Ricordo di un ragazzo dolce

Scritto da:  | 30 Settembre 2013 | 10 Commenti | Categoria: C'era una volta, Italiani, Personaggi

Ricordo di un ragazzo dolce 1

Aveva solo 25 anni quando, una notte di quasi dieci anni fa, Daniele ci ha lasciati.
Nel silenzio. Quasi in punta di piedi.
Quando ho letto la notizia, non ci credevo.

Daniele VismaraEra qualche anno oramai che non lo vedevo più. L’ultima volta che ci eravamo incrociati era stata quattro anni prima, in un semilampo in Svizzera.
Vittima di un disagio esistenziale, di problemi interiori mai compresi dagli altri.
Uno dei più grandi talenti degli ultimi anni. Tre norme di IM, un 4° posto al Campionato Italiano del 2001 (e se avesse vinto all’ultimo turno sarebbe stato primo assoluto), innumerevoli tornei vinti.
Sempre disponibile, sorridente, pronto ad analizzare con chiunque, mai arrogante e spocchioso con nessuno.
Anni prima era stato protagonista di polemiche riguardo una sua presunta volontaria perdita di Elo per giocare per un semestre nelle categorie inferiori e poter quindi fare razzie di premi .Ricordo processi sommari su internet da parte di organizzatori e di scacchisti che giudicavano il povero Daniele colpevole di non so che quale tipo di truffa e di comportamento antisportivo e scarsamente etico ( gli stessi personaggi che oggi organizzano e tollerano tornei chiusi taroccati, ma tant’è…).
Una vera caccia all’eretico,una vera accozzaglia di personaggi che avrebbero potuto dare lezioni a Torquemada.

Gli stessi che, al momento in cui è stata comunicata la notizia del suo tragico gesto, non si sono risparmiati paroloni di condoglianze e pomposissimi ricordi grondanti ipocrisia a non finire.
Prima di giudicare una persona, si dovrebbe prima conoscerla, parlarci insieme e poi sentire le ragioni.

E’ evidente che il comportamento di allora era già una spia del disagio esistenziale che Daniele stava vivendo in quel momento.

Bastava solo guardarlo negli occhi per vedere la sua tristezza interiore.
E’ troppo facile fare dei facili moralismi senza conoscere le cause.
Probabilmente Daniele, in quel momento il giovane di maggior talento, aveva voluto protestare in questo modo contro la mancanza di aiuto da parte della Federazione, frustrando di fatto le sue possibilità di potersi affermare ad alto livello.

Per ottenere risultati sono necessari impegno, tempo e, purtroppo, denaro, soprattutto se non si ha l’appoggio da parte di qualcuno.

Daniele inizia l’attività scacchistica intorno ai 16-17 anni: per la nostra federazione, era già troppo vecchio.
Inizia a vincere sistematicamente intorno alla metà degli ’90 praticamente tutti i tornei di categoria a cui partecipa, passando rapidamente Maestro. Impresa non certo facile, ma sistematicamente snobbata da tutti.

Nel frattempo, la federazione non si accorge minimamente di lui, forse per avere il ”difetto” di essere residente in una città un po’ decentrata rispetto alla stragrande maggioranza dell’attività o, più probabilmente, per non avere i giusti santi in Paradiso.
Già nel 1998 aveva garbatamente scritto una lettera di protesta nei confronti della Federazione.

Per cui, è stato sistematicamente lasciato solo… e l’unico modo che aveva per protestare contro le ingiustizie che aveva subito era di “fare notizia”.
Per cui, dopo un periodo di due, quasi tre, anni in cui aveva del tutto mollato gli scacchi, decise di retrocedere volontariamente per un semestre nella categoria inferiore al fine di procacciarsi i fondi economici per potersi permettere la partecipazione successivamente a tornei più importanti.

