Lionel Adalbert Felix Kieseritzky

Scritto da:  | 20 Novembre 2014 | 8 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri
Lionel Kieseritzky 2
Se al giorno d’oggi qualcuno dovesse portarsi appresso i nomi di Lionel Adalbert Bagration Felix sicuramente si troverebbe in imbarazzo al momento della firma di qualche documento. Agli inizi del XIX secolo, tuttavia, tale vagonata di nomi costituiva una specie di garanzia di “nobiltà” o, comunque, di estrazione sociale superiore rispetto alla media.
Fu ciò che capitò al rampollo della famiglia Kieseritzky, nato il 1° gennaio 1806 (altre fonti forniscono la data del 20 dicembre 1805) nella città di Dorpat (oggi Tartu), in quella che oggi si chiama Estonia ma che all’epoca non era altro che una delle tante province (nota genericamente come “Livonia”;) dello sterminato Impero Russo, che aveva strappato da circa un secolo agli svedesi tutta la zona baltica. Dorpat (nome tedesco della città) era stata distrutta trent’anni prima da un gigantesco incendio, ricostruita, e soltanto quattro anni prima della nascita di Lionel la sua famosa università era stata riaperta.
Lionel Kieseritzky 1E fu proprio all’ateneo della città che Lionel si iscrisse nel 1825. Il ragazzo, di intelligenza vivace, irrequieto, a volte arrogante, dopo quattro anni si laureò in matematica ed iniziò una tranquilla esistenza di insegnante. In famiglia, dove la lingua madre era il tedesco, aveva appreso gli scacchi e ne era rimasto infatuato, divenendo ben presto un autentico esperto del gioco, e coltivando gli schemi di apertura imperanti, primo fra tutti il Gambetto di Re, al quale “aggiunse” la propria variante, che ancora oggi viene ricordata come “Gambetto Kieseritzky”.
Avviò una sfida per corrispondenza contro Carl Jänisch, un giovane insegnante di meccanica razionale, convinto della stretta relazione tra scacchi e metematica, e che un anno prima aveva pubblicato sulla base di tale convinzione il suo Découvertes sur le cavalier (aux échecs). Jänisch, finlandese, viveva ed insegnava a Pietroburgo, la capitale fondata da Pietro il Grande.
Nel ’38 uno scandalo, provocato da Lionel e la cui natura resta nascosta tra le pieghe della storia locale, induce la famiglia Kieseritzky ad allontanare il figlio da Dorpat, con destinazione Parigi. Il match postale con Jänisch si interrompe – e resterà incompiuto per sempre – ed il trentadueenne Lionel, scaraventato nella capitale francese, troverà i propri mezzi di sussistenza sia nelle (poche) lezioni di matematica che nelle (molte) lezioni di scacchi che impartirà diventando una figura abituale della Régence, il centro scacchistico francese che in precedenza ha ospitato Labourdonnais, e che viene saltuariamente frequentato da Boncourt, Saint-Amant e Deschapelles, che ancora onorano con la loro presenza il famoso ritrovo parigino, sebbene Deschapelles abbia abbandonato gli scacchi da anni per dedicarsi a mietere vittime nel whist e nel biliardo.
Il nuovo arrivato, “of livid complexion, with melancholic and afflicted appearance”, ma soprattutto dotato di un ego smisurato, deve dare una prova immediata delle proprie capacità scacchistiche, ed affronta Eugéne Rousseau (che due anni dopo emigrerà negli Stati Uniti d’America), battendolo, in quello che verrà ricordato come “il match delle cento partite”. Contrariamente alle abitudini del tempo, Kieseritzky non ama giocare sottomettendosi ad handicap di varia natura; gioca “alla pari” con i frequentatori dellaRégence, facendo di questi incontri la sua principale fonte di sostentamento. Le sue vittime preferite sono alcuni dilettanti di discreto livello, assidui frequentatori della Régence, come Desloges, Laigle, Chamouillet.
La sua fama cresce rapidamente, tanto che Walker scrive di lui (chiamandolo “Kaesaritzki”;) che potrebbe divenire un candidato all’ideale trono mondiale, e nel ’39 il livoniano pareggia un breve match informale con Saint-Amant, ripetendo il risultato di parità l’anno seguente contro Boncourt. Affronta Buckle, di passaggio a Parigi, offrendogli il vantaggio dell’Alfiere di Donna, ma l’inglese è giocatore troppo forte e ne esce vincitore. I due torneranno ad affrontarsi qualche anno dopo, questa volta alla pari, e nuovamente Buckle vincerà con lo scarto di un punto.
Cinque franchi all’ora: questa è la tariffa applicata da Kieseritzky a coloro che desiderano prendere lezioni di scacchi, ma non gli mancano gli avversari di buon livello con i quali incrociare le spade, ed uno di essi è Ignazio Calvi, il farmacista emiliano rifugiatosi in Francia per sfuggire al probabile capestro che lo attende a Modena. Nel ’42 i due giocheranno un match che terminerà in parità. Quattro anni dopo Kieseritzky affronterà i match contro Horwitz ed Harrwitz, battendo nettamente entrambi. Si considera ormai, come riferisce Walker, il “Messia degli scacchi”.
Nel ’49, nel tentativo di mettere a frutto la notorietà acquisita, inizia a pubblicare un periodico scacchistico, La Régence, ed inizia un fitto scambio di corrispondenza con il patron degli scacchi berlinesi, quel barone Thassilo von Hydebrand und der Lasa che è stato l’ispiratore dello Handbuch, la cui prima stesura è opera del giovane Bilguer. Nel 1850 Lasa riceve da Kieseritzky una lettera dagli accenti drammatici: la municipalità di Parigi ha deciso il totale rifacimento della piazza sulla quale si affaccia laRégence (che lo stesso Kieseritzky aveva definito come “il suo posto di lavoro”;) ed il livoniano, oltre a lamentarsi dello scarso successo della sua rivista, si chiede dove sarà possibile trasferire il nucleo di frequentatori del locale.
Lionel Kieseritzky 4
Nella quinta decade del secolo Kieseritzky è comunque senza dubbio la figura di spicco degli scacchi francesi e ciò gli varrà l’invito al primo torneo internazionale della storia: Londra 1851. L’anno precedente ha battuto Schulten in un chilometrico match, viene ancora considerato, anche se molto dotato, un “coffee house player”, ma ciò non toglie che la notorietà acquisita a forza di spericolati gambetti e di sacrifici a volte non del tutto corretti, lo facciano considerare come uno dei favoriti alla vittoria finale.
A Londra la fortuna non lo aiuta: al primo turno del torneo – come è noto, ad eliminazione diretta – deve affrontare un suo “collega” insegnante di matematica proveniente da Breslavia, tale Anderssen, e ne esce con le ossa rotte. Eliminato, compare ogni sera daSimpson’s, dove convengono anche altri partecipanti alla manifestazione, e gioca contro Mongredien, Mayet, Buckle, Löwenthal, Bird ed il suo ex avversario postale Jänisch il quale, invitato ma giunto in ritardo a Londra, non ha potuto iscriversi al torneo. Gioca anche contro Anderssen e la sera del 21 giugno 1851 il professore di Breslavia lo batterà in quella che quattro anni dopo Falkbeer battezzerà come “La partita immortale”, una girandola di sacrifici nota a tutti gli scacchisti. Lo stesso Kieseritzky resterà talmente colpito dal genio combinativo dell’avversario da pubblicare il testo sulla sua rivista il mese successivo.
Lionel Kieseritzky 3
Rientrato a Parigi, con l’incubo della chiusura della Régence, privo di veri amici, senza denaro, il livoniano inventa il Kubicschach,una scacchiera tridimensionale 8x8x8 , ma la faccenda non trova seguaci. Trascina la propria esistenza fino al 18 maggio del 1853, giorno della sua morte. Verrà sepolto in una fossa comune, ed il suo funerale verrà seguito da una sola persona, un cameriere del locale che era stato teatro delle sue gesta, la Régence.
Staunton lo ricorderà con queste parole: “Kieseritzky , con la sua sottile genialità e la straordinaria conoscenza del gioco, fu il più capriccioso ed estroso dei giocatori. Fu ciò, unitamente alla sua costituzionale timidezza, che forse gli impedì di occupare il vertice tra i maestri del suo tempo. In apertura si dilettava di ogni tipo di stranezze, con insolite manovre. Nei finali, quando la strada verso la vittoria era chiara ed aperta davanti a lui, deviava come per puro capriccio ritrovandosi in un labirinto inestricabile, fino a quando il suo avversario si riprendeva (…;). Queste eccentricità rivelavano una deviazione mentale (…;). Nutriva una grande ripugnanza ad offrire vantaggi, e visto che i suoi avversari erano in gran parte a lui incommensurabilmente inferiori, sia in abilità che in tecnica, egli poteva naturalmente tollerare, giocando alla pari, di correre grandi rischi. Che importanza poteva avere la perdita di qualche mossa o di due o tre Pedoni per uno che sapeva di essere superiore di una Torre all’avversario? Fu probabilmente motivata da ciò la sua mania di attacchi sconsiderati e di difese contorte che alteravano il suo gioco e che gli si ritorcevano contro terribilmente quando affrontava avversari con la sua stessa preparazione”.  
La partita che segue illustra lo “spirito dei tempi” e lo stile di Kieseritzky.

