Aleksandr Aleksandrovich Aljechin

Scritto da:  | 24 Gennaio 2013 | 63 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri

Aljechin nacque a Mosca il 1° novembre 1892 ed imparò il gioco a sette anni dalla madre; vi si appassionò subito in modo esagerato, tanto che i genitori preoccupati che ciò gli potesse nuocere gli tolsero la scacchiera, ma Alessandro incominciò ben presto ad immaginare e giocare partite alla cieca, senza cioè aver bisogno di quella tavola di legno. A 15 anni partecipò al suo primo torneo internazionale a Düsseldorf nel quale si piazzò   4°/5°. Subito dopo riuscì a battere Von Bardeleben, quotato giocatore tedesco dell’epoca, per 5 a 0 in un match individuale. L’anno seguente vinse il campionato russo a San Pietroburgo e nel 1910 affrontò per la prima volta un gruppo di Maestri Internazionali classificandosi 7°/8° ex-aequo con Duz-Chotimirskij. Nel 1911 si classificò  8°/11° al torneo di Karlsbad a pari punti con Tartakover.

La sua stella cominciò a brillare nel 1912 quando arrivò 1° al torneo di Stoccolma, bissando poi il successo l’anno successivo al torneo di Scheweningen in Olanda, dove rimase sconfitto solo dal grande Janowski. Il torneo di San Pietroburgo del 1914, al quale parteciparono oltre al campione del mondo in carica Lasker, anche molti dei più quotati Grandi Maestri del tempo, lo consacrò definitivamente a sua volta “Grande Maestro” all’età di 23 anni, avendo ottenuto il 3° posto alle spalle di Lasker e Capablanca, due campioni del mondo. Nello stesso anno al torneo di Mannheim diede conferma delle sue eccezionali doti risultando tra i migliori, vinse infatti contro Breyer, Duras, Tarrasch, Bogoljubov, che figuravano tra i migliori giocatori del tempo.

Allo scoppiò della prima guerra mondiale Aljechin tornò in patria, ma fu giudicato inabile al servizio militare attivo cosicché venne destinato ai servizi sedentari. Tuttavia nel 1916 andò volontario in Galizia, dove si guadagnò, per i suoi lodevoli servizi nel Corpo di Sanità, le decorazioni di San Stanislao e San Giorgio. Durante l’offensiva di Kerenski venne ferito e fu ricoverato all’ospedale di Tarnopol. Terminata la guerra, constatò che la Rivoluzione d’Ottobre lo aveva privato di ogni cosa, non escluso il rango sociale di aristocratico cui apparteneva la sua famiglia. Cominciò allora un periodo assai duro e grigio che gli fece mettere da parte gli scacchi.
Dopo aver tentato vari impieghi, riuscì ad ottenere, grazie alla sua conoscenza delle lingue straniere, un posto in una agenzia pubblicitaria dove conobbe la svizzera Annalisa Ruegg di cui s’innamorò. La sposò il 15 marzo del 1921 e la moglie, che aveva buone conoscenze presso i nuovi governanti, cercò di sistemarlo convenientemente, ma Aljechin ormai deluso, non riconosceva più la sua vecchia Russia, né si ritrovava in quella del nuovo regime e allora con l’aiuto di amici ottenne un visto per Berlino. Subito dopo aver vinto il torneo di Mosca del 1920, prese la strada dell’esilio e benché negli anni successivi tentasse più volte di rientrare non riuscì mai più a rivedere la patria.
Dal 1921 alla morte avvenuta nel 1946, Aljechin si dedicò esclusivamente alla nobile arte degli Scacchi, collezionando una serie impressionante di vittorie. Vinse i tornei di Triberg, Budapest, L’Aia tutti nel ‘21, Hastings nel ‘22, Karlsbad e Portsmouth nel ‘23, Parigi, Berna, Baden-Baden nel ‘25, Hastings, Scarborough, Birmingham nel ‘26, Keckskemet nel ‘27, Bradley Beach nel ‘29. Venne anche in Italia dove stravinse il famoso torneo di San Remo del 1930 con 13 vittorie su 15 partite davanti a giocatori del calibro di Nimzowitsch, Bogoljubov e Rubinstein tutti pretendenti al titolo mondiale. Vinse ancora a Bled nel ‘31 e poi ancora, infaticabile “globe-trotter”, a Londra, Berna, Pasadena, Mexico City nel ‘32, nuovamente Parigi nel ‘33 e Zurigo nel ‘34, e poi Orebroe nel ‘35.


Questa estenuante attività ad altissimo livello, non gli impedì di combattere per il titolo mondiale che strappò al mitico campione in carica il cubano José Raul Capablanca in un fantastico match che si svolse a Buenos Aires nel 1927 con il risultato di  6 vittorie, 3 sconfitte e 25 pareggi. Difese poi il titolo contro Bogoljubov nel ‘29 e ancora nel ‘34. Ma all’Olimpiade scacchistica di Varsavia del ‘35, il campione del mondo apparve stanco ed invecchiato, soprattutto per abuso di alcool e tabacco. In quello stesso anno infatti, perse inaspettatamente il titolo contro l’olandese Max Euwe, un professore di matematica che non aveva fatto degli scacchi una professione, ma praticava il gioco per puro diletto intellettuale. Perse di misura ma perse (8 vittorie, 9 sconfitte, 13 pareggi).
La sorpresa in tutto il mondo fu enorme, ma la sua fama di invincibile e il suo orgoglio ferito lo spronarono a sottoporsi ad una energica cura disintossicante e nel giro di 2 anni, nel 1937 all’Aia riconquistò la corona di Re della scacchiera battendo Euwe con un risultato da grande campione: 10 vittorie, 4 sconfitte, 11 patte.
La sua carriera riprese quindi con vigore: fu ancora 1° a Bad Neuheim, Dresda e Hastings nel ‘37, Margate nel ‘38, Montevideo nel ‘39.


