Quanto pesa un Pedone?

Scritto da:  | 27 Settembre 2013 | 4 Commenti | Categoria: Zibaldone
il peso di un Pedone 1
Sull’equilibrio delle forze in campo è stato detto di tutto, nell’arco dei secoli. Lasciamo perdere le citazioni di Murray sugli scacchi arabi, in quanto costituiscono unicamente una testimonianza storica e passiamo direttamente alle valutazioni espresse dai “moderni”, di coloro, cioè, che pesano il materiale secondo le regole moderne (nel tempo modificate, ma fondamentalmente stabili per quanto riguarda le caratteristiche di ogni singolo pezzo).

Il primo dei “moderni” ad esprimere una valutazione fu Pratt, nel suo manuale del 1803. Pratt enunciava i seguenti valori: Pedone=2 , Cavallo=12 , Alfiere=14 , Torre=15 , Donna=28 , Re=9 , aggiungendo tuttavia alcuni “distinguo”, affermando che “le condizioni di attacco o difesa, la facilità di spostamento ed il raggio di azione, il potere di ogni singolo pezzo poteva essere calcolato secondo gli indici di cui sopra”, e concludendo che “la natura del gioco toglie il Re da ogni paragone”.

BilanciaPratt correggeva il proprio giudizio in considerazione della posizione di ogni pezzo, prendendo quindi la sua probabile “dinamicità”, ed enunciava i seguenti valori: Pedone=2 , Cavallo=9 1/4 , Alfiere=9 3/4, Torre=15 , Donna=23 3/4 , escludendo il Re ed attribuendo al Pedone, in caso di possibilità di promozione, il valore di 3 3/4, rimandando il lettore al secondo volume del suo trattato per meglio comprendere l’interazione dei pezzi.
Nel 1845 Tomlinson (che verrà pedissequamente imitato da Staunton due anni dopo) attribuiva ai pezzi il valore seguente: Pedone=1 , Cavallo=3,05 , Alfiere=3,50 , Torre=5,48 , Donna=9,94 , escludendo il Re da ogni valutazione. Anche Oppen, nel 1847, sulla Deutsche Scachzeitung, esprimeva considerazioni sulla valutazione di ogni singolo pezzo, così come Alexandre, sempre in quegli anni.
Questi valori venivano formulati soprattutto ad uso e consumo dei principianti che avessero acquistato uno dei trattati degli autori citati, ma non era estraneo a tali valori il tentativo di stabilire un “valore medio” calcolato in base ad alcuni parametri, come, ad esempio, le funzione difensiva od offensiva, la libertà di movimento, eccetera.
Nel 1884 un articolo di Biddle (commentato da Pierce) attribuiva ai pezzi su scacchiera vuota i seguenti valori: Donna=22,75 , Torre=14 , Alfiere=8,75 , Cavallo=5,25 , Pedone=1,75 , mentre su una possibile media di ostruzione la Donna veniva data a 12,15, la Torre a 6,87 , l’Alfiere a 5,12 , lasciando invariati infine i valori del Cavallo e del Pedone, che restavano invariati anche nella tabella finale che recitava: Donna=17,45 , Torre=10,44, Alfiere=6,94.
Il commentatore esprimeva quindi, secondo un suo calcolo matematico, una tabella finale che attribuiva alla Donna il valore 10 , alla Torre 5,84 , all’Alfiere 3,53 , al Cavallo 2,89 , ed al Pedone 0,5 .
Arriviamo poi al manuale di Hoyle (1907), nel quale l’autore resuscita il monarca, offrendo al lettore la seguente scala di valori, assumendo il Pedone come base di computo a valore 1 : Re=4 1/2 , Donna=15,00 , Torre=9 1/2 , Alfiere=5 1/4 , Cavallo=3 1/2 e c’è da chiedersi da cosa abbia origine quel quarto di punto attribuito all’ Alfiere…
Nove anni dopo, in piena Guerra Mondiale, il neutrale elvetico Hermann Vogler (residente a Neuchatel), forse influenzato dalle grandi manovre militari che si svolgevano al di là delle patrie frontiere, volle andare più a fondo della questione perfezionando, con precisione svizzera, gli studi precedenti ed assumendo l’ingrato compito di stabilire valore assoluto e valore relativo di ogni pezzo, alluvionando il lettore con diagrammi e tabelle dalla cui consultazione era arduo uscire sani di mente. La “ricerca” di Vogler, pubblicata nel numero di Gennaio 1916 dalla Schweizerische Schachzeitung , sulla quale rivista occupava ben 6 pagine, un paio di mesi dopo venne ripresa sia dalla British Chess Magazine che da La Stratégie ; nel numero di Maggio dello stesso anno il periodico francese pubblicava, a firma di Anatole Mouterde, una specie di “riassunto” delle precedenti valutazioni, nelle quali si erano cimentati – olt re ai già citati – Stein, Lewis, Mouret, Basterot, lo storico Forbes, Preti, Lasa, Neumann, dimenticando lungo la strada nientepopodimeno che Steinitz (nella lunga premessa del suo Instructor).
E arriviamo così alla Deutsche Schachzeitung dell’Aprile 1936, dove appare una valutazione di Gerhard Pusch (chi era costui?) il quale, in base a sempre più complessi calcoli matematici, compila una tabella che parte dai seguenti valori: Re=6,5625 , Donna=22,75 , Torre=14,00 , Alfiere=8,75 , Cavallo=5,25 , Pedone=1,75 , giungendo alla conclusione che , calcolando la combinazione tra libertà di movimento, potere effettivo assoluto (?), eccetera, formula i seguenti valori: Re=3,75 , Donna=8,375 , Torre=5,00 , Alfiere=3,375 , Cavallo=3,00 e Pedone=1,00 .
Dopo questa discussione sul sesso degli angeli, torniamo a Capablanca: “Prima la posizione, poi il materiale”.
il peso di un Pedone 2
avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


