Vintage è meglio…

Scritto da:  | 5 Novembre 2012 | 17 Commenti | Categoria: C'era una volta, Mediogioco, Personaggi, Stranieri, Strategia

Intendiamoci subito: anche a me piace seguire i tornei on-line, analizzare col computer e perdermi nei labirinti tattici di Carlsen e Nakamura. Solo, quando lo scacchista contemporaneo solleva la sua querelle des anciens et des modernes, non riesco ad accettare l’idea che un qualsiasi 2600 di oggigiorno farebbe polpette di Lasker e di Botvinnik. Per me, la grandezza dello scacchista non si misura sull’Elo, ma sull’entità del contributo che è stato capace di fornire in termini sportivi, scientifici, artistici, ideali in relazione all’epoca in cui è vissuto.

Perciò, quando ho un po’ di tempo, spengo il computer, prendo la scacchiera e i pezzi di legno, mi faccio una bella tazza di tè e comincio a rigiocare una partita di tanti anni fa, presa da uno di quei bei libri di una volta in cui commentare voleva dire difendere le proprie idee e addirittura la propria concezione del gioco, e non sciorinare una lunga litania di varianti condite da scipite osservazioni come «Rybka dice… bla bla bla…», «secondo Fritz… gne gne gne…», «il mostro al silicio propone…», «l’amigo inhumano…». No, oggi mi regalo un pomeriggio e voglio curiosare in un torneo d’antan.

Il nome, in realtà, non promette troppo bene: “Torneo d’allenamento di Leningrado e Mosca”, 1939. Diciamo la verità, puzza un po’ di quei Tornei sociali organizzati in fretta e furia in vista del CIS, per scrostare tanticchia di ruggine dalla gloria del Circolo, un imbolsito Candidato Maestro che non gioca un torneo vero dai tempi in cui si retrocedeva con tre asterischi… Però, perbacco, siamo in Unione Sovietica, e se è vero che l’onnipotente Krylenko è caduto vittima l’anno passato di quel regime del terrore che tanto a lungo aveva cavalcato, nella Russia di Stalin certe cose si fanno incredibilmente sul serio. Qui è ormai tradizione invitare alcuni fortissimi giocatori stranieri per metterli a confronto con quanto di meglio ha da offrire il paese della falce e martello, e l’elenco dei partecipanti rivela che il ‘torneo di allenamento’ è stato uno dei più forti di prima della guerra.

I sovietici, innanzitutto: un manipolo di fuoriclasse che fra tre mesi (siamo a gennaio) giocheranno la finale dell’undicesimo campionato nazionale: giocatori come Belavenets, Makogonov, Panov, Ragozin, Bondarevskij, Kan, Tolush e tre senatori dello scacchismo prerivoluzionario, Romanovskij, Levenfish e Rabinovich. Altri tre partecipanti non si erano qualificati per la prossima finale, ma avevano ampiamente dimostrato il loro valore: Konstantinopolskij, Goglidze e Alatortsev. Infine, c’era un ragazzo di cui si diceva un gran bene, campione sovietico juniores e recentissimo vincitore, exaequo con Belavenets, del campionato moscovita, il diciassettenne Vasja Smyslov. Per far giocare lui, all’ultimo momento è stato tolto dalla lista degli invitati Alexander “pensa come un Grande Maestro” Kotov, che non l’ha presa per nulla bene. Sono tempi, questi, in cui entrare e uscire da una lista all’ultimo istante può avere significati nascosti e conseguenze imponderabili…

Vediamo gli ospiti stranieri, allora: i Sovietici non badavano a spese nell’invitare campioni di richiamo, ed erano nel tempo riusciti a far giocare in Russia Lasker, Capablanca, Euwe, Flohr, Fine. I Grandi Maestri offrivano spontaneamente i loro servigi, pur di esibirsi in una terra dove gli scacchi erano un fenomeno popolare. Per permettere a una folla di appassionati di seguire le partite del match tra Botvinnik e Flohr nel 1933 avevano dovuto mettere le scacchiere murali per strada!

