La famiglia Walbrodt, attorno al 1870, viveva a Wesel, una cittadina del Basso Reno-Westfalia, fondata nell’VIII secolo e che, nel XV, aveva fatto parte della Lega Anseatica. La città diverrà tristemente famosa verso la fine della Seconda Guerra Mondiale per essere stata completamente rasa al suolo da una serie di bombardamenti degli Alleati, che sperimentarono anche bombe da 10 tonnellate.
Pur essendo stata, un tempo, un importante nodo commerciale, tale funzione era scemata quando Wesel venne fagocitata dalla famelica Prussia.
Nell’estate del 1871 la famiglia Walbrodt (padre, madre ed un figlio) se la passava male, ed i tre si spostarono ad Amsterdam in cerca di lavoro, e fu proprio nella città olandese che, il 28 novembre di quell’anno, nacque il secondo figlio, cui venne imposto il nome di Carl August.
Dopo qualche anno, rimpannucciata la famiglia, i Walbrodt rientrarono in Germania, e già nel 1881 avevano raggranellato i quattrini per permettere al figlio minore di frequentare la scuola. Nel frattempo, al giovane Carl il padre aveva insegnato a giocare a scacchi. Verso il 1892-3 i due rampolli Walbrodt aprirono nella capitale prussiana una piccola ma ben presto prospera attività artigianale (una fabbrica – pensate un po’ – di pantografi), ma Carl aveva contratto il morbo scacchistico, e già a 19 anni risultò 5° a Berlino (un torneo poco più che locale, vinto da Horatio Caro). Verso la fine dello stesso anno fu secondo ex aequo, sempre a Berlino, in un torneo vinto da Teichmann.
Nel ’92 Carl si iscrisse al torneo indetto in occasione del 7° congresso tedesco a Dresda (vinto da Siegbert Tarrasch) e si piazzò al 4° posto. Poi, nel ’93, a Kiel (8° congresso tedesco), Carl divise il 1° posto con C urt Von Bardeleben, imponendosi così all’attenzione dei commentatori. Il suo principale “difetto” era quello di non studiare le aperture, delle quali aveva una rozza infarinatura, e ciò causò alcune pesanti sconfitte.
Nel ’92 Carl si iscrisse al torneo indetto in occasione del 7° congresso tedesco a Dresda (vinto da Siegbert Tarrasch) e si piazzò al 4° posto. Poi, nel ’93, a Kiel (8° congresso tedesco), Carl divise il 1° posto con C urt Von Bardeleben, imponendosi così all’attenzione dei commentatori. Il suo principale “difetto” era quello di non studiare le aperture, delle quali aveva una rozza infarinatura, e ciò causò alcune pesanti sconfitte.
La salute di Carl, però, non era soddisfacente, e la diagnosi di tubercolosi che i medici emisero equivaleva, all’epoca, ad una condanna a morte. Fu probabilmente questo il motivo per cui i risultati di Carl furono altalenanti, nonostante il suo Elo “storico” superi i 2700 punti, visto le illustri vittime che poté vantare nel proprio carniere. Nel ’96 giocò, con Von Bardeleben e Mieses, un piccolo triangolare a Berlino, ottenendo il secondo posto, nello stesso anno fu 7° a Norimberga, in un torneo vinto da Lasker, e 6° a Budapest, dove vinsero Cigorin e Charousek. L’anno seguente partecipò a due tornei berlinesi, giungendo 2° dopo Charousek e 5° in quello vinto da Von Bardeleben.
Norimberga 1896. In piedi da sinistra: Lasker, Charousek, Schlechter, due degli organizzatori, Janowsky, Maróczy, Marco, Showalter, altri tre organizzatori. Seduti: Albin, Porges, Chigorin, Tarrasch, Winawer, Steinitz, Blackburne, Schallopp, Schiffers, Pillsbury, Walbrodt, Teichmann
La sua salute declinava lentamente ma inesorabilmente, ma ciò non gli impediva di tenere simultanee, di partecipare attivamente a varie manifestazioni e di tenere lezioni di scacchi; oltre ad aver fondato due nuovi circoli scacchistici, Carl si distinse anche per aver tenuto una regolare rubrica scacchistica sul Berline Lokal Anzeiger fino al Febbraio 1902.
