La trappola di Magnus

Scritto da:  | 21 Novembre 2013 | 10 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri
La trappola di Magnus 2
Ora che Magnus Carlsen pare avviato a conquistare il (meritato) titolo mondiale, mi sembra giusto ricordare un altro Magnus il quale, circa un secolo fa, battezzò col proprio nome una variante della Siciliana.
Dopo 1. e4 c5  2. Cf3 Cc6  3. d4 c:D4  4. C:D4 Cf6  5. Cc3 d6  6. Ac4 g6  7. C:c6 b:c6  8. e5
Posizione dopo 8.e5

Posizione dopo 8.e5

si entra, appunto, nella variante citata. E’ chiaro che 8. … d:e5  9. A:f7+ ne possiamo giocare un’altra, perciò passiamo ad esaminare brevemente le note che lo stesso Magnus Smith scrisse in un articolo dedicato alla sua “trappola” nel numero di Marzo dell’American Chess Bulletin , a proposito di una sua partita giocata al sesto turno del torneo magistrale di New York contro Kreymborg, e da lui vinta in 49 mosse. Il titolo di tale articolo era: “Una novità contro la Difesa Siciliana”.
8. … Cg4 . “La mossa migliore; qualunque altra causerebbe una pessima posizione”.
9. Af4 . “(…;) la partita è uguale a quella tra Lasker e Schlechter nel loro recente match (1910). Schlechter giocò a questo punto 9. e6 , Lasker replicò con 9. … f5 ed ottenne una posizione migliore. Mi parve che il Bianco potesse ottenere un vantaggio semplicemente  mantenendo la posizione per una mossa o due, visto che la situazione è tale da non consentire al Nero di attendere ma di dover forzare, e pensai che il Bianco potesse così costringere il Nero a giocare una mossa debole. Giocai perciò 9. Af4 impedendo la cattura del Pe5, ed è questa semplice mossa che pare mettere in discussione la solidità della Siciliana”.
9. … d5 . “Altri seguiti a questo punto sono 9. … Ah6  10. A:h6 C:h6  11. Dd2 Cg4 (la migliore) 12. e:D6 D:D6 (la migliore visto che dopo 12. … e:D6 segue 13. 0-0-0 e vince) 13. 0-0-0 D:D2+  14. T:D2 ed una breve analisi dimostrerà che la posizione del Nero risulta perdente in poche mosse; il secondo è 9. … Db6  10. Df3 e vince, il terzo è 9. … Ag7  10. e:D6 con posizione vincente”.
La partita proseguì con 10. C:D5 c:D5  11. A:D5 Ae6  12. Ac6+ Ad7  13. A:a8 D:a8  14. 0-0
Posizione dopo 14.0-0

Posizione dopo 14.0-0

“ed il Bianco vinse la partita grazie ai Pedoni dell’ala di Donna”.