Con lo scoppio della seconda guerra mondiale l’attività scacchistica subì una drastica riduzione in tutto il mondo, malgrado ciò Aljechin vinse ancora i tornei di Salisburgo e Monaco di Baviera nel ‘42, Gijon nel ‘44 e ancora in Spagna a Madrid, Sabadell e Melilla nel ‘45.
Dal 1927 Aljechin aveva preso la cittadinanza francese diventando Monsieur Alekhine ed alla Sorbona aveva conseguito la laurea in Giurisprudenza.
Terminata la guerra fu accusato, di aver parteggiato per il governo collaborazionista filotedesco e come cittadino francese venne chiamato a discolparsi davanti ad una apposita commissione, ma il destino volle che non potesse ottemperare all’ingiunzione poiché il giorno successivo alla convocazione fu trovato morto nella sua camera d’albergo a Estoril presso Lisbona, dove si era recato per l’ennesimo torneo: era il 24 marzo 1946.
Tra un torneo e l’altro non si può dire che avesse tralasciato gli amori e le donne. Si era sposato ben 3 volte: nel ‘20 con una baronessa russa per legittimare la figlia Valentina allora di sette anni; nel ‘21, come già detto, con Annalisa Ruegg, e nel ‘35 con l’americana Grace Wishar che gli sopravvisse di 10 anni.
Il suo Genio scacchistico sconfinato, oltre che nei tornei, rifulse anche nelle partite in simultanea ed in quelle alla cieca. Il suo record  come giocatore alla cieca, senza cioè poter vedere la scacchiera, fu di 28 partite contemporanee ed ebbe luogo a Parigi nel ‘25 con lo strabiliante risultato di 23 partite vinte, 2 perse, 3 patte. Come giocatore di partite in simultanea fu particolarmente attivo non solo in Europa ma anche in America e persino in Giappone.
Il suo amore per gli scacchi lo spinse a scrivere numerosi libri, alcuni di carattere autobiografico, altri sulla storia della vita scacchistica in Russia e successiva Unione Sovietica ed infine sulla storia del suo cammino verso il campionato mondiale.


A questo proposito sarà bene ricordare che tenne lo scettro di Campione del Mondo ininterrottamente dal 1927 al 1946 con la sola parentesi tra il ‘35 e il ‘37 quando lo passò momentaneamente all’olandese Euwe.
Al nome di Aljechin sono legate molte continuazioni e varianti del gioco da lui inventate tra cui spicca l’importante Apertura che ancora oggi porta il suo nome.

Aljechin fu veramente un Grande degli Scacchi; le definizioni che sono state coniate per lui dai suoi avversari sono le più lusinghiere. Lasker campione del mondo agli inizi del 1900, al quale successe poi Capablanca, disse che Aljechin fu il più grande “ genio inventivo” mai esistito. Euwe che ebbe la fortuna di batterlo, lo chiamò il più grande “attaccante” di tutti i tempi; era infatti in grado di sfornare combinazioni a getto continuo; pochi erano in grado di risolvere al primo approccio i problemi che Aljechin gettava continuamente sulla scacchiera nel corso di una partita. Bobby Fischer, suo buon epigono in tutti i sensi, ha scritto di lui, dopo averne studiato le partite, che sapeva concepire costruzioni gigantesche alla stregua di un Wagner degli scacchi; in realtà più ci si addentra nell’analisi del suo gioco più ci si trova davanti a sinfonie scacchistiche di rara beltà e raffinatezza.
Fu il più grande giocatore di scacchi mai vissuto ? Ai posteri l’ardua sentenza!


Come abbiamo visto, a parere di molti grandi scacchisti venuti dopo di lui, fu senz’altro grandissimo e la domanda quindi può sembrare oziosa; nulla è più grande in assoluto, tutto è relativo come sappiamo, non solo nella vita ma anche negli scacchi, sicuramente però egli appartiene allo scelto gruppo, alla casta dei fuoriclasse di tutti i tempi, che si chiamano Morphy, Steinitz, Lasker, Capablanca, Fischer e Kasparov!

Nota: in russo non esiste la lettera  “x“ (che in greco corrisponde alla fusione delle lettere k+s). L’alfabeto russo detto anche cirillico, fu creato dai fratelli monaci Cirillo e Metodio che nel IX secolo d.C. vennero inviati dall’imperatore bizantino a cristianizzare le popolazioni slave dell’Europa dell’Est. Allo scopo di divulgare i testi religiosi essi utilizzarono come base l’alfabeto greco (del quale ritroviamo diverse lettere), che tuttavia non si rivelò sufficiente a rendere tutti i suoni pronunciati da quelle genti ancora piuttosto “barbare”, dimodoché essi furono costretti ad inventare ed aggiungere nuovi segni grafici. La lettera “x” greca non entrò comunque nel nuovo alfabeto cosicché il suono venne reso graficamente con “ks”. Il cognome invece viene letto Aljèchin con l’accento sulla “e“ ed il gruppo “ch” aspirato.  Vi è poi la versione francese “Alekhine” dovuta all’acquisizione della nazionalità francese (pr. Alechìn con l’accento sulla “i” e la “e” finale muta). Nel mondo ispanòfono infine il cognome del Nostro viene pronunciato Aliòchin (ch aspirato).

avatar Scritto da: Nazario Menato (Qui gli altri suoi articoli)


63 Commenti a Aleksandr Aleksandrovich Aljechin

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    Martin Eden 24 Gennaio 2013 at 07:23

    Un caloroso benvenuto a Nazario ed un altrettanto affettuoso saluto a tutti gli amici
    di Treviglio! 😉

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      Nazario 25 Gennaio 2013 at 21:11

      caro Martin
      solo stasera mi sono accorto che mi hai pubblicato.Grazie per il caloroso benvenuto e…complimenti a te per il formidabile “apparato” fotografico che sei riuscito ad aggiungere. a presto

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    Giovanni 24 Gennaio 2013 at 07:42

    Testimonianza eccellente, bravi.
    Come personaggio umano sicuramente una figura contraddittoria e per certi versi oscura ma come genio della scacchiera probabilmente senza pari, una sorta di Kasparov che Caissa ci ha mandato settantanni in anticipo!

