Escursioni…….sti

Scritto da:  | 19 Gennaio 2014 | 10 Commenti | Categoria: Racconti

Si tratta della prosecuzione naturale di “Tre Uomini in auto”, storia di vita di Circolo. In questo caso il racconto si basa su un’iniziativa reale del Presidente del mio Circolo per “compattare” i soci.

Escursionisti

L’idea: escursionisti scacchisti1

Intendiamoci, non si tratta di una trovata di Lacedelli e Compagnoni per passare il tempo sul “K2” né un modo per trascorrere ore all’aria aperta di Petrosjan sui monti del Caucaso. Si tratta, più modestamente, di un’idea nata dalla vulcanica mente del Presidente del mio circolo e subito appoggiata da altri tre temerari che oggi indicherò con degli pseudonimi (per nascondere la vergogna): l’inarrestabile DOC, il flemmatico Luke e l’inesperto “Colò” (…che sarei io).

Siamo nei primi anni 2000 (detta così fa più fico, come dice mia figlia) e il Presidente, nel tentativo mai abbandonato di “fare gruppo”, decide di lanciare una sfida nella sfida proponendo ai soci delle salutari passeggiate sulle vicine Alpi Apuane – che sanno tanto di attività da Casa dei Pionieri – nel corso della quali sarebbero state giocate delle mirabolanti partite di scacchi “alla cieca” e magari qualche tenzone a tavolino davanti ad un frugale pranzo alpestre.

Ci radunammo, lo ricordo ancora con un brivido lungo la schiena, in una “fresca” giornata d’estate davanti alla stazione FF.SS. di Querceta.

Querceta la stazione

Ore 07.00. I ruoli furono subito chiari: il Presidente e il DOC sfoggiavano con nonchalance il loro abbigliamento tecnico da camosci delle Alpi, con due zaini di media capienza, Luke un abbigliamento essenziale, che trasudava di minimalismo competente, del tipo “ho bisogno solo di un paio di ottimi scarponi poi datemi da scalare l’Anapurna, tutto il resto è noia…”, con il suo zainetto Ferrino, infine il sottoscritto, “l’inesperto”. Il mio abbigliamento mi sembrò subito fantozziano: scarpone invernale modello reduce dalla campagna di Russia, pantalone alla zuava, color cane che fugge, con cintura ascellare, camicia a quadrettoni, “K-Way” di colore verde. Il tutto veniva infiocchettato da un’enorme e improbabile zaino da regata Slam, all’interno del quale avevo inserito: un cambio completo, comprese le mutande, per evidente timore della maledizione di Montezuma (mi era stato detto da mio fratello, con la cattiveria tipica dello scalatore esperto, che l’acqua delle sorgenti montane poteva nascondere pericolosissimi batteri diarroici…), alcuni contenitori di plastica per alimenti con un primo, un secondo e contorno, una bottiglia di acqua “Lievissima” (anche su questo ero stato ingannato dalla pubblicità di Messner), un coltello multiuso (in realtà una sorta di scimitarra che avevo acquistato il giorno prima in un banchetto di cinesi) ed un paio di ciabatte infradito (tipiche del lupo di mare!). Riepilogando il peso degli zaini era: Presidente e DOC kg. 2,5 cadauno, Luke kg. 0,8, Colò kg. 18,4!

Pania della Croce 1

Ore 07.15. A bordo della Panda “4×4”, del Presidente senza condizionatore e con il vetro anteriore destra inservibile, partimmo alla volta del campo base, un parcheggio sopra Terrinca da cui procedere per raggiungere il rifugio Del Freo di Mosceta e proseguire per la Regina della Apuane: la Pania. Il Presidente alla guida, il DOC al suo fianco con dietro Luke (tutti senza zaino poiché posizionato nel bagagliaio) io dietro al guidatore con lo zaino, che giocoforza non aveva trovato posto insieme agli altri, che premeva pericolosamente, con i suoi kg.18,4, sulla safena impedendo la normale circolazione del sangue.

