Sulla usata scacchiera…

Scritto da:  | 24 Dicembre 2013 | 10 Commenti | Categoria: Cultura e dintorni, Scacchi e letteratura

gli scacchi di Gesualdo Bufalino

Usata scacchiera

Scrittore e poeta siciliano, nacque a Comiso nel 1920 e morì a Vittoria,  provincia di Ragusa, nel  1996. Bufalino si rivelò, dal punto di vista letterario, nel 1981, alla tenera età di 61 anni con il romanzo “Diceria dell’untore” , soprattutto grazie all’incoraggiamento
dello scrittore Leonardo Sciascia divenuto suo grande amico. Lo stesso anno in cui venne pubblicata, l’opera vinse il prestigioso Premio Campiello. Figlio di un fabbro con la passione della lettura, Gesualdo fin dall’infanzia trascorre ore ed ore nella piccola biblioteca paterna in cui diventa un vero e proprio divoratore di carta stampata. Questa sua sete inestinguibile di sapere sta alla base della sua vastissima cultura, della sua grande abilità linguistica, del suo famoso stile ricercato, da alcuni definito “anticheggiante”. La maggior parte della sua vita di insegnante liceale Bufalino la visse a Comiso, mantenendo un’esistenza ritirata e discreta. Oltre alla prosa, notevole fu anche la sua attività poetica e le traduzioni dal francese. Si cimentò con impegno più che dilettantistico in molti campi extra letterari come gli scacchi, gioco in cui pervenne all’abilità di maestro, e riuscì inoltre a coltivare a fondo altre passioni culturali  come il jazz, la musica classica, il cinema, il teatro. Trovò la morte in un drammatico incidente stradale il 14 giugno 1996 sulla strada tra Comiso e Vittoria. Proprio in quel periodo la passione per gli scacchi, mai sopita, stava riemergendo con intenti letterari stavolta, sulla sua scrivania infatti andava prendendo forma il suo ultimo romanzo intitolato “Shahmat (scaccomatto) – L’ultima partita di Capablanca” sulla vita dello scacchista cubano (3° campione del mondo dell’era moderna). Di quest’opera restano sfortunatamente solo due capitoli.

Nel progetto della «Diceria dell’untore», la cui gestazione durò circa vent’anni, l’autore aveva pensato di premettere ai vari capitoli una poesia, ma l’idea venne scartata per motivi editoriali. Nelle edizioni più recenti però, queste poesie sono state ripresentate in appendice e fra di loro ce n’è una di genere scacchistico, s’intitola “Allegoria” e fa parte della raccolta “Asta Deserta” inclusa nel volume di poesie “L’amaro miele (1982)”.

 

Sulla usata scacchiera

“Sulla usata scacchiera
enumeriamo i loschi personaggi,
gualdrappe a lutto, rocche senza tromba,
logori lindi scheletri di bosso,
unghia contr’unghia di sterile luce,
dove il sangue s’inerpica a squillare:
e tu, spettro monotono, mio re,
chiuso fra quattro lance
d’infallibili alfieri,
vestito di rosso broccato,
mio scabro Cristo chiodato, mio re,
in un angolo, matto come me.”

La chiosa

L’usata scacchiera è la vita reale sulla quale giorno dopo giorno l’autore, come un antico scriba, elenca i colpi e le ferite (le fiondate e gli strali di una sorte avversa – Amleto) che gli vengono inferte dal destino ma anche da ladri, bastardi e assassini, da tutti coloro in sostanza  che cercano di rendere la vita difficile e “agra”. Questi malfattori, simili a consunti scheletri di legno, perpetrano i loro delitti con balenanti rasoiate che sprigionano scintille di luce spettrale mentre il sangue dei sopraffatti inorridisce, balza e urla per l’avvenuta e ricevuta ingiustizia. Magistrale, splendido, il verso che riassume questo momento: “…dove il sangue s’inerpica a squillare”. Il poeta guarda allora a se stesso, e si vede rinchiuso nella gabbia dei luoghi comuni, delle dicerie, delle usanze e delle maldicenze, (…quattro lance di infallibili alfieri) che come  leggi non scritte forniscono una effimera quanto coatta sicurezza ma che fanno di lui un fantasma sia dal punto di vista civile che sociale; cosicché identificandosi con Cristo presentato e ripresentato davanti a Pilato egli si rassegna, si dà per vinto, morto, cioè matto come è chiamato il re che soccombe nel gioco degli scacchi. Nel verso “vestito di rosso broccato” è palpabile tutta la struggente e dolorosa agonia del morituro vestito di una stoffa pregiata riservata ai monarchi, del colore della vita, della passione e del sangue. Penso che una tale interpretazione possa essere ritenuta valida anche alla luce della religiosità dell’autore, che esprime la sua presa di coscienza di fronte alla vicenda del Calvario in cui egli si sente assimilato a Cristo, suo re appunto.