Cosa che appunto successe…

Ricordo di un ragazzo dolce 2

avatar Scritto da: A Sound of Silence (Qui gli altri suoi articoli)


10 Commenti a Ricordo di un ragazzo dolce

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    Franco Trabattoni 30 Settembre 2013 at 01:23

    Lo conoscevo, sì, ma come tanti altri. Ho chiesto a molte persone, ma nessuno mi ha mai spiegato perché. Sembrava che nessuno lo conoscesse abbastanza per dirci qualcosa di lui. Dopo tanti anni SoloScacchi ha aperto una breccia. Grazie

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    Martin Eden 30 Settembre 2013 at 07:37

    Daniele era un ragazzo timido e gentile, dall’aspetto introverso eppure estremamente sensibile e altruista. Ebbi la fortuna di conoscerlo qualche anno addietro quando venne a Genova per un Torneo “Week-End”, era una domenica pomeriggio e Daniele era in testa al torneo a punteggio pieno. Nella partita decisiva era opposto a Raffaele Di Paolo… una Siciliana tesissima e vibrante, incerta fino all’ultimo, risolta solo dallo “zeitnot” in favore del più esperto Maestro genovese. Dopo l’epilogo, chissà per quale istinto, forse perché ancora emozionato per la partita scintillante, ho l’ardire di avvicinarmi a Daniele e chiedergli come mai non avesse visto una certa continuazione che a me, profano del gioco, era apparsa vantaggiosa… Qualunque altro giocatore, ancora scosso dalla sconfitta e dalla perdita del primato, probabilmente mi avrebbe liquidato in modo brusco, ma quel ragazzo dallo sguardo gentile e mite, assunse un’espressione riflessiva e mi disse semplicemente: “probabilmente hai ragione, scusa…” Lo disse senza alcun senso di superiorità tipico invece di tanti giocatori di scacchi… mi colpì molto… Conserverò per sempre l’immagine del suo sguardo profondo e malinconico…

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    Mongo 30 Settembre 2013 at 12:16

    Pur non conoscendolo, ci rimasi male quando lessi la terribile notizia pubblicata su ‘Torre & Cavallo’; ‘invidiosamente’, in senso buono, seguivo la sua carriera e tifavo sempre per lui.
    “Perché?” Mi chiedevo, “Perché? Eppure ha tutto: giovane età, la vita davanti, la salute, è un dio con gli scacchi, ragazze a go go….”.
    Ancora oggi, quando ci penso, non riesco a darmene ragione, ma forse è giusto così perché lui non è me, cioè io non sono lui, e forse l’unica vera ragione la deteneva soltanto lui e per questo lo fece.

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    Roberto Messa 30 Settembre 2013 at 12:36

    Scusate la pedanteria del cronista, ma bisogna dire che il Daniele di cui si parla è Daniele Vismara, morto suicida il 10 luglio del 1994.

    Bisogna pure precisare che questo articolo è già stato pubblicato nel 2007 e che pertanto il riferimento a “gli stessi personaggi che oggi organizzano e tollerano…” è riferito non al 2013 ma al 2007.
    Peraltro le annotazioni contenute nell’articolo (riguardo ai mancati aiuti, alle aspettative a torto o a ragione di eventuali sostegni alla carriera, alle inascoltate lettere di protesta alla federazione ecc.) potrebbero riferirsi non molto diversamente alla storia agonistica e personale di tutti i migliori giocatori italiani degli ultimi 60 anni. Qualche significativo cambiamento è intervenuto solo negli ultimissimi anni, anni di cui purtroppo Daniele Vismara non ha fatto in tempo a vedere la luce.

    Il link dell’articolo in originale è
    http://asoundofsilence.com/omaggio-a-daniele-vismara-2/

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      Jas Fasola 13 Febbraio 2014 at 10:27

      10 luglio del 2004

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    Franco Trabattoni 30 Settembre 2013 at 13:16

    Ottima precisazione, Roberto. Io non me ne ero accorto. Sono d’accordo anche sul resto di quello che dici. E sono anche convinto (credo che anche l’autore del pezzo la pensi allo stesso modo) che il mistero di scelte così drammatiche abbia poco a che fare con fatti così specifici.