Andor Lilienthal

Un posto spettava di diritto a Andor Lilienthal. “André il bello”, anche se batteva ancora bandiera magiara, viveva ormai da anni a Mosca. Anzi, aveva da tempo presentato domanda per prendere la cittadinanza sovietica. C’era addirittura il rischio che diventasse sovietico durante il torneo… In effetti, andò a finire proprio così: la competizione era cominciata con quattro stranieri, e alla fine i non-sovietici erano solo tre. Gli altri inviti erano stati recapitati al torneo olandese dell’AVRO, dove i più forti giocatori si disputavano il diritto di giocare un match col Campione del Mondo Alekhine. Alla fine accettarono in tre, tutti con ottime motivazioni.

Samuel Reshevsky aveva l’occasione di prolungare la sua tournée europea prima di ripartire alla volta degli Stati Uniti. I giornali americani ne seguivano con interesse le gesta, e pensavano che l’ex enfantprodige avrebbe stravinto la nuova sfida in terra di Russia, dopo la buona prova offerta all’AVRO. Quando cominciarono ad arrivare le prime notizie delle difficoltà in cui si dibatteva il loro beniamino, la stampa USA si lanciò nelle più fantasiose ricostruzioni, arrivando a dichiarare che per l’ebreo osservante Reshevsky era difficile trovare in Russia del cibo kosher, e che il campione era sottonutrito. La voce fu smentita solo dal rientro in patria del giocatore, il quale però ammise di aver dovuto lottare, oltre che con formidabili avversari, con un violento raffreddore. Alla fine, il suo secondo posto fu un risultato positivo, ottenuto in gran parte grazie alla sua straordinaria capacità di salvare partite che sembravano irrimediabilmente compromesse.

Salomon Flohr aveva giocato decisamente male al torneo AVRO, occupando alla fine l’ultimo posto in classifica. Non che gli mancassero le attenuanti: mentre si svolgeva il torneo, l’arbitrato di Vienna aveva dato inizio allo smembramento di ampie regioni della Repubblica Cecoslovacca a favore del Terzo Reich, e Praga non era più una città sicura per l’ebreo Flohr. Bisognava trovare in fretta una sistemazione migliore, e l’Unione Sovietica era una terra promettente per uno scacchista, tanto più per Salo, che aveva sposato una ragazza moscovita. A Mosca e a Leningrado l’AVRO era solo un brutto ricordo, e il fanalino di coda in Olanda fu autorevolmente il primo in Russia. La vita a volte dà più di una preoccupazione, ma una volta che si trova il coraggio di prendere una decisione netta, sembra che improvvisamente le cose si mettano a posto da sole.

Paul Keres

E poi c’era Keres. Il vincitore del torneo AVRO aveva accettato di buon grado l’invito a giocare in Russia, perché era ansioso di confrontarsi con il movimento scacchistico sovietico. Non aveva fatto nessuna preparazione particolare, ma si poteva capire. Quando vivi in un piccolo paese, l’Estonia, dove danno vacanza a scuola perché tu hai vinto un torneo di scacchi, diventare un eroe nazionale è facile: i festeggiamenti si erano susseguiti lungo tutte le poche settimane che lo separavano dal viaggio in Russia, e il tempo era volato fra esibizioni e simultanee. Certo, che coi sovietici sarebbe stata dura l’aveva capito subito: in quella simultanea che aveva tenuto a Leningrado l’ultimo dell’anno, aveva dovuto sudare sette camicie per poter almeno pareggiare lo score dei suoi avversari. In particolare, era rimasto impressionato da un ragazzino che lo aveva inchiodato sulla patta… Dodici anni! Uno studente di pianoforte… Come si chiamava? Mark… Mark… Tajmanov, o qualcosa del genere…

