In questo anno, nel suo mese quinto,
corre l’anniversario tondo tondo
di quel toscano che si è assai distinto
ed è ammirato ancora in tutto il mondo.
Tanti e ben altri saran deputati
a celebrar siffatta ricorrenza
critici, saggi, dotti, alti prelati
disserteran con fine conoscenza.
Ma anch’io che tutto son men che importante,
da ‘SoloScacchi’ e con il capo chino,
voglio omaggiare l’Alighieri Dante
l’Incomparabil Rimator Divino.
Si sa, quel de li scacchi è detto ‘giuoco’,
per quanto più di molti complicato
e Dante che ispirossi al Sacro Foco
nella Commedia sua l’ha pur citato.
Non me ne voglia quinci il Sommo Vate,
non si rivolti sua spoglia mortale,
riposi cheta in quel del ravennate,
l’opera sua giammai avrà un eguale.
Or dunque la modesta imitazione
dello suo stile che di tutti è padre,
nasce dal rimembrare l’occasione
di un amichevol scontro tra due squadre.
Da un lato la compago di Palese,
teatro: Biblioteca di Cassano,
io per la parte di quel bel paese
che mi adottò in un tempo ormai lontano.
E’ l’avversario mio quel che conduce
col Bianco ed or si appresta al primo tratto,
lo nome suo è Roberto Colaluce
tocca un pedon, lo muove ed ecco fatto.
1.c4
Imposta ahimè l’albionica apertura
della qual cosa sono poco esperto
e dall’inizio già la vedo dura:
di molto prediligo il giuoco aperto.
1…e5 2.Cc3 Cf6 3.Cf3 Cc6 4.e3 Ae7 5.d4 exd4 6.Cxd4 O-O 7.Ae2 Te8 8.Cxc6 bxc6 9.O-O d5 10.b3 Ad6 11.Af3 Ce4 12.Ab2 Cg5 13.cxd5 Df6 14.dxc6
Infausta per il Ner la conduzione,
cospicuo è il disavanzo materiale,
ben poca cosa è la compensazione,
come potei giuocar si tanto male?
Qual fiera che ferita sta alle corde,
centuplicando forze nell’agone,
con suoi artigli e zanne graffia e morde
così mi immergo nella riflessione.
Mille pensieri albergano la mente
son vorticosi e ratti, alla rinfusa,
uno su tutti è quello preminente:
chieder soccorso all’adorata Musa.
“Diva Caissa m’hai abbandonato?
Si può sapere dove sei finita?
Così ripaghi chi tanto ti ha amato?
Vuoi dunque che io perda la partita?”.
“Io sono qui con te caro figliolo,
non esser cieco e non fare lo sciocco,
ti do un suggerimento ma uno solo:
demolir devi il suo debole rocco”.
Come la barca in gran tempesta ha scorto
punto d’approdo e più non teme il peggio
e finalmente giunge salva in porto,
tale nell’alma mia fu il suo fraseggio.
14…Ae5 15.Tc1 Td8 16.De2 Aa6!
Niun sa cosa ha pensato il guelfo bianco
forse a una svista, o a una distrazione,
oppur che il guelfo nero è lasso e stanco
e giuoca solo per disperazione.
Di fatto questo non è un guiderdone,
ma un ponderato deviatorio intento;
ben peggio è la mancata accettazione,
per cui di questa mossa non mi pento.
Segue variante di quel cibernetico
motore che non prova sentimenti
privo com’ è del nostro gusto estetico
trova di meglio… tanti complimenti!
16…Td2!! 17.Ce4 [17.Dxd2 Cxf3+ 18.gxf3 Ah3 -+] 17…Axh2+ 18.Rxh2 [18.Rh1 Dh6 -+] 18…Dh6+ 19.Rg1 Txe2 -+]
17.Dxa6 Cxf3+
Quivi Caissa è stata assecondata:
la reggia bianca é tutta una maceria,
si predispone ormai la nera armata
a cagionare più di un’intemperia.
18.gxf3 Axh2+ 19.Rh1?
Lo scacco matto è alfin cosa sicura
risposta vi era assai più resistente
ma che non può cambiare la sventura
del Bianco e che risulta insufficiente.
Colui che di silicio in petto ha il core
ci mostra nel prospetto sottostante
esempio di caparbietà maggiore,
scelta che ha calcolato in un istante:
19.Rg2 Dg5+ 20.Rh1 Td6 21.Ce4 Dh5 22.Tg1 Th6 23.Txg7+ Rf8 24.Tg5 Dxf3+ 25.Tg2 Ae5+ 26.Rg1 Axb2 -+]
19…Dxf3+ 20.Rxh2 Td6
La mano sollevò nell’abbandono,
io gliela strinsi forte e nell’orecchio
ho ancor la frase di cui mi fe’ dono:
“Giuocar con te mi piacque di parecchio!”.
0-1
Scarica qui la partita in formato pgn
Incisioni di Doré e versi “d’oro”. Da ravennate, custode delle spoglie del Divin Poeta, non posso che inchinarmi.
Insieme a Bagnoli e Zenone ecco anche il dantesco Conti! Lussureggiante.
Mi associo al commento di Fabio Lotti 😀
Degno omaggio al Poeta.