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avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


8 Commenti a Lionel Adalbert Felix Kieseritzky

  1. avatar
    fds 20 Novembre 2014 at 19:48

    Può essere che era nato nella seconda metà di dicembre, e i genitori registrandolo il 1° gennaio successivo lo hanno fatto “diminuire” di un anno. Ricordo che tale prassi era ancora diffusa fino a un paio di generazioni fa.

  2. avatar
    Renato Andreoli 20 Novembre 2014 at 20:16

    E’ molto probabile che la discrepanza delle due date di nascita sia dovuta alla differenza fra il calendario gregoriano e il calendario giuliano che in alcuni paesi è rimasto in uso fino al ventesimo secolo.
    Che poi è lo stesso motivo per cui la Rivoluzione Russa (6 novembre 1917) si chiama Rivoluzione d’Ottobre.

  3. avatar
    DURRENMATT 20 Novembre 2014 at 20:37

    …grande personaggio questo Kieseritsky. Le sue “eccentricità” nei finali mi ricordano il grande Ezio Vendrame ( un altro “deviato mentale” per dirla alla Staunton). Una sua perla(dopo aver sbagliato un gol a porta vuota)…”il gol è la cosa pù insignificante di una partita.E’ molto più divertente mirare al palo!”.Le piccole storie rendono grande la storia…mitico come sempre il nostro Paolo!

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    Zenone 22 Novembre 2014 at 07:12

    Grazie, una volta di più, impariamo ancora qualcosa.

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    Marramaquis 22 Novembre 2014 at 08:29

    Come disse Voltaire: “se Bagnoli non ci fosse, bisognerebbe inventarlo!”

    • avatar
      Ramon 22 Novembre 2014 at 09:44

      Approvato e sottoscritto! 😉

  6. avatar
    Francesco Comune 22 Novembre 2014 at 17:04

    Reinventarlo…? E come?
    Se ne è gettato lo stampo.
    Se mai ci fu…

  7. avatar
    paolo bagnoli 22 Novembre 2014 at 20:50

    E infatti, caro Francesco, sono figlio unico…..

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