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    Mongo 24 Gennaio 2013 at 12:38

    E si scoprono sempre cose nuove, piccoli aneddoti e titoli di studio. Grazie. 😎

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    Luca Monti 24 Gennaio 2013 at 13:16

    Auguri ed avanti così Signor Menato. Una domanda: la terza fotografia, con Alekhine assorto ed opposto a Stahlberg, è tratta da Praga 1931? La posizione raggiunta alla scacchiera parrebbe quella. Lo chiedo perché non l’ho mai vista prima e non ci sono le didascalie nella immagine. Complimenti per il bel lavoro.

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      Ramon 24 Gennaio 2013 at 21:28

      Parrebbe anche a me, Luca.
      Piuttosto (nessun punto in palio stavolta!) qualcuno sa riconoscere il personaggio col gomito appoggiato sul tavolo accanto ad Alekhine?!? 😉

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        Luca Monti 24 Gennaio 2013 at 21:55

        Il tirolese Erich Eliskases?

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          Ramon 24 Gennaio 2013 at 22:42

          H2O 😉

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            Luca Monti 25 Gennaio 2013 at 11:14

            Ora la sparo grossa;chiedo perdono in anticipo.Forse Marcel Duchamp?

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              alfredo 25 Gennaio 2013 at 18:08

              caro Luca ma lo sai che ho pensato anch’io al grandissimo Marcel
              Duchamp .E per rimanere in tema ha senso diro se è stato piu’ grande
              e Van Vogh Picasso o Duchamp ? no . le classifiche non hanno senso inn generale . Certo se uno si chede chi è il piu’ forte tennista del momento e il piu’ forte calciatore la risposta è facile . Messi e Federere . ma prendiamo il pugilato . C’è una certa 2sicurezza” che i tre piu’ grandi pesi medi della storia siano stati Robinson Monzon e Hagler . ma metterli in classifica ha un senso ? certo il miglior Monzon avrebbe battuto forse il miglior Hagler . ma anche viceversa , credo

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      Nazario 25 Gennaio 2013 at 21:15

      caro Luca,
      lascia stare il Signor;tra scacchisti “gens una sumus”. Per quanto attiene alla tua domanda non so risponderti; il merito è tutto di Martin vedi sopra. ciao

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    paolo bagnoli 24 Gennaio 2013 at 15:51

    Alekhine (e scusatemi se la grafìa non è quella giusta…;) è stato sicuramente, nell’era pre-computer, il più grande ed acuto analista di aperture che gli scacchi abbiano mai conosciuto. Il suo stile, complesso e “contorto”, era esattamente l’opposto dello stile del grandissimo Capablanca: quanto il cubano era “lineare”, tanto il franco-russo era “tagliante”. Negli anni del suo Sonnenschach (dal ’25 al ’35) Alekhine fu il più grande.

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      Pedone avvelenato 24 Gennaio 2013 at 20:01

      Fu grande semplicemente perchè in grado di misurarsi più o meno alla pari con lui c’erano solo Capablanca, Lasker, Rubinstein ed Euwe.
      Gli altri giocatori di vertice erano solo dei polli, almeno secondo gli standard di oggi.
      Poi vennero Botvinnik e Keres, che gli erano nettamente superiori. Con quest’ultimo Alechin evitò vigliaccamente di confrontarsi in un match per il titolo di campione del mondo.

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        Jas Fasola 24 Gennaio 2013 at 20:36

        Non è vero che Alechin fosse obbligato a giocare un match con Keres, come si può leggere qui 😆
        http://www.astercity.net/~vistula/keresbotwinnikalechin.htm

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          Pedone avvelenato 24 Gennaio 2013 at 22:17

          Purtroppo non capisco una sola parola di polacco. 🙁

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            Jas Fasola 25 Gennaio 2013 at 11:00

            il traduttore sul PC non parte automaticamente?
            Comunque il discorso riguarda il vincitore AVRO 1938, che secondo alcuni aveva il diritto di affrontare Alechin.
            AVRO 1938: Keres, Fine 8,5, Botwinnik 7,5, Alechin, Euwe, Reshevsky po 7, Capablanka 6 i Flohr 4,5 con Keres primo per spareggio tecnico)
            In realta’ sul contratto di Alechin per partecipare all’AVRO c’era questa clausola
            “il Dr Alechin si dichiara pronto a un match per il campionato mondiale con il vincitore del torneo, a condizioni e a tempi che saranno stabiliti in seguito. Contemporaneamente il dr Alechin si riserva il diritto di fare prima un match con altro maestro”.
            In pratica Keres aveva lo stesso diritto di Fine, Botwinnik, Reshevsky, Euwe o Capablanca.

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              Pedone avvelenato 26 Gennaio 2013 at 00:02

              Se non altro Alechin aveva il dovere morale di accettare la sfida di Keres, ma ebbe paura di perdere il titolo, come già successo una volta con Euwe, che pure era inferiore a Keres.
              Questo non gli fa onore.
              Io credo che avrebbe perso anche un return match con Capablanca e difatti anche in tal caso Alechin trovò il modo di evitarlo.
              In realtà secondo gli standard di oggi, epoca in cui la tecnica difensiva ha fatto progressi ragguardevoli, si direbbe di uno scacchista come Alechin che “gioca sui trucchi”. Insomma con un GM di oggi, dai 2500 in su, Alechin avrebbe vita molto difficile.

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                M.I. che ormai non gioca più 26 Gennaio 2013 at 08:38

                Le posso anche dar ragione fino a quando non parla dei “trucchi” di Alekhine ma affermare questo è pacificamente irrisorio nei confronti di quel “mostro della tecnica” che è stato Alekhine. Un autentico virtuoso della scacchiera le cui finezze non vanno assolutamente confuse con ciò di cui lo bolla lei.
                Complimenti per il sito e per l’ottimo articolo.

