L’antidoping e il torneo di scacchi

Scritto da:  | 2 Febbraio 2015 | 19 Commenti | Categoria: Regolamento

Scacchi e doping 2

La definizione di doping nello sport è articolata e complessa. Riassumendo è la presenza di una sostanza vietata o dei suoi metaboliti o marker in un campione biologico di un atleta. Inoltre, è uso o tentato uso di una sostanza vietata o di un metodo proibito. Ancora, è rifiutare o omettere senza giustificato motivo di sottoporsi ai controlli, nonché manomissione degli stessi. E’ pure il possesso o traffico illegale di sostanze vietate o metodi proibiti. Infine, è somministrazione o tentata somministrazione di una sostanza proibita a un atleta ed essere complice a qualsiasi livello di tali pratiche.

Per proteggere il diritto degli atleti di partecipare a gare libere dal doping e promuovere la salute, in Italia è stata approvata nel dicembre 2000 la legge n. 376. Nel frattempo il Coni ha aderito al programma mondiale antidoping istituendo la National Anti Doping Organization (Nado) e ha adottato il Codice della World Anti-Doping Agency (Wada), reperibile nelle Norme Sportive Antidoping.

L’elenco completo delle sostanze e delle pratiche vietate, aggiornato periodicamente, è rintracciabile nel Codice Wada. Il Coni-Nado affida i prelievi a personale specializzato della Federazione Medici Sportivi – il Doping Control Officer (Dco) – e le analisi al Laboratorio Antidoping presso l’Acquacetosa a Roma.

Nonostante le procedure di tesseramento Fsi prevedano che l’atleta firmi un’apposita dichiarazione su tale materia, da conservare presso la Società a cura del Presidente, l’argomento è poco conosciuto. Non solo gli atleti professionisti o di vertice possono essere sottoposti a controllo. Gli effetti della normativa vigente si materializzano quando sono effettuati controlli a sorpresa fuori competizione o in un torneo. E’ il Coni-Nado a pianificare l’attività di monitoraggio, in collaborazione con le Federazioni Sportive e le Discipline Associate. In ambito Fsi la scelta della manifestazione in cui effettuare i controlli può avvenire per sorteggio tra una rosa di tornei selezionati oppure no. Il tutto naturalmente è coperto dal segreto d’ufficio.

In torneo accade che il Dco, generalmente insieme al medico che rappresenta la Fsi, si presentino con le opportune credenziali all’organizzatore e all’arbitro principale annunciando il controllo. Siccome non è opportuno disturbare la concentrazione di chi sta giocando, con discrezione l’organizzatore deve individuare un locale idoneo allo scopo, possibilmente diviso in due ambienti, di cui almeno uno deve essere corredato di un tavolo con sedie e fornito di bibite analcoliche – anche se la semplice acqua va più che bene – in confezioni sigillate. Da sottolineare che possono essere disposti pure prelievi ematici.

Sempre con discrezione, all’arbitro principale è chiesto di invitare al prelievo i designati scelti dal Dco. Allo scopo e se necessario si raccomanda di fornire la classifica del turno precedente quello in corso, e non di aspettare la conclusione della sessione di gioco con la nuova classifica bloccando – di fatto – in sala tutti i partecipanti. A questo punto è consigliabile che i collaboratori dell’arbitro principale non perdano di vista i prescelti e appena terminata la loro partita, a cura del direttore di gara, vengono informati e accompagnati al locale del controllo. Se i prescelti mancano o rifiutano il controllo, il loro comportamento è equiparato alla positività al controllo. Gli atleti devono restare nel locale riservato al controllo antidoping fino ad avvenuto prelievo del campione ed alla conclusione delle connesse operazioni. Le operazioni si intendono concluse con la sigillatura dei flaconi; quindi l’atleta ha la facoltà di restare nel locale sino alla sigillatura delle borse per il trasporto. Ciascun atleta sceglie un kit per il prelievo antidoping, costituito da un recipiente per la raccolta delle urine e due flaconi, contrassegnati con le lettere A e B. Il primo serve per l’analisi e il secondo per l’analisi di revisione se la prima è risultata non negativa. La raccolta del campione di urine nell’apposito recipiente avviene alla presenza esclusiva del Dco che è dello stesso sesso dell’atleta. Nel locale può essere presente un accompagnatore dell’atleta sottoposto a prelievo. Se quest’ultimo è un minore può essere accompagnato al prelievo da un adulto, che generalmente è un rappresentante della sua Società oppure un genitore, che può firmare in aggiunta all’atleta la modulistica prevista, compilata a cura del Dco.

