Rudolf (non Rudolph) Spielmann nacque a Vienna (Impero Austro-Ungarico) il 5 maggio 1883 da famiglia di fede ebraica. Ebbe un curriculum scolastico di tutto rispetto che lo condusse alla laurea in giurisprudenza, laurea che rimase incorniciata ed appesa al muro di casa senza concrete conseguenze.
Rudolf, infatti, apprese gli scacchi in età adolescenziale, se ne innamorò; si innamorò delle infinite possibilità creative che il gioco formiva ai suoi cultori, e Reti scriverà di lui: “Imparò a giocare da bambino e venne esibito in pubblico come un prodigio, ma nonostante ciò divenne in seguito un grande Maestro”. Quel “nonostante ciò” dice parecchio sul destino che molti “prodigi” ebbero nel corso della storia degli scacchi: una fiammata e poi nulla, o quasi.
Dedicò la sua intera vita agli scacchi, gioco che egli concepiva come “gioco d’attacco”: attaccare, attaccare sempre, e questa sua filosofia del gioco gli procurò, a volte, cocenti delusioni, ma gli fece produrre autentici capolavori che ancora oggi non mancano di stupire per la bellezza delle combinazioni che la sua fertile immaginazione gli fece creare. Questa sua inclinazione, purtroppo, lo portò ad un’altalena di risultati che è tuttavia spiegata proprio da tale concezione del gioco: la bellezza quasi fine a se stessa, l’eleganza di una combinazione, la legge “estetica” della scacchiera. Se la vittoria doveva arrivare, tale risultato doveva essere ottenuto tramite la “bellezza”.
Ripercorrere la sua carriera è quasi impossibile, visto che giocò in più di cento tornei e disputò una trentina di match. Si deve comunque considerare che dovette competere con avversari di altissimo livello, i suoi (quasi) coetanei Rubinstein, Capablanca, Nimzovich, Alekhine; contro il cubano, ad esempio, fu uno dei pochissimi ad avere uno score in parità: +2 =8 -2.
Il suo esordio avvenne al Campionato cittadino di Berlino (città nella quale soggiornerà in futuro anche per lunghi periodi) del 1903-04, vinto da Horatio Caro, dove si classificò secondo ex aequo con Ossip Bernstein. Da allora in poi divenne una autentica “mina vagante” dei tornei ai quali partecipò nel corso della prima decade del secolo: quarto a Coburgo nel 1904, terzo a Scheveningen l’anno seguente, ma soltanto decimo quello stesso anno a Barmen. Nel 1906 partecipa senza infamia e senza onore ai tornei di Ostenda e Norimberga, ma batte Paul Saladin Leonhardt (+6 =5 -4) in un match disputato a Monaco di Baviera, nel 1907 chiude a metà classifica sia a Vienna che a Carlsbad, ma batte i vincitori dei due tornei (rispettivamente Mieses e Rubinstein) nell’incontro individuale.
Nel 1908 è 15° a Praga, 6° a Vienna e terzo a Dusseldorf, e batte Nimzovich in match, e l’anno seguente entra a buon diritto nella élite scacchistica internazionale con il terzo posto di San Pietroburgo ed il successo pieno a Stoccolma. Nei due anni seguenti, tuttavia, i suoi risultati non sono soddisfacenti: soltanto 4° ad Amburgo nel 1910 (ma batte, a Regensburg, Mieses in match) e nel 1911 chiude al dodicesimo posto a Carlsbad ed all’ottavo al grande torneo di San Sebastian che lancia Capablanca verso i vertici mondiali.
Nel 1912 si presenta a Spielmann una grande occasione: la sua predilezione per il Gambetto di Re e per le partite dalle vertiginose combinazioni tattiche trova un autentico trionfo ad Abbazia, in quello che venne chiamato il “Torneo del Gambetto di Re” e nel quale gioca anche il nostro Rosselli. E’ primo assoluto, ma questo successo viene offuscato dal settimo posto di Breslavia. Quell’anno è comunque secondo a Pistyan, quinto a Stoccolma e nuovamente secondo (ex aequo con Nimzovich) a San Sebastian, dopo il vincitore Rubinstein e davanti a giocatori del calibro di Tarrasch, Marshall, Schlechter e Teichmann.