Fu attivo anche nei match individuali, che in quegli anni erano ancora in auge. Nel ’91 battè Schallopp in un match alla 5° vittoria che dopo 4 partite vedeva il suo avversario in vantaggio per 3 a 0 con una patta alla seconda partita, e che Carl concluse con 5 vittorie di fila. Nell’agosto dello stesso anno battè Keidanski (+5 -1), nel ’92 poi, con 300 marchi in palio, Von Bardeleben, il quale sul punteggio di 4 a 4, abbandonò l’incontro. Nel ’93, nel corso di un suo viaggio negli Stati Uniti, vinse con Delmar ed Ettlinger, per poi spostarsi all’Avana e battere Vasquez. Nel ’94, poi, battè a Berlino Wilhelm Cohn con un perentorio 5 a 0, e sfidò Tarrasch, venendo tuttavia battuto sonoramente dal Praeceptor Germaniae. Fece tuttavia sensazione la simlultanea tenuta da Walbrodt (+42 -5 =4) visto che raccolse un pubblico di circa 800 spettatori.
Nel novembre 1897, a Berlino, si incontrarono Walbrodt e Janowski, con 1000 marchi come stake. Carl vinse due partite, intervallate da due patte, e si portò così sul 3 a 1, ma Janowski riuscì a pareggiare il conto riportandosi in parità, per poi vincere due ulteriori partite aggiudicandosi così la borsa in palio.
La salute di Walbrodt peggiorò notevolmente, la terribile malattia lo stava divorando, e gli scacchi finirono per sempre nel cassetto. La sua breve carriera era ormai terminata, e la morte lo colse a Berlino il 3 ottobre 1902.
La partita che segue, giocata negli ultimi tempi della sua attività scacchistica, illustra la “disinvoltura” con la quale Carl Walbrodt giocava in fase di apertura ma anche la sua notevole capacità di sfruttare energicamente gli errori dell’avversario.
La breve partita che segue pare sia stata giocata da Walbrodt nel corso di una simultanea tenutasi a Berlino nel 1899 (il testo venne pubblicato nei primi mesi del 1900 da alcune riviste scacchistiche) e fa parte dell’antologia delle “grandi combinazioni”. Come ha detto un commentatore, “l’intera partita è una combinazione”.
La cattedrale di Wesel come appariva nel febbraio del 1945
La stessa piazza oggi
Ancora grazie all’autore per questa sua paziente ricerca tra i semi-dimenticati.
Certo che i grandi tornei ad inviti del periodo,possedevano un fascino oggi
irrecuperabile.A Norimberga,tra il campione del mondo in carica,l’ex detronizzato,
un vice-campione mondiale e futuri contendenti la corona,ebbene frammista a tale
gotha,troviamo ad esempio Moritz Porges ( che pure qualche illustre scalpo nella bisaccia teneva),la cui presenza,sarebbe impensabile ai giorni nostri in un torneo
tra i pesi massimi del circuito internazionale.Romanticherie del tempo.
Ammetto che il termine “rimpannucciata” mi ha messo in difficoltà 🙂 , ma Sabatini & Coletti mi hanno illuminato.
Qui non si smette mai di imparare!
Da romagnolo mi scuso per aver usato il montanelliano termine “rimpannucciare”, ma qualche toscanismo a volte mi scappa…..
Davvero antologica quella miniatura di C A W. Grazie, Paolo!
Interessantissimo come sempre, anche perché, nella mia immensa ignoranza, non conoscevo questo sfortunato giocatore.
Un giocatore, rivoluzionario, organizzatore, che ci ha lasciato molti articoli interessanti e in due giorni “quasi” battè sia Capablanca che Lasker fu Ilyin-Zhenevsky 😉
Io hò creddo scrivere un libro sopra la biografia e tutto concernente ai scacchi di Walbrodt.