Scacchi e doping 4

Le sanzioni previste dalla Wada in caso di positività acclarata vanno dal richiamo alla squalifica a vita, a seconda del contesto. Le sanzioni per i tesserati sono comminate dalla Fsi o dalla Fide ed è loro facoltà applicarne di più gravi, se previste. Se la positività riguarda non tesserati Fsi, la competenza del giudizio ricade sul Tribunale Nazionale Antidoping, che è pure organo di secondo e ultimo grado per i tesserati.

Gli scacchi sono uno sport che, a differenza di quelli strettamente fisici, possono essere praticati dai 5 anni fin a ben oltre gli anta… Ciò comporta che l’assunzione di farmaci necessari per curare una patologia possono dare non negatività a un controllo: ormoni, antiepilettici, diuretici, insulina, betabloccanti ecc. Sulle confezioni dei farmaci che contengono molecole dopanti secondo la Wada è apposto un cerchio rosso recante ben in chiaro all’interno la parola doping. Diversamente dagli atleti professionisti o di vertice, per i quali è previsto un apposito protocollo procedurale, nel caso dell’assunzione di tali farmaci è opportuno farsi rilasciare dal proprio medico una certificazione attestante l’uso, da portare con se in torneo per esibirlo se necessario e da rinnovare almeno una volta l’anno. Tanto per allontanare una preoccupazione diffusa, c’è da dire che la caffeina non è più presente nella lista delle sostanze vietate, ma è solo monitorata. In ogni caso per dare positività bisognava aver bevuto non meno di 6-8 tazzine di caffè espresso o 2-3 tazze di caffè tradizionale nelle tre ore precedenti il controllo. E senza preoccuparsi della somma della caffeina contenuta nel caffè tradizionale con quella contenuta nella nota bevanda scura e frizzante che si consuma in lattina, che ne contiene una quantità di circa un quinto rispetto alla tazzina.

Oggi ci sono molti medicinali disponibili sul mercato per migliorare la memoria, la concentrazione, i processi decisionali e i comportamenti impulsivi. I medici prescrivono tali sostanze per curare o attenuare disordini cognitivi e comportamentali, per migliorare la qualità della vita dei loro pazienti. Accade che in settori particolarmente competitivi, come per esempio quello della ricerca scientifica, è sempre più diffuso l’uso di tali sostanze seppur il rapporto benefici/rischi per la salute non sempre è chiaro.

Esempi sono i principi attivi donepezil e rivastigmina, che sono utilizzati nell’Alzheimer; oppure un estratto vegetale dalle proprietà antiossidanti quale il gingko-biloba; o la molecola CX717 (famiglia delle ampakine); altre molecole sono utilizzabili, e altre sono in corso di sviluppo. Tali sostanze non sono nella lista Wada, pensata per sport muscolari, ed esse si adattano grandemente al nostro sport.

Nella primavera del 2008 l’Accademia inglese delle Scienze Mediche lanciò l’avvertimento al mondo dell’istruzione, diffondendo i dati sull’assunzione da parte di studenti di farmaci contenenti metilfenidato e modafinil (principi attivi presenti nella lista degli stimolanti proibiti), acquistati in farmacia per potenziare la capacità di attenzione e la memoria.

Il timore è quello che nel nostro sport persone con personalità non pienamente formata possano fare uso e abuso di sostanze dalla dubbia efficacia e dalle pericolose controindicazioni.

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19 Commenti a L’antidoping e il torneo di scacchi

  1. avatar
    Doroteo Arango 2 Febbraio 2015 at 07:29

    Grazie Franco, interessantissime come sempre le tue analisi di questi aspetti del regolamento

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    Massimiliano Orsi 2 Febbraio 2015 at 11:04

    L’unica cosa interessante delle analisi antidoping negli scacchi è la poca opposizione che è sempre stata incontrata alla sua introduzione. E non tanto perché non sia possibile migliorare le proprie prestazioni con farmaci appositi (lo è), ma semplicemente perché si è cercato, con grande dispendio di risorse e grancassa mediatica, di risolvere un problema che non esisteva nel mondo reale. Esistono casi accertati, o semplicemente sospetti, di doping farmacologico negli scacchi? Non mi risulta.

