In ricordo di Charlie Hebdo

Scritto da:  | 11 Gennaio 2015 | 10 Commenti | Categoria: Racconti
Sadness 1
Ho parlato con la Morte.
Hanno bussato alla porta. Ho aperto. C’era Lei.
“No, non ora” ho mormorato “Ho ancora troppo da dire, da fare, da amare. da pensare. Non ora” ho ripetuto.
Aveva, in fondo, un aspetto gradevole. Doppiopetto scuro, alto, magro, sorridente, un po’ pallido. L’aspetto era quello di un agente di assicurazioni o di un funzionario di banca.
“Stai calmo” ha detto “Sono qui perchè mi hai chiamato, non per …”
“Chiamato? Io non ti ho chiamato”
“Sì, lo hai fatto. Stanotte, in sogno, non ricordi?”
“N-no, non credo…”
Ha sorriso. “Càpita a molti, quasi a tutti. Poi, quando arrivo … Cosa vuoi da me?”
Ero più tranquillo, ora. Sapevo che Lui era Lei, ma le sue parole mi avevano rassicurato: non era ancora arrivata la mia ora. Stupidamente, molto stupidamente, domandai: “V-vuoi un caffè?”
“Volentieri, grazie, è da tanto che … Posso entrare?”
“Certo, ma certo, siediti, adesso faccio il caffè”. Andai in cucina, armeggiai nervosamente con la moka mentre il tremito alle mani stava cessando.
Tornai in soggiorno in attesa del borbottìo del caffè. Lui stava osservando i quadri, in piedi: “Ottimo arredamento, bei quadri” osservò. Ne indicò uno: “E’ tuo?”
“No, l’ha fatto un mio conoscente. Ti piace?”
Non rispose e si mise ad osservare un altro grande quadro, una marina che avevo acquistato parecchi anni prima da un rigattiere ed al quale non avevo mai dato troppa importanza. Mi era piaciuto e l’avevo preso.
“Questo lo ricordo” disse.
“Come? Lo ricor…”
“Sai” mi interruppe “col mio lavoro conosco tutti, capisci?” Fece un sorrisetto ed il suo sguardo cadde sulla scacchiera. “Giochi a scacchi?”
“Sì, ogni tanto vado al circolo, ma non sono molto bravo. Il caffè!” Andai in cucina e portai in soggiorno le tazzine e la zuccheriera.
“Per me niente zucchero, grazie” disse Lui. “Sai, anch’io gioco a scacchi e, al contrario di te, sono abbastanza bravo. Vuoi giocare?”
Il tremito alle mani riprese ed un sudore freddo mi inumidì la schiena.
“No, non temere” disse con una lieve risatina “Non crederai che quel film, Il settimo sigillo, abbia detto la verità! Bergman, in fondo, aveva le idee abbastanza confuse; preferisco Il posto delle fragole, è più vicino alla mia… ehm… sensibilità”.
Misi la scacchiera sul tavolo dicendo: “Allora, a te la mossa”. Rigirò la scacchiera tenendo i pezzi neri: “Preferisco così”.
Il tempo di bere il caffè ed ero già nei guai, con minacce di matto da tutte le parti. Abbandonai.
“Allora, perchè mi hai chiamato?”. Sorrise, come se già conoscesse la risposta. “Naturalmente non posso rispondere a domande banali o che esulano dai miei compiti”.
Non ricordavo il sogno, ma nutrivo ormai per Lui una fiducia assoluta. “Se avesse voluto esercitare il suo potere lo avrebbe già fatto” pensai. Chiamai a raccolta tutto il mio coraggio: “Cosa c’è dopo…?”
“Domanda banale e, se mi consenti, impertinente. Tu, invece, hai mai pensato a cosa c’è prima ? Non intendo, ovviamente, negli ultimi istanti prima del mio operato, intendo invece in tutta una vita”.
