Piatigorsky Cup

Scritto da:  | 7 Novembre 2014 | 10 Commenti | Categoria: C'era una volta, Stranieri, Tornei
Piatigorsky cup 1
La recente impresa di Fabiano Caruana a Saint Louis “mi offre il destro” (credo di non aver mai usato quest’espressione in passato, e prometto di non usarla mai più in futuro) per ricordare un supertorneo di mezzo secolo fa.
L’idea venne ad una miliardaria (in dollari), Jacqueline Rothschild (il cognome vi dice qualcosa?), grande appassionata di scacchi ed abituale partecipante al Campionato Femminile degli Stati Uniti d’America. Jacqueline era sposata con quello che veniva considerato come il miglior violoncellista del pianeta, Gregor Piatigorsky; insieme avevano costituito la “Piatigorsky Foundation” destinata negli anni a venire a diventare un centro culturale teso alla difusione della conoscenza della musica classica. Gregor Piatigorsky era nato a Dnepropetrovsk, in Ucraina, nel 1903, poi fuggito in Germania subito dopo la Rivoluzione russa, e “scoperto” da Furtwängler nel ’21, quando suonava nei locali berlinesi per guadagnarsi da vivere. Nel ’37, già affermato violoncellista, aveva sposato Jacqueline ed in Francia, dove si erano stabiliti, nacque la loro prima figlia: nel ’40, quando i nazisti invasero la Francia, i coniugi fuggirono negli Stati Uniti per trovarvi una definitiva sistemazione.
Piatigorsky cup 2
Jacqueline, di otto anni più giovane, era nata a Parigi, e fin da fanciulla aveva coltivato due passioni: tennis e scacchi. Reduce da uno sfortunato matrimonio con un lontano parente, quando la famiglia Piatigorsky si trasferì negli Stati Uniti continuò a coltivare tali attività, il tennis ad un buon livello e gli scacchi ad alto livello, perfezionando ulteriormente il suo gioco quando, nel ’49, i coniugi Piatigorsky si trasferirono in California e lei potè allenarsi con Herman Steiner. Partecipò a parecchi campionati femminili statunitensi, fu seconda scacchiera alla prima Olimpiade femminile (Emmen 1957) ottenendo un 7 1/2 su 11 che le fruttò il bronzo individuale, e per diversi anni fu l’indiscussa numero 2 dello scacchismo femminile statunitense. Nel ’61 finanziò il famoso “match interrotto” tra Reshevsky e Fischer e nel ’63 ideò la Piatigorsky Cup, un supertorneo a doppio turno da disputarsi in California dal 2 al 27 luglio.
Piatigorsky cup 7
Nelle intenzioni di Jacqueline, che aveva personalmente disegnato il trofeo da consegnare al vincitore, avrebbero dovuto partecipare al torneo due sovietici (incluso il campione del mondo in carica, Petrosjan, che aveva appena detronizzato Botvinnik), due statunitensi (uno dei quali doveva essere Bobby Fischer), ed altri quattro top player che furono Najdorf, Panno, Gligoric e Olafsson. Fischer, tuttavia, pretese duemila dollari per partecipare e Jacqueline, respingendo la richiesta, invitò al suo posto Pal Benko. Ogni partecipante era totalmente coperto per quanto riguardava le spese di viaggio ed alloggio in un albergo di lusso di Los Angeles, l’ Ambassador, dove, in una sala riservata e capace di ospitare fino a cinquecento persone del pubblico, si sarebbero giocate le partite. Il direttore del torneo era nientepopodimeno che Isaac Kashdan.