    Nessuna persona sana di mente, oggi, tenterebbe di migliorare (peraltro in maniera infinitesima, incerta e non permanente) le proprie prestazioni per via farmacologica, quando è possibile raggiungere risultati di gran lunga più sbalorditivi senza in alcun modo mettere a repentaglio la propria salute. E non parlo di un buon libro di finali, che è tuttora uno dei migliori doping ancora legali.

    Sono sempre rimasto molto sorpreso dal vedere quanti scacchisti, nel dibattito sul cheating, si siano opposti ad eventuali perquisizioni corporee alla ricerca di dispositivi elettronici e dichiarati preoccupati dell’invasione della propria privacy; ma quanti pochi di loro si siano invece mai opposti al controllo antidoping, la cui procedura più diffusa comincia col dover urinare sotto l’occhio vigile di terzi sconosciuti.

    Io sono una tra le molte persone, e scacchisti, che per ragioni mediche assumono farmaci che vengono considerate doping secondo il protocollo WADA. L’ultima volta che mi interessai alla loro applicazione nell’ambito scacchistico italiano fu un paio di anni fa, quando la FSI stava per emanare un regolamento secondo il quale chi utilizzava regolarmente questi farmaci avrebbe dovuto prima di ogni manifestazione richiedere una speciale autorizzazione a non so quale organismo CONI, con almeno 45 giorni di anticipo. Ricordo una sola occasione, tra le decine di tornei che ho giocato nella mia mediocrissima carriera, nella quale abbia deciso di partecipare ad una manifestazione con tale margine. In ogni altra occorrenza, decisi con anticipi che si misuravano in pochi giorni se non in pochi minuti.

    Un simile regolamento avrebbe cambiato in modo drastico il mio approccio alla pratica agonistica. Ogni singolo torneo avrebbe dovuto essere preceduto da sfiancanti lungaggini burocratiche e altrettanto snervanti attese del via libera. Aggiungo che, senza scendere in particolari, la condizione per cui assumo farmaci è straordinariamente comune ed è statisticamente probabile che, invecchiando, chiunque ne debba prima o poi risentirne. Accennai l’argomento ad un consigliere federale, il quale non lo considero’ sufficientemente degno del proprio interesse; siamo tutti superiori a queste inezie, finché siamo perfettamente sani.

    Non ho idea se da allora i regolamenti siano cambiati; il sito FSI è straordinariamente parco di informazioni al proposito. Ma in seguito ho semplicemente deciso di ignorare la questione. Continuerò ovviamente ad assumere i miei farmaci e allo stesso tempo mi sentirò liberissimo di partecipare ai tornei che preferisco, senza obbligo di informare nessuno e con le tempistiche decisionali di mio gradimento, come è sempre stato. Nel malaugurato caso che qualche iperzelante organo federale dovesse chiedere di sottopormi ad un qualsiasi controllo, semplicemente rifiuterei. Che prendano poi le loro decisioni; in ogni caso, saranno ridicole.

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      lordste 2 Febbraio 2015 at 12:01

      Orsi credo che tu possa stare abbastanza tranquillo. Da quanto mi risulta i controlli antidoping vengono effettuati eventualmente solo in occasioni di competizioni federali ufficiali; ricordo ad esempio un Campionato Femminile a Bratto qualche anno fa. Quindi il torneo weekend e/o il festival estivo non dovrebbero essere possibili di controlli a sorpresa.
      Altro discorso è invece il cheating, per cui in effetti noi giocatori onesti dovremmo essere i primi a acconsentire a perquisizioni, anzi a pretenderle per ognuno in caso di dubbi…

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      Jas Fasola 13 Febbraio 2015 at 22:18

      qui la lista non vedo niente per la pressione file:///C:/Users/pass/Downloads/2015_lista%20sostanze%20e%20metodi%20proibiti.pdf

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    The dark side of the moon 2 Febbraio 2015 at 12:10