Il 1913 gli frutta due primi posti, a Budapest ed a Vienna, ma viene battuto da Tartakower in match (+2 =5 -5), ed è attivissimo nel 1914: primo al torneo dei gambetti di Baden, ancora primo a Berlino, terzo nell’incompiuto torneo di Mannheim, perde nettamente un match con Teichmann e chiude l’anno con un insoddisfacente terzo posto in un piccolo torneo viennese. Poi, veste la divisa dell’esercito austro-ungarico e la sua frenetica attività agonistica si interrompe per quasi cinque anni.
Riprende a giocare nel 1919. Il suo mondo è radicalmente mutato: il Kaiser non c’è più, e nemmeno Cecco Beppe; l’Austria diviene una repubblica, confinante con la neonata Cecoslovacchia (creatura di Wilson) e con l’indipendente Ungheria e, a sud, con l’Italia in procinto di cadere tra le braccia di Mussolini. La Russia zarista si sta trasformando in Unione Sovietica, la Germania è alla fame, ma il poco più che trentenne Rudolf Spielmann torna al professionismo scacchistico quasi scivolando su questo profondo rivolgimento storico. A Berlino si rivela la ruggine da lui accumulata negli anni bellici, ma già a Goteborg è primo, anche se su un campo di concorrenti decisamente debole, poi, nei due tornei di Stoccolma, chiude al primo posto ed al secondo, contro concorrenti più agguerriti (Reti, Bogoljubov, ecc).
Nel ’20, a Berlino, è ultimo e non gli va meglio a Goteborg, mentre nel ’21 lo troviamo impegnato in una serie di match: vince con Dyckoff, pareggia con Maier, batte di misura Tartakower e spazza letteralmente dalla scacchiera Reti. Nel ’22 vince (ex aequo con Grunfeld) il piccolo torneo di Innsbruck, ma il suo maggior successo è il secondo posto (in compagnia di Alekhine) al megatorneo di Pistyan, dove si lascia alle spalle Grunfeld, Tartakower, Euwe, Tarrasch, Reti, Saemisch ed altri giocatori di levatura internazionale
E’ alla soglia dei quaranta e nell’ambiente si pensa che “l’ultimo Cavaliere del Gambetto di Re” (così venne definito da un contemporaneo) abbia esaurito la sua vena inventiva, ma Spielmann trova il modo di smentire gli scettici con un clamoroso primo posto (ex aequo con Reti) a Teplitz-Schonau (sempre nel ’22), davanti a colossi come Maròczy, Tarrasch, Tartakower, Rubinstein, Bora Kostic, Teichmann e chi più ne ha…, ma quello stesso anno crolla miseramente a Vienna con un decimo posto alle spalle del medesimo campo di concorrenti. Il 1923 potrebbe essere un annus horribilis, con l’ultimo posto di Carlsbad ed il nono di Ostrava, ma arrivano poi i risultati di Scheveningen (1°), Vienna (3°) e, nel ’24, il secondo posto a Merano. Poi, nel ’25, altri piazzamenti deludenti a Baden-Baden, Marienbad e Mosca. E’ in questo periodo che egli aggiorna il suo repertorio di aperture, considerando ma non adottando i sistemi ipermoderni predicati da Breyer, Reti e Tartakower, e restando con convinzione “l’ultimo dei romantici”. A tale proposito Stahlberg scriverà: “Le combinazioni erano per lui l’Alfa e l’Omega del gioco (… In effetti, per parecchio tempo rifiutò i concetti del gioco posizionale (… La sua magnifica vittoria del 1926 a Semmering, davanti ad Alekhine e Nimzovich, ed il suo grande successo al torneo di Carlsbad tre anni dopo, furono il risultato del suo cambio di stile e del suo repertorio di aperture”.