Alla fine del girone di andata la classifica era capeggiata da Gligoric, con 4 1/2 su 7, ma il girone di ritorno dello jugoslavo fu disastroso: tre patte e quattro sconfitte. Grazie a questa défaillance i due sovietici, Petrosjan e Keres, risultarono primi ex aequo con 8 1/2 su 14, lasciando il 3°-4° posto alla coppia costituita da Najdorf ed Olafsson (7 1/2) ; seguivano Reshevsky (7), Gligoric (6) e chiudeva la classifica la coppia Benko-Panno (5 1/2). Nessun giocatore risultò imbattuto.
Piatigorsky cup 6
Seguendo il progetto iniziale, i coniugi Piatigorsky organizzarono per il periodo 17 luglio – 15 agosto 1966 la seconda edizione del loro torneo, portando il numero dei partecipanti a dieci e raddoppiando il monte premi, che tre anni prima era stato di diecimila dollari. Vennero specificati i premi, nell’ordine: 5000 al primo, 3000 al secondo, 2500 al terzo, poi 2000, 1750, 1500, 1300, 1150, 1050, 1000. Nessuno ripartiva a mani vuote, insomma. La sede di gioco venne portata al Mirimar Hotel di Santa Monica, con spese di viaggio e soggiorno a completo carico dell’organizzazione. Isaac Kashdan fu anche questa volta direttore del torneo.
I sovietici misero in campo i grossi calibri, Petrosjan e Spasski, che avevano da poco concluso il loro match per il titolo mondiale, nel quale Petrosjan, contro le generali aspettative, aveva mantenuto il titolo. Fischer questa volta non avanzò pretese ed aderì all’invito, così come Sammy Reshevsky. C’era ancora Najdorf, dalla jugoslavia arrivò Ivkov, dalla Germania Ovest Unzicker, dall’Ungheria Portisch, dall’Olanda Donner e dalla Danimarca Bent Larsen. Jacqueline, invece delle abituali scacchiere murali, aveva ideato un sistema di proiezioni tramite il quale il pubblico poteva assistere in tempo reale al progredire delle partite.
Piatigorsky cup 4
Al 5° turno la classifica era guidata, con 3 punti, da Spasski, Fischer e Portisch, ma dal sesto all’ottavo turno la classifica di Fischer si congelò, a causa di tre sconfitte consecutive, mentre Spasski continuava a macinare punti (5 1/2 su 8) seguito da Larsen (5). Dopo una patta al nono turno, tuttavia, Fischer incamerò quattro vittorie consecutive e fece sentire il fiato sul collo a Spasski fino a quando, al sedicesimo turno, i due si ritrovarono appaiati a 10 punti, inseguiti con 8 1/2 da un terzetto composto da Unzicker, Larsen e Portisch.
Il diciassettesimo e penultimo turno vedeva affrontarsi Fischer e Spasski. Il pubblico superava le 900 persone, e parecchie vennero respinte in quanto la sala di gioco era stipata all’inverosimile. L’americano, col Bianco, impostò una Spagnola e Spasski rispose con la Variante Marshall: dopo 37 mosse la partita venne lasciata per patta. Ultimo turno con Spasski vittorioso con Donner, mentre Fischer dovette accettare una patta con Petrosjan: Spasski era quindi primo assoluto, seguito da Fischer a mezzo punto e da Larsen che aveva totalizzato 10 punti. A 9 1/2 giunsero Portisch e Unzicker, a 9 Petrosjan e Reshevsky, a 8 Najdorf, a 6 1/2 Ivkov, mentre Donner chiudeva la classifica con 6 punti. Spasski, inoltre, risultò essere l’unico imbattuto.
Non ci fu una terza Piatigorsky Cup. Jacqueline rivolse le sue attenzioni scacchistiche al campo giovanile, organizzò numerosi tornei, aiutò finanziariamente giovani e promettenti scacchisti californiani, mentre la salute del marito stava declinando. Gregor, infatti, morì di cancro al polmone nell’agosto del 1976. Jacqueline è scomparsa, ultracentenaria, il 15 luglio del 2012.
Piatigorsky cup 3
avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


