Norman Willem van Lennep

Scritto da:  | 28 Novembre 2013 | 9 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri
Amsterdam1
Il 20 settembre 1872 nasceva, ad Amsterdam, Norman Willem van Lennep. La sua era una famiglia dell’alta borghesia cittadina, benestante ed estremamente rispettosa delle consuetudini sociali dell’epoca e del luogo.
L’infanzia di Norman fu come quella di tanti ragazzini della sua condizione sociale, tuttavia fin dall’adolescenza il ragazzo dimostrò una dote non comune, che era quella di possedere una memoria prodigiosa.
Nel bagaglio culturale di un ragazzo di quell’ambiente e di quel periodo vi era, oltre all’apprendimento delle  “lingue mondiali” – l’inglese ed il francese – anche quello del gioco degli scacchi. Appresi i primi rudimenti tecnici, Norman iniziò a consultare i testi scacchistici che figuravano nella biblioteca di famiglia, fino ad innamorarsi del gioco. Terminati gli studi superiori, si iscrisse al locale ateneo ed iniziò anche a frequentare il Café dove erano soliti incontrarsi gli scacchisti cittadini.
Il fondatore del gruppo era Christiaan Messemaker, più anziano di Norman di circa mezzo secolo, giocatore di non eccelso livello ma appassionato cultore del gioco, e tra gli altri frequentatori del Café figurava Rudolf Loman, organista di fama internazionale, che passò buona parte della sua vita in Gran Bretagna e che vinse il campionato olandese (all’epoca “non ufficiale”;) nel 1888 a Rotterdam, nel 1890 all’Aia, l’anno seguente ad Utrecht, per poi negli anni successivi imporsi altre tre volte. C’erano anche i fratelli Van Foreest, Arnold e Dirk, entrambi di livello magistrale, ed ogni tanto faceva capolino nel locale il medico di Utrecht Adolf Georg Olland, anch’egli giocatore di buon livello.
Norman si inserì, con la passione del neofita, in questo ristretto gruppo di giocatori, e si rivelò in breve tempo in grado di competere con i migliori. Nel ’92, con grande delusione della famiglia, abbandonò gli studi universitari per dedicarsi totalmente agli scacchi e l’anno seguente divenne direttore e finanziatore della neonata rivista Schaak. Quello stesso anno pattò due brevi match contro Loman e battè Arnold Van Foreest (+3 =2 -0).
Nel 1894, incoraggiato anche dagli altri appassionati, si iscrisse a quello che veniva definito come Hauptturnier A (un torneo destinato a promuovere al rango di Maestro, anche se il titolo non era “ufficiale” ma “convenzionale”;) da disputarsi a Lipsia, e ne risultò vincitore.
E’ inutile dire che la famiglia, e soprattutto il padre, disapprovava questo comportamento, invitandolo a riprendere gli studi e ad accasarsi con una brava ragazza, ma l’interesse per entrambe le cose non scuoteva il giovane Norman; era innamorato degli scacchi e, in più, si era scoperto omosessuale.
Norman Van LennepNorman riuscì, grazie al successo di Lipsia, a ricevere l’invito al grande torneo in programma ad Hastings nel ’95 (quello che venne definito “il maggiore torneo del secolo”;), ma gli organizzatori lo relegarono al ruolo di “prima riserva”. Giunto a Londra nell’Agosto di quell’anno, decise di seguire il torneo in qualità di giornalista, ma gli organizzatori gli vietarono di annotare il testo delle partite, in quanto il copyright era riservato, appunto, agli organizzatori stessi. Grazie alla sua formidabile memoria, tuttavia, Norman riusciva ad inviare quotidianamente alla sua rivista i testi degli incontri. Ebbe anche interessanti discussioni con Lasker, Tarrasch ed altri riguardo allo svolgimento di alcune partite, indicando linee di gioco che i protagonisti di tali incontri non avevano individuato.
Poco dopo, la famiglia ricevette una sua lettera nella quale il ventitreenne Norman dichiarava di volersi stabilire in Gran Bretagna, e per il padre questa fu la goccia che fece traboccare il vaso; minacciò di diseredarlo e lo invitò, in termini perentori, a tornare ad Amsterdam per trovarvi un lavoro stabile ed una moglie.
Dopo uno scambio di lettere, Norman, di contraggenio, fece ritorno in Olanda, senza tuttavia aderire alle richieste del padre. Nel ’97 giocò un torneo ad Amsterdam, vincendolo e lasciandosi alle spalle Tresling, Bleijkmans e Arnold Van Foreest, ma poi ripartì per la Gran Bretagna dove, appena giunto, ricevette una convocazione ultimativa da parte della famiglia.
Visto che le cose erano giunte ad un punto di probabile rottura definitiva tra Norman ed il padre, il giovane si imbarcò nuovamente sul traghetto allo scopo di giungere ad un totale chiarimento della propria situazione. Era avvilito, disperato, e non sapeva come spiegare ai genitori ciò che gli ribolliva dentro.
Imbarcatosi a Dover il 29 settembre 1897 Norman Van Lennep non giunse mai in Olanda e scomparve nelle gelide acque del Mare del Nord, probabilmente suicida, anche se non esistono prove o testimonianze su questa tragica fine.
La partita che segue, giocata nel ’94, illustra abbastanza bene lo stile di gioco di Norman Van Lennep.
Loman vs Van Lenne, 0-1
Rotterdam, 1894
1. e4 e5  2. Cf3 Cc6  3. Ab5 a6  4. Aa4 f5
Posizione dopo 4...f5

Posizione dopo 4…f5

La cosiddetta “Difesa Schliemann” che dà origine ad un gioco violento.

