Lettere d’amore

Scritto da:  | 23 Novembre 2012 | 2 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri


Ho scritto tante lettere d’amore, ne ho ricevute sicuramente meno ma di una sola a me indirizzata serbo un ricordo imperituro… non era una lettera d’amore anche se io, nei miei sogni di ragazzo, la interpretai in quel modo…
Era l’autunno del 1978, Elena Mukhina aveva appena vinto tre medaglie d’oro ai Campionati del Mondo di Strasburgo battendo in una memorabile finale la prodigiosa e imbattibile Nadia Comaneci, quando scrissi all’Ambasciata Italiana di Mosca un’ingenua lettera da trasmettere alla campionessa, con la preghiera di farmi avere un suo autografo… ogni giorno mi precipitavo a guardare nella cassetta della posta per controllare se mi fosse arrivata una risposta… passarono i giorni, lentissimi, le settimane, ancora più lente… e così i mesi… fino a che la speranza di una risposta si ridusse ad un pallidissima evenienza , ma la colpa non era mia: probabilmente la mia lettera all’Ambasciata Italiana di Mosca non doveva esser mai arrivata, oppure non erano stati in grado di recapitarla ad Elena… qualcosa doveva pur esser successo, perché mi sembrava impossibile che la stella dei miei sogni non avesse l’animo di mandarmi la sua firma meravigliosa…
Fino a quando finalmente arrivò una lettera dai cui francobolli sulla busta, meravigliosamente in caratteri cirillici, compresi che il mio sogno si era avverato… dentro una fotografia, in bianco e nero, con la dedica per me… di Elena Mukhina… ero felice…

Vorrei solo ringraziare l’amico Giuseppe per il suo emozionante ricordo di Elena e invitare chi ne avesse voglia a riguardare con me questo emozionante filmato di alcuni anni orsono in cui Elena parla di se, è in russo e mi scuso con tutti per la mia modesta traduzione anche se alla fine penso che forse il modo migliore per ricordare Lena è quello di guardare queste immagini senza sforzarci di capire quello che ascoltiamo ma di lasciar tradurre tutto al cuore…

Tutti coloro che hanno superato la trentina si ricordano certamente come negli anni ’70 sia nata la stella di Elena Mukhina che ha preso a brillare sulla scia di Olga Korbut e Ludmila Turicheva. In appena un anno è diventata la beniamina di tutto il Paese e di tutto il mondo. Elena Mukhina era la nostra speranza per le Olimpiadi di Mosca. Tutti noi attendevamo con viva impazienza queste Olimpiadi. Mancavano tre settimane appena all’inizio ed il 3 luglio Elena è rimasta vittima di un grave incidente in allenamento. Ma nessuno si è dimenticato di Elena. Ancora oggi continuano ad arrivare lettere in cui la gente le chiede come sta.
Nell’autunno del 1984 è arrivato in visita a Mosca Juan Antonio Samaranch per omaggiarla con una medaglia speciale.
Dopo la difficilissima operazione, ormai da 16 anni Elena giace in un letto. Legge molto e scrive.
Oggi siamo andati a trovarla a casa, mentre ad Atlanta stanno per inaugurarsi i nuovi Giochi Olimpici.
Intervistatore: Come stai?
E.M.: Non si può rispondere in modo univoco…
Intervistatore: Rispondi come ritieni meglio
E.M.: Ci sono molti problemi e sono molto seri, però vivo bene. Tutto incomincia dai pensieri, che sono di ordine materiale. Solo a volte il tuo destino è come lo avresti voluto. E così devi fare delle scelte, che magari non avresti voluto. A volte la gente non si rende conto che stiamo dispondendo del nostro destino in ogni istante, in ogni secondo della nostra vita. E spesso non si tratta di compiere scelte sbagliate, è sufficiente solo l’averle pensate.

E.M.: Lo sport mi ha insegnato tante cose. Nello sport ci sono tanti aspetti spirituali, all’inizio non lo capivo… Io imparavo a concentrarmi, a superare me stessa. Ma questi aspetti hanno poi svolto un ruolo negativo nella mia vita.

Klimenko:   Come puoi fare questi esercizi in modo così disastroso? Tamara Ivanovna ti ha insegnato come farli nel modo giusto! Qual è la cosa più importante dell’esercizio? Finchè non lo capisci non potrai mai farlo bene! Se sei arrivata per allenarti devi lavorare! Devi prepararti prima dell’allenamento! Con questo tuo atteggiamento non voglio neanche esortarti a lavorare! Non combini nulla di buono!

Klimenko:  Puoi anche allenarti da sola, tanto sono d’accordo con tutto ciò. Non vuoi neanche vedermi, lo noto questo.
E.M.: Ma non è vero…
Klimenko:  Perché dici le bugie? Rispondi in modo non sincero e per quello sei arrabbiata. Vedi la mia faccia di mattina, al pomeriggio, e anche la domenica
E.M.: E non lo so se devo farlo.
Klimenko:  Ogni tanto sei così stanca che non riesci neppure a fare i fondamentali. Non li fai un giorno, non li fai il giorno dopo e alla fine non ti senti di farli più. È difficile per te fare questa ginnastica? Poi l’allenatore è così esigente, pretende sempre di fare tutto in modo perfetto. C’è un’alternativa? Allora tu devi dimenticare i tuoi desideri, le tue idee, e devi fare la ginnastica solo come un hobby.
E.M.: Sono passati 15 anni, quella era un’epoca diversa, adesso c’è più libertà. A quel tempo lo sport era come una schiavitù: posso farlo o non posso questo non interessava a nessuno. Non si parlava nemmeno se lo voglio fare o no. Si parlava solo se sono capace o no, non interessava a nessuno se voglio o no. Lo dovevo fare e punto. Io dicevo adesso vado e mi faccio male. Mi rispondevano: vattene, non interessa a nessuno. Questo era lo sport, dal punto di vista umano era solo un umiliazione. Adesso mi vergogno a ricordare tutte queste cose, perché mi facevano sentire solo una merda. Me lo dicevano anche in faccia: sei un pezzo di merda! Quello che sono riuscita a raggiungere l’ho raggiunto con le mie forze. Non voglio parlare di questo, perché non voglio parlare male di lui. E poi dopo l’incidente, le autorità mi dicevano: tu ti sentivi così male, non riuscivi neppure ad esprimerti. Ma era così difficile da capire tutto questo prima?

Klimenko: Lena, ogni tanto purtroppo devo dirti le bugie, per farti capire che devi allenarti di più, hai molto da fare ancora. Hai degli elementi su cui lavorare tanto. Perché non reagisci alle mie parole?
E.M.: Non so come reagire. Nessuno sa, ma io quando partivo per questa manifestazione ero decisa che sarebbero state sono le mie ultime gare, perché non volevo più fare sport. Non riuscivo più a sopportare di fare sport.
Intervistatore: Ma avevi solo 18 anni…
E.M.: Non era il carico fisico che mi faceva pensare così, era il peso psicologico. Fisicamente ero debole, ma mi allenavo molto e facevo le cose dal punto di vista tecnico molto bene, ero molto concentrata emotivamente. Avevo molta energia interiore. E poi quando sono arrivata al traguardo, ho provato una profonda delusione, improvvisamente mi ero accorta che ero solo la campionessa della gara passata, dell’anno passato. Mi sono accorta di esser scesa da questo piedistallo e devo incominciare tutto da capo. Ed io volevo smettere con lo sport, ma sentivo che nessuno mi permetteva di farlo. È per quello che piangevo quando sentivo suonare l’inno. Provavo a immaginare cosa pensava la gente, ma erano lacrime di delusione. Non sto dicendo tutto questo per vantarmi di qualcosa, è la pura verità, anche perché sono passati tanti anni e dire delle bugie adesso non avrebbe senso.

Klimenko: Guarda hai incominciato a fare quel volteggio 2 anni fa, e fino ad ora non c’è ancora in te la sicurezza di poterlo fare senza problemi con le gambe dritte. Tu lo fai e poi non lo fai. Tu ti permetti tante imprecisioni nell’esecuzione. Fare l’allenatore di ginnastica è un lavoro infernale, ogni tanto penso anche che devo garantire che nessuno si procuri degli infortuni, ma mi chiedo se sono capace di farlo, se poi succede qualcosa di imprevisto… Non si può neanche ammetere questo. Non piangere però. O piangerai? Non puoi farne a meno?
E.M.: No so, ogni tanto mi sento meglio.
Klimenko: Quando ti sfoghi piangendo?
Klimenko: Allora se sappiamo che questo ti aiuta nello sport, lo pianificheremo dopo l’allenamento. Così sappiamo che questo ti aiuterà. Un po’ di lacrime durante l’allenamento e poi andiamo avanti.

E.M.: Quando ero stanca mi capitava di sognare il momento in cui sarei finalmente potuta rimanere a letto per tanto tempo, leggere i miei libri senza che qualcuno mi disturbasse. Il mio desiderio è stato realizzato, sono a letto. Adesso posso rimanere sdraiata, leggere i miei libri e senza nessuno che mi disturbi. Ma che prezzo ho pagato per questo? Bisogna essere prudenti a formulare dei desideri. Dio ci fa realizzare i nostri sogni, ma che prezzo paghiamo tuttavia? Questo è un esempio reale, e di esempi ne posso raccontare tanti dalla mia vita, dalla vita degli altri… Specialmente il desiderio dei soldi, se la gente vive per questo è sintomo di malattia. Ed io ho capito che dalla mia nascita fino al 1986 ho pagato i miei debiti. Per quello non potevo fare quello che volevo, ma non ero capace di scontentare nessuno. E dopo il 1986, dopo una serie di avvenimenti, ho compreso che avevo pagato tutto e di non dover più nulla a nessuno. Finalmente posso fare quello che voglio.

avatar Scritto da: Martin (Qui gli altri suoi articoli)


2 Commenti a Lettere d’amore

  1. avatar
    Valdo 24 Novembre 2012 at 11:59

    La storia di Elena Mukhina é una storia tragica, che non fa onore allo sport, alla federazione russa di ginnastica e ai suoi allenatori. Una pagina che dovrebbe essere cancellata per sempre da una moderna visione dello sport.

    Mi piace 2
  2. avatar
    Annamaria 6 Agosto 2020 at 23:38

    Ho letto ora la storia commovente di Elena e della sua prematura morte!! Io mi chiedo ma l’allenatore Klimenko non si sente il peso sulla coscienza di cio’che ha commesso? Si era reso conto all’epoca che Elena aveva una lesione alle vertebre cervicali e che quel salto poteva causarle la morte? Probabilmente l’allenatore Klimenko ci teneva più ai soldi che poteva intascare che alla carriera delle atlete!!

    Mi piace 3

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