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      Roberto Messa 30 Settembre 2013 at 14:14

      Andando a rivedere le cronache dei campionati italiani dal 2001 al 2003 devo dire che Vismara è stato davvero sfortunato – come giocatore – dato che l’ultimo anno della sua giovane vita ha coinciso con quello della crisi più grave nella storia della federazione scacchistica italiana.
      Con ciò peraltro non voglio adombrare alcun nesso di causa-effetto, tanto più che ai tempi della sua tragica morte avevo sentito dire che poteva esserci stata una delusione sentimentale e – sarò un romantico – ma questo è il modo che più mi piace per ricordare Daniele.
      A completamento di quanto detto prima, aggiungo che furono gli anni delle dimissioni di Zichichi prima e del commissariamento della FSI poi, anni in cui una finale del campionato si svolse addirittura senza premi (ma a era già accaduto anche negli anni Ottanta e potrei scommettere che era già successo in un passato più remoto).
      Vismara si classificò 4°-6° con 5,5 punti su 10 nel campionato del 2001, vinto da Bruno Belotti con 7 punti. Dall’articolo di A Sound of Silence – cui restiamo debitori di questo ricordo di Daniele toccante e appassionato – deduco che fu proprio Belotti a sconfiggere Vismara all’ultimo turno e proprio Belotti è stato uno di quei talenti autodidatti e geograficamente “decentrati”, come pure Duilio Collutiis che vinse il titolo nel 2002.

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      alfredo 30 Settembre 2013 at 16:05

      essi caro Franco
      io ne ho visti parecchi purtroppo
      è un mistero troppo grande per essere ricondotto a fatti specifici e in fin dei conti di importanza molto relativa

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    alfredo 30 Settembre 2013 at 16:02

    anche per chi ha avuto a che fare per molti anni con questa tema , anzi forse proprio per questo, è difficile esprimere qualsivoglia opinione .
    penso che le parole piu’ profonde che abbia letto sul tema siano quelle dello psichiatra che piu’ apprezzo , Eugenio Borgna , sulla poetessa suicida , a 26 anni , Antonia Pozzi .
    una delle case del suicidio della poetessa fu sicuramente una delusione d’amore , un’altra una sensibilità troppo forte .
    Borgna fa notare ma è solo una annotazione che la Pozzi si laureo’ con il Prof Banfi
    Orbene non pochi ( ne cita almeno 5 o 6 tra cui lo scrittore Enrico Morselli) giunsero , in epoche diverse a togliersi la vita . naturalmente non si azzarda nel fare nessun rapporto causa – effetto
    nella mia esperienza grosso modo ho potuto vedere tra i tanti gruppi in cui si possono dividere le persone che giungono a questo atto due gruppi prevalenti
    uno è il gruppo delle persone che vi giungono dopo una vita contrassegnata da quella teribile malattia che è la depressione
    poi ci sono i ” suicidi” eroici , di ” rivolta” di ” protesta ” che si possono a loro volta dividere in romantici ( lo jacopo ortis di Foscolo) e i politici ( mi viene in mente Bobby Sands .
    ma ripeto è un discorso troppo difficili e ci vorrebbe un filo d’Arianna ben solido per addentrarvicisi senza perdersi .
    ma in linea di massima , anche chi si suicida senza lasciare scritto nulla , ha un ” bersaglio” .
    Una persona o un gruppo che ritiene possa vivere nel senso di colpa per il resto dei giorni
    non è cosi’. Anche un suicidio di una persona vicina si elabora
    Rimarrà un ricordo ma la elaborazione del lutto è una dei meccanismi che ci permette di andare avanti nelle nostre spesso travagliate vite.

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    Fabio Colombo 12 Febbraio 2014 at 16:19

    Colgo l’occasione per lasciare un pensiero alla memoria di Daniele che, per chi non lo sa, fu anche buon giocatore di tennistavolo a livello regionale. Condivido il ricordo di una persona a modo, anche quando l’agonismo, meno controllato nel tennistavolo che negli scacchi, era intenso e sarebbe stato più facile lasciarsi andare.

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