William Lewis

Scritto da:  | 9 Aprile 2014 | 3 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri
Lewis 2
Con William Lewis abbiamo il primo esempio di “Grande Maestro” della Storia degli Scacchi; così venne infatti definito dalla rivista londinese Bell’s Life quando Lewis ebbe circa cinquant’anni.
Old Birmingham
Era nato a Birmingham nel 1787 e, ancora giovanissimo, si era trasferito a Londra impiegandosi presso gli uffici di un commerciante. Già conosceva gli scacchi, tuttavia il suo gioco si arricchì notevolmente grazie alle lezioni che egli prese da Jacob Sarratt, che frequentava la Salopian Coffee House in Charing Crosse che aveva affrontato, tra gli altri, Philidor e Verdoni, oltre al suo fraterno amico Bourblanc, un forte giocatore francese degli anni a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo.
Sarratt, nato nel 1772,  era l’indiscussa autorità britannica in fatto di scacchi; dava lezioni al prezzo di una ghinea e scriveva di tutto e su tutto, e nel 1808 aveva dato alle stampe il suo Treatise on the Game of Chess, per scrivere il quale aveva attinto a piene mani dagli scritti dei Modenesi, cui seguiranno nel 1813 The Works of Damiano, Ruy-Lopez and Salvio e nel 1817 The Works of Gianutio and Gustavus Selenus e, postumo nel 1821, A New Treatise on the Game of Chess. Sarratt sosteneva la necessità di sviluppare con la massima celerità un attacco contro il Re avversario, e questa sua concezione del gioco influenzerà lo stile scacchistico fino a quando non arriverà Steinitz a rivedere tale corrente di pensiero.
William Lewis 1L’importanza e l’autorevolezza di Sarratt nell’ambito dello scacchismo britannico sono testimoniate anche dal fatto che egli, dopo molte insistenze, fece cambiare una “regola” che assegnava partita vinta a colui che fosse stato messo in stallo dall’avversario: Sarratt, infatti, fece adottare la regola odierna, e cioè che lo stallo equivalesse ad una patta.
Troviamo Lewis, nel 1819, come manovratore del Turco, il cosiddetto “automa” che si esibiva a pagamento in giro per il mondo. E’ anche l’anno in cui muore il suo maestro Sarratt lasciando la sua seconda moglie, Elisabeth, alle prese con pesanti problemi economici. Due anni dopo Lewis, in compagnia di Cochrane, attraversa la Manica ed affronta l’eclettico Deschapelles – che gli concedeva Pedone e tratto – battendolo di stretta misura (+1 =2).
Il 1821 è anche l’anno in cui la vedova di Sarratt invia alle stampe l’ultimo manoscritto del marito, ed a questo punto emerge l’ingenerosità di Lewis, il quale sta preparando una sua pubblicazione e che definisce “poorly written” l’opera del proprio maestro. Infatti. un anno dopo, appare la traduzione del Carrera, che segue quella del Greco già pubblicata nel 1819, entrambe a firma di Lewis. Nonostante la definizione denigratoria, tuttavia, Lewis (sempre nel ’22) rimaneggiò proprio il testo postumo di Sarratt, in diretta concorrenza con quello consegnato dalla vedova.
Quando, nel ’24, si giocò il match per corrispondenza tra Londra ed Edimburgo, vinto dagli scozzesi, Lewis capeggiava la squadra londinese; poco tempo dopo pubblicò un volume contenente i testi delle partite da lui stesso commentate.
Nel 1825 i circoli londinesi ospitarono nientepopodimeno che Labourdonnais, venuto a raggranellare un po’ di quattrini in terra d’Albione. A detta di Walker, Lewis ed il francese giocarono una settantina di partite, sette delle quali rappresentanti un match tra i due, match che Labourdonnais vinse nettamente (+5 -2). Dopodichè Lewis, che nel frattempo si era costruito un notevole fama nell’ambiente, non giocò più partite alla pari, ma unicamente ad handicap, visto che tale sistema offriva più o meno valide scusanti in caso di sconfitta. Poi, sempre in quell’anno, aprì un proprio Circolo, ma si avventurò in un’impresa commerciale fondata su di un brevetto di costruzione di pianoforti, per poi finire fallito nel ’27.
Lewis 3
Seguirono tre anni di miseria nera, col vagabondaggio per i vari ritrovi scacchistici londinesi, fino a quando, nel ’30, Lewis trovò un impiego presso la Family Edowment Society, una sorta di società di mutuo soccorso e di consultorio familiare ante litteram, il che gli consentì di raggiungere la tranquillità economica e di dedicarsi agli scacchi, tant’è che nel ’31 pubblicò Series of Progressive Lessons, seguito l’anno seguente da una seconda serie, che ebbero varie ristampe con correzioni ed aggiornamenti.
Negli anni dal 1834 al 1836 fece parte della squadra del Westminster Chess Club che giocò, perdendolo, un match per corrispondenza contro la squadra francese della Régence, composta da Saint-Amant, Chamouillet, Boncourt e Alexandre.
Per anni Lewis continuò a scrivere di scacchi, ma si estraniò sempre più dal gioco attivo. La vedova di Sarratt, frattanto, si era trasferita in Francia dove sbarcava il lunario dando lezioni di scacchi – era una discreta giocatrice – ma le sue condizioni economiche erano quasi disperate e diversi amateurs delle due sponde della Manica indissero, nel ’43, una sottoscrizione per soccorrerla economicamente; il primo sottoscrittore fu Luigi Filippo ma, scorrendo la lista, il nome di Lewis non compare, anche se quest’ultimo aveva ormai raggiunto da tempo una certa agiatezza.
Nel ’44 pubblicò una nuova edizione del suo trattato, che ebbe un discreto successo editoriale ma che era purtroppo ormai superato dagli sviluppi avvenuti nel decennio precedente in fatto di teoria delle aperture e di teoria generale del gioco.
L’ultima notizia di Lewis connessa agli scacchi è del 1858, quando fu stakeholder della sfida tra Morphy e Löwenthal; poi, più nulla, fino alla morte avvenuta nel 1870.
Gli scritti di William Lewis lo collocano tra gli ultimi alfieri di una generazione di scacchisti in via di estinzione, incapaci di seguire l’evoluzione della teoria del gioco, avviata in quel periodo dalle intuizioni di Staunton e che troverà il suo apice nella rivoluzione steinitziana degli Anni Settanta.
Lewis Walker Mongredien
avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