10 Commenti a Piatigorsky Cup

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    Enrico Cecchelli 7 Novembre 2014 at 13:07

    Bellissimo ricordo di una manifestazione epocale che fece la storia dello scacchismo americano. Bellissime le foto! Grande emozione ogni qual volta ci si trova davanti a tali campioni ma sopratutto all’immenso Fischer…. ancora sorridente! Grazie Paolo.

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    Renato Andreoli 7 Novembre 2014 at 20:06

    Piatigorsky fu davvero un grande musicista. La sua registrazione del doppio concerto di Brahms eseguito insieme con Milstein sotto la direzione di Fritz Reiner fu uno dei primi LP che comprai.
    Ma in questi giorni di novembre mi viene in mente un altro, ancora più grande, violoncellista: Mstislav Rostropovich, nato a Baku, come Kasparov. Domenica prossima sarà già passato un quarto di secolo da quando, il 9 novembre 1989 suonò Bach al checkpoint Charlie, sotto il muro di Berlino appena crollato.

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    Ramon 7 Novembre 2014 at 20:17

    Grazie Paolo, un altro bel ricordo storico dei bei tempi che furono…

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    Ivano E. Pollini 8 Novembre 2014 at 08:45

    Veramente interessante!

    Foto d’epoca impagabili.

    Grazie e complimenti a Paolo 😆

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    Zenone 8 Novembre 2014 at 10:18

    Bellissimo. Mi piace l’ultima foto con i sorrisi e la cordialità tra i due campioni del “1972”, a dispetto degli “ordini di scuderia” si sono sempre capiti…

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      Ivano E. Pollini 8 Novembre 2014 at 11:06

      Proprio vero! 😀

      Ed è quello che nella competizione ci dobbiamo augurare tutti ❗ …anche se, per noi dilettanti, non ci sono “ordini di scuderia”…il contrario dunque per noi che sarebbe ancor peggio…

      Bella foto davvero!

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    Mongo 8 Novembre 2014 at 12:12

    Bagnoli for president!! 😉

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    DURRENMATT 8 Novembre 2014 at 15:03

    … Durante la cerimonia di chiusura, i coniugi Piatigorsky posarono per una fotografia con Spasskij su un lato e Fischer sull’altro.Pur accennando un sorriso, Fischer appariva in qualche modo imbarazzato,come a voler dire: “Avrei dovuto vincerlo il torneo e questa volta non posso certo incolpare i russi.La responsabilità è mia,solo mia…”. Mentre gli altri partecipanti abbandonavano l’Hotel Miramar per fare ritorno a casa,Bobby si rifiutò di effettuare il checkout.Si tratta di un comportamento riscontrabile anche in altri giocatori.E’ simile a quello dell’attore che si rifiuta di uscire dal camerino per non smettere gli abiti del suo personaggio, o allo scrittore che non vuole abbandonare la soffitta dopo aver finito il libro.E’ difficile riuscire a staccarsi dal luogo in cui si è stati creativi per così tante ore,giorni,settimane,mesi. Tre settimane dopo che tutti erano partiti,Bobby si ritrovava ancora al Miramar,a pochi passi dall’oceano, circondato da palme e giardini,respirando il pungente odore dell’eucalipto.Nuotava,camminava e poi trascorreva il resto del giorno, e buona parte della notte, a rigiocare tutte le partite del torneo, tormentandosi per gli errori compiuti.Alla fine qualcuno gli fece notare che i Piatigorsky non avrebbero più pagato il conto dell’albergo e così, di malavoglia decise di prendere un volo e tornare a Brooklyn (Finale di partita p.155)…il sorriso del nostro Bobby nascondeva in realtà un “rovello” interno.

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    paolo bagnoli 8 Novembre 2014 at 22:11

    E’ vero, nella foto ufficiale della premiazione il sorriso di Fischer è decisamente “tirato”, mentre Spasski è controllatamente gongolante.

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    comune 9 Novembre 2014 at 10:33

    Nostalgia del passato. Per le cose che potevano essere e non sono state.

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