Nuova resurrezione infatti nel ’26, a Semmering, primo assoluto davanti a personaggi come Alekhine (già avviato verso la conquista del titolo mondiale), Vidmar, Tartakower, Rubinstein, Nimzovich, Reti, Grunfeld e compagnia. Una vittoria clamorosa, condita da un ulteriore primo posto ad un torneo minore a Vienna. Si parlò di un suo incontro con Capablanca col titolo mondiale in palio, ma il torneo a quadruplo turno di New York del 1927 confermò che l’unico sfidante attendibile per il cubano era Alekhine (secondo classificato dopo lo stesso Capablanca); Spielmann fu quinto, con un’unica vittoria contro il sesto ed ultimo classificato Marshall, due sconfitte e due patte contro Alekhine e Nimzovich e quattro patte contro Vidmar, quarto classificato. Richard Reti, comunque, scriveva di lui: “Il passato è morto ma, nella storia degli scacchi, Spielmann avrà un posto d’onore come l’ultimo della tradizione romantica”.
Il 1928 parve indicare che la stella di Spielmann stava perdendo i suoi bagliori, ma ancora una volta il viennese smentì i pronostici in occasione del grande torneo di Carlsbad del ’29, dove Nimzovich conquistò il primo posto e Spielmann divise il secondo posto con Capablanca (che battè nell’incontro diretto). Nel 1930 giocò svogliatamente un piccolo torneo ad Amsterdam poi, invitato al torneo di Sanremo stravinto da Alekhine, ottenne un dignitoso ma forse deludente 7° posto, e concluse l’anno con un primo posto al “Trebitsch Memorial” di Vienna.
Invitato al torneo di Bled del ’31, nuovamente stravinto da Alekhine che era nel pieno del suo Sonnenschach, Spielmann giunse a metà classifica, e nel ’32, a Bad Sliac, fu quarto. Era prossimo alla cinquantina, continuava a vivere di scacchi, aveva perso i capelli ed il suo fisico si era appesantito, forse anche per il forte consumo di birra, la sua bevanda preferita, ma la sua mente riusciva ancora a concepire combinazioni da capogiro. Reti, nel suo Maestri della scacchiera, scrisse: “… sebbene non fosse possibile vincere tornei mediante la semplice tecnica, dopo che i principi di Steinitz vennero diffusi divenendo di comune dominio, i giocatori più moderni svilupparono la teoria in ampiezza e profondità rispetto a dove Steinitz si era fermato. Spielmann, invece, merita veramente la definizione di neoromantico, poichè vede la salvezza degli scacchi in un ritorno allo stile dei vecchi Maestri, naturalmente con l’inevitabile considerazione dei principi di Steinitz, che sono divenuti una indispensabile parte della tecnica. I suoi modelli sono Anderssen e Cigorin. Spielmann è l’ultimo bardo della partita di gambetto, e ciò che lui voleva far rivivere era soprattutto il Gambetto di Re”. E Gideon Stahlberg, anni dopo, aggiunse: “Sempre ‘cavaliere senza macchia e senza paura’, egli pareva amare la lotta ed il rischio fine a se stessi. Spielmann ha lasciato una traccia che verrà ricordata negli annali come unica e di estrema importanza. Non per caso, nonostante i suoi altalenanti risultati, egli era uno dei più popolari Maestri. Il suo gioco coraggioso ed immaginativo contribuì all’interesse per i grandi tornei…”.
Si diradarono per lui gli inviti ad importanti manifestazioni. Vince a Sopron nel 1934 e l’anno seguente a Helsinki, ma quando è invitato al grande torneo di Mosca del 1935 conquista un 5° posto assoluto dopo – pensate un po’ – Botvinnik, Flohr, Lasker e Capablanca. Sulla Germania spirano venti hitleriani, ed anche in Austria il partito nazista locale sta minando alle fondamenta il potere del semi-dittatore Dollfuss, amico personale di Mussolini. Per l’ebreo Spielmann, già in precarie condizioni economiche, non c’è più posto. Ha dato alle stampe il suo L’arte del sacrificio negli scacchi, opera che andrebbe presa in seria considerazione anche da parecchi giocatori d’oggigiorno.
Quando, nel marzo del ’38, l’Austria vienne annessa al Reich germanico sotto lo sguardo corrucciato di Mussolini che tuttavia lascerà mano libera ad Hitler, per gli ebrei austriaci il futuro diviene fosco. Il fratello di Spielmann viene imprigionato e finirà i suoi giorni in un campo di sterminio, la sorella sopravvivrà con la mente sconvolta dagli orrori cui aveva assistito e morirà suicida nel 1964, mentre Rudolf riparerà in Svezia, senza mezzi di sostentamento se non le sue capacità scacchistiche. Viene assistito da Gideon Stahlberg e vive in una piccola stanza e nel ’39 riesce a vincere, ex aequo con Flohr, il torneo di Goteborg, per poi vincere con il 100 % dei punti due piccoli tornei svedesi e battere Karlin in match nel 1941.
