggio 2012 at 21:15

    Non mi sento assolutamente rappresentato da Fischer.
    Fischer non può essere assolutamente un esempio da seguire.

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      Mandriano 1 Maggio 2012 at 21:37

      …e chi sarebbero gli esempi da seguire??? Tanto per curiosità!!…

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      alfredo 2 Maggio 2012 at 19:34

      Alda Merini disse di sè
      “il verso facile
      la vita difficile”

      lo adatterei a Bobby .
      seguirei il suo insegnamento scacchistico .
      cercherei di capire ( e tra un po’ avremo a disposizione uno strumento) la sua vita difficile .
      senza giudicare . picasso , le corbusier , wright , einstein umanamente furono persone anche molto spesso feroci , cattive , insopportabili . ma senza di loro non saremo quello che siamo e non potremmo godere di bellezza e conoscenza .
      Bobby non ha in fondo mai fatto male a nessuna persona . sublimava il suo sadismo sulla scacchiera .
      a volte sento espressioni di pietà anche per i peggiori assassini . io stesso provo pietà per i condannati a morte serial killer colpevoli di 20 omicidi. bobby fece del male solo a una persona : ROBERT JAMES FISCHER

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    paolo 1 Maggio 2012 at 21:49

    Esempi da seguire?!? Ma siamo impazziti? Negli scacchi – e non solo – non esistono “esempi da seguire”; qualora esistessero, in poche generazioni saremmo ridotti a qualche decina di “esempi da seguire”, milioni di zombie riproducenti un “esempio da seguire”.
    Potere alla fantasia, e la fantasia al potere!
    …zzo!

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    Martin 16 Ottobre 2015 at 23:35

    Considerato l’interesse suscitato in questi giorni dal bell’articolo di Fabio eccolo allora riproposto in vetrina!

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    alfredo 18 Ottobre 2015 at 19:32

    e io ne approfitto per riproporre cio che mi sta molto a cuore

    del professor Ponterotto sono diventato amico . Quando potro’ scrivero’ qualcosa anch’io
    Una delle piu’ belle soddisfazioni del video è che il miglior amico islandese di Bobby mi ha contattato dicendomi di essersi commosso e di averlo pubblicato sul sito del suo club di scacchi .
    Ma questo volevo dire
    abbiamo a disposizione poco materiale su Bobby 23 27 enne ( l’età media dei top odierni)
    dei top odierni molto materiale video
    sapete che vi dico ?
    che Bobby mi sembrava una persona VERA
    questi semplicemente dei ” bimbo – minkia ”
    PS inoltre vorrei dire che non c’è stata una persona da me incontrata in Islanda che abbia conosciuto Bobby ( dal gestore della libreria , ai camerieri del suo ristorante al gestore del centro Fischer a Selfoss che non mi abbia detto che Bobby fu sempre con tutti una persona molto educata e gentile

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      The dark side of the moon 18 Ottobre 2015 at 20:13

      Ben detto Alfredo!
      Aspettiamo qualche tuo contributo diretto magari in un altro articolo.
      L’idea che mi sono fatto di Fischer è quella di una persona ONESTA che non ha MAI rinunciato a dire ciò che pensava, questo gli ha procurato parecchi nemici pronti a gettargli del fango addosso (magari guadagnandoci pure diversi dollari).
      Il livello di ipocrisia di questi finti perbenisti è pari al genio di Bobby.

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        Chess 18 Ottobre 2015 at 21:04

        Condivido tutto, The Dark Side!

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      Chess 18 Ottobre 2015 at 21:03

      Ti ringrazio molto Alfredo di questo bellissimo contributo che ho visto con molto piacere. Con altrettanto piacere sarebbe bello leggere le testimonianze che hai raccolto in Islanda su Fischer, personaggio sul quale in molti hanno speculato e continuano a speculare. Io l’unica persona che ho conosciuto che ha frequentato Fischer per tre mesi, e’ il GM Bezold con cui ho chiacchierato un po’ sul grande giocatore americano. Mi ha parlato bene di lui per non parlare poi del suo gioco. Ti invito a scrivere quello che ci puoi raccontare. A volte dei grandi uomini sono significativi anche piccoli anedotti.

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    alfredo 18 Ottobre 2015 at 21:21

    Lo faro’ appena posso .
    chiarisco che del professor Ponterotto sono diventato amico in quanto ha utilizzato la mia poesia come prefazione al suo libro dopo averla vista pubblicata sul sito della Polgar e di qesto devo ringraziare l’amico Capece)
    Dubito che il lavoro dell’amico Joe possa essre tradotto in italiano ma a suo onore va detto che per scriverlo ha avuto lunghi colloqui praticamente con tutte le persone che avevano conosciuto in maniera signifcativa Bobby .
    Semplicemente a me il mondo appare un posto molto piu’ bello dopo aver rivisto per l’ennesima volta la 6 partita del match del 72
    molto bella la frase del libro ” il re degli scacchi” .
    Mi ricordo che il mio amico Paoli che lo aveva conoscuto bene lo definiva con una sola parola un ” rustego” ma mi disse che mai nessuno aveva messo in dubbio la buona fede la correttezza e i principi di Bobby .
    Quello che successe dopo la conquista del titolo secondo me è un qualcosa che puo essere paragonato alla scomparsa di Majorana , di Salinger , di Perelman
    del Bobby del 92 non mi sento di parlare per quanto credo che messi sulla scacchiera solo un pugno di GM sarebbero stati in grado d batterlo .

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      Chess 18 Ottobre 2015 at 22:36

      Non credo che leggerò il libro di Ponterotto dato che la mia conoscenza dell’inglese non mi permetterebbe una lettura scorrevole ma vedo che ci sono opinioni diverse a riguardo. La scomparsa dopo il titolo del 72 la si può interpretare in mille modi diversi, ma semplicemente si può pensare che dopo la conquista del Mondiale , Fischer avesse perso parte della motivazione agonistica. Nel 92, chiaramente, e’ tornato a giocare per soldi e forse per fare anche per favorire il suo nuovo orologio e i suoi FischerRandom, idee di cui aveva già insistentemente parlato. ( in seguito a Buenos Aires 96 li presento’ ufficialmente) Anch’io sono del parere che nel 92 ci fu una certa forma di denigrazione da parte dell’ambiente scacchistico mondiale forse impaurito che Fischer si riprendesse la scena principale. Se poi si osserva come negli scacchi di oggi non vi sia nel modo più assoluto un giocatore capace di calamitare l’interesse non solo come scacchista ma anche come persona, allora mi sento di dire che il ritorno del 92 e’ stato l’ultimo grande evento degli scacchi mondiali.

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    DURRENMATT 19 Ottobre 2015 at 16:09

    …aspetto con ansia il contributo su Ponterotto.Che sia un contributo però non una “marketta”(senza offesa e non scateniamo casini per il virgolettato).

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      Chess 19 Ottobre 2015 at 16:30

      Vedo che su Ponterotto proprio non la digerisci, Durremnmat! Cosa hai pensato di Fischer va’ alla guerra, invece? A me e’ risultato di una simpatia estrema.

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    alfredo 19 Ottobre 2015 at 16:22

    Arriverà . ma sono solo pezzi di conservazione che ho avuto in privato con il prof Ponterotto . Non ho molto da aggiungere al libro devo dire
    ( spero di falo presto 😥 . come alcuni amici sanno ho un po’ di problemi )
    ma vorrei una volta per tutte trattare qualsiasi argomento in maniera non polemica
    se uno mi dà del ” poraccio” ( questo si un vero e proprio esecizio di stile ) perché non mi è piaciuto un suo libro che devo fare ringraziare ?
    se magari lo scrittore avesse visto il video del mio viaggio in Islanda sulle tracce dell ‘ultimo Bobby forse capirebbe l’enorme amore che ho per Bobby e ripeto quanta sarebbe stata la mia gioia nel leggere un bel libro ( come mi aspettavo )

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      DURRENMATT 20 Ottobre 2015 at 15:17

      …restiamo nel WHY e corrispettivo BECAUSE(non saltare di palo in frasca come tuo solito)…”poraccio” sarà il tuo epitaffio se non motivi(a parole tue) il “voto 4” dato a RE IN FUGA.Stiamo sempre lì. Appesantisci le tue opinioni ostentando “amicizie” a destra e a manca….P.S.domande:che pensa l’amico islandese di Bobby,dalla “lacrima facile” a quanto dici, circa la “faticaccia” del Ponterotto?Vista la corrispondenza di “amorosi sensi” con il Ponterotto a quando una RECENSIONE della “Psychobiography of BF” su questo blog?Deliziaci!…P.P.S. v.g. si è materializzato non a caso su questo blog. 😉

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        alfredo 20 Ottobre 2015 at 16:35

        caro Dürrenmatt di amicizie ne ho ” ostentate” forse due o tre ma sono amicizie vere , non certo ostentate .
        Con il Ponterotto c’è una amicizia mail e se vorrò e se potrò farò magari una recensione del libro in questione .
        L’amico Islandese di Bobby è amico anche di Ponterotto ! E’ stato proprio il Ponterotto a girami la sua mail !
        Se tu non ti nascondessi nell’anonimato non avrei nessuna dico nessuna nel girarti la mail stessa .
        Comunque come si sia appalesato v . g su questo blog non mi interessa .
        Il suo mi è parso solo un brutto libro e lo ho detto in maniera esplicita .
        siamo un sito di scacchi non di letteratura
        Non ho commesso un reato ho espresso un giudizio su un libro comprato e letto basato su una figura che accompagna la mia vita da 50 anni
        ” v. g ” . dubito che il ” poraccio ” me lo direbbe in faccia , però 😆
        Anche perché obiettivamente un ” poraccio non sono
        in quanto a te veramente basta .
        Ti girerò accuratamente alla larga , cosa che avevo provato a fare .
        La stessa cosa chiedo di fare a te , a meno che ti presenti con nome cognome e fccia come ho fatto io
        questa sarebbe una ” battaglia” ad armi pari , come negli scacchi . Troppo facile cosi , nascondersi dietro l’anominato
        Game over quindi per me .

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          DURRENMATT 20 Ottobre 2015 at 20:48

          …”la scrittura non dico possa dirsi letteratura ma non arriva neppure al livello basico di semplice corretta costruzioni di proposizioni ben fatte”… questo è un estratto del tuo commento su Vittorio Giacopini. In pratica hai dato dell’ANALFABETA ad un grande narratore e intellettuale italiano che ha la colpa di essere fuori dagli schemi.E,per giunta, sei stato spalleggiato da un componente della Redazione. Come al solito il cattivo della situazione è quella “carogna” di Durrenmatt…troppo facile!!… P.S. la REDAZIONE può illuminarci circa la vera identità di VG,grazie.

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            DURRENMATT 20 Ottobre 2015 at 20:56

            …leggo ora il post di Martin.Mi scuso con il sig.Alfredo anche se non ho ben capito la mia colpa. ….P.S. non sono un “nemico”!

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              Martin 20 Ottobre 2015 at 21:02

              Grazie, se per Alfredo va bene sono per una bella stretta di mano come da gentiluomini, che dite?
              Sì, confermo: dalle informazioni che abbiamo “v.g.” è proprio l’autore del libro in questione.

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                Mongo 21 Ottobre 2015 at 15:42

                Io sarò testimone della stretta di mano, davanti ad un bel boccale di birra offerto dal nostro ‘scozzese’ Martin.

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        Martin 20 Ottobre 2015 at 20:36

        Caro Durrenmatt ti invito a scusarti con Alfredo per il tono aggressivo e irrisorio con cui ti rivolgi a lui…
        Credo di aver fatto appelli di questo tipo già più di una volta e sinceramente sono stanco e deluso, la voglia di mandare avanti il blog ogni giorno che passa vien sempre meno, bene… cosa facciamo?!? Ci fermiamo qui e ci salutiamo tutti da buoni amici? Per me va bene, decidete voi…

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          Giancarlo Castiglioni 20 Ottobre 2015 at 20:48

          Difendo il mio nemico Durrenmatt anche se stavolta si è spinto un po’troppo oltre.
          Un po’ di pepe nella polemica fa parte del divertimento.
          Basta non prendersela e saper stare al gioco.

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            fds 20 Ottobre 2015 at 21:25

            Quoto.

            Invito il caro amico Alfredo a rispondere in maniera sarcastica e adeguata. Fa parte del gioco.
            Spero non voglia continuare a offrire l’altra guancia in maniera remissiva.
            Non vi godete, è un fatto. E allora fai partire un liberatorio vaffa…

            Dürrenmatt non è “cattivo”, è solo un pungente scassa…, che si è dato una regolata rispetto agli interventi di qualche tempo fa e di mese in mese diventa sempre più simpatico. Si, lo ammetto, ogni tanto scivola in un ritorno al passato, ma è perdonabile: sta crescendo, e ai discoli ogni tanto la marachella va perdonata.

            Martin, è ora di smetterla con la stanchezza sbandierata ogni volta.
            Se non ce la fai (e hai mille ragioni), chiudi bottega. Ora.
            Oppure trovati collaboratori. Possibile che non è possibile?
            Io non sono disponibile.

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              Martin 20 Ottobre 2015 at 21:28

              “trovati collaboratori”

              …avanti, la porta è aperta! 😉

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              Fede 21 Ottobre 2015 at 07:11

              Un classico ‘armiamoci e partite’ suonerebbe meno di presa in giro.

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                fds 21 Ottobre 2015 at 15:00

                Anche quando uso toni goliardici con persone di lunga frequentazione, pubblicamente non prendo mai in giro.

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    alfredo 19 Ottobre 2015 at 17:15

    Ecco Fischer va alla guerra : ottimo
    Buona anche la biografia di Bobby per quanto contenga una incredibile stupidaggine
    Fischer nel 93 che viene in Italia per incontrare un mafioso quando è documetato l’incontro con Tatai a Chianciano Terme .

    Finito di leggere l’ultimo di Magris ( lo scrittore italiano che piu’ amo)
    non mi ha molto convinto ( certo che il tema era duro assai)
    Voto 6 —
    Aspetto reazione da parte del professore triestino

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      Chess 19 Ottobre 2015 at 17:34

      Per il viaggio in italia bisognerebbe chiedere a J.Rigo e a Benko dove oltre Chianciano erano diretti.

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    chess 20 Ottobre 2015 at 16:49

    Ma siamo poi sicuri che poi V.G stia proprio per Vittorio Giacopini?

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    alfredo 20 Ottobre 2015 at 17:17

    Caro chess
    non lo so ma credo di si’
    il suo epiteto poco mi interessa
    nella vita faccio cose molto piu’ importanti e soprattutto piene di responsabilità di lui e quindi del suo giudizio sul mio giudizio poco me ne cale
    ma visto ce per l’appunto ho delle discrete responsabilità nella vita non mi interessa di essere in polemica o ” vittima di agguati”
    per cui saluto tutti gli amici di soloscacchi che continuerò a leggere senza intervenire
    posso scrivere solo rapidamente , è un utile ” spazio di decompressione” per me , ma non voglio che diventi un brutto ambiente
    Ricordi la battuta di Groucho Marx ?
    ciao a tutti
    Alfredo

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      chess 20 Ottobre 2015 at 17:47

      Beh, qui si cercava solo di discutere su Bobby Fischer, sui libri a lui dedicati, sui film, ecc.ecc. ma sembra che in una discussione poi concorrano mille altri fattori. Non credo che si tratti di Giacopini, per due motivi: in primo luogo sarebbe troppo casuale il suo intervento proprio dove si e’ parlato di lui e, in secondo luogo, il suo commento si presterebbe ad una facile critica dato che un lettore puo’ benissimo recensire un libro negativamente. Sarebbe ben grave se cosi’ non fosse. Immagino cosa succederebbe se dovessi leggere alcuni libri di alcuni autori ( la maggior parte, oramai) e dovessi per forza di cose dire che mi siano piaciuti.

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    Giancarlo Castiglioni 20 Ottobre 2015 at 20:41

    Tra tutti questi appassionati ed esperti di Fischer, mi aspettavo che prima o poi qualcuno citasse il libro “Finale di Partita, ascesa e caduta di Bobby Fischer” di Frank Brady.
    E’ un libro che racconta i fatti e lascia molto in secondo piano le interpretazioni.
    A quanto ho capito esattamente il contrario del libro di Ponterotto (che non ho letto).
    Non mi sembra abbia molto senso cercare di definire se Fischer fosse sano di mente o no. Il confine tra le due categorie è molto incerto e spostabile a piacere.
    Volevo sottolineare un aspetto del carattere di Fischer: la sua inflessibilità nel difendere le sue convinzioni e quelli che riteneva i suoi diritti, senza mai scendere a compromessi e senza neanche tentare di capire le ragioni degli altri.
    In teoria questa coerenza assoluta è lodevole, nella vita reale quasi sempre si ritorceva a suo danno e lo ha portato a rompere amicizie con persone che volevano solo aiutarlo.
    Cosulich si comportava allo stesso modo.

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      DURRENMATT 21 Ottobre 2015 at 14:58

      …il nostro era semplicemente un “numero primo”.E i numeri primi,come ben sai amico mio,sono divisibili soltanto per uno e per se stessi.Sono numeri solitari e incomprensibili agli altri.Non coerenza quindi.Meglio FEDELTA’.E come diceva Pupella Maggio in Nuovo Cinema Paradiso…”la Fedeltà è una brutta cosa.Se sei fedele sei sempre solo”….P.S.poi ci sono i numeri primi “gemelli”… Boris Vasil’evič. 😉

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    Chess 21 Ottobre 2015 at 11:31

    Due tre cose in oridne sparso: Durrenmat e’ un simpaticone che non ha ancora deciso se essere Giudice o Boia. 😉 . Il libro di Brady effettivamente e’ uno dei migliori su Fischer. Riporta fatti e si astiene da interpretazioni psicologiche che lasciano sempre il tempo che trovano. Verosimilmente Bobby non lo avrebbe visto di buon occhio dato che aveva litigato con Brady in occasione della sua prima parziale biografia.
    Giacopini: ribadisco che il suo libro si puo’ benissimo leggere e ricordo anche una sua bella intervista al Sole 24 Ore, se non ricordo male, nella quale spendeva molte parole per fare capire l’impegno che aveva messo nello scriverlo ma mi sorprende non poco il suo modo di rispondere ad una recensione negativa in tal modo. Strano che nessuno lo abbia notato.

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      DURRENMATT 21 Ottobre 2015 at 15:05

      ….”Scriverò un romanzo su una Roma allucinata.La racconterò per ere degli UCCELLI. Si chiamerà ,ma non me ne frega niente del cielo,voglio parlare di quello su cui cacano gli uccelli:la nostra vita”(v.g)…quindi nessuna sorpresa,anzi! 😉

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    RobZ 10 Dicembre 2015 at 12:46

    Salve a tutti, appena finito di leggere “Finale di partita” in appena due giorni, da quanto è appassionante e bello. Per quel che riguarda la “follia” di Bobby, ormai alcuni studiosi la riconducono alla c.d. sindrome di Asperger, una forma di neurodiversità che pare abbia caratterizzato numerosi geni del passato, e ci cui paiono soffrire numerosi geni del presente. Tale profilo caratterizza Fischer non tanto come “pazzo”, ma quanto come “celebralmente diverso” da quella che noi consideriamo “normalità”, e le peculiarità sarebbero proprio questo dualismo: geniale e cristallino negli scacchi e incompresibile e intraducibile come essere umano. Love you BF.

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      DURRENMATT 10 Dicembre 2015 at 15:01

      …tra gli “Happy Aspies” ricordo Steve Jobs e Einstein. A questo proposito ti consiglio la biografia di Temple Grandin(il cervello autistico). L’idea che mi sono fatto su Bobby è che fosse in parte un “visual thinker”.Concordo su “Endgame” di Brady a suo tempo letto tutto d’un fiato.

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        robZ 10 Dicembre 2015 at 17:36

        DURRENMATT: ho presente Temple Grandin, ora non sò se Fischer fosse un “pensatore per immagini”, di certo aveva un “interesse speciale” che perseguiva ossessivamente sino a raggiungere livelli eccelsi. Ovviamente sono speculazioni a posteriori la cui validità lascia il tempo che trova, certo dopo aver letto diverse cose sull Asperger e aver letto questo biografia, la cosa risulta anche verosimile, con buona pace su tutte le etichette di “folle” etc. etc.

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      Chess 15 Dicembre 2015 at 15:39

      Si’,vero, ottimo libro ma con qualche imprecisione come sostengono alcuni critici. Per quanto riguarda la presunta follia o paranoia di Fischer, e’ da considerarsi come il solito modo sbrigativo di spiegare alcune cose. Le paranoie di Fischer , a ben guardare, non erano assolutamente cosi’ campate per aria e anche alcune sue tesi estreme hanno una loro fondata rivendicazione. Il problema di Fischer era uno solo: diceva chiaramente le cose come le pensava. E a me, questo, sembra tutto tranne che un problema

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