4 Commenti a Quanto pesa un Pedone?

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    Mongo 27 Settembre 2013 at 11:21

    I miei pedoni non sono affatto d’accordo con il punteggio a loro attribuito ed hanno deciso di dimettersi in massa!! 😉

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    Giangiuseppe Pili 27 Settembre 2013 at 12:14

    Nella mia (potenziale, ancora… purtroppo! Ah, questa Italia) teoria, il pedone è valutato in funzione della quantità di case che esso è in grado di controllare. Sicché il suo valore non può essere determinato una volta per sempre, ma varia in base alla dislocazione. Ad esempio, un pedone in “H” non ha lo stesso valore numerico di un pedone in “E”. Nella mia teoria, ogni pezzo non ha una valutazione associata ad una media generale, ma dipende sempre e in ogni caso dalla quantità di case che controlla rispetto ad una particolare posizione. A quel punto, volendo proporre valutazioni in termini di media, si dovrebbe fare una valutazione della media dei valori del pezzo in progressione rispetto ad una determinata linea di variante, sicché, comunque, non generalizzabile con un valore generale. Si tenga, poi, presente che tale valutazione non implica che, a livello pratico, non possa essere utile tenere a mente altri valori, ma solo che ad un livello di sistemazione logica e matematica dei pezzi tale valore non va scambiato con quello più utile a livello pratico. Molto interessante questo articolo. Chissà che un giorno prima o poi riesca a dare una forma compiuta all’ammasso di analisi che ho elaborato su questo argomento. Grazie, caro Paolo!

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    paolo bagnoli 27 Settembre 2013 at 21:12

    Nel lavoro di Vogler da me citato ci si può perdere (anche il ben dell’intelletto…;), ma potrebbe servire come base per ulteriori ricerche. Io rifiuto categoricamente l’argomento, in quanto prendo come valore assoluto l’affermazione di Capablanca. Poi, se vogliamo andare a Tarrasch, con i suoi dogmatici concetti (centro, semi-centro, ecc.), possiamo trovare anche nei suoi scritti alcuni spunti interessanti riguardo alla “forza” di un Pedone.
    Il mio scritto, comunque, non era altro che uno scherzo, ma rispetto chi, appassionato di matematica, tenta di approfondire la materia.

  4. avatar
    paolo bagnoli 27 Settembre 2013 at 21:22

    Per Mongo: partiamo dal concetto che, negli scacchi, esistono due schieramenti, Bianchi e Neri. I valori si azzerano di colpo quando il Re prende scacco matto e, talvolta, qualche Pedone (che ha sempre eseguito pedissequamente gli ordini del Re: “Difendetemi!”;) tenta di divenire grigio, rosa, a pois, ma le regole del gioco non lo consentono, e tale Pedone si troverà ad essere ciò che è sempre stato, in assenza del Re: una nullità. E’ per questo motivo che i Pedoni strillano…..

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