Il 20 agosto del 1942 viene trovato morto nella sua modesta abitazione, dove si era chiuso a chiave e dove, secondo una versione dell’epoca, era morto di inedia e di stenti. Un’altra versione, al contrario, racconta che venne trovato quasi in fin di vita e ricoverato in ospedale, dove gli venne riscontrata una forma avanzata di morbo di Parkinson e dove venne steso il suo certificato di morte che dichiarava, come causa ufficiale del decesso, “ipertonia e cardiosclerosi”.
Lasciò alcune massime e ne scelgo due che spero rivelino al lettore lo spirito col quale Rudolf Spielmann affrontava i suoi avversari: “Giocate l’apertura come un libro, il medio gioco come un prestigiatore ed il finale come una macchina” e “Un buon sacrificio non è necessariamente corretto ma lascia il vostro avversario sbalordito e confuso”.
Ho scelto alcune sue partite, tra le migliaia che giocò, e spero che la scelta serva ad illustrare quale fu il suo stile.
Spielmann – Rubinstein, 1-0
Carlsbad, 1911
1. e4 e5 2. Cf3 Cc6 3. Cc3 Cf6 4. Ab5 Ab4
(In seguito Rubinstein giocò unicamente 4. … Cd4 nella Quattro Cavalli. Questa difesa, analizzata e sperimentata per anni, si è dimostrata corretta, ed è questa la ragione per la quale la Quattro Cavalli viene giocata molto raramente; Spielmann)
5. 0-0 0-0 6. d3 d6 7. Ag5 A:c3 8. b:c3 De7
(Iniziando un ingegnoso raggruppamento – … Cd8-Ce6 e … Td8 – che aumenta la solidità della posizione del Nero. Questo sistema, dovuto a Metger, dà in pratica migliori risultati di 8. … Ce7 o di 8. … h6 9. Ah4 Ag4 eccetera; Tartakower)
9. Te1 Cd8 10. d4 Ce6
(Si doveva giocare prima 10. … Ag4; Tartakower)
11. Ac1 c6
(La continuazione più energica è 11. … c5 ; ad esempio 12. d5 – sbagliata sarebbe 12. d:e5 d:e5 13. C:e5 Cc7 guadagnando un pezzo – 12. … Cc7 13. Ad3 Ag4 14. h3 Ah5 ed il Nero sta bene; Tartakower)
12. Af1
(Per quanto ne so, giocata per la prima volta da Perlis al torneo di Ostenda del 1906; Spielmann. Con l’intenzione di iniziare nuove operazioni dopo g3. Il potenziale operativo dei due Alfieri, apparentemente nelle retrovie, è notevole; Tartakower)
12…Td8 13. g3 Dc7 14. Ch4
(Anche 14. Ag2 è buona, ma il tratto del testo, che comporta il sacrificio di un Pedone, corrisponde maggiormente al mio stile; Spielmann)
14…d5
(In cerca di libertà; Tartakower. Necessaria; Spielmann. Un grave errore; Mieses)
15. f4! e:f4
(Favorendo le intenzioni del Bianco. Si doveva giocare 15. … C:e4; Tartakower. Relativamente migliore sarebbe 15. … C:e4 ma dopo 16. d:e5 C:c3 17. Df3 il Bianco dispone ugualmente di una buona posizione aggressiva; Spielmann)
16. e5 Ce4 17. g:f4 f5!
(Se 17. … C:c3 segue 18. Df3 seguìta da f5 ed il Bianco ha un attacco decisivo; Mieses. Se 17. … C:c3 allora 18. Dd3 Ce4 19. f5 con attacco più energico di quello in partita; Spielmann)
18. e:f6!