    Concordo con Orsi: ogni persona sana di mente non metterebbe a rischio la propria salute per guadagnare FORSE qualche punticino di Elo.
    Meglio un buon libro sui finali.
    Però quando si parla di certe cose si deve fare i conti con l’assoluta mancanza di cultura sportiva (diffusa) che purtroppo dobbiamo riscontrare anche nel nostro sport.
    Mi è capitato di vedere in un torneo fatto a Novembre che un genitore consigliasse al figlio (credo che avesse sui 11-12 anni) di rinunciare a tale torneo per dei fantomatici calcoli fatti sul posto una volta conosciuta la lista ufficiale dei partecipanti e quindi il loro Elo 😯
    Il figlio grazie al k40 (a ai molti tornei che aveva fatto in quel periodo) aveva appena raggiunto virtualmente la categoria CM e c’era il rischio che scendesse sotto i 2000 punti prima dell’aggiornamento….
    Da notare che questo signore si era fatto quasi 100 Km. per raggiungere la sede del torneo.
    Alla luce di certi fatti, siamo sicuri che in futuro questo esempio di “cretinaggine” assoluta non sia l’anticamera all’uso di certi “integratori” (tanto sono integratori….) che se usati in maniera sconsiderata potrebbero mettere a rischio la propria salute?
    C’è gente che per guadagnare anche pochi punti farebbe di tutto.
    Personalmente comunque non ritengo opportuno negli scacchi dei controlli farmacologici visto che credo siano quasi ininfluenti sulle prestazioni: il problema semmai consiste nel doping informatico.
    Vedendo certi atteggiamenti… 😐

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      paolo bagnoli 3 Febbraio 2015 at 18:13

      Concordo su tutto!

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    Zenone 2 Febbraio 2015 at 17:04

    Per Orsi. Io assumo un farmaco per l’ipertensione. Quando giocavo (il mio ultimo torneo “lungo” risale al 2012, mi sembra) risolvevo il problema del mio medicinale considerato dopante 😛 ) con un certificato del mio medico curante da mostrare a richiesta. Nessuno mi ha mai chiesto nulla.

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    paolo bagnoli 2 Febbraio 2015 at 18:45

    Grazie per il puntuale e dettaglato articolo. Ringrazio il Cielo, a questo punto, di non essere più in grado di giocare tornei a tavolino.
    A mio modestissimo avviso il doping informatico (che definirei cheating e basta) è MOLTO più pericoloso dell’assunzione di sostanze “stimolanti”. In un altro post su questo sito citavo la possibilità di ricevere in tempo reale analisi computerizzate mediante l’applicazione di una finta protesi acustica (che può essere tranquillamente ostentata, come faceva Petrosjan): una grande azienda svizzera del settore già da anni ha elaborato una “finta” protesi acustica della quale dotare i propri sportivi (ciclismo) per poter loro trasmettere informazioni sull’andamento della gara. In più, le più recenti tecnologie del settore rendono una eventuale finta protesi acustica quasi invisibile. Perchè non considerare a dovere ed in profondità questo possibile cheating?

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    paolo bagnoli 2 Febbraio 2015 at 18:47

    P.S. La protesi acustica utilizzata dal grande Tigran era, ovviamente, autentica.

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    DURRENMATT 3 Febbraio 2015 at 15:51

    …gli sport della mente rappresentano il laboratorio ideale per la sperimentazione NOOTROPICA …questo è il vero pericolo!!Tocca all’IMSA(International Minds Sports Association)informare gli scacchisti “ignorantelli” (i pokeristi, ad esempio, sono ferratissimi sull’argomento) sullo stato dell’arte e,soprattutto,sulle prospettive future.Bisogna farsi trovare preparati qualora divenissero disponibili nootropici più sicuri e efficaci.Intanto nel mondo il dibattito sul COGNITIVE ENHANCEMENT impazza…per iniziare consiglio “Towards responsible use of cognitive-enhancing drugs by the healty” di Greely e autori vari(Nature,2008,v.456,n.7223,pp.702-705)… buona lettura e,soprattutto,good luck! 😉 …P.S.a scanso di equivoci penso tutto il male possibile sul potenziamento neuro-cognitivo farmacologico.