Ore 07.40. L’auto si fermò finalmente al campo base. Zaini in spalla e partenza. Io zoppicavo per via della safena che temevo irrimediabilmente compromessa. Salendo i miei compagni d’avventura salutavano ogni escursionista che incrociavano. Inizialmente anch’io mi attenni a questa usanza montanara, ma dopo circa duecento metri di ascesa decisi di rendermi profondamente antipatico, nascondendo dietro ad una spocchiosa maleducazione, cioè non salutando più nessuno, quella che era la dura realtà: un blocco respiratorio incipiente. L’unica tranquillità mi veniva data dalla presenza in “cordata” del DOC, che ritenevo potesse garantirmi, all’occorrenza, un adeguato ausilio sanitario. Dopo circa un chilometro di ascesa sentivo lontane le voci dei miei amici che avevano, temerariamente, iniziato una partita “alla cieca”. Il Presidente e il DOC contro Luke e me. Io avevo quasi subito ceduto al mio compagno di scacchiera tutte le repliche scacchistiche e il passo sul sentiero. Ero ultimo con distacco, mi veniva da vomitare, avevo un ronzio nelle orecchie e la netta sensazione di star perdendo conoscenza. Solo la dignità mi diede la forza di andare avanti senza un lamento.

Ore 09.30. L’orario è del tutto indicativo. Avevo perso contatto dalla realtà da tempo e l’ultima parola che ho sentito pronunciare dal Presidente, dopo la patta d’accordo con Luke, è stato “128”. Ho pensato per un attimo che anche una vecchia Fiat “128” potesse andare bene per proseguire e porre fine a quel supplizio. Invece intuii che si trattava del numero del sentiero e avrei dovuto proseguire nel cammino. Adesso ero fermo, immobile davanti alla porta del rifugio, con l’acido lattico che invadeva anche i bulbi piliferi dei pochi capelli, quando sentii la voce lontana di Presidente invitarmi ad appoggiare a terra lo zaino. I 18,4 chilogrammi caddero violentemente a terra tra gli sguardi finalmente compassionevoli dei pochi all’interno del covo di montanari. Iniziai a riprendere conoscenza quando qualcuno mi imboccò una fetta di crostata di more consigliandomi di bere qualcosa. Il DOC fu tentato di misurarmi la pressione ma l’occhiataccia del Presidente lo fece desistere. Il giovane Luke, fresco come una rosa, aveva iniziato una serrata discussione con un’avvenente escursionista locale…

Pania della Croce 4

Ore 09.50. Riprendiamo il cammino. Mi sentivo finalmente meglio, i miei compagni avevano capito che avevo la stessa preparazione fisica per la montagna di un ornitorinco dell’Orinoco e procedevano ad un passo lento verso la Pania. Ancora un numero di una “Fiat” urlato dal Presidente: sentiero “126”. Ormai avevo capito, non c’era da illudersi, avrei dovuto camminare ancora. La salita mi parve fin da subito altissima, lunghissima (tutt’altro che “Levissima”, maledetto Messner!), impressionante ed ebbi un capogiro.

Ore 10.05. Mostrai fin da subito le mie grandi e mai sufficientemente riconosciute capacità acrobatiche, salendo una pendenza che per me era impossibile, con i 18,4 chili di zaino sulla spalle e guardando verso l’alto per scorgere la cima della Pania, inesorabilmente nascosta da spesse nubi, rischiando di cadere all’indietro. Mi accorsi immediatamente che erano per me movimenti innaturali e allucinanti dal riacutizzarsi della cervicale che in breve mi portò ad un torcicollo che mi impediva di voltare la testa a sinistra. “Circa due ore di salita facile” – disse sapientemente il Presidente – “il 126 è la via naturale per la Pania, non è difficile”. Poi iniziò a snocciolare dati e altimetrie degne di un “TOM TOM” nepalese: Foce di Mosceta, m. 1170, Le Gorfigliette, m. 1412, Callare della Pania, m. 1723…