(Non 18. C:f5? C:f4; Mieses. 18. C:f5 Tf8! – migliore di 18. … C:f4 – 19. Cg3 C:f4 20. C:e4 d:e4 21. T:e4 Ch3+ 22. A:h3 A:h3 e il Bianco ha un Pedone in più, ma il suo Re è scoperto; Spielmann)
18…C:f6 19. f5! Cf8 20. Df3 Df7
(20. … Ce4 21. Ad3 C:c3? 22. Ag5 e il Bianco ha un attacco decisivo; Spielmann)
21. Ad3 Ad7 22. Af4 Te8
(In caso di 22. … Dh5 segue 23. D:h5! C:h5 24. Ae5 e il Bianco vince raddoppiando le Torri sulla colonna g; Spielmann)
23. Ae5 c5 24. Rh1! c4 25. Ae2 Ac6 26. Df4 C8d7 27. Af3 Te7 28. Te2 Tf8 29. Tg1 Te8 30. Teg2 Tff7
(Se 30. … C:e5 segue 31. d:e5 T:e5 32. T:g7+ Rh8 33. Cg6+! R:g7 34. C:e5+ Rh8 35. Cg6+ h:g6 36. Dh6+ Ch7 37. f:g6 e il Bianco vince; Spielmann)
31. Dh6! Rf8 32. Cg6+! h:g6 33. Dh8+ Cg8 34. Ad6!
(La punta della combinazione. Il Bianco minaccia 35. T:g6 seguita da 36. T:g7; Spielmann)
34…Dd8
(Se 34. … Tf6 segue 35. T:g6 T:g6 36. f:g6 con la doppia minaccia 37. Te1 e 37. Ah5 seguìta da 38. Tf1+; Spielmann)
35. T:g6 Cdf6 36. T:f6! T:f6 37. T:g7 , il Nero abbandona.
L’anno seguente, al grande torneo di San Sebastian, i due si ritrovarono faccia a faccia.
Rubinstein – Spielmann, 0-1
San Sebastian, 1912
1. d4 e6 2. c4 f5 3. Cc3 Ab4 4. Ad2 Cf6 5. g3 0-0 6. Ag2 d6 7. a3 A:c3+ 8. A:c3 Cbd7 9. Dc2 c5 10. d:c5 C:c5 11. Cf3 Cce4 12. 0-0 Ad7 13. Tfd1?
(Il Bianco doveva giocare 13. Tad1. Come la partita dimostrerà il Pf2 doveva essere protetto; Mieses)
13…Tc8 14. A:f6 D:f6 15. Db3 Tc7 16. Ce1?!
(Meglio 16. Cd4; Mieses. Se 16. Cd4 allora, come nel testo, 16. … Cc5 17. Db4 f4 eccetera, e se 16. e3 segue 16. … e5: Tartakower) 16…Cc5 17. Db4 f4! 18. Cd3
(18. T6 f:g3 19. f:g3 Df2+ 20. Rh1 D:e2 21. h3 – 21. Td2 Tf1+ seguita dal matto – Ce4 e vince; Tartakower)
18…f:g3 19. f:g3 C3 20. T3 Df2+ 21. Rh1 Ac6! 22. e4 Tcf7 23. Te1
(23. T6 De2 24. De1 – sottostando ancora alla tripla minaccia … Tf1+ o … A:e4 o … Tf2 – D:b2 25. T:e6 Tf2 eccetera; Tartakower) 23…a5! 24. Dc3 Dc5 25. b4 Ae4!
(Brillante e corretta; Mieses)
26. T:e4
(La Regina non si può catturare a causa del matto in due. Dopo 26. A:e4 segue la continuazione vincente 26. … Tf1+ 27. T:f1 T:f1+ 28. Rg2 Tg1+ 29. Rf3 Dh5+ 30. Re3 D:h2 eccetera, ma, come evidenziato dai Deutsche Schachblaetter giocando 26. Tf3! il Bianco ha l’opportunità di prolungare la resistenza con grandi possibilità di patta: 26. … T:f3 27. D:f3! T:f3 28. b:c5 , oppure 26. … Dc6 27. b5! T:f3 28. D:f3 A:f3 29. b:c3 A:c6 30. A:c6 b:c6 31. T6 eccetera; Mieses)
26…Tf1+ 27. A:f1 T:f1+ 28. Rg2 Df2+ 29. Rh3 Th1 30. Tf3!