Sì, dura sì, ma così era troppo. Nei primi tre incontri aveva fatto solo mezzo punto. Battuto al primo turno da Makogonov… Maledetta impazienza! A un certo punto aveva offerto un Pedone per smuovere un po’ le acque, Makogonov aveva ringraziato, si era difeso con ordine e aveva vinto il finale. Con Ragozin, al terzo, la seconda sconfitta… Gli aveva vinto una bella partita al Semmering, due anni prima, ma ora il maestro sovietico era molto più forte: un’incertezza in apertura era stata punita in modo convincente con un forte attacco sul Re. Che fiasco! Avrebbe dovuto fare come Botvinnik, che aveva declinato l’invito: «il Tovneo AVVO è finito a novembve… Devo giocave il Campionato Sovietico in apvile… Non esistono i pvesupposti pev una pvepavazione adeguata»… Aveva maledettamente ragione! Li conosce bene, questi qui. Non sono per nulla facili da battere, preparati, creativi, combattivi… E lui invece si era lasciato incantare dalle chiacchiere di Flohr: «Paul, accetta l’invito. Te lo dico come a un fratello, io ci ho giocato, in Russia, so come funziona… Devi solo fare un po’ l’abitudine a una certa disciplina… Lì la polizia controlla tutto… ma che condizioni! Non c’è un paese al mondo dove strapperesti un ingaggio migliore». Come se tutto si riducesse all’ingaggio… Aveva aperto le trattative per un match con Alekhine… Che ne avrebbe pensato il mondo scacchistico dopo la sua figuraccia al torneo? La sua candidatura al titolo mondiale sarebbe stata tenuta ancora in considerazione? «Non preoccuparti degli avversari: a parte Botvinnik, che poi non gioca, questi sovietici non sono davvero pericolosi… Vedrai che io, tu e Reshevsky ci piazziamo ai primi tre posti». Proprio così! Veramente, Flohr e Reshevsky il pronostico lo stavano rispettando. Anche se a fatica, soprattutto Reshevsky, che però certi giorni si era seduto alla scacchiera squassato dalla tosse. In compenso, fra gli ‘inoffensivi’ sovietici, Makogonov e Ragozin sembravano aver imbroccato il torneo della vita. Lui invece non era riuscito a tenere il ritmo: dopo il terzo turno, aveva dovuto comunque concedere una lunga serie di patte. In un paio di casi aveva mancato una facile vittoria in finale, contro Reshevsky (uno dei tanti miracoli di Reshevsky! Come si fa a pattare un finale di Cavallo contro Cavallo e due Pedoni?) e Rabinovich: la forma certo non era più quella d’Olanda.

Però, le due vittorie che aveva ottenuto finora erano state belle, degne forse di essere pubblicate: con Tolush, al settimo turno, aveva accettato una battaglia tattica condotta con precisione, e alla fine aveva punito un errore del suo avversario. Due turni più tardi sembrò che la fortuna fosse tornata a girare nel senso giusto: Levenfish aveva osato riproporgli la variante della Spagnola con cui l’aveva sorpreso Ragozin, ma si era imbattuto in una forte risposta. Che ingenuo! Come poteva credere che non avesse studiato a fondo la partita che aveva perduto, che non avesse preparato un miglioramento… Col Nero aveva così ottenuto una schiacciante supremazia strategica, trasformata in vittoria da alcuni scoppiettanti tatticismi… Forse, con l’esercizio, tornerà anche la forma…

Oggi c’è il ragazzo, Smyslov, col bianco. Keres non pensa minimamente a sottovalutarlo: Vasja ha tenuto un ritmo infernale, all’inizio. All’ottavo turno era addirittura nel gruppo di testa, con Flohr, Reshevsky e Ragozin, prima che le sue ambizioni fossero ridimensionate da due sconfitte consecutive, per opera di Reshevsky e Tolush. Ma che gioco, che partite! I suoi successi su Konstantinopolskij e Belavenets sono stati due piccoli capolavori, con un interessante sacrificio posizionale di Donna nella partita con Belavenets, e la stampa già parla del «nuovo Botvinnik». Nel suo stile si percepisce una sorta di… di… singolare armonia. Certo, si vede che il giovanotto ha studiato soprattutto i classici e che i suoi gusti in materia di aperture sono un po’ datati, ma è un difetto che correggerà con il tempo, e aver studiato bene Steinitz e Cigorin non è cosa che possa nuocere. Chissà se Keres ripensa a quando aveva lui diciassette anni, e se nutre anche solo vagamente il presentimento che questo ragazzo si frapporrà per ben due volte fra lui e il match per il titolo di Campione del Mondo.

È il 26 gennaio 1939.

Keres-Smyslov, Torneo di allenamento, Mosca 1939

1.d4 Cf6 2.c4 e6 3.Cc3 d5 4.Ag5 Ae7 5.e3 0-0 6.Cf3 b6 7.cxd5 exd5 8.Ad3 Ab7 9.Dc2 Cbd7 10.0-0 h6

Come caratteristico di quei suoi anni verdi, l’approccio di Smyslov all’apertura è molto old-fashioned: all’epoca era già noto che l’apertura del fianchetto di Donna senza intercalare la mossa h6 non era la sequenza più precisa, perché il Bianco può guadagnare un tempo di sviluppo attaccando h7 con la batteria Ad3-Dc2. Il giovane Vasja ricalca però il trattamento che della Partita Ortodossa faceva Cigorin, il padre dello scacchismo russo. E non era Cigorin che sosteneva che in apertura si possono battere molte vie diverse da quelle della teoria dominante?