Capablanca e Bufalino bufalino1 bufalino2 bufalino

avatar Scritto da: Nazario Menato (Qui gli altri suoi articoli)


10 Commenti a Sulla usata scacchiera…

  1. avatar
    alfredo 24 Dicembre 2013 at 12:26

    Un grazie a Saverio Menato per il ricordo di questo maiuscolo scrittore , poeta , traduttore , produttore di aforismi ( alcuni a fondo scacchistico ) , traduttore , insegnante e tanto altro ancora . Un gigante della nostra cultura che ebbi ( non prendetemi in giro , amici) l’enorme privilegio di conoscere e di cui conservo ancora le lettere che ci scambiammo
    In epoca pre Internet contatto Adolivio Capece ( se ci sei Ado , un grande affettuoso augurio ) per avere Notizie su Capablanca. Ad gli forni’ del materiale e la monogafia ” ultimi scritti” de L’IS .
    Fui sconvolto dalla sua scomparsa .
    un banale incidente di auto ( stava andando a trovare la madre quasi centenaria) e un modesto trauma cranico che si trasormò in emorragia cerebrale a causa dei farmaci che prendeva per il cuore ( era stato sottopsto a un intervento cardiochirurgico a Milano).
    scriverei per ore sul grande Bufalino .
    Di lui ricordo anche il ricordo che scrisse di Morphy .
    Quando vedo gli scrittori che hanno successo oggi …
    Era anche una persona dotata di un finissimo umorismo .
    Di sé diceva ( il suo primo libro , il fantastico Diceria dell’untore usci’ quando lui aveva 60 anni ) che come tutti i ” pentiti” quando cominciava non finiva piu’
    Infati uscirono altri grandissimi libri .
    Ogni suo libro era per me una festa.
    Ero diventato il suo “consulente” per l’insonnia di cui soffriva e per ” sdebitarsi” mi invio un meraviglioso libretto con una china a tiratura limitatissima.
    Lo considero uno dei regali piu’ belli che abbia mai ricevuto.
    PS : ho già postato tempo fa un suo aforisma scacchistico .lo rifarò presto

  2. avatar
    nìkola 24 Dicembre 2013 at 13:30

    dopo aver letto anche i passati contributi del Sig. Nazario mi verrebbe quasi da chiedergli di adottarmi (parlo di letteratura ovviamente). di bufalino oltre al citato capolavoro consiglio a tutti anche il bellissimo “le menzogne della notte”. sono anche questi post che fanno di soloscacchi, pe me, una miniera di tesori da scoprire.

  3. avatar
    alfredo 24 Dicembre 2013 at 13:58

    Mi piacerebbe rendere pubblica almeno una letera di Bufalino.
    se il signor Menato e la redazione di Soloscacchi non hanno nula in contrario potrei cerne una , farne la scansione e inviarla
    sarebbe una ” intgrazione ” al bel contributo del Signor Menato , che apprezzo sempre di piu’ e a cui auguro Buon Natale

    • avatar
      Nazario Menato 24 Dicembre 2013 at 23:56

      caro Alfredo, da quando ho iniziato a dare il mio esile contributo a SoloScacchi, mi considero membro di un cerchia di amici, ti prego pertanto di lasciar perdere il Signor e chiamarmi Nazario; in secondo luogo come potrei avere io qualcosa in contrario al tuo desiderio di condividere con noi la strepitosa fortuna che hai avuto di essere stato amico di Gesualdo, ma che…scherziamo! fallo al più presto e te ne saremo tutti grati. Buon Natale anche a te e ovviamente a tutti gli amici di SoloScacchi

  4. avatar
    Fabio Lotti 24 Dicembre 2013 at 17:09

    Un grazie a Nazareno e un buon Natale a tutti!

  5. avatar
    alfredo 25 Dicembre 2013 at 14:14

    Caro Nazario
    appena avro tempo cerchero una lettera del grande Gesualdo , ne faro’ una scansione e la mandero’ al grafico di ” soloscacchi ”
    L’aforisma di Bufalino
    ( cito a memoria)
    Solo il XXXIII canto del Paradiso puo’ essere paragonato alla partita
    Steinitz – Van Bardeleb di Hasting 1894
    Anche ne Le Menzogne della Notte c’è un passaggio scacchistico
    una dei protagonisti si accinge a giocare una partita e contraddistingue conla cenere di una sigaretta un alfiere. Quello che dovrà dare scacco matto.
    Una sfida ottocentesca .
    sarebbe bello riproprre anche l’articolo su Morphy

  6. avatar
    Enrico Cecchelli 25 Dicembre 2013 at 20:35

    Ho avuto solo oggi il tempo di potermi complimentare per questo splendido ricordo di un Maestro della cultura contemporanea. Il suo accenno alla particolare abilità linguistica di Bufalino ed alla ricercatezza dei suoi testi mi fanno ricordare un altro grande esperto della lingua italiana : Tommaso Landolfi ed il suo cattivo rapporto con i cosiddetti ” critici”. Questi scrisse un racconto con termini desueti e ricercati che fu ferocemente criticato e preso per uno dei suoi esperimenti letterari ma si prese la soddisfazione di svergognarli dimostrando la loro ignoranza ( mi piacerebbe ricordare il titolo di quel racconto di cui mi parlò la figlia stessa Idolina Landolfi ).Ancora congratulazioni! Attendiamo anelanti altri suoi articoli.

  7. avatar
    Mongo 27 Dicembre 2013 at 18:36

    Inserita lettera del Bufalino inerente una sua corrispondenza con il nostro Alfredo. 😎

  8. avatar
    alfredo 27 Dicembre 2013 at 20:08

    grazie Mongo 😉

  9. avatar
    alfredo 3 Gennaio 2014 at 19:03

    caro Enrico , penso proprio di sapere a quale racconto di Landolfi ti riferisce ma al momento non riesco a trovare il libro nella mia disordinatissima libreria.
    In quanto a Bufalino il giudizio critico fu penso unanime.
    Tutti o quasi fin dal suo primo libro si resero conto di trovarsi di fronte a un gigante .
    Il suo ” diceria dell’untore” vinse lo Strega e il Campiello , bis mai fatto da nessun altro autore .
    comunque la ricerca continua ….

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