(30. Tf4 D:h2+ 31. Rg4 Dh5 matto, oppure 30. T:e6 D:h2+ 31. Rg4 Dh3+ e 32. … D:e6; Tartakower)
30…D:h2+ 31. Rg4 Dh5+ 32. Rf4 Dh6+ 33. Rg4 g5!
(Una splendida punta che minaccia matto sul colpo; Tartakower)
34. T:e6
(34. Tf8+ R:f8 35. Rf3 a:b4 36. a:b4 Rf7 e segue 37. … Df6; Tartakower)
34…D:e6+ 35. Tf5 h6
(Sufficiente per vincere, ma c’era una soluzione più rapida: 35. … De4+ 36. R:g5 h6+ 37. Rf6 – 37. Rg6 De8+ – Te1! 38. Rg6 Dg4+; Mieses)
36. Dd3 Rg7 37. Rf3 Tf1+! 38. D:f1 D:f5+ 39. Rg2 D:f1+ 40. R:f1 a:b4 41. a:b4 Rf6 42. Rf2 h5 , il Bianco abbandona.
Quello stesso anno si svolse il “Torneo del Gambetto di Re” di Abbazia. Spielmann lo vinse in bellezza, ed ecco come battè Richard Reti.
Spielmann – Reti, 1-0
Abbazia, 1912
1. e4 e5 2. f4 e:f4 3. Cf3 Cf6 4. Cc3 d5 5. e5 Ce4 6. Ae2 Cc6 7. d3 C:c3 8. b:c3 g5 9. 0-0 Tg8 10. d4 g4 11. Ce1 f3 12. Ad3 Dh4 13. Af4 f:g2
(13. … Ae6!?)
14. C:g2 Dh5 15. Tb1 Cd8 16. c4 Ae6 17. Ce3 d:c4 18. Ae4 c6 19. d5 Ac5 20. Rh1 A:e3 21. d:e6 C:e6 22. A:e3 D:e5 23. A:h7 Th8 24. T:f7! Td8
(24. … R:f7 25. Dd7+ Rf8 – 25. … Rf6 26. Ad4 – 26. Ah6+ Cg7 27. Tf1+)
25. D:g4 D:e3 26. Ag6 , il Nero abbandona.
Ed ora, una miniatura dal torneo “incompiuto” di Mannheim.
Spielmann – Flamberg, 1-0
Mannheim, 1914
1. e4 e5 2. Cc3 Cf6 3. f4 d5 4. f:e5 Ce4 5. Cf3 Ag4 6. De2 Ac5 7. d4! A:f3 8. D:f3 Dh4+ 9. g3 D4 10. Ae3 D:e5
11. 0-0-0 c6 12. C5! c5 13. T5 De6 14. Ac4 De4 15. A:c5! , il Nero abbandona.
“Da un punto di vista didattico, l’apertura di linee grazie al sacrificio dei due Pedoni è di valore maggiore del sacrificio della Regina”: Spielmann.
Un’altra vittoria “acrobatica” di Rudolf Spielmann.
Spielmann – Bogoljubov (Triberg 1921)
1. e4 e5 2. f4 e:f4 3. Ac4 Cf6 4. Cc3 Cc6 5. Cf3 Ab4 6. Cd5 C:e4 7. 0-0 0-0 8. d4 Cf6 9. C:b4 C:b4 10. A:f4 d5 11. Ab3 Ce4 12. Cd2 Cg5 13. Dh5 Ce6 14. Ae3 Cc6 15. c3 Ce7 16. g4 g6 17. Dh4 f5 18. Ah6 Tf7 19. h3 g5 20. A:g5 C:g5 21. D:g5+ Tg7 22. Df6 Dd6
(22. … f:g4 23. A5+)
23. Ce4!! Dc6 24. Tae1 Rh8 25. Df8+ Cg8 26. Cg3 f:g4 27. Ch5 Tg6 28. Te7 g:h3+ 29. Rh1 Ag4 30. Cf6!! D:f6 31. T:f6 T:f8 32. T:f8 Tg7 33. Te5 c6 34. c4 Td7 35. c5 c5 36. Tee8 , il Nero abbandona.
