C’era una volta il Rapid

Scritto da:  | 22 Febbraio 2015 | 5 Commenti | Categoria: C'era una volta, Circoli, Italiani, Personaggi

Rapid 1

Le ore che preferivo al Rapid erano le prime del pomeriggio. Ci si trovavano giocatori che amavano ancora la partita da caffè non necessariamente giocata con l’orologio. A volte formavano coppie più o meno fisse. Il maestro De Nardo giocava col Naj, che somigliava un po’ a Totò, battendolo regolarmente. Dal tavolo a fianco seguivo la partita distrattamente, più ascoltandola che vedendola. De Nardo gli dava vantaggio, mi pare una torre, giocavano qualche mossa poi il Naj cominciava a imprecare in dialetto o in una sua strana lingua personale: “nada de nada, nadero” biascicava, mentre De Nardo piano piano recuperava materiale, e quando il Naj era ormai ridotto male gli diceva: “Sei un mussulmano! Mussulmano! Ti chiuderò in una pelle di porco”. Non capivo, mi sembrava una battuta di quelle un po’ nonsense da circolo… Anni dopo ho capito e mi sono venuti i brividi. In un libro ho scoperto cosa voleva dire “mussulmano” nei campi di concentramento, e mi sono ricordato di aver sentito dire che De Nardo era stato internato in quanto ebreo in un campo tedesco e non si sa come era riuscito a tornare. Nella lingua dei lager i mussulmani erano gli internati ormai ridotti pelle e ossa, larve umane. Ecco cosa voleva dire De Nardo, usando un termine che forse solo per lui aveva significato, e riusciva anche a scherzarci sopra! Peraltro non gli sentii mai fare accenni a quella terribile esperienza, era un vecchietto schivo e discreto che con noi ragazzi non parlava quasi mai. Ma c’erano altre coppie singolari. L’avvocato Soresi, giocatore fortissimo, sempre azzimato e divertentissimo, colto e stravagante, che non era andato oltre la seconda nazionale per la scarsa propensione ai tornei ufficiali, ma che se era in giornata poteva battere un maestro. Anche lui giocava col Naj, poi per un certo periodo giocò col mio amico Cesare Accorsini come coppia fissa, erano famose le sue difese francesi che giocava con grande classe e finezza, rintuzzava l’attacco del bianco e colpiva velenosamente. Poi venne la mia volta di giocarci, ricordo di avere perso una quantità di partite contro di lui, ed è ancora viva l’emozione di una volta che riuscii a vincere contro la sua francese giocando con il bianco una variante Tarrasch. Tornato a casa trascrissi la partita a memoria e conservai il formulario per anni come un cimelio. L’avvocato Soresi aveva anche lui i suoi tormentoni ricorrenti, borbottava in un simil-francese: “Porche de la miseroire“ o di fronte a sacrifici dell’avversario esclamava: “la grandeur de la France”, oppure spingeva il malcapitato avversario a muovere sostenendo che doveva andare ad aprire l’ufficio e mostrava nervosamente l’orologio. Ma l’apertura del remoto studio (a volte mi sono chiesto se esistesse veramente) era continuamente rinviata, e la permanenza dell’avvocato al circolo si prolungava, soprattutto quando (raramente) gli capitava di perdere, e proponeva rapida rivincita.

Rapid 2

In un angolo si stagliava una figura di anziano massiccio, avvolto da nuvole di fumo, il vecchio Torelli, non veniva per giocare, ma per insegnare ai giovani ed analizzare partite celebri. Sceglieva delle partite classiche, e noi ragazzi che ci radunavamo intorno a lui dovevamo indovinare le mosse del bianco e del nero dopo che lui aveva rapidamente impostato l’apertura. Chi indovinava le mosse più difficili prendeva più punti. Il premio, ambìto, erano vecchi numeri della Italia Scacchistica che venivano regalati a chi aveva totalizzato il maggior punteggio. Ho ancora numeri ormai da collezione degli anni trenta e degli anni quaranta che avevo vinto in questo modo. Si imparava molto, mentre Torelli fumava il suo toscano. Non sceglieva solo partite brillanti, a volte c’erano lunghi finali. Oppure, quando arrivava presto, metteva sulla scacchiera con aria sorniona uno studio e aspettava che qualcuno lo risolvesse. Altri frequentatori singolari erano giocatori da caffè che alternavano le carte agli scacchi. Ne ricordo uno che aveva lavorato molto all’estero e mentre giocava menzionava luoghi esotici dai nomi strani: Paramaribo, Surabaya, Ayachuco, anzi questo ultimo nome veniva pronunciato come “aiah! Ciuco!” Con evidente sfottò dell’avversario.

