Altri processi

Scritto da:  | 5 Luglio 2012 | 4 Commenti | Categoria: C'era una volta, Curiosità, Personaggi, Stranieri
Dopo il truculento “caso Wallace” è forse il caso di seguire gli scacchisti nelle aule dei tribunali per faccende meno pesanti.
Nel 1898 Samuel Rosenthal (a detta di Steinitz “uno dei pochi scacchisti che abbiano vissuto agiatamente solo con gli scacchi”) trascinò davanti al Tribunale Civile di Parigi nientemeno che il principe Balashov. Una dozzina d’anni prima il pricipe aveva assunto Rosenthal come istruttore di scacchi, con uno stipendio di 500 franchi al mese e di 1000 franchi qualora Rosenthal avesse dovuto accompagnare il principe in uno dei suoi frequenti viaggi.
Allievo e maestro erano in cordiali rapporti, e lavorarono assiduamente ad un’opera scacchistica, ma nell’autunno del 1898 il principe licenziò Rosenthal, il quale non esitò a promuovere una causa contro il principe, chiedendo il pagamento di 15.000 franchi a titolo di arretrati, oltre a 1000 franchi per un recente viaggio a Stoccarda e 25.000 franchi per l’improvviso licenziamento e per la perdita di guadagno dovuta alla non pubblicazione dell’opera nella quale entrambi erano stati impegnati.
Il Tribunale riconobbe a Rosenthal i 15.000 franchi di arretrati, ma respinse le altre sue richieste.
Una faccenda ai limiti del ridicolo fu quella relativa alle “ricerche” sul Gambetto Rice.
Il miliardario Isaac Rice si era messo in testa di passare ai posteri (scacchistici) tramite la sua scoperta di un Gambetto che, pur complesso, si era ormai rivelato un semi-bidone. Rice promosse tornei, ricerche varie, monografie, fino a quando decise di coinvolgere in tali ricerche un gruppo di noti Maestri; si era nel 1915.
Rice radunò nella sua sontuosa villa di Utica un gruppo di Maestri, si svolsero analisi approfondite e, al termine della riunione, venne unanimemente deciso di proseguire nelle analisi tramite un lavoro di gruppo, coordinato da Julius Finn, personaggio competente e celebre negli ambienti scacchistici non solo statunitensi.
Fin dall’inizio, Charles Jaffe (uno dei convocati) si staccò dal gruppo e decise di proseguire le ricerche da solo. Alla conclusione del lavoro di gruppo, destinato ad essere pubblicato l’anno successivo col titolo di Twenty Years of the Rice Gambit, anche Jaffe presentò il risultato del suo lavoro solitario, ma Finn lo definì “inaccettabile” (e Rice si adeguò al giudizio), al che Jaffe querelò Hartwig Cassel in quanto “consigliere” di Rice in faccende scacchistiche ed editore dell’ American Chess Bulletin.

Una sala del mitico Manhattan Chess Club

La causa fu discussa presso la Corte Municipale del Bronx il 4 aprile del 1916, con la richiesta di Jaffe di un risarcimento di 700 dollari per il lavoro svolto.
Come testimoni vennero ascoltati Marshall (l’unico a giudicare non irragionevoli le richieste di Jaffe), Rosenthal (un socio del Circolo di Manhattan), Finn e Hodges, quest’ultimo figura di grande spicco degli scacchi americani.
Anche Jaffe venne ascoltato, e superò ogni limite quando espresse giudizi di carattere tecnico sui Maestri presenti in sala, mettendone in dubbio la competenza.

Il verdetto fu in favore di Cassel, e Jaffe tornò a casa con le tradizionali pive nel sacco.

avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


4 Commenti a Altri processi

  1. avatar
    Mongo 5 Luglio 2012 at 11:59

    Ma un Perry Mason sulle 64 caselle c’è stato?

  2. avatar
    Luca Monti 5 Luglio 2012 at 13:24

    Forse l’avevi scritto in precedenza,comunque ti chiederei se questo
    tuo interesse per le vicende giudiziarie,siano solo legate agli scacchi od anche ad altro( letteratura gialla,noir).Ciao.

  3. avatar
    Fabio Lotti 5 Luglio 2012 at 15:36

    Lettura sempre gradevolissima!

  4. avatar
    paolo bagnoli 5 Luglio 2012 at 18:41

    Per Mongo: se intendi un avvocato scacchista, uno per tutti potrebbe essere Gerald Abrahams, giocatore di livello internazionale e giurista di vaglia, che ho citato nell’articolo sul “caso Wallace”.
    Per Luca Monti: ho citato gli episodi nella mia “Storia degli scacchi”. Per quanto riguarda il mio interesse per la letteratura gialla o noir, esso si è esaurito una cinquantina d’anni fa, dopo essermi nutrito di Chandler & Co. al ritmo di un giallo Mondadori al giorno (mia madre li aveva TUTTI).
    Per Fabio: grazie dell’apprezzamento.

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