“Vedo le combinazioni come le vede Alekhine, ma non riesco ad arrivare alle stesse posizioni” dichiarò Spielmann, ma ciò era vero fino ad un certo punto. Le partite appena viste denunciano un livello eccelso di intuizione tattica che, talvolta, sfiorava l’assurdo. Voglio concludere queste note con una non molto nota partita del 1920, nella quale Spielmann, alle prese con l’ex bicampione nordico, pare voler dimostrare la fondatezza della massima che ho citato in precedenza: “Un buon sacrificio non è necessariamente corretto ma lascia il vostro avversario sbalordito e confuso”.
Spielmann – Moeller, 1-0
Göteborg, 1920
1. e4 e5 2. f4 e:f4 3. Df3 Cc6 4. c3 Cf6 5. d4 d5 6. e5 Ce4 7. Ab5 Dh4+ 8. Rf1 g5?!
(8. … Ag4)
9. Cd2!? Ag4 10. C:e4 A:f3 11. C:f3 Dh6 12. Cf6+ Rd8 13. h4
(“In posizioni di questo tipo l’analisi è impossibile a causa delle ramificazioni possibili: l’esame porta a troppe varianti. Ciò aumenta le possibilità dell’attaccante nel gioco vivo, poichè può sempre contare sulla probabilità che l’avversario rimanga fortemente disorientato (nella ricerca) per la mossa migliore”; Spielmann)
13…Ae7 14. C:g5 Dg6 15. C5 A:g5 16. h:g5 Dc2?
(Ed ecco l’errore. Era migliore 16. … D:g5 , sebbene, secondo Spielmann, dopo 17. C:f4 il Bianco sia preferibile)
17. Ae2 Ce7 18. C:f4 c5 19. Th3! c4?
(Secondo errore. La Regina doveva fuggire con 19. … Df5)
20. Td3! Rd7 21. Ad1 D3 22. C3 d:c3 23. b:c3 Tad8 24. Ae2 Cf5 25. Af4 Rc7 26. Tb1 b6 27. e6+ Rc8 28. Ce5 , il Nero abbandona.
Scarica qui le partite riportate nell’articolo in formato pgn
Grandiosa e puntuale ricostruzione della carriera di un altro gigante della storia degli scacchi. Fu uno dei primi regali professionisti chiedendo retribuzioni anche per esibizioni. Come hai descritto vinse comunque almeno una trentina di tornei e su 47 match 31 vittorie e 12 pareggi tra cui quello contro L’Euwe del 1935 anno in cui vinse il titolo. Un altro magnifico lavoro! Complimenti!
Errata corrige: reali professionisti e non regali poiché’ come da te sottolineato attraverso’ momenti difficili
Con qualche ora di ritardo buon anno a tutti.
Se mi chiedessero un desideri da esaudire il mio desiderio sarebbe questo.
Vivere una giornata di uno di questo tornei degli anni 20 – 30 con giocatori come Alekhine, Capa, Lasker ma anche Spielmann e simili.
Insomma rivere un po’ l’atmosfera del film di Pudovikin “la febbre degli scacchi” del 1925, se non vado errato.
Un caro saluto a Elena e Marchino.
Bellisimo il tutto , le foto, il testo, le partite
Mi sono sempre chiesto se nel sangue di questo King Hunter non scorresse per caso un po’ di sangue asiatico
qualcuno può darmi una risposta
mi hanno sempre colpito oltre che la ippocratica pelata gli occhi un po’ a mandorla di Spielmann
Ieri aprendo un libro ho trovato una cartolina del torneo di Reggio Emilia di qualche anno fa con gli autografi di tutti i giocatori partecipanti (tra cui Kamsky e Short)
A me manca terribilmente il torneo di Reggio Emilia, appuntamento fisso del periodo tra Natale la Befana per più di 40 anni, più dei cinepanettoni.
E a voi?
A me no, abbiamo Cracovia e ci giocano miei conoscenti. Non si vive di soli GM
Caro Jas
guarda che proprio su soloscacchi ho scritto che la ” fine” del orneo di Reggio è stata l’edizione monstre del 1991 – 92
I ” miei” tornei di Reggio sono quelli degli anni 60 – 80 con i bollettini ciclostilati da Paoli .
per me era una occasione fissa .
E i tuoi conoscenti come vanno a Cracovia ?
Quindi sei un nostalgico 🙂
Cracovia e’ un torneo fortissimo almeno per il mio livello e anche per i miei conoscenti e’durissima. Pure il torneo B non scherza.