Rapid 3Anche tra i giovani c’erano personaggi, voglio tra tutti ricordare il mio amico Bolsi, la cui scomparsa ho purtroppo appreso dal sito, che si atteggiava a viveur e mi spingeva, nonostante la mia riluttanza di adolescente astemio verso le delizie del Fernet, da consumarsi nell’attiguo bar. Ma io rimanevo fedele alla mia modesta cedrata. Una volta andammo a fare un torneo insieme e nella sua stanza campeggiavano luccicanti riviste con donnine ignude, che a me turbavano parecchio, mentre alla loro presenza egli sembrava non attribuire nessuna importanza e le sfogliava con disinvoltura. Era un ragazzo di gran cuore e sostanzialmente ingenuo al di là delle pose da conoscitore della vita. Ricordo come era tornato impressionato da una breve vacanza a Santo Domingo per la miseria e la violenza che vi aveva trovato. Trascorrevo al Rapid buona parte del tempo in cui non studiavo. I gestori del bar mi chiamavano “ricciolo” anche se ho sempre avuto (quando ancora li avevo) capelli lisci, solo portavo la scriminatura da una parte, con una specie di rigonfio da sovrabbondanza, e così ricevetti lo strano nomignolo. Ma tutti avevano soprannomi, anche più di uno a testa… così era il Rapid, che ricordo come una specie di ampia grotta, in un palazzo storico del centro, le scale antiche sapevano di umido e di detergenti da poco, la sezione scacchi constava di un paio di stanzette, grotte più piccole ricavate nell’antro maggiore, ma per era un rifugio sicuro e una terra a sé stante e per questo amata. Ma di questo parlerò ancora…

(1. continua)

avatar Scritto da: Agostino Petrillo (Qui gli altri suoi articoli)


5 Commenti a C’era una volta il Rapid

  1. avatar
    fabrizio 22 Febbraio 2015 at 10:07

    Grazie Agostino, mi fai sentire meno solo nei ricordi nostalgici!
    Scusa però la mia ignoranza: il Rapid in quale città si trovava? Forse Parma? Non sono sicuro di individuarla dalla foto d’epoca. (Invece Sabina Ciuffini, chissà perché, l’ho riconosciuta subito!)

    • avatar
      Antonio 23 Febbraio 2015 at 19:32

      Bravo Agostino; fa piacere che si ricordino tempi ormai lontani e persone care.
      Accorsini dopo tanto …digiuno scacchistico ha ripreso a giocare ed è pur sempre una buona scacchiera…
      Manca all’appello da troppo tempo Amovilli, quello delle partite-trappola.
      Un saluto affettuoso
      A. Pipitone 😐

  2. avatar
    alfredo 24 Febbraio 2015 at 13:18

    ah la mitica Sabina
    i miei primi turbamenti adolescenziali
    guardavo rischiatutto solo per lei
    è ancora una bella donna devo dire

  3. avatar
    pablo 28 Febbraio 2015 at 00:53

    Agostino,i ricordi parmensi (alla Piero Chiara) dovrebbero essere seguiti,in base alla tua biografia,da quelli genovesi, forse meno adolescenziali.Comunque,grazie della testimonianza.

  4. avatar
    Carlo 2 Marzo 2015 at 21:50

    Riconosco quella rivista del 1974, con l’immagine di Sabrina Ciuffini ignuda. Era la copia della rivista che venne a mancare a Bolsi dopo il torneo che giocaste insieme. Altro che turbamenti adolescenziali… 🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


CLICCA QUI PER MOSTRARE LE FACCINE DA INSERIRE NEL COMMENTO Locco.Ro

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

La Palestra dei Finali

Chess Lessons from a Champion Coach

Torre & Cavallo - Scacco!

Strategia di avamposti

I racconti del Grifo

57 Storie di Scacchi
2700chess.com for more details and full list

Ultimi commenti

Problema di oggi