Fin qui la “trappola” di Magnus. Ma chi era questo Magnus Smith? La storia, a mio avviso, merita di essere raccontata.
In Islanda, a nord della capitale Reykjavik, una penisola si spinge nelle gelide acque dell’Atlantico. Questo lembo di terra è sovrastato dal vulcano Snaefells, il cui nome venne reso celebre da Jules Verne nel suo Viaggio al centro della Terra. In un modesto villaggio di pescatori, Raudhamel, nacque nel 1869 Magnus Magnusson (“Magnus, figlio di Magnus”;).
L’Islanda era, all’epoca, parte del regno di Danimarca, ma godeva di un’ampia autonomia amministrativa ed aveva un suo Parlamento, l’ Althing, che emanava leggi e decreti che dovevano comunque sottostare all’approvazione (scontata) della corte danese. Quando Magnus nacque, la grande isola contava circa cinquantamila abitanti, che ricavavano il sostentamento dai raccolti che l’avaro suolo vulcanico comunque consentiva, ma soprattutto di pesca. Quando Magnus iniziò a muovere i primi passi il clima islandese, che da alcuni decenni era piuttosto mite, relativamente alla latitudine, cambiò bruscamente; un’ondata di gelo polare impedì la coltivazione dei campi, i pescherecci vennero bloccati dai ghiacci, e gli islandesi iniziarono a conoscere la fame.
Nel 1875 la madre di Magnus, Ragnheidur, morì a causa degli stenti (del padre non si sa alcunchè, forse assente o morto in precedenza), e la sorella maggiore Holmfridi dovette prendersi cura di Magnus, di un altro fratello e di altre due sorelle. La famiglia si spostò a pochi chilometri di distanza, nella cittadina di Stadharstad, dove, grazie all’inpegno di Holmfridi, tutti riuscirono a sopravvivere ed il piccolo Magnus venne iscritto alla scuola gestita dal parroco locale. Fu in questo periodo che Magnus apprese i rudimenti degli scacchi.
Dopo alcuni anni Magnus iniziò a frequentare una scuola di Reykjavik. In quel periodo il Parlamento islandese decise, a causa delle spaventose condizioni in cui si trovavano gli abitanti, di chiedere aiuto al governo degli Stati Uniti, proponendo a Washington il trasferimento di parte della popolazione islandese in qualche isola lungo le coste dell’Alaska, dove il clima avrebbe ricordato quello della patria, ma gli statunitensi respinsero la proposta. La stessa proposta venne rivolta al Canada, all’epoca un dominion britannico dotato anch’esso di una grande autonomia, ed i canadesi accettarono, cosicchè un quinto della popolazione islandese prese la via del Nord America.
Fu un esodo di proporzioni bibliche, nel quale si inserì, nel 1885, il sedicenne Magnus. I canadesi avevano individuato, come zona di stanziamento degli islandesi in fuga, le rive del grande lago Winnipeg, un bacino dalla superficie maggiore di quella della Lombardia, di modesta profondità ma ricchissimo di pesce. Le pianure e le colline attorno al lago si prestavano alla coltivazione, soprattutto di cereali, e questo habitat, molto simile – anche come clima – a quello dell’Islanda, venne rapidamente “colonizzato” dagli islandesi, tanto che la zona venne battezzata “Nuova Islanda”. Ancora oggi i discendenti dei primi coloni coltivano radicate abitudini, ed i viaggiatori possono visitare il “Museo della Nuova Islanda”.
Magnus si fermò pochi mesi nella nuova patria canadese, passò il confine americano, cambiò il proprio cognome in “Smith” (più anonimo di così…;) e si stabilì a Los Angeles, città che era appena stata collegata tramite la ferrovia col resto degli States e che, da una tendopoli quale era stata fino a pochi anni prima, stava conoscendo uno sviluppo edilizio senza uguali nella storia. Magnus fece un po’ di tutto per un paio d’anni poi, quando il boom economico si sgonfiò, riprese la via del nord ripassando il confine e si trasferì a Vancouver, dove aprì un laboratorio di calzolaio che poi divenne un negozio di calzature.
A circa venticinque anni Magnus Smith, nuovamente cittadino canadese ed ormai facente parte della piccola borghesia locale, riprese in mano la scacchiera, iscrivendosi al circolo di Vancouver, e facendo rapidissimi progressi nel gioco, tanto da far parte della squadra che sostenne un incontro via telegrafo tra la città canadese e San Francisco.
MagnusSmith