5. d4 f:e4  6. A:c6 d:c6  7. C:e5 Cf6  8. Ag5 Af5  9. 0-0 Ae7  10. c3 Dd5  11. Cd2 0-0  12. Cdc4 Tae8  13. Ce3 De6  14. Dc2 Ad6  15. f4 Cd5!  16. C:f5 D:f5  17. Tae1 h6  18. Ah4 C:f4  19. Ag3 A:e5  20. d:e5 D:e5  21. Db3+?!
Posizione dopo 21.Db3+?!

Posizione dopo 21.Db3+?!

Non è il momento per dare la caccia ai Pedoni…
21. … Rh8  22. D:b7 Dc5+  23. Rh1 Cd3  24. T:f8+ T:f8  25. Tg1 e3!  26. D:a6
Posizione dopo 26.Dxa6

Posizione dopo 26.Dxa6

L’inizio della fine.
26. … e2!  27. h3
27. D:D3 D:g1+ e poi matto.
27. … Tf1 , il Bianco abbandona
27...Tf1 e il Bianco abbandona

27…Tf1 e il Bianco abbandona

(28. Ah2 Cf2 matto).
Amsterdam3
avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


9 Commenti a Norman Willem van Lennep

  1. avatar
    Ricardo Soares 28 Novembre 2013 at 19:45

    Paul Bagnoli é um grande!

  2. avatar
    alfredo 28 Novembre 2013 at 22:00

    ecco questa è una di quelle gemme di cui oggi parlavo.
    ma dove li vai a scovare questi giocatori , Paolo ?
    io ricordo un Van Lennep pilota automobilistico vincitore di 2 24 ore di Le Mans negli anni 70
    Potrebbe essere un discendente ?

    • avatar
      Marramaquìs 29 Novembre 2013 at 07:52

      Giusto, Alfredo, ieri non ci avevo pensato. Eravamo nei primi anni Settanta e ancora seguivo parecchio l’automobilismo, passione giovanile presto andata in soffitta. E Le Mans era quasi un mito, come la Roubaix per i ciclisti. Ricordo bene la Porsche Martini bianca di Gijs van Lennep ed Helmut Marko.

  3. avatar
    paolo bagnoli 28 Novembre 2013 at 22:59

    Amico Alfredo, mi chiedi troppo. Non possiedo l’albero genealogico dei Van Lennep…

  4. avatar
    INSALA' 29 Novembre 2013 at 14:27

    …D’una dolcezza struggente la vita di Van Lennep. Scegliere di vincere perdendo come forma estrema di devozione, l’ultimo dono,il solo che sarebbe rimasto.I giocatori più acclamati scaldano gli animi, accendono fantasie, ispirano nuovi mondi ma sono gli eroi perdenti, i randagi soli, i ladri di fuoco a fregiare il nostro gioco.Portare nel cuore la “mènis”, violare i limiti,cercare di realizzare l’impossibile questo ha reso, rende e renderà immortale il gioco dei Re.Incommensurabile il valore di questa piccola gioia, Sig.Bagnoli.

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    Luca Monti 29 Novembre 2013 at 15:24

    Osservo la unicità di questo album di Paolo Bagnoli.Singolare per la scelta degli
    interpreti,distanti dai palcoscenici più acclamati. Ma sempre con vite intense ed a volte sfortunate da raccontare.Una corona costituita da tante,piccole gemme.

  6. avatar
    alfredo 29 Novembre 2013 at 16:59

    caro Marramaquis
    io non sono un grande appassionato di automobilismo anche se ho il
    non invidiabile piacere di avere durante l’anno almeno una ventina di volte
    dei bolidi praticamente in casa (abitando molto vicino all’autodromo di monza).
    ma da piccolo mi ero appassionato un po’ leggendo il Michel Vaillant che veniva pubblicato su Il corriere dei piccoli ( e adesso sto facendo la raccolta dei fascicoli pubblicati con la Gazzetta) .
    Marko lo sento citare spesso durante le gare di F1 .
    sia Marko che Van lennep ebbero una mediocre carriera in F1 , anche per la scarsa competitività delle loro auto.
    Ma la casriera di Marko si concluse drammaticamente a causa di un sasso in pista durante il GP di Francia di F1 mi sembra nel 73 .
    il sasso schizzo’ via dalle ruote della macchina che lo precedeva guidata da Depailler ( al suo esordio , mi sembra) passo’ attraverso la visiera e lo colpi’ ad un occhio che perse .
    un incidente simile nella sua dinamica a quello occorso a Massa in Ungheria .
    digressione automobilistica … ora torniamo agli scacchi
    ma in fondo non è la bandiera a scacchi che si agita alla fine delle corse automobilistiche?
    sapete da cosa nasce questo ? forse è solo una leggenda come il perchè non vi è un Nobel alla Matematica 🙂

    • avatar
      Marramaquìs 29 Novembre 2013 at 18:05

      Accidenti, ecco allora spiegato perché sono passato dall’automobilismo agli scacchi: non potendo mai passare per primo “sotto” una bandiera a scacchi, ho pensato di passarci il tempo “sopra”!

  7. avatar
    alfredo 29 Novembre 2013 at 21:38

    😆
    bella questa
    buona serata caro Marramaquis

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