11.Af4 a6 12.Tfd1 Ce8 13.Tac1 Ad6 14.Ce2 De7 15.Axd6 Dxd6

Il Nero ha perso ancora molti tempi per le sue mosse preparatorie ed è già in difficoltà: se vuole, qui può prendere anche col Cavallo, perché dopo 16.Dxc7 il Bianco perderebbe la Donna per 16…Tac8. Ma dopo 16.Cf4, o 16.Ce5, la situazione di Smyslov resterebbe tutt’altro che facile.

16.Cg3 g6

Ancora un indebolimento dovuto alla necessità di evitare l’ingresso di un Cavallo in f5. Ora però Keres prende d’assalto la linea difensiva del Nero.

17.h4! h5 18.Cg5 c5

Posizione dopo 18…c5

Qui Il campione estone non ha nessuna difficoltà a trovare 19.Cxh5! gxh5 20.Axa6, e la minaccia di matto in h7 permette al Bianco di riguadagnare il pezzo. Ma davvero è così che deve andare la partita? Il Nero ha commesso ogni sorta d’imprecisione, perso tempi a valanga, giocato mosse come 11…a6, 12…Ce8, 16…g6 e tutto ciò che il Bianco può cavarne è una petite combinaison à la Capablanca? Guadagnare il pedoncino, vincere il finale? Ormai non ha alcun senso pensare alla classifica, ma si può ancora inseguire la Bellezza… In effetti, esiste un modo per proseguire l’attacco sul Re… Un modo originale, interessante… no, non c’è paragone con l’altra variante… Chi ama la vittoria per la vittoria forse arrafferà il Pedone, ma chi ama l’estetica sulla scacchiera giocherà…

19.Af5!!

L’Alfiere non si può prendere: dopo 19…gxf5 20.Cxf5 il Nero non può difendersi dal matto (20…Dc7 21.Ce7+ Rg7 22.Dh7+ Rf6 23.Cg8+ Txg8 24.Dxf7#). Un bellissimo esempio di Pedone inchiodato non su una figura, ma su una casa vuota, il punto debole h7. Poiché si minaccia anche 20.Axd7 e poi 21.dxc5, la prossima mossa del Nero è forzata.

19…cxd4 20.Af6!

L’Alfiere si immola per la seconda volta e neanche adesso verrà catturato (20…fxe6 21.Dxg6+ e matto alla prossima). D’altra parte la minaccia è Dxg6+, e sembra imparabile… 20…Ce5 21.exd4 fxe6 22.dxe5 e vince… Eppure il ragazzo resta tranquillo… Studia la scacchiera con attenzione… Che ci sia una qualche risorsa nascosta? Un neo? Un buco nell’analisi? Più Smyslov sta fermo, immobile con gli occhi fissi alla scacchiera, meno Keres si sente tranquillo… Cosa sta guardando Vasja? Perché sembra che la sua attenzione sia diretta al centro della scacchiera? Non… Non giocherà…

20…d3!

La mossa di Pedone concede ancora chances di resistenza, perché dopo 21.Dxd3 il Cavallo nero arriverà in e5 attaccando la Donna bianca: il piccolo tempo guadagnato è sufficiente a difendere ancora la posizione. La partita continua.

21.Dxd3 Ce5 22.Db1 fxe6 23.f4 Rg7 24.fxe5 Dxe5

Posizione dopo 24…Dxe5

«Ma qui non vince subito 25.Cxh5? 25…gxh5 non si può: 26.Dh7+ Rf6 27.Tf1+… Finito! Aspetta però… Il ragazzo siede così tranquillo che pare una tigre in agguato… Ecco! 25…Rh6 e il Cavallo dove lo ritiro? Non ha case… 26.Cf4 Dxe3+ ed è perso. Il vero problema è la Torre in f8… è un difensore troppo importante, devo eliminarlo a tutti i costi. E se il Cavallo lo sacrificassi? Bello! Fammi calcolare… sì, sì! Ci sono…»

No Paul, non ci sei affatto. Perché non hai analizzato meglio 25.Cxh5? 25…Rh6 26.Tf1! Dxe3+ 27.Rh1 e il Cavallo non si può prendere. Guarda! 27…Txf1+ 28.Txf1 Rxh5 29.Dd1+! Rh6 30.Tf3!! ed è la Donna nera a non avere case: se 30…Dc5 31.Dd2, e la minaccia dello scacco di scoperta è imparabile. Davvero non eri in forma, o forse ti sei inebriato della bellezza dei sacrifici che hai visto, come il bambino che costruisce i suoi castelli di sabbia sulla battigia, e non si preoccupa che il mare glieli distrugga, purché possa concepirne di nuovi, più alti e più arditi.

25.Tf1

«Prendere il Cavallo non si può, sennò gioco Cxe6+ ed è finita. Non ha il tempo neanche di fare 25…Cf6, che pure gli servirebbe… guarda che gli ho preparato! 26.Tc7+ Rh6 27.Txf6! e minaccio matto in h7. Allora 25…Dxe3+? Debole. 26.Rh2 Txf1 27.Txf1 e non ha difesa… 27…Cf6 28.Txf6 Rxf6 29.Df1+… Mica può tornare in e7: 30.Df7+ Re6 31.Dxb7 è senza speranza… Allora 29…Re5 30.Df7 Ac8 31.Dc7+ Rd4 32.Cf3+ e matto…, no, deve cambiare la Torre».

Frena, frena Paul, aspetta un attimo, io non sono veloce a calcolare come te… Fammi guardare un po’ meglio… La variante con 25…Dxe3+… Perché 29…Re7 è senza speranza? A me non verrebbe mai in mente di andare in e5… Forse qui è il caso di farsi aiutare dalla tecnologia del ventunesimo secolo … Aaaaaaah, ecco… Guadagni la qualità dopo 31…Tf8 32.Cf7+…

Spiacente Paul: la mia macchinetta mi segnala, senza tradire il minimo cenno di emozione, che la tua variante conduce a una patta sputata… 0,00. 32…Txf7 33.Dxf7 Dd4! Il pezzo in più non ti aiuta a difendere la malsicura posizione del Re. Tutto quello che puoi tirarci fuori è uno scacco perpetuo, la tua sinfonia di sacrifici è un’incompiuta. Ma Smyslov se ne accorgerà? È lì che pensa, immobile… solo il tamburellare delle dita tradisce la tensione… alza il braccio… prende… prende la Torre!

25…Txf1+ 26.Txf1 Cd6?

Il ragazzo è crollato. Di colpo. Il Nero avrebbe potuto mantenere l’equilibrio con 26…Cf6 27.Txf6 Rxf6 (non 27…Dxf6 28. Cxh5+! gxh5 29.Dh7+, e nemmeno 27…Dxe3+ 28.Rh2 Rxf6 29.Df1+ Re5 30.Cf7+ Rd4 31.Dd1+ Dd3 32.Dg1+!) 28.Df1+ Re7 29.Df7+ Rd6 30.C3e4+ Rc6 31.Cxe6 dxe4 e il Nero tiene. Ora per Keres è tutto più semplice.

27.Cxh5+! Rh6 28.Cf6 Dxe3+ 29.Rh1 Dd4 30.Cxe6 Dxh4+ 31.Rg1 d4 32.Dc1+ g5 33.Dc7! 1-0

Smyslov abbandona perché non può più opporsi alle molteplici minacce bianche. Un capolavoro di lotta scacchistica dove calcolo e nervi fanno ognuno la sua parte.

La dura battaglia ha lasciato i suoi strascichi anche sul vincitore: bruciate le ultime energie in questa partita, il torneo di Keres si chiuderà con due disastrose sconfitte, con Konstantinopolskij e Alatortsev. La seconda in particolare fu davvero amara: messo sotto già in apertura, l’estone perse un pezzo per un errore di calcolo, e abbandonò alla ventisettesima. Ma il nobile cavaliere della scacchiera, che insegue la Bellezza ad ogni prezzo, deve mettere in conto tali rovesci. In fondo, Keres-Alatortsev sarà presto dimenticata, ma Keres-Smyslov è una gemma che darà piacere a chi la rigiochi ancora fra tanti, tanti anni.

avatar Scritto da: Filologo (Qui gli altri suoi articoli)


17 Commenti a Vintage è meglio…

  1. avatar
    Pedoncino 5 Novembre 2012 at 06:57

    Gradevolissimo e pieno di spunti, complimenti!
    Una curiosità che non c’entra nulla: dei campioni del mondo ancora vivi chi è il più anziano? Spassky?? grazie a tutti e ancora bravo all’autore di questo bell’articolo.

    Mi piace 8
  2. avatar
    Fabio Lotti 5 Novembre 2012 at 09:14

    Bel pezzo e gradevolissima lettura.

  3. avatar
    Jas Fasola 5 Novembre 2012 at 11:53

    Very interesting… puoi dare anche la classifica del torneo?

  4. avatar
    YG 5 Novembre 2012 at 14:44

    Grazie.

  5. avatar
    Mongo 5 Novembre 2012 at 17:54

    Gran bell’articolo!! 5 punti extra per la palestra scacchistica. 😉

  6. avatar
    Jas Fasola 5 Novembre 2012 at 18:06

    A proposito di Vintage, Karpov battendo Ivanchuk in finale ha appena vinto il torneo Rapid di Cap D’Agde ed ha portato a casa… il trofeo Karpov !
    Commenti e partite:
    http://www.chessvibes.com/reports/karpov-beats-ivanchuk-in-final-wins-troph%C3%A9e-anatoly-karpov

    Che torneo di allenamento avra’ mai fatto? 😯

  7. avatar
    Ayala 5 Novembre 2012 at 21:04

    Articolo da 5 stelle come nella migliore tradizione di SoloScacchi!

  8. avatar
    Filologo 5 Novembre 2012 at 22:47

    Ringrazio di cuore tutti i lettori per le gentili parole, e in particolare Martin Eden che ha sollecitato e incoraggiato la mia collaborazione.
    A questo punto, aggiungo la classifica finale del torneo d’allenamento di Leningrado e Mosca del 1939:
    1. Flohr con 12 punti su 17.
    2. Reshevsky 10,5.
    3.-6. Levenfish, Lilienthal, Makogonov e Ragozin 10.
    7.-8. Belavenets e Rabinovich 9,5.
    9.-10. Alatortsev e Kan 9.
    11. Konstantinopolskij 8,5.
    12.-13. Keres e Smyslov 8.
    14. Goglidze 7,5.
    15. Tolush 7.
    16. Romanovskij 6.
    17. Bondarevskij 5.
    18. Panov 3,5.

    Ovviamente, Pedoncino ha ragione: Boris Spasskij è il più vecchio campione del mondo vivente (e anche un po’ malandato). Ma il più vecchio grande maestro vivente è Juri Averbakh, l’ultimo superstite di Zurigo 1953. Avrei una bellissima storia anche su di lui… Chissà, magari fra un po’ di tempo.

  9. avatar
    Ricardo Soares 6 Novembre 2012 at 06:58

    …. Ma non fra troppo tempo, espero! Complimenti, Filologo, grazie.

  10. avatar
    Giangiuseppe Pili 6 Novembre 2012 at 13:58

    Eccellente! Un bell’articolo! In effetti, se è vero che i commenti del computer, se così li vogliamo chiamare, sono indispensabili ad alti livelli, è pur vero riescono sempre sconcertantemente noiosi e, talvolta, irritanti. Inoltre, abbracciare gli scacchi con una dimensione più storica e umana è, almeno per i non agonisti, e almeno per me, decisamente più gradevole e anche più gratificante nell’apprendimento!

  11. avatar
    fds 7 Novembre 2012 at 22:01

    Ciao Filologo.
    Puoi dire in quale Università insegni?

    • avatar
      Filologo 7 Novembre 2012 at 22:28

      Ciao Franco! Vuoi sapere se mi conosci?

      • avatar
        fds 8 Novembre 2012 at 13:57

        Si 😉

        • avatar
          Filologo 8 Novembre 2012 at 14:38

          Non era difficile, eh? 😉

          • avatar
            fds 8 Novembre 2012 at 15:15

            A essere sincero :smile:, il primo sospetto mi è venuto quando, qualche giorno fa, l’occhio mi è scivolato sulla lista dei collaboratori per le traduzioni nel nuovo catalogo di Caissa Italia.
            Ammetto che apparentemente non c’è chiara correlazione tra nick, i lavori pubblicati e gli interventi sul web con la persona che conosco.
            Però lo stile… 😆

            Un caro saluto.
            Franco

            • avatar
              Filologo 8 Novembre 2012 at 15:54

              Lo stile nella vita è importante…
              Spero di incontrarti presto.

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