“No, francamente no” ammisi.
Accavallò le gambe, sistemandosi sulla sedia: “L’essere umano, come tu sai, è l’unico essere vivente ad essere cosciente del fatto di dover morire. Animali e vegetali si trasformano, morendo, in cibo per altrettanti animali e vegetali. E’ per questo motivo che voi esseri umani avete immaginato le vostre divinità che, lasciamelo dire, assumono nella vostra limitata immaginazione aspetti che, a volte, sfiorano il… ehm… ridicolo, se mi consenti l’espressione”. Mi fissò con uno sguardo gelido: “Ed è per questo” proseguì “che avete creato i vostri dopo“.
“Ma, se dopo c’è il nulla, allora…”
Alzò una mano ad interrompermi: “Abbiamo giocato a scacchi, hai perso. Cosa c’era dopo la tua sconfitta?”
“Be'” replicai incerto “o un’altra partita oppure le nostre chiacchiere. Non lo so” ammisi.
“Ecco, non lo sai e dovrai continuare a non saperlo. Per il tuo bene. Anzi, per la tua salute mentale”
“Allora…”
Nuovamente alzò una mano: “Hai mai pensato al fatto che il dubbio, che origina la curiosità, o viceversa, sia ciò che ha portato l’essere umano ad essere ciò che è? Hai mai pensato che coloro che dicono di possedere la Verità siano quelli che, in fondo, nutrono dei dubbi? Tempo fa, prima di seguirmi, un cosiddetto “rifiuto della società”, ma tutt’altro che incolto, ebbe una sorta di illuminazione. Era un povero, uno che dormiva nelle sale di attesa delle stazioni ferroviarie e, forse grazie a questa sua situazione, concepì una originale tesi sull’origine delle Fedi. Come puoi immaginare” proseguì accavallando le gambe in senso opposto “io so cosa passa per la mente di voi umani nel momento supremo. Ebbene, questa persona era convinta da tempo che fosse tutta una questione di date, per quanto riguarda le religioni monoteiste”
“Date?”
“Già, date, successione cronologica degli eventi. Prima l’ebraismo, poi la setta ebraica conosciuta come cristianesimo, poi l’islamismo. Abramo, Ibrahim, Abraham. Giuseppe, Yussuf, Josif. Salomone, Suleiman, Shlomo. Date. Storia. Il tutto alimentato da fiumi di sangue in nome di un Dio che cambia nome a seconda dei luoghi geografici o degli agglomerati sociali nei quali viene venerato. A me, che svolgo la mia ben nota funzione, ciò appare ridicolo. Nei momento estremo chi possiede la fede non scompare dal mondo in modo più sereno da chi non la possiede, in quanto la scintilla del dubbio è sempre in agguato nella vostra mente”.
Mi guardò con un sorriso appena accennato. Ero senza parole, non sapevo come commentare le sue affermazioni. Ero, come Lui diceva, pieno di dubbi, di domande alle quali le risposte mancavano.
Si alzò: “Ora devo andare, come con tutti gli altri che mi hanno chiamato nel corso dei secoli anche con te non c’è stato niente da fare per farti comprendere il… lasciamo perdere. Il caffè era buono”.
Si diresse alla porta, la aprii per lasciarlo passare e, stupidamente, allungai la mano per salutarlo. Non me la strinse. “Arrivederci” disse “ma la prossima volta non avremo tutto questo tempo per parlare” e scomparve sulle scale.
Sadness 3
avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


