Allucinazioni

Scritto da:  | 4 Ottobre 2012 | 5 Commenti | Categoria: Zibaldone

Osservando la scacchiera…

Ogni tanto mi metto ad osservare la scacchiera con i suoi pezzi ed i suoi pedoni. Non capita spesso, ma capita. Sono lì, bianchi e neri, già schierati a battaglia. Il Re e la Regina al centro, poi gli Alfieri, i Cavalli e le Torri. Davanti la fila dei pedoni. Pronti, dicevo, a battaglia, ad essere spostati, ad essere, se necessario, sacrificati. Tutti con i loro movimenti sanciti da regole statuarie. Sembrano freddi, inermi, passivi. Senza vita, senza volontà.

A volte, però, guardandoli più a fondo, mi sembra che ammicchino qualcosa, che abbiano qualcosa da dire. Mi sembra, addirittura, di sentire le loro parole. Il Re è stufo di fare i soliti quattro passettini mentre la bella consorte, la Regina, spadroneggia in lungo e in largo. Qualche volta non sa nemmeno dove vada. E’ un po’ geloso anche se cerca di nasconderlo. E poi gli scacchi se li deve beccare solo lui, delle punture micidiali come colpi di stiletto che affondano nel petto e stordiscono per un bel po’, li facessero a qualcun altro!

I Cavalli sono stufi di quel salto a bischero che devono compiere. Un salto a elle? Ma a quale cervello bacato è venuta in mente una simile, balorda idea? Nessun equino che si rispetti salta a quel modo, basta guardarne uno in carne ed ossa per rendersene conto. Le cose devono cambiare, altrimenti se ne staranno lì dove sono e non si muoveranno di un passo.

Anche gli Alfieri mugugnano, costretti ad andare di traverso come granchi, loro pronti a guardare in faccia il nemico e a contrastarlo di fronte. Si sentono espropriati in parte del loro coraggio, della loro onorabilità.

Le Torri, invece, con i vocioni cavernosi, sembrano abbastanza contente. Belle grosse, forti, quando passano dritte e veloci fanno un macello. Solo all’inizio della partita scalpitano perché devono restare ai margini della contesa, ma poi l’arrocco dà loro una mano.

La Regina storcigna (staggese), tutta quella libertà d’azione la mette in ambascia, la fa sentire più responsabile degli altri. E poi che fatica correre sempre da tutte le parti! E deve andare qui e deve andare di là, a difendere o ad attaccare. Qualche volta ha sognato perfino di essere un pedone che va lemme lemme sulla scacchiera senza tanti problemi.

E qui mi par di sentir urlare i pedoni. Senza problemi, un accidente! Sono carne da macello, costretti ad andare sempre avanti, mai che possano ritirarsi e se uno di loro rimane isolato tutti a dargli addosso. Una vita d’inferno, soprattutto per quelle terribili trasformazioni in ottava traversa peggio che nella bolgia dei ladri. Uno stravolgimento doloroso del corpo, uno stirarsi terribile delle giunture che mette angoscia solo al ricordo. “Meglio, assai meglio, morire prima!” grida un veterano che ne deve aver passate di cotte e di crude.

Una volta la discussione si è accesa fra i bianchi ed i neri ed è successo un parapiglia. Stavano discutendo di non so che cosa, il rumore di un aereo ha sovrastato le loro parole, e ad un certo punto la disputa si è tramutata in una vera battaglia. Botte da orbi e mi è parso di vedere pure il sangue scorrere lungo le sessantaquattro caselle e stillare sul pavimento…

Ogni tanto mi metto ad osservare la scacchiera e mi sembra di sentir parlare pezzi e pedoni, di vedere strane immagini. Ma ormai sono un vecchietto allucinato e mi può capitare di tutto.

avatar Scritto da: Fabio Lotti (Qui gli altri suoi articoli)


5 Commenti a Allucinazioni

  1. avatar
    Ivano E. Pollini 4 Ottobre 2012 at 06:13

    Caro Fabio Lotti,

    con quel “mug” in mano e le babbucce a mò di conigli (o nuvole?) sei proprio un bel “vecchietto”.

    Vecchietto? ma via!

    Sai che non è vero! NON ti preoccupare che ancora non lo sei.

    E poi le “allucinazioni” le hanno tutti gli scacchisti, anche i più grandi!

    Perfino il grande Lasker sentiva parlare i pezzi!

    Non mi credi? Credi che voglia consolarti?

    Beh! allora, prendi il “Manual of Chess”, pag. 267 (Dover Edition) e guarda il diagramma “By Comte de Villeneuf”, dove “Two Bishops hold a witty conversation” e poi ridono ed anche i Pedoni di Torre hanno qualcosa da dire.

    E nel successivo diagramma “By an unknown composer” i Cavalli parlano col Re. Anche il Re parla a Cavalli ed Alfieri. Un Cavallo si prende pure dell’“insolent fellow” dal Re.

    Un pezzo umoristico e divertente di Lasker nel suo “filosofico” libro.

    E così via…

    Saluti

    IEP

  2. avatar
    Vince 4 Ottobre 2012 at 07:12

    Bravo Lotti!

    …certo che due settenari di Zenone qui ci cadrebbero proprio bene, no? 😉

  3. avatar
    Zenone 4 Ottobre 2012 at 09:31

    Stati di allucinazione

    M’immagino il “giallista” ghibellino
    Fissare un po’ dubbioso la scacchiera,
    Senza perder la sua nota sicumera,
    va pensando “…ma non ho preso vino!”

    Infatti quei suoi pezzi d’alabastro
    Da sempre austeri e alla battaglia avvezzi
    Gli sembra che si muovan con pazzi
    Senza spostarsi inver dal loro castro

    E lui scosso dal misterioso fatto
    Solo e tremante nel suo studio cupo
    Si guarda intorno come fosse lupo
    Pensando “non ho bevuto, forse sono matto!”

    La verità è che siamo al redde rationem
    Non incolpar di ciò che accade gli anni
    Ma no ti preoccupar non darti affanni
    E’ tardi, è solo sonno e non allucinazione!

    Zenone

    P.S.: …Notte!

  4. avatar
    paolo bagnoli 4 Ottobre 2012 at 15:04

    Caro Fabio, il tuo divertente pezzo mi porta alla memoria un argomentare simile contenuto in un libriccino stampato “in proprio” da Mitchell, giocatore americano di un certo livello, nel 1918. C’è la ribellione dei Pedoni, i mugugni di Alfieri e Cavalli, i brontolamenti delle Torri e le lamentele della Regina “tuttofare”; tutto ciò porta – nel racconto di Mitchell – ad una abdicazione del Re che rende tutti i pezzi uguali come compiti e come potere, fino a quando tutti i pezzi si rendono conto del fatto che, sulla scacchiera come nella vita, ogni pezzo deve avere la propria specifica funzione.
    Pensa un po’: 1918, pochi mesi dopo le cannonate dell’Aurora…
    Mitchell tradisce, col proprio breve racconto, le sue simpatie per una gerarchia dei poteri e dei doveri che “mette ognuno al proprio posto” (parole sue).
    Antidemocratico? Forse, ma per un figlio di quella grande “democrazia” costituita dagli USA, è perlomeno singolare!
    Meditate, gente, meditate…

  5. avatar
    Fabio Lotti 4 Ottobre 2012 at 15:33

    Grazie, ragazzi, per i vostri contributi e le indicazioni di simpatiche letture. Alla Redazione suggerirei un “bottoncino” con la scritta “Poesie” dove sistemare le poesie di Zenone e di altri scrittori come Paolo in modo da poterle leggere quando ne abbiamo voglia. E’ possibile?

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