i due giocatori

Scritto da:  | 7 Gennaio 2014 | 5 Commenti | Categoria: Racconti

i due giocatori 1

Prendo spunto dal libro “L’ultima traversa” di Paolo Mauresing per costruire un raccontino che mi riporta indietro, pur se nella finzione, al mio paese e ai miei anni di ragazzo.

Arrivarono quando Gigi, detto i’ Lardoso, stava finendo una litania di smoccolamenti da far venire giù il soffitto. Aveva fatto un tiro al biliardo di una precisione millimetrica, troppo millimetrica, per cui la palla del suo avversario, colpita con micidiale destrezza, era passata proprio nel bel mezzo dei birilli senza buttarne giù neanche uno. Da qui il richiamo a tutti i santi che trovano dimora in paradiso.

E, sempre quei due, arrivarono al clou di alcune partite a carte fra vecchietti imbarbariti per un asso che non veniva e il buco di culo che arrideva ora a questa, ora a quella coppia con smadonnamenti della parte sfortunata. Metteteci il “pubblico” attorno ai tavoli da gioco che sghignazzava e mandava lazzi e frizzi per ogni dove, metteteci una radio che spargeva canzonette a tutta randa, il tanfo del fumo denso come nebbia che si attaccava alla pelle insieme al sapore forte del vino toscano e potete immaginarvi l’ambiente in cui si ritrovarono i due giocatori.

Sì, avete capito bene. Erano due giocatori di scacchi che si accomodarono in un angolino del bar Italia del mio paese, tirarono fuori la scacchiera con i relativi pezzi e si misero a muovere come se intorno regnasse una pace perpetua. All’inizio cacati in pieno, insomma nemmeno degnati di uno sguardo, troppo impegnati i miei paesani a svolgere il loro compito giornaliero di baruffe più o meno amichevoli che finivano immancabilmente con pacche sulle spalle e riconcilianti bevute al bar.

Il primo ad accorgersi della loro presenza fu quell’indemoniato di Attilio che non stava mai fermo e si spostava da un tavolo all’altro come morso da una tarantola. O meglio fu attirato da quegli strani “aggeggi” mai visti e dall’atteggiamento composto dei giocatori che non litigavano, non fumavano né si mandavano a quel paese secondo prassi consolidata. Era un caldo boia e se ne stavano incollati nelle loro giacchette come se ci fossero nati, uno con i baffetti da sparviero e l’altro con un atteggiamento professorale che metteva pure soggezione. Dopo Attilio si aggiunse i’ Bavoso che dietro a una sua parola seguiva immancabilmente lo sputacchio e poi un altro e un altro ancora incuriositi dal nuovo giuoco. Si formò così un piccolo gruppo che alla fine della partita, dopo la stretta di mano (la stretta di mano?) dette vita a sguardi stupefatti e ad una accesa discussione. Mai vista una cosa simile. Che fossero froci?

Ogni settimana, dunque, i due tizi, evidentemente stranieri che non spiccicavano parola, arrivavano il sabato sera, si sistemavano nell’angolino più lontano del bar, collocavano i pezzi e si mettevano a giocare in un rispettoso silenzio reciproco. La curiosità aumentò, aumentò il numero degli spettatori che si accalcavano intorno al loro tavolo e, per una sorta di miracolo, piano piano diminuirono le baruffe, si smorzarono le voci, si abbassò il volume della radio e calò nel bar un silenzio quasi irreale. A fine partita ognuno diceva la sua, commentava anche senza conoscere le regole del giuoco, faceva il tifo per l’uno o l’altro. Davvero un miracolo.

La cosa andò avanti per tre mesi. E per tre mesi, al sabato, i frequentatori del bar Italia erano in fremente attesa dei due giocatori. Giocavano le solite partite ma con minore accanimento e con un occhio rivolto alla porta. All’arrivo via dal biliardo, via dalle carte, spenta la radio, molti intorno al tavolo a vedere i contendenti con le loro belle giacche stirate a puntino, neppure sudaticci per il bollore che friggeva dappertutto, gli sguardi fissi alla scacchiera, le mosse lente e studiate svolte con fascinosa eleganza.

Poi, all’improvviso, non si presentarono più. Invano l’attesa fino a quando si seppe che se ne erano andati. Allora il sabato diventò il solito giorno della settimana con il fumo denso e appiccicoso, l’odore aspro del vino, la radio a tutto volume, le bevute, i motteggi, le prese per il culo e i moccoli che volavano nell’aria come le rondini a primavera.

Bar Italia

avatar Scritto da: Fabio Lotti (Qui gli altri suoi articoli)


5 Commenti a i due giocatori

  1. avatar
    Fabio Lotti 7 Gennaio 2014 at 09:40

    Notiziona. Lucius Etruscus, scrittore e collaboratore di “Thriller Magazine”, mi ha spedito questo link http://luciusetruscus.altervista.org/citascacchi/scacchi.htm
    per la gioia di tutti gli scacchisti. Dateci un’occhiata.

    • avatar
      Zenone 8 Gennaio 2014 at 21:06

      Interessante e divertente il link proposto.

  2. avatar
    Zenone 7 Gennaio 2014 at 21:20

    Come si dice: ogni bel gioco dura poco.
    Bellissimo spaccato di un bar qualsiasi in una qualsiasi parte d’Italia…mi sembra di esserci stato insieme ad un amico senese. Abbiamo giocato a scacchi per alcuni sabati, poi ci siamo persi di vista 😀

  3. avatar
    Fabio Lotti 8 Gennaio 2014 at 23:19

    Sono contento. Spero che il link piaccia anche ad altri.

  4. avatar
    Fabio Lotti 15 Gennaio 2014 at 21:16

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