3 Commenti a William Lewis

  1. avatar
    Ivano E. Pollini 9 Aprile 2014 at 09:37

    Ciao Paolo!

    Mago ❗ ❗

    Al solito ho salvato il tuo articolo nel mio Folder “PaoloBagnoli”….

    Che posso dire di più?

    Ah si ❗

    Ti invierò per e-Mail qualcosa su William Lewis che ho scritto recentemente per Amazon 😛

    Complimenti a Paolo 😀

  2. avatar
    Ennio Beltrame 9 Aprile 2014 at 22:20

    Formidabile come tutti gli altri della serie!

  3. avatar
    Mongo 10 Aprile 2014 at 12:12

    Grazie Paolo, la mia immensa ignoranza ha ora un po’ di sapere in più!
    Ignoravo la vecchia regola riguardante lo stallo. 😕
    Proprio vero: non si finisce mai d’imparare, quando lo si vuole fare. 😎

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


CLICCA QUI PER MOSTRARE LE FACCINE DA INSERIRE NEL COMMENTO Locco.Ro

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

La Palestra dei Finali

Chess Lessons from a Champion Coach

Torre & Cavallo - Scacco!

Strategia di avamposti

I racconti del Grifo

57 Storie di Scacchi
2700chess.com for more details and full list

Ultimi commenti

Problema di oggi