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                Gigi e la cremeria 26 Gennaio 2013 at 12:47

                Scusa, butta un’occhiata qua:
                http://www.chessgames.com/perl/chess.pl?yearcomp=exactly&year=&playercomp=either&pid=10240&player=&pid2=21922&player2=&movescomp=exactly&moves=&opening=&eco=&result=

                Come vedi negli scontri avuti in varii tornei, Alekhine sconfisse Keres per ben 5 a 1 con 8 patte. Quindi, chi ti da la sicurezza di affermare che in un match tra i due avrebbe vinto Keres lo sa solo Dio….
                Lo stesso Kasparov (che è stato unanimamente riconosciuto come il più grande scacchista della storia) definì Alekhine come uno dei più grandi giocatori, il suo idolo-modello. Ancora una volta, chi ti da la certezza e soprattutto la competenza per affermare che Alekhine “giocasse sui trucchi” e che verrebbe facilmente strapazzato da un GM odierno da 2500 ELO ???? Piuttosto: l’Alekhine di allora, trapiantato con un viaggio temporale alla realtà odierna, con i mezzi a disposizione oggi (database, computers, ecc.) uniti al suo sconfinato amore-passione per gli scacchi, arriverebbe a strapazzare il “tuo” Carlsen come un pivellino !!!!

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                  Giangiuseppe Pili 26 Gennaio 2013 at 13:11

                  Sono d’accordo con i difensori di Alekhine. A me piace molto lo stile di Petrosjan solo perché riesco a capirlo. Alekhine è, in generale, fuori dalla mia capacità analitica. Vedo sempre la metà di tutte le condizioni che vedeva lui e questo mi disorienta. Mentre Petrosjan è sempre molto lineare e profondo allo stesso tempo. Penso sia solo una questione di gusti. Ma la partita che il buon Alfredo ci ha suggerito è meravigliosa. La conoscevo anch’io e anch’io la considererei un gioiello. Per inciso, per un argomento di Popper, è assolutamente impossibile determinare una scala di valori equiparabili di forza tra i giocatori passati e quelli presenti per la sola ragione che le credenze dei secondi sono accresciute da quelle dei primi e non viceversa. Dunque…

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                  Pedone avvelenato 26 Gennaio 2013 at 16:52

                  Ma va a guardare piuttosto come il “pivellino” ha appena finito di strapazzare Nakamura in 31 mosse al 12mo turno del torneo di Wijk an Zee.
                  Anche in tal caso, come nella maggior parte delle partite di Magnus, il computer non c’entra niente. Nella variante Kalashnikov della Siciliana, già alla 6a mossa egli ha deviato radicalmente dalle vie battute, con la dubbia g3 (dubbia secondo qualche teorico da strapazzo…;).
                  In realtà quello che è dubbio è proprio tutto il sistema Kalashikov e Carlsen oggi lo ha limpidamente dimostrato dall’alto del suo genio.

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                  alfredo 26 Gennaio 2013 at 18:00

                  tutta la mia solidarietà e la mia stima per il prof Pili vittima delle offensive e insolenti parole di tale ” pedone avvelenato” che non ha neppure il coraggio di dire il suo vero nome e mostrae la sua faccia . il ragionamento del professore e la partita che o ho portato ad esempio trascendono in qualche modo il gioco duro e puro e gettano un ponte tra il gioco che amiamo e altro discipline , tra cui la logica .

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                  Pedone avvelenato 26 Gennaio 2013 at 18:10

                  Alfredo innanzitutto non ho replicato all’intervento di Pili ma a quello di Gigi.
                  Poi non capisco quali siano le parole “offensive e insolenti”. Potresti cortesemente essere più esplicito?

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                  alfredo 26 Gennaio 2013 at 18:19

                  pe un errore ” grafico” ho attribuito alcune parole di pedone avvelenato rivolte al prof Pili e non ad altra persona. mi scuso con pedone avvelenato e prendo ato che il suo ” pivellino” era rivolto a altra persona

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                  alfredo 26 Gennaio 2013 at 18:24

                  purtroppo la deriva gradica del threa fa perdere il filo del discorso . ma comunque sono su due livelli che io ritengo conciliabili, per altri no. io e il prof Pili ci riferiamo ( anche se io non esplicitamente) a Popper . Per altri c’è il gioco e basta . Ne prendo atto

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                Bernardino 26 Gennaio 2013 at 20:39

                Vorrei dire solo questo: a Capablanca non si infliggono 6 (!) sconfitte in un match “giocando sui trucchi”

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    Pedone avvelenato 24 Gennaio 2013 at 20:05

    Il più grande giocatore di scacchi mai vissuto è Magnus Carlsen, un Capablanca all’ennesima potenza!
    Nessun essere sulla faccia della terra, da qui a mille anni riuscirà ad eguagliare il suo genio.

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    Settima Traversa 24 Gennaio 2013 at 21:21

    Per i giudizi su Carlsen mi pare un po’ prematuro, sicuramente si tratta di un grande giocatore ma di qui a paragonarlo ai vari Capablanca e colleghi mi sembra quantomeno un filino avventato.
    Invece su una delle vostre ottime recensioni ho letto che Reshevsky dichiarò che i tre più grandi commentatori di partite furono proprio Alekhine, Keres e Botvinnik. E Reshevsky di grandi giocatori ne sapeva qualcosa, no?

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      Vince 25 Gennaio 2013 at 07:31

      Più o meno da Lasker a Kasparov, giusto?
      In effetti le raccolte di partite commentate da Keres, Botwinnik e Alekhine rimangono ineguagliate, e anche quelle dello stesso Reshevsky non sono da nulla.