10 Commenti a In ricordo di Charlie Hebdo

  1. avatar
    The dark side of the moon 11 Gennaio 2015 at 23:32

    Paolo, non finisci mai di stupire.
    Questo racconto breve, diverso dai tuoi soliti lavori, fa molto riflettere.
    Purtroppo stiamo vivendo periodi difficili e forse la Storia ci sta presentando i conti come è accaduto in passato in altri contesti.
    Speriamo che l’uomo dimostri di essersi “evoluto” e che soprattutto abbia imparato dagli errori commessi.

  2. avatar
    paolo bagnoli 12 Gennaio 2015 at 00:16

    Caro “faccia nascosta”, se l’essere umano potesse trasmettere di generazione in generazione le esperienze e gli errori commessi, parecchi secoli fa saremmo divenuti onniscienti e probabilmente avremmo “abolito” le religioni, adottando sistemi di vita nemmeno immaginabili a paragone di quelli odierni.
    La Morte, purtroppo, cancella ogni traccia di noi, lasciando soltanto qualche minima traccia. L’unica consolazione possibile è che la nostra “immortalità” risiede nei nostri figli e, a volte, nel nostro operato.
    Un abbraccio
    Paolo

    • avatar
      The dark side of the moon 12 Gennaio 2015 at 13:47

      Purtroppo hai ragione.
      La speranza di cui parlavo è la sola cosa a cui si può far ricorso.
      Lasciamoci almeno quella…

  3. avatar
    Giancarlo Castiglioni 12 Gennaio 2015 at 08:58

    Non ti ho mai fatto complimenti per gli altri tuoi articoli, mi sembrava superfluo, era ovvio che li meritavi.
    Ma per questo racconto devo proprio farteli, veramente molto bello.

  4. avatar
    Graziano Masi 12 Gennaio 2015 at 15:07

    Caro Paolo, questa occasione è troppo ghiotta per non tuffarmici. E’ solo 40 anni che rifletto sulla vita e sui meccanismi umani, da quando mi resi conto che qualcosa non quadrava. Psicologi, filosofi, taoismo (che ho trovato molto valido), guru e così via. Cosa ho concluso?: molto. Ho scoperto la spiritualità che è in ogni essere umano e che si esalta reprimendo l’EGO (fisico e non). L’ego da piaceri immensi come tutti constatiamo, ma è un autentico divoratore di felicità che è solo personale e va coltivata tutti i giorni (come il mitico violino del professor Calabria) soprattutto nella pace mentale. Sono l’unico ultrasettantenne della galassia a cui sia cresciuta la memoria. L’equivoco bestiale è che su questa realtà incontrovertibile CARNE vs SPIRITO si è voluto innescare le religioni con le ridicolaggini dei vari paradisi, vergini, reincarnazioni, ecc. Io sono agnostico e non temo la morte. Nella speranza di essere di giovamento a qualcuno tolgo il disturbo.

  5. avatar
    alfredo 12 Gennaio 2015 at 15:09

    Uno dei pezzi piu’ belli scritti da Paolo

  6. avatar
    Tamerlano 12 Gennaio 2015 at 17:31

    Paolo, grazie per questo bel testo.

  7. avatar
    Enrico Cecchelli 12 Gennaio 2015 at 19:24

    Ho letto solo ora il tuo pezzo! Molto bello! Bravo Paolo.

  8. avatar
    paolo bagnoli 12 Gennaio 2015 at 21:24

    Caro Graziano, chissà se avremo l’occasione di rivederci prima di… incontrare la Vecchia Signora. Anch’io sono agnostico, come ho già avuto modo di dire, ma per motivi banalmente materiali; passata la settantina mi sono convinto che, come diceva la Fallaci, “la morte è uno spreco”, spreco di conoscenza, di esperienze, di sentimenti da coltivare in eterno, di briciole di saggezza (ohibò!) raccattate qua e là.
    Sto rileggendo Flaiano ed i suoi articoli di quasi un mezzo secolo fa mi fanno pensare che la Storia si ripete. Le nostre esperienze vanno irrimediabilmente perdute.
    La Vecchia Signora non mi fa paura; soltanto rabbia.

  9. avatar
    Fabio Lotti 12 Gennaio 2015 at 23:36

    Cerco di distrarre la Vecchia Signora con lo spirito che mi è rimasto (poco visto quello che succede intorno a noi) ma non la vedo sorridere.
    Grazie per il bel pezzo, Paolo.

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