Ore 10.25. Le voci iniziarono a perdersi nelle nebbie della mia mente. Mi risvegliai alcuni minuti dopo, continuando a salire, sentendo una feroce discussione tra il Presidente, il DOC e Luca a colpi di innesto 7 Focetta del Puntone e Pizzo delle Saette. Pensai di chiedere aiuto ad un esorcista quando i miei tre compari iniziarono a parlare del naso dell’Uomo Morto e dell’orrido Vallone dell’Inferno. Ma ecco, entrammo nelle nebbie e tutto mi fu chiaro. Io continuavo “sì che’l pié fermo sempre era ‘l più basso, ossia in modo che il piede perno fosse più in basso rispetto a quello che avanza nel passo2 e il Presidente con una veste candida mi venne incontro con voce suadente e mi disse “Presidente fui e cantai del valente Circolo che venne da Querceta dopo che la superba sede Medicea venne chiusa3”. Il fatto poi che fossi nel mezzo del cammino della mia vita e che fossimo nelle vicinanze del bosco non mi lasciava dubbi: mi trovavo all’Inferno! Ecco trovandomi così mi rincuorai, meglio l’Inferno che l’impresa che stavo vivendo in vita e non potei trattenermi dal citare i versi che il Sommo Poeta dedica alle Alpi Apuane e alla Pania in particolare nel XXXII Canto. Allungai la mano verso il Presidente – oggettivamente inquietante con quel il suo strano copricapo da vate – e iniziai “ …Non fece al corso suo sì grosso velo/di verno la Danoia in Osterlicchi/ né Tanai là sotto ‘l freddo cielo/com’era quivi; che se Tambernicchi/vi fosse su caduto, o Pietrapana/non avria pur dall’orlo fatto cricchi…4. A questo punto ricordo chiaro che mi venne risposto dal Presidente, stranamente con le parole dell’Ariosto: “la nuda Pania tra l’Autore e il Noto/da l’altre parti il giogo mi circonda/che fan d’un pellegrin la gloria noto/Questa è una fossa, ove abito, profonda, donde non muovo piè senza salire/del silvoso Appenin la fiera sponda”5. Arrivò Luke, anche lui abbigliato stranamente, che ribattè ad entrambi “Io che l’amo il vecchio monte/gli parlo ogni alba/e molti dolci cose gli dico6”. Non feci in tempo a chiedergli cosa ci facesse vestito da Pascoli che vidi il DOC, con uno strano pizzetto e baffi, ormai senza capelli, tastarmi il polso prendendomi a schiaffi, vestito d’aviatore e con una sciarpa bianca che mi guardava, dicendomi: “In ogni sostanza sui tace/la luce e il silenzio risplende/la Pania di marmi ferace/alza in gloria le arci stupende7”. Mi svegliai con le guance doloranti dagli schiaffi dannunziani del DOC, che diceva, preoccupato, al Presidente e Luke che avevo perso conoscenza per uno sforzo eccessivo e che forse era il caso di chiamare l’elicottero del soccorso alpino.

Pania della Croce 2

Ore 11.10. Io, ancora preso dalla vena dantesca, vidi davanti a me la croce della Pania e implorai loro di non chiamare nessuno perché stavamo uscendo a riveder le stelle. Riuscirono a riportarmi a valle sano e salvo; i miei tre amici trovarono ancora la forza di giocare una nuova partita “alla cieca” che fu vinta da Luke contro Presidente e DOC. Io, intanto, dicevo cose senza senso urlando il nome di Beatrice.

Il giovedì successivo, al Circolo, promisi agli altri che avrei ripetuto queste escursioni scacchistiche, naturalmente con più allenamento, che da quel lontano 2006 sono diventate irrinunciabili per molti dei soci, una vera tradizione.

Quest’anno hanno partecipato i nuovi giovani e forti soci segno di vitalità e speranza nel futuro. Ecco una partita giocata “alla cieca” proprio quest’anno dal Presidente, conduttore dei neri, e due giovani leoni. Per inciso delle prime partite degli “escursionisti scacchisti” si sono perse le tracce nella memoria dei soci fondatori…

note

1 Nel presente racconto vi sono riferimenti a montagne e luoghi delle Alpi Apuane. Vi invito a ricercare sulla rete notizie per conoscere questo meraviglioso spaccato montano tutelato dall’omonimo parco, con web cam aggiornate ogni 5 minuti: http://www.parcapuane.it/

2 Dante, “Comedia – Inferno”, capitolo I.

3 Dante, “Comedia – Inferno”, capitolo I. Virgilio si presenta.

4 Dante utilizza questo passaggio per sottolineare il parallelismo tra l’imponenza di questa montagna e lo spesso strato di ghiaccio in cui sono rinchiusi nell’Inferno i traditori, della famiglia, della patria e della politica. Cioè tale ghiaccio non si sarebbe incrinato nemmeno buttandosi sopra saltando dalla Tambura (Tembernicchi ) o dalla Pania.