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        Giangiuseppe Pili 26 Gennaio 2013 at 13:46

        Una sola osservazione: non c’è contraddizione logica sul fatto che Carlsen possa davvero essere il più forte giocatore di tutti i tempi e, contemporaneamente, che altri campioni del passato lo furono nella loro epoca. La contraddizione logica sta nel voler comparare i due sulla base delle conoscenze di cui dispongono. Infatti, Carlsen dispone dei sistemi di pensiero di Capablanca, non viceversa. Per tanto, è impossibile pensare ad una equiparazione sensata perché è come parlare della scoperta della fusione del ferro e della preparazione dei superconduttori. I secondi richiedono la prima e non viceversa. Così come Popper dimostrò che il futuro è aperto, per lo stesso argomento (http://www.scuolafilosofica.com/1792/un-paradosso-per-lo-storicismo-perche-il-futuro-sociale-e-imprevedibile-un-argomento-di-popper) si può dimostrare che il passato è chiuso. Ma le credenze che disponiamo oggi sono il frutto della deduzione su credenze assunte nel passato. Sicché esiste almeno una credenza o una conoscenza che nel passato era indeducibile proprio perché operata solo sulla base delle credenze presenti nel passato e non attingibili allora ma solo al presente. Dunque, ogni discussione è puramente accademica. Divertente, magari, ma di fatto logicamente incoerente.

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          Gigi e la cremeria 26 Gennaio 2013 at 17:09

          Sarei sostanzialmente d’accordo con te (e Popper!). Ma non dimentichiamoci che tale argomento (stabilire i rapporti di forza fra scacchisti di diverse epoche storiche) ha generato varii tentativi tra cui il più celebre è forse quello di Jeff Sonas con chessmetrics. Certo magari dal valore puramente accademico-statistico, ma assolutamente poco affidabile, non dimostrabile e logicamente non ripetibile. Però tutto sommato a me pare divertente no ??? 😛

          ciao

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            Giangiuseppe Pili 26 Gennaio 2013 at 17:17

            Eh eh eh! Certo, divertente! Finché non si cade nel tranello di pensare che le astronavi di Star Wars avrebbero annientato le legioni romane, sicché queste ultime erano più scarse dell’Impero e di Dart Vader! 🙂

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              alfredo 26 Gennaio 2013 at 17:38

              i commenti del prof Pili di cui presto acquistero’ il libro sono un delizioso fruto per la mente e mi fanno un po’ venire in mente i discorsi che io adolescte cercavo di affrontare con quel straordiario personaggio che fu robero magari . il mio primo vero maestro che mi fece nascere la passione per la logica che continuo a coltivare grazie ad altro straordinario mentore . complimenti sinceri prof Pili

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                alfredo 26 Gennaio 2013 at 18:49

                caro Giangiuseppemi farebbe molto piacere sentirti in privato . Martin Eden ha la mia mail privata . hai citato Popper . pe uno scherzo del destino il prof Geymoat sui cui testi studiai mori’ nell’ospedale in cui ai tempi lavoravo. durante la degenza vennero a trovalo popper Feyrabend , Giorello . Ho avuto la fortuna di conoscere il logico algerico ( come Lasker)Magari e ai tempi del liceo bigiavo le lezioni per seguire le sue lezioni di logica a Siena . Ho trovto estremamente interessante tutto quello che hai pubblicato . a presto se vuoi

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                  Giangiuseppe Pili 26 Gennaio 2013 at 20:05

                  Carissimo Alfredo,

                  Puoi contattarmi quando vuoi. La mia mail la trovi sul mio sito (http://www.scuolafilosofica.com/contatti). Scusa se non te la fornisco qui… ma è una questione di sicurezza. Comunque, sarò lieto di leggerti! Ad ogni modo, due considerazioni su quanto hai scritto: io ho studiato a Siena, quando ormai il professor Magari non era più tra noi, ma ho conosciuto tanti che mi dicevano che mi sarebbe piaciuto incontrarlo. Ho letto un articolo suo, era molto interessante, anche piuttosto difficile. Inoltre, anche io sono uno studioso appassionato di logica, per quanto non sia ancora “perfetto” nella disciplina. Ma non c’è male. Seconda considerazione: io NON sono un professore! Magari!

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            Jas Fasola 26 Gennaio 2013 at 17:24

            chessmetrics non fa raffronti tra giocatori di diverse epoche, solo calcola l’elo quando ancora non c’era.

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              Pedone avvelenato 26 Gennaio 2013 at 21:02

              Chessmetrics o meno, 2874 (live rating attuale di Magnus Carlsen) è un numero che parla da se. Ed indica indiscutibilmente che Magnus Carlsen è il giocatore più forte della storia degli scacchi.
              31 punti sopra il record di Kasparov, e dire che il “pivellino” non ha ancora raggiunto la piena maturità scacchistica, eppure gioca i finali con la precisione di una macchina.

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                Silversurfer 31 Gennaio 2013 at 19:11

                Non capisco perchè bisogna interstardirsi da una parte a voler dare un giudizio su Carlsen quando egli avrà davanti almento 10/15 anni di carriera sportiva per dimostrare la sua indubbia grandezza ed allo stesso tempo voler pezzo confrontare scacchisti di epoche diverse.

                Già un confronto fra Botvinnik e Alechin è di fatto poco probante visto che il secondo era nella fase discendente della sua carriera. Di fatto si possono confrontare con ragione sono campioni dello stesso periodo storico il resto è affascinante comprensibile ma rimane fantascacchi.

                Con l’occasione porgo i complimenti a Nazario per il suo ottimo articolo se ci sarà occasione mi piacerebbe avere occasione di leggerne altri di altrettanta fattura.