Verso la fine del 1898, venduta l’attività di Vancouver, Magnus tornò a Winnipeg, a qualche decina di chilometri dalla Nuova Islanda, iniziò a frequentare il circolo cittadino di scacchi e si esibì in alcune simultanee alla cieca. Negli anni dal 1899 al 1906 vinse il campionato canadese, che si disputava con assoluta irregolarità, cioè quando qualche Circolo stanziava il denaro per premi e spese. Il 1899 fu l’anno in cui Magnus si impose con un 10 su 10 ed in cui capitò a Winnipeg (18 gennaio) nientepopodimeno che Harry Nelson Pillsbury, nel corso di uno dei suoi tour per simultanee ed esibizioni alla cieca. L’americano vinse tutte le partite, tranne una: dopo 56 mosse fu costretto ad abbandonare dal suo avversario, che era Magnus Smith.
Anche a Winnipeg, Magnus continuò la sua attività di calzolaio, che gli forniva discreti mezzi di sostentamento. Per quanto riguarda l’attività scacchistica, nel 1903 si trovò di fronte un nuovo arrivato, il ventitreenne inglese Charles Blake, il quale, fin dai primi giorni di presenza al Circolo, dimostrò di poter tenere testa a tutti, Magnus compreso, pur perdendo (1904) un match contro quest’ultimo (7½ a 4½). La loro rivalità cittadina ed extracittadina durerà per anni.
Nel 1907 si presentò a Winnipeg il campione mondiale Lasker e venne invitato a giocare una partita di esibizione contro Magnus, il quale, grazie ad una imprecisione di Lasker alla 19° mossa, riuscì a vincere dopo una battaglia di 47 mosse. Lasker fiutò immediatamente il talento del canadese e, prima di ripartire, offrì a Smith un posto da redattore nella Lasker’s Chess Magazine, che veniva pubblicata a New York.
Magnus non ci pensò troppo: cedette il suo laboratorio di calzoleria e, col gruzzoletto in saccoccia, si trasferì nella metropoli americana, dove si iscrisse al Brokklyn Chess Club divenendone, ai primi del 1908, il campione. Nell’autunno del 1907, tuttavia, gli Stati Uniti erano stati travolti da una crisi economica senza precedenti: parecchie banche erano fallite, i titoli della Borsa avevano perso il 50 & del loro valore, la disoccupazione progrediva inesorabilmente. Lo stesso Lasker decise di tornare in Europa, visto che gli introiti della sua rivista si erano ridotti, lasciando così da soli i redattori, che non sapevano come comportarsi.
Magnus prese l’iniziativa, si accordò con Napier e Nugent, fondò The Chess Weekly , ed offrì agli abbonati di Lasker (il quale, da Berlino, stava cercando acquirenti per la propria rivista, senza tuttavia trovarne) di proseguire nell’abbonamento con la nuova rivist a. Ben presto, tuttavia, Napier e Nugent si ritirarono dall’impresa, e Magnus si ritrovò solo alla redazione della nuova rivista. Grazie alla collaborazione del giovane Capablanca essa visse ancora fino al Marzo del 1910, quando fu costretta a chiudere i nattenti.
Magnus aveva investito nell’impresa i suoi modesti risparmi, che in questo modo svanirono nel nulla, anche per la concorrenza dell’ American Chess Bulletin, ma continuò a frequentare il Circolo ed a dimostrarsi forte come in passato, fino a quando proprio la rivista concorrente organizzò, per i primi del 1911, un grande torneo magistrale da tenersi a New York. La lista dei partecipanti includeva nomi illustri, come il giovane cubano Capablanca (che quello stesso anno sarebbe “esploso” al grande torneo di San Sebastian), il campione statunitense in carica Marshall, autentica leggenda vivente, ed altri affermati Maestri dello scacchismo americano. Fino ai due terzi del torneo Magnus tenne un ritmo eccezionale, vincendo tutte le partite, poi, nel corso della sua partita con Marshall, pur avendo un Pedone di vantaggio, commise un errore e finì per perdere. Fu il tracollo: Magnus venne battuto nelle successive tre partite e finì il to rneo a metà classifica.
Fu il più importante torneo della vita scacchistica di Magnus. Negli anni successivi passò dal Brooklyn CC al Manhattan CC , dove vinse il titolo per un paio d’anni, ma dal 1915 in poi sospese quasi totalmente la propria attività scacchistica.
Si era sposato, nel frattempo, con Adel, figlia di un importante magnate della seta in Pennsylvania e nel 1920, visto che non aveva una stabile occupazione, la famiglia della moglie gli offrì un lavoro a Titusville, un piccolo centro a più di cento chilometri da Pittsburgh, unico centro scacchistico frequentabile. L’unico modo di coltivare gli scacchi era quello di giocare contro il locale pastore della Chiesa Episcopale, ma questo non gli bastava, dopo aver assaporato per qualche tempo l’ambiente dei “grandi scacchi”. Morì il 12 settembre 1924, dimenticato da quell’ambiente e pressochè dimenticato da tutto il mondo scacchistico.
La trappola di Magnus 3
avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