Jas dovrei venire a Varsavia per vedere il nuovo museo ebraico .
tu lo hai visto ?
quando vengo ci vediamo una sera magari al tuo circolo e mi fai conoscere il satanasso ? 😀
Polin.pl no,ma in vita mia ho visitato un solo museo, il Nazionale di Poznan dove mi aspettava Sofonisba 🙂
Giochiamo il giovedì, spesso viene ma non sempre.
In un certo senso si’
nel senso ” giusto” del termine
forse avevo solo meno anni e un MI già mi sembrava una divinità
Jas c’ un link per il torneo di Cracovia ora in corso ?
Cracoviachess.net
Ovviamente a Reggio 84 – 85 Vezzosi c’era e concluse a un punto dal nostro direttore
Trent’anni dopo a Montecatini appena finito Vezzos c’era e non mi stupirei che fosse in giro ancora a giocare qualche torneo
Qualcuno puo’ dire approssimativamente quante partite ha giocato nella sua oramai ultretrentennale carriera il MI Vezzosi ?
bell’articolo
Spero che gli amici abbiano il libro di Spielmann
L’arte del sacrificio negli scacchi
Prisma editore 1994
Mi chiedo e lo chiedo agli amici se c’è qualche articolo sulla possibile influenza avuta da questo giocatore sul primo Tal
Ciao Alfredo… io ho l’edizione inglese della Dover. Si tratta di un libro molto istruttivo, non eccessivamente appesantito da miriadi di note e varianti e che pertanto si legge facilmente a tutti i livelli. Tuttavia non saprei rispondere alla tua interessante domanda…
Ancora complimenti a Paolo per la sua stupenda galleria di ritratti di questi grandi del passato…
Richard Réti in uno dei libri per me più belli mai scritti in tutta la storia degli scacchi, “Die Meister des Schachbretts”, esprime parole di elogio per Spielmann definendolo come “l’ultimo dei romantici” ma ne tratteggia le caratteristiche dello stile in una frase che forse, in qualche modo, può rispondere all’interrogativo di Alfredo:
“Le sue partite vinte con lo stile degli antichi sono molto interessanti, ma non convincenti, e forse a ciò si deve ascrivere il fatto che dal suo gioco non nacque mai una scuola”
Hai ragione, il commento di Réti è azzeccato nella prima parte, ma “fuori tempo”: come poteva, Spielmann, vincere con “lo stile degli antichi” e, al contempo, dare origine ad “una scuola”? Si potrebbe dire che ancora più azzeccata fu la definizione di “ultimo dei romantici” seppur vivente in un periodo in cui tutti rivolgevano la propria attenzione alle indicazioni degli ipermoderni.
Allora, che dire di Misha Tal? O di Stoltz nella sua forma migliore? O delle contorsioni tattiche dello stesso Alekhine, molto attento d’altra parte all’ipermodernismo? O dello Spasski che, di tanto in tanto, si dilettava con il Gambetto di Re? O di David Bronstein?
Probabilmente Réti insisteva sul termine “scuola” poichè egli stesso si riteneva tra i fondatori di una “scuola”, ma la Storia degli Scacchi non è fatta di “scuole” (la maggiore imprecisione in merito spetta a Kotov e Judovic che parlarono di “scuola sovietica” ma di individualità che fondevano nello stesso prolifico calderone Morphy, Steinitz e Breyer, ricavandone autentiche gemme della scacchiera. Se sostituiamo al termine “scuola” il termine “pensiero” o “approccio” (fate voi) ci avviciniamo maggiormente alla realtà.
Fabrizio: ma quello in copertina è Spielmann o Roberto Murolo?!? 😉
Una vaga rassomiglianza c’è! Ma per distinguerli basta farli cantare davanti ad una scacchiera! 😉 😉 😉 fabrizio
a Roberto e Jas
Al torneo di Basilea Volpe argentata Toth ha finito con 4 e 1/2 su 5 insieme alla giovane stella Rapport
Hort a 5.
La classe rimane sempre.
Peccato per la occasione persa contro i GM Naiditsch…
Un “nostalgico”
La magica penna di Bagnoli, con pochi tratti, riesce a far emergere il lato umano di queste icone scacchistiche. Grande, Paolo.