                Cordialità,

                Matteo Zoldan

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    paolo bagnoli 24 Gennaio 2013 at 23:18

    Vogliamo fare ancora una volta il paragone tra Girardengo e Merckx? Resta il fatto che le analisi di Alekhine, Keres e Botvinnik venivano fatte “a mano”, che le novità in apertura non venivano partorite da mostri al silicio ma da menti che approfondivano, analizzavano, correggevano, sempre “a mano”.
    Niente da dire su Carlsen: formidabile. Peccato che Alekhine, Keres e Botvinnik ci abbiano lasciati; mi sarebbe piaciuto vedere Merckx sulla bicicletta e sulle strade di Girardengo, e viceversa…..

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      Mongo 25 Gennaio 2013 at 00:32

      Anni, anni ed ancora anni fa (forse nel 1980) durante un giro d’Italia la RAI radio aveva fatto una trasmissione dove tutti i più grandi del ciclismo disputavano quel giro d’Italia ed erano parametrizzati con un computer; se non ricordo male vinse Coppi seguito da Merckx, Gimondi e Bartali.

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        alfredo 25 Gennaio 2013 at 18:01

        anni 80 .. quindi non prendevano in considerazione ancora Hinault e Indurain . A mio parere la classifica sarebbe stata 1) merckx 2) Coppi 3) hinault 4) indurain 5) Bartali . Lasciamo stare Armstrong e l’enorme delusione che mi ha dato

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          Martin Eden 25 Gennaio 2013 at 21:31

          Se Alfredo mi permette, tra i grandissimi di sempre vorrei ricordare anche Alfredo Binda…
          Ho corso anch’io tanti anni, il mio campione preferito era Moser ma il più grande di quegli anni è stato sicuramente Bernard Hinault, campione completo in tutte le specialità, una sorta di Spasskj del ciclismo. Di lui ho un ricordo stupendo: Genova 1980, cronoprologo vinto da Moser sotto la pioggia. Hinault è alla prima esperienza in Italia… bambino mi avvicinai con molta timidezza all’ammiraglia su cui stava per tornare all’albergo dopo la corsa, la macchina stava già per muoversi, lui mi vide col foglietto dell’autografo in mano, fece fermare Guimard e mise la firma sul mio foglietto di quaderno a quadretti facendomi toccare il cielo con un dito per la felicità…
          Venne a correre il Giro giusto tre volte e in tutte e tre colse il successo senza discussioni: per uno dei più grandi ciclisti della storia…

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      alfredo 25 Gennaio 2013 at 16:28

      penso di replicare con cognizione di causa a Paolo come ” voyeuer” scacchista ed ex piu’ che discreto corridore ( nella mia stupidità ifinità buttai via anni fa una foto proprio con Girardengo che mi premiva dopo una vittoria mia a Novi Ligure . darei due dita di una mano per riavere quella foto …;) c’è una certa differenza tra forza , grandezza e classe .
      ho avuto modo di vedere tutti i corridori piu’ importanti dagli ani 60 in poi e sentire parlare di altri da corridori piu’ anziani che avevano corso con loro
      ebbene Merckx fu sicuramente il corridore piu’ forte che mai ci sia stato ( e forse l’atleta piu’ forte indipendentemente dalla disciplina . opionione personale)
      Coppi fu il piu’ grande per tanti otivi , soprattutto umani .
      Certo De Vlaeminck fu mno ” forte” di Merckx ma vi assicuro che se si piuo’ apllicare il conetto di ” classe pura” al ciclismo , Roger di clase ne aveva piu’ di Merckx . era meno forte e in piu matto come un cavallo . ma in giornata capace di cose straordinarie . tanto er faree un esempio ora ci sono corridori ultraspecializzati . Cipollini per vincere una volata aveva bisogno di un ” treno che cominciasse a lavorare per lui a 5 knm dall’arivo prer poi porartlo ai 150 metri finali . Roger aveva il fido Gualazzini con le cosce enorme . eppure nel girodel 1975 Roger vinse in 3 0 4 giorni : a )volata a gruppo compatto b ) tapa per sistaco scattando a pochi km dall’arivo c) tappa dolomitica arrivando cin i tre scalatori Panizza Galdos e Bertoglio che poi battè on irisoria facilità in volata . Bugno aveva forse piu’ classe di Indurain . era meno forte sicuramente . come classe immensa ne avevano Argentin e Saronni . Hanno un palmares invidiabile ma hanno vinto , in fin dei conti meno dello stimabilissimo Bettini che non valeva 1/10 di loro sulla carta . Discorso sempre difficile . nel ciclismo pero’ come negli scachi adotteei un sistema . nessun confronto tra corridori ante e post guerra anche se ovviamente molte carriere si intrersecarono . non si puo’ ad esempio fare un confronto Coppi Bartali . quando torno in bici Coppi aveva 27 anni . Bartali 5 di piu’ e la guerra gli aveva tolto i migliori anni .

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      alfredo 25 Gennaio 2013 at 17:55

      Magnus è sicuramente un predestinato .Diventerà campione del mondoe lo rimarrà a lungo credo . ma il su avvento sulle scene ricordo un po’ quelle del 17 – 18 enne Kraminik che sembro’ subito un carrarmato . e i suoi avversari si chiamavano karpov e Kasparov al massimo della loro potenza scacchistica , Anand e Ivanchuck . Nel caso di Magnus , senza nulla togliere a formidabili giocatori come nakamura , Aronian , Caruana mi sembra che il livelllo dei suoi competitors sia un poco piu’ basso . non tanto forse ma un nakamura e un Aronian non valgono gli Ivanchuck e gli anand dei tempi migliori , dei loro 20 – 22 o 23 anni

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      alfredo 25 Gennaio 2013 at 17:58

      caro Paolo Merckx avrebbe vinto dovunque comunque , su qualsiasi strada . ma non solo per le sue straordinarie qualità e la sua voglia di vincere ( in questo mi ricorda un po’ Kasparov) ma per l’uomo che era . Merckx non era solo un grandissimo campione ( nel 900 penso che Solo muhamed ali’ sia stato un campione paragonabilie a lui anche se per motivi diversi ) ma anche un grande UOMO . se vuoi ti raccontero’ un aneddoto che puo’ dare l’idea di chi sia Merckx .