10 Commenti a La trappola di Magnus

  1. avatar
    INSALA' 21 Novembre 2013 at 22:31

    …un onore aver letto la sua lectio brevis, egregio Signor Bagnoli. SoloScacchi elevato a circolo letterario, Chapeau!

    • avatar
      Ramon 22 Novembre 2013 at 08:40

      Lectio brevis sed magistralis! 😉

  2. avatar
    Enrico Cecchelli 22 Novembre 2013 at 08:56

    Bello ed interessante come al solito!!
    Ho imparato qualcosina in più anche di Storia (la Nuova Islanda)
    Complimenti!

  3. avatar
    Luca Monti 22 Novembre 2013 at 14:48

    Sempre interessante la galleria dei giocatori “quasi dimenticati”, 100% made in
    Paolo Bagnoli.
    Avrei una domanda per l’autore: c’è una ragione specifica per questa sua dedizione
    alle tante “figure minori” attorno le quali disserta con tanto piacere?
    Esistente una Nuova Islanda,allora possiamo anche noi credere in una Nuova Italia.
    Mi accodo ai complimenti di chi mi ha preceduto.

  4. avatar
    paolo bagnoli 22 Novembre 2013 at 18:33

    Per Luca.
    Per quanto riguarda la Nuova Italia, dove potremmo emigrare?
    Le figure “minori”, pur non essendo colossi del calibro di Capablanca, Alekhine, e via giganteggiando, hanno qualcosina da dire, se non sul piano “tecnico”, certamente sul piano della passione per il gioco. Le loro biografie sono, per la maggior parte, interessanti (almeno per me) e non è raro trovare, nella loro produzione scacchistica, alcune gemme nascoste.
    Grazie a tutti per i complimenti, ma io mi diverto …..

  5. avatar
    Luca Monti 22 Novembre 2013 at 19:04

    Potremo emigrare anche sui satelliti di Urano,temo tuttavia che se non saremo noi
    a cambiare un poco,qualunque Nuova Italia ricorderà da vicino,questa scassatissima
    e sconquassata di oggigiorno.
    Fai bene a rilanciare queste persone passate sottotraccia e soprattutto divertendoti.

  6. avatar
    paolo bagnoli 22 Novembre 2013 at 20:43

    Da come mio figlio Alessandro mi descrive la Repubblica Ceca, dove egli vive e prospera da circa un anno, potremmo andare costassù (bello questo toscanismo, vero?).
    LL’unica cosa, il clima. Quando ci siamo sentiti due giorni fa, la faccenda sapeva ddi neve imminente, ma anche noi non ci facciamo mancare niente, a quanto pare…
    LLa scassatissima Italia dove ci ritroviamo a sopravvivere non è altro che il pprodotto dell’Ircocervo (leggi: attuale governo), il quale darà origine al SSarchiapone (leggi: prossimo governo), sempre col beneplacito del nostro pimpante PPresidente della Repubblica e con i Grillini tenuti a debita distanza (scelta, ccomunque, da loro stessi).
    L’Italia è morta, Dio salvi l’Italia!

    • avatar
      Jas Fasola 22 Novembre 2013 at 21:09

      Be’, sono nel quartiere Italia di Varsavia, forse e’ questa la Nuova Italia:mrgreen:

  7. avatar
    alfredo 23 Novembre 2013 at 10:27

    bello .
    non conoscevo assolutamente questo giocatore , pur conoscendo la ” trappola”
    per quanto riguarda il resto seguirà post 👿

  8. avatar
    alfredo 23 Novembre 2013 at 10:33

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