5 Da Satira IV a Messer Sigmondo Malegucio. Ariosto conosceva bene le zone essendo stato governatore della Garfagnana.

6 Pascoli, poesia presente ne ”I Canti di Castelvecchio”.

7 Gabriele D’Annunzio, “Alcyone – Feria d’Agosto”.

Pania della Croce 3

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10 Commenti a Escursioni…….sti

  1. avatar
    alfredo 19 Gennaio 2014 at 10:39

    coltamente divertente davvero .
    un po’ Benni e un po’ Paolo Villaggio .
    un bel modo di iniziare la giornata ❗

  2. avatar
    paolo bagnoli 19 Gennaio 2014 at 11:20

    Sottoscrivo il commento di Alfredo!

  3. avatar
    Yanez 19 Gennaio 2014 at 11:24

    Idem con patate! Fuori piove a dirotto ma ci ha pensato Zenone a spedire i suoi irresistibili raggi di sole anche qui, grazie! 😉

  4. avatar
    Fabio Lotti 19 Gennaio 2014 at 11:28

    Mi è venuto il fiatone… 🙂

  5. avatar
    Mezzasalma 19 Gennaio 2014 at 14:40

    Un racconto surreale che nasconde dietro le sue pieghe umoristiche la più profonda verità. Uno spaccato di vita associativa che riassume scacchi e natura in un connubio di difficile accostamento ma di effettivo realizzo. Provate voi a discernere di scacchi in cima ad un dirupo sulle splendide Alpi Apuane e poi ne riparliamo. Un grazie ed affettuoso saluto a Colò Zenone.

  6. avatar
    fds 19 Gennaio 2014 at 15:12

    Onestamente, non so se hai veramente vissuto la tragica esperienza dell’arrampicata, quando l’unico tuo allenamento era quello di spostarsi quotidianamente dal letto al divano 🙂 . A naso direi di si.
    Anche io ho avuto una siffatta esperienza in montagna, non tantissimo tempo fa, e mi sono perfettamente riconosciuta nella tua, a cominciare dall’attrezzatura e il vestiario. Da allora faccio esercizio fisico con regolarità e ho poi ripetuto l’arrampicata e tutto è andato OK, e il mondo è migliore!

  7. avatar
    Jac 19 Gennaio 2014 at 17:46

    Bravo Colò,
    poetico e soprattutto (per me) realistico,
    mi hai fatto ricordare della mia escursione con gli “Escursionisti scacchisti”, proprio come te in perfetta forma fisica arrivato al Rifugio Del Freo crollai a terra semi_svenuto !
    L’escursione montana per i soci del CSV Versilia è la prova dell’idoneità fisica per lo svolgimento dell’attività sportiva destinata alla mente,nella quale ogni giovedì sera gli “amatori” scacchistici come me si cimentano in “singolar tensone”.

  8. avatar
    claudio Evangelisti 19 Gennaio 2014 at 19:32

    trascinato da un amico appassionato di montagna, però in mare affogava in mezzo metro d’acqua, sono salito 2 3 volte sulla Pania, unico monte che trovavo facile, praticamente un sentiero fino alla meta ( il difficile era in basso, le voltoline da Levigliani!). Ricordo sempre con piacere questa vetta così accessibile, i cartelli della foto però non li rammento, c’erano anche nel finire degli anni 70?.

    • avatar
      Zenone 21 Gennaio 2014 at 20:48

      Non credo fossero presenti negli anni ’70, almeno così come le vediamo oggi. Sentieri e segnalazioni vengono periodicamente aggiornate.

  9. avatar
    Zenone 21 Gennaio 2014 at 20:47

    Grazie a tutti. Spero che altri possano raccontarci le loro esperienze “umane” dei propri circoli.

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