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        Mongo 25 Gennaio 2013 at 19:19

        Si,si. Lo vogliamo. Raccontaci.

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          alfredo 26 Gennaio 2013 at 08:09

          si lo racconto anche se vedo che qualcuno non apprezzo l’affabulazione e il “non pertinere” . ho semplicemente in questo caso risposo a una sollecitazione su Girardeng. Chiamasi stream of consciusness ma non è malattia grave nè contagiosa . Come saprai a giugno 78 Merckx annuncio’ il suo ritiro. Prima volle asicurarsi pero’ che tutti i gregari avessero un ingaggio sicuro per gli anni dopo . Merckx aveva corso per anni con le bici Colnago poi era passato alla De Rosa , bici con cui correvo io. come molti grandi corridori volevo monetizzare il suo brand come dice Lapo Elkann . Ugo De Rosa ora in pensione , ha preso il posto il figlio credo) aveva la sua officina a Cusano Milanino il paese del Trap, non lontano da dove abitavo. Mi recai da lui per cambiare la catena e alla fresa chi vedo . il collaboratore di de Rorsa n giapponese e Eddy Merckx!!! Merckx che voleva aprire una fabbrica di bici ( che va benissimo) aveva l’umiltà di mettesi al bancon per imparare i segreti di come si fa una bici a regola d’arte .Lui il piu’ grande di tutti . ero emozionatissimo lui prese una foto e mi fece l’autografo . questo forse lo consevo da qualche parte . per eessere grandi bisogna essere non solo grandi uomini ma anche uomini grandi . e merckx lo era . dtto questo non vedo che male ci sia a essere appassonato di ciclismo , di scacchi e amare Pasolini .
          Nulla di mano a me alieno .

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    paolo bagnoli 25 Gennaio 2013 at 14:54

    Certamente, ma era relativa a QUEL Giro ed a QUELLE strade ed a QUELLE bici…

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      Mongo 25 Gennaio 2013 at 15:47

      Si, una specie di più forte in assoluto in quel momento. La cosa però lascia il tempo che trova, troppe le variabili inserite in quel computer, anche se da esperti del ciclismo. Ognuno va confrontato con la propria epoca e poi se emerge è giusto che entri nella leggenda! 😎

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    Luca Monti 25 Gennaio 2013 at 18:12

    Caspiterina.La platea di SoloScacchi è unica.Siamo partiti da un articolo su
    Alekhine,per arrivare a Merckx.

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      alfredo 25 Gennaio 2013 at 18:23

      Caro Luca : i grandisimi sono granndissimi sia che giochino centinaia di capolavori a scacchi , vincano centinaia di corse in bici o dipingano quadri o , come nel caso di ducamp piu’ che dipingere rivouzioni un mondo
      recentemente ho letto uno splemdido libro in cui è citata la partita famosissima boglijuboff – alekihine , secondo alcuni il capolavoro definitvo dell’arte alekhiana

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        Carlo Rubbia 25 Gennaio 2013 at 22:00

        Mi pregio, e lo voglio dichiarare pubblicamente su questo interessante sito scacchistico, di essere amico dell’enciclopedico dott. Alfredo Pasin, grande luminare della medicina, raffinato umanista, nonchè sublime poeta, erudito scacchista, talentuoso pittore, infaticabile ciclista, acuto regista cinematografico, illustre storico dell’arte, noto critico sportivo…dimentico qualcosa?
        Alla mia età può succedere…
        Caro Alfredo approfitto pure per chiederti la cortesia di scrivere una poesia da utilizzare per l’introduzione al mio ultimo trattato sulla materia oscura. Sono sicuro che il mio collega Mundell non se la prenderà a male.
        Cordiali saluti.

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          alfredo 26 Gennaio 2013 at 07:54

          gentile sedicente prof Rubbia
          ho per lei stima infinita . ho chiuso da poco il mio account facebook ma per un anno ho scritto su questo che consideravo una totale stupidità non avere assegnato a lei il titolo di senatore a vita .
          ho già sentito uno dei miei piu’ cari amici che con lei ha spesso a che fare al CERn e mi ha ha assicurato che lei non puo’ avere nel cassetto nessun tipo di saggio sulla cd materia oscura , essendo ben altri i suoi ( tanti ) interessi)
          Comunque ricordo li lei non solo la divertentissima storiella che racconto’ ( non ricordo l’anno ma mi sarà facilmente recuperabile la data) quanto il piacere di regalarle il calendario Pirelli . Ricordo l’apprezzamento che lei ebbe per la meravigliosa Laetitia Casta. Come darle torto ?

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            alfredo 26 Gennaio 2013 at 07:59

            comunque se non le dispiace veramente potrei scrivere veramente un qualcosa . magari in latino .Potrebba andare bene? ma mi servirebbero informazioni piu’ circostanziati su questo misterioso testo. per quanto riguarda a sua attività ne posso saere abbastanza attraverso i miei amici del CERN . Ho saputo che è venuto a mancare il suo Co – Nobel, il professor van der meer . Non ho avuto il piacere di conoscere lui , ma il fratello .Lui si un grande luminare nel campo delle patologie delle coagulazione ( degno di un Nobel anhe lui) .Ora sarà in pensione ma icordo la sua grande gentilezza e disponibilità nel darmi dei consigli su due casi molti complessi
            con grande stima
            ap

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              alfredo 26 Gennaio 2013 at 09:58

              qualcuno in questo sito sa che le mie conoscenze mi possono far arrivare facilmente al vero mittente dei messaggi . appurato che non si tratta dal me stiatissimo ( anche se iracondo e agressivo Rubbia) ho capito chi si cela dietro la faccia e il nome di uno dei piu’ grandi geni italiani . è persona che già una volta espresse un giudizio su di me di cui nulla mi cale . sono bn altre le persone di cui mi interesa il giudizio o per dirla con la caselli semplicemente nessuno mi puo’ giudicare . neppure carlo rubbia . ho pensato pero’ a uno studio pubblicato anni fa su una rivista su quanto possano far traparire di frustreazione rabbia sensazione di impotnza la possibilità di ” parlare” senza fare apparire la propria faccia nascomdendosi dietro un nic name . e pur non non essendo un freudiano penso che il nick name che uno si sceglie voglia dire molto . io preferisco e lo ho sempre fatto esporsmi con mia faccia e il mio nome e cognome . tutto qui

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                Antonino Zichichi 26 Gennaio 2013 at 10:21

                Caro Alfredo, volevo solo dirti che sono a tua disposizione per farmi latore di quasiasi messaggio tu voglia far arrivare a Carlo.
                Magari in cambio del favore scriverai la prefazione al mio libro di prossima uscita sui buchi neri.

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                  alfredo 26 Gennaio 2013 at 10:51

                  Vedo che continui a nasconderti sotto pseudonimi il che è sempre indice di debolezza. Per quale motivo non ti presenti con nome e cognome e mostri la tua faccia? Lo ha fatto anche una persona come Franco Trabattoni qualche giorno fa.
                  Chiunque mi conosce appena un poco sa che Antonino Zichichi è la persona che disistimo maggiormente, il peggior nemico del mio miglior amico e maestro (non di medicina). E’ un para-plagiatore, un ‘produttore di papere’ pieno di megalomania (basta vedere le copertine dei suoi libri). Tutti sanno che i rapporti tra Rubbia e Zichichi sono inesistenti. Rubbia è un peso massimo della fisica moderna, Antonino Zichichi un peso mosca. Quello che penso di questo ‘fisico’ è ben espresso dal libro ‘zichiche’ di Piergiorgio Odifreddi.
                  Preferisco ricordare Alvise Zichichi caro amico che mi fece l’onore di nominarmi medico della federazione scacchistica italiana e con cui feci alcune cose interessanti .
                  L’unica cosa che riconosco a Zichichi Antonino è di essere stato l’unico su ‘il giornale’ a ricordare che i padri della teoria sui neutrini superluminali sono Erasmo Recami e mio fratello (anche se ha altro cognome). Di questo gli rendo merito. Per il resto è una caricatura più caricatura di quella che ne fa Crozza e il cui ‘successo’ televisivo è dovuto all’amicizia con Andreotti e alle sue entrate vaticane. Ho conosciuto persone di ben altro spessore rispetto al neo assessore siciliano (la Sicilia non meritava, ahime, tale affronto).

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                  alfredo 26 Gennaio 2013 at 11:01

                  trovo stupido e stucchevole questo giochino. Se vuoi parlare presentati con il tuo nome e la tua faccia. In quanto a Zichichi non ha in pratica rapporti con Rubbia. Rubbia è un peso massimo, Zichichi un peso mosca della fisica. E se volessi fare avere un messaggio a Rubbia mi sarebbe molto molto facile. Quello che penso di Zichichi Antonino è ben espresso nel libro ‘Zichicche’ di Piergiorgio Odifreddi. L’unica cosa che posso riconoscere a Zichichi è di essere stato l’unico a ricordare Erasmo Recami e mio fratello (anche se ha cognome diverso) come padri della teoria sui neutrini superluminali. Da parte mia il gioco finisce qua. pedone avvelenato, rubbia, zichici: non mi interessa; se vuoi palare non scappo. Ah a proposito di Zichichi preferisco ricordare l’amico Alvise di cui scrissi il necrologio per l’italia scacchistica; una persona che mi stimava e che mi “impose” come medico della federazione scacchistica italiana. Con lui feci cose interessanti. Lo ricordo sempre con affetto. Con tutta sincerità e senza acredine alcuna presentati con il tuo nome e con la tua faccia come hanno fatto persone del livello di Franco Trabattoni e Raul Montanari.

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                  Martin Eden 26 Gennaio 2013 at 11:04

                  Caro Lettore, ti prego di aver rispetto di questo sito come degli amici che vi intervengono e vi scrivono.
                  Qui c’è sempre stato spazio per tutti, per interventi costruttivi, di spessore, anche critici, ma onesti e sinceri, a prescindere dal nome dell’autore che li scrive. Hanno più e più volte ribadito questo concetto, in maniera migliore di me che lo sto facendo per l’ennesima volta così al volo e di corsa, tutti coloro che apprezzano e stimano il nostro sito.
                  Son certo che saprai capire le nostre ragioni e tornerai a scriver anche tu per SoloScacchi con serenità, in armonia e senza pregiudizi come hai già fatto in passato.
                  Un cordiale saluto
                  Martin

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                  alfredopasin 31 Gennaio 2013 at 19:28

                  la questione per me è chiusa e ne son contento . ma vorrei far notare che rubbia non si chiama carlo ma giorgo 😉

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    alfredo 26 Gennaio 2013 at 07:21

    non ho mai dipinto nulla in vita mia … non sono un luminare della medicina ma un oscuro medico di un ospedale milanese .
    l’unica cosa di cui mi posso vantare è forse di essere un raffinato umanista , cosa riconoscutami da un collega suo a lei ben noto . in privato magari le potro’ girare questa attestazione
    per quato riguarda Mundell è stata per me una conoscenza veramente notevole . e il suo apprezzamento una gran bella soddisfazione
    ps : oltre a non essere un regst non so tenere in mano neppure una macchina fotografica . che mi piaccia parlare di molte cose fa parte del ” non pertinere” , concetto che amo molto e che mi è stato ” inoculato” dal mio vero maestro. persona che lei ben conosce
    cordialità
    PS : non so se si ricorda ma l’aneddoto che racconto’ una volta ai pirelli labs sulla cattedra he dovevno assegnarle a Pavia è stato uno dei piu’ divertenti che abbia mai sentito .

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