Ogni volta che penso a Dante ricordo un pensiero curioso che ripeteva spesso il mio maestro alle elementari: “dopo Omero sullo stesso gradino Shakespeare e Dante”. Bene, so che non ha senso una classifica dei poeti ma chissà, mi diletto domandarmi, se aveva davvero ragione…
Bellissimo. Mia figlia sta preparando, grazie ad un’insegnante illuminata delle “medie”, una sceneggiatura per una rappresentazione dell’inferno della “Comedia”, con musiche e coreografie moderne. Tutto questo nella vituperata scuola italiana.
Molto divertente e ben fatto! SoloScacchi è proprio un covo di poeti! 🙂 🙂
Complimenti Piero! Un vero Poeta. 🙂
Bello e soprattutto originale 😉
Grazie a tutti per i benevoli commenti;
temevo qualcosa di più sarcastico,
ad esempio: “lo riconosce lui stesso di
avere i topi in testa (ratti nella mente)!”
Sbellicommi, Vate Pietro!
E a te che ora vive nelle Murge
dimandar una petitione dal cor mi urge…
E’ frate tuo Paggio Fernando Conti,
sempre mai sazio di semirapidi tenzoni, qui tra i monti?
E sei tu quel Pietro, che la semente di Caissa
asperse, anni addietro al Circolo Leonessa?
Fuggisti deinde dal freddo usbergo all’ombra del Cidneo Castello
e molto più in giuso, dove solatio è lo Stival, trovasti buon ostello?
Caro Roberto, prode messaggero
pur se di tua attenzion non sono degno
son io quel Pietro anche nomato Piero
che in quel di Brescia ha lasciato il segno
per poi migrare nelle calde terre
lasciandovi in ostaggio il Ferdinando
che si cimenta ancora in tante guerre
sopra il tablero col suo forte brando
Ma nell’arte della rima tu sei il maestro!
Deh abbi clemenza per un esordiente maldestro
Non c’e’ da dire nient’altro …una dotta tenzone tra poeti ❗
Bravissimi tutti e due.
A proposito, sempre Auguri di Compleanno a Roberto Messa,vincitore (di un’altra tenzone) sull’eta’…grazie agli Scacchi 😛
Straordinario!! Grandissimo esempio di come la poesia possa aiutarci a rappresentare l’immagine migliore degli scacchi, quella ironica, leggera, realmente sportiva, e lontana dal clima “plumbeo” dell’agonismo esasperato.
Piuttosto, non conoscevo Pietro Conti, e avrei voluto trovare altri suoi articoli, o poesie, ma vedo solo questo.
Sperando di fare cosa a lui gradita, posto qui sotto una mia poesiola, più in stile “Lastrico” (il bravissimo cabarettista dello Zelig) che dantesco.
Non si tratta di scacchi, ma di una mia vicenda privata.
Un giorno avevo aperto la mia e-mail su Libero, e avevo notato che il mio profilo era stato visitato da una certa “bibliotecaria”, della zona di Varese, che aveva messo nel suo profilo la propria foto nuda di spalle, accovacciata (simile a quella di Candice Bergen nella locandina del film “Soldato blu”. Il che mi diede l’ispirazione per scrivere la rima di cui sotto, che peraltro non sortì alcun “effetto rimorchio”, forse perchè le donne di oggi non sono più come quelle di una volta, e più della poesia apprezzano il calciatore, o il palestrato, chissà!
Sia quel che sia, dedico all’ottimo Pietro Corti, inarrivabile dicitor in quartina, le mie sulla…
BIBLIOTECARIA VARESINA
Un dì lo mio profilo controllando
Della mia mail di Libero il portale
Mi coglie di sorpresa ben guardando
Di una donzella visita cordiale
“Bibliotecaria” è entrata un po’ fugace
e la sua imago guardo assai curioso
E’ ignuda e la sua natica procace
Lei mostra tosto a l’occhio mio voglioso
Ma un’idea nella mia mente appare
E la libido mia fugge furtiva:
“Costei d’Equitalia vittima pare
e posa sua non ha ragion lasciva”
Di Befera esattor l’ha visitata
E pignorato le ha l’appartamento
E lo mobilio e veste ha sequestrata
Per rendere lo fisco assai contento
(segue scambio di e-mail chiarificatore con la bibliotecaria, che invero si rivela assai laconica e poco sensibile alla rima, più che altro mi dice di non essere stata pignorata. Faccio quindi un ultimo tentativo, con la seguente)
Grande è lo mister de la bibliotecaria varesina.
Di sé ella dice: “Amo il silenzio e lo vin bianco”
I’ mi provai a sedurla con quartina
Poscia che vidi il suo sinuoso fianco
Posa sua rimembrommi la bionda Candice
E par che non fu Befera a spogliarla
Le parlai di James Stewart e d’altra attrice
Di Borges e di Finzioni, per stimolarla.
Come oro lei mi dispensa poche parole
Laconica si mostra e chiusa un poco
Ma forse interloquire con me non vuole
E dirmi preferirebbe: “Finito è il giuoco!”
Il nome suo ancora non conosco
Sia Amanda oppur Carlotta non l’ha detto
Smarrito io mi sento come in bosco
“Costui vuole sol portarmi a letto!”
Son certo penserà, ma un poco erra.
Conoscerti vorrei, m’hai incuriosito
O bