il tempo non costa nulla

Scritto da:  | 14 Luglio 2013 | 2 Commenti | Categoria: Racconti
il tempo non costa nulla 1
Il ticchettìo dell’orologio a pendolo spezzava il silenzio in infiniti frammenti di solitudine. Dalla tazzina saliva l’aroma pungente del caffé appena fatto. Attraverso le fessure della tapparella la luce primaverile ritagliava la penombra in spazi geometrici, netti, ingannevoli. Là, nell’angolo, la scacchiera, colpita da due lame luminose, aveva perduto le proprie dimensioni.
Questa è la realtà ed è anche una finzione. Quella luce è netta, precisa, e sono le pareti, i mobili a cambiarla. La realtà e la finzione. O la fantasia?
Sorseggiò lentamente dalla tazzina, fissando la parete davanti a sè. Sentiva la casa vivere, pensare, come un essere dotato di energia propria. In quei momenti che si rinnovavano ogni mattina, quando i figli erano partiti per la scuola ed il marito per il lavoro, avvertiva ogni minimo scricchiolìo dei mobili, ogni lievissimo alito di vento che veniva assorbito dalla casa e trasformato immediatamente in una debole corrente che rincorreva se stessa da stanza a stanza.
Sono sola. Sola.
Eppure, quella non era la solitudine che poteva pesare su di un essere umano come un fardello intollerabile. Era qualcosa di diverso, che soltanto lei poteva capire ed assaporare fino in fondo, vivendo con la casa.
Il rombo di un’automobile aumentò e svanì in distanza e la casa rimase indifferente. Lei finì di bere il caffé e posò la tazzina, che produsse un lieve tintinnìo. Accese una sigaretta ed il clic dell’accendino risuonò nell’ambiente vuoto come un messaggio per la casa.
Vedi, sono qui anche oggi, come gli altri giorni, come i giorni che verranno.
La scacchiera stava nuovamente cambiando forma, costretta a seguire il lento cammino della luce. La casa viveva attorno a lei con ritmi diversi, più pigri, ma lei si sentiva egualmente in sintonia con i muri i mobili i quadri le stoviglie gli specchi. Sapeva che la casa sentiva la sua presenza, anche se lei faceva di tutto per nascondersi, per rinchiudersi in se stessa lasciando che la casa vivesse la propria esistenza senza il fastidio di una presenza umana.
Lentamente, lasciandosi trasportare pigramente da un’ondata di pensieri che si accavallavano, lasciò uscire dalle labbra una boccata di fumo e seguì con lo sguardo le spire azzurrine che si snodavano verso il soffitto. Nei fasci di luce mattutina si agitava un ipnotico pulviscolo che giungeva fino alla scacchiera contribuendo a falsarne la forma.
Se io morissi, ora, qui, tu ne soffriresti, te ne accorgeresti? No, forse no, tu vivi in un modo diverso dal mio, forse avvertiresti una sensazione come quella che avverti quando vieni colpita da un rumore  o come quando ti lasci bagnare dalla pioggia o ascolti il sussurrare del vento tra le foglie degli alberi.
E’ strano, sai?, di tutte le persone che vivono tra queste mura io sono l’unica ad avere capito che tu sei viva, che non sei una cosa fatta di mattoni calce ferro cemento legno vetro, e l’ho capito grazie a questi momenti del mattino, quando siamo sole, tu ed io.
Si alzò dalla sedia e si avvicinò al lavello della cucina. Lasciò scorrere l’acqua, senza necessità, ascoltando il fruscìo del liquido che scorreva. Un raggio di sole colpì il getto, traendone per un istante riflessi giallastri. Muovendosi con innaturale lentezza lavò la tazzina e la ripose nello scolapiatti.
Poco dopo, prima di uscire dalla casa, volse lo sguardo intorno. La scacchiera, abbandonata dai raggi di luce, aveva ripreso le proprie dimensioni.
Aspettatemi, a voi il tempo non costa nulla.
il tempo non costa nulla 2
avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


2 Commenti a il tempo non costa nulla

  1. avatar
    Mongo 16 Luglio 2013 at 12:57

    Mi sono immaginato di girare un film con la tua storia. Le immagini sono da premio Oscar!! Quando sarò ad Hollywood per ritirarlo, un pensiero di ringraziamento sarà, ovviamente, per te.

  2. avatar
    paolo bagnoli 16 Luglio 2013 at 18:04

    Premio per la miglior scenografia? O fotografia? O alla miglior interprete femminile?
    A parte gli scherzi, quando l’ho scritto ero un po’ “metafisico”…

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