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    Mongo 3 Febbraio 2015 at 18:58

    Ma in definitiva, un buon Toscano aromatizzato con della genuina grappa o una bombilla di mate sono da considerarsi come sostanze dopanti? 😉

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      paolo bagnoli 3 Febbraio 2015 at 21:28

      Credo di aver giocato le mie “migliori” partite sotto l’influsso di una buone dose di nettare scozzese! Ricordo vagamente una mia partita (primo o secondo turno, non ricordo bene) a Marina Romea 1973, giocata dopo una abbondante libagione (mio zio aveva allestito una pantagruelica grigliata di pesce, innaffiata da Trebbiano e Pegadebit), dove sacrificai allegramente un Cavallo senza troppe analisi perchè “sentivo” che si trattava della mossa vincente… ed ebbi ragione!
      Alcolisti di tutto il mondo, unitevi!

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        The dark side of the moon 3 Febbraio 2015 at 22:08

        Ma Alechine non perse il match primo mondiale contro Euwe proprio per colpa dell’alcol?
        Forse non aveva assunto la dose giusta… 😆

        • avatar
          paolo bagnoli 4 Febbraio 2015 at 16:41

          … ma io gioco peggio di Alekhine …

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            DURRENMATT 4 Febbraio 2015 at 21:58

            ..En numerosas ocasiones se presentò Alekhine a jugar simultàneas completamente embriagado.Sin embargo,su genio lograba superar al alcohol,y casi siempre obtenìa unos resultados honrosos,aunque no acordes con su categorìa de Campeòn Mùndial.Una de las sesiones màs tumultuosas fue la celebrada en Salamanca, en abril en 1944,donde se presentò a jugar dando traspiès.Le enfrentaron a trienta adversarios y tras varia horas de juego ganò 17 partidas, empatò en ocho y perdìo cinco. En la primera su adversario es Pablo de Unamuno,el hijo del gran escritor y filòsofo Miguel de Unamuno.En esta partida Alekhine realizò posiblemente la jugada màs original de su dilatata y brillante carrera…(Agonìa de un genio[Alekhine]di Pablo Moran,cap VI intitolato “Simultaneas bajo el alcohol)

  9. avatar
    Mongo 3 Febbraio 2015 at 23:40

    Ops, mi sono distratto un attimo e che è successo?
    Caruana si è fatto sorpassare da Grischuk mentre la Polgar non è più la più forte scacchista, almeno per il live rating!!

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    fds 4 Febbraio 2015 at 10:01

    Ricordavo bene. Il citato lavoro di Greely e altri, pubblicato su Nature, che all’epoca della sua uscita avevo letto, dopo qualche settimana è stato reso non disponibile, se non a pagamento.

    Segnalo che nel 2009 fu pubblicato su Le Scienze (dicembre, pagg. 76-83) un bell’articolo che lo riprende e lo amplia, a cura di Gary Stix: Carburanti per la Mente, con l’intrigante sottotitolo “In futuro, una pillola a colazione aumenterà memoria e concentrazione, senza danni a lungo termine per la salute?”.

    Se qualcuno fosse interessato al tema, non necessariamente legato agli scacchi – anzi – può farsi dare il mio indirizzo Email dalla redazione e invierò la scansione.

  11. avatar
    fds 13 Febbraio 2015 at 11:51

    OT

    Ho cercato in home page un articolo non dico di attualità, ma che almeno si riferisse ad accadimenti di questo secolo :mrgreen: senza esito, quindi riporto qui una notizia interessante (secondo me) che guarda al futuro 😉

    http://tinyurl.com/lnyszcf

    • avatar
      DURRENMATT 13 Febbraio 2015 at 15:03

      …nell’articolo apparso su Soloscacchi “Scacchi Campioni e meditazioni” (3-12-2013) un lettore ILLUMINATO e INFORMATO(e non un “super-cazzolaro” qualunque, of course!) aveva postato… “rendere gli scacchi un’ attività CURRICULARE è la via maestra da seguire.Questo approccio consentirebbe la realizzazione del cosiddetto “basso livello di vantaggio”(De Groot) ovvero ricadute sociali vantaggiosissime per la Comunità tutta.A questo punto sarebbe opportuno creare un MOVIMENTO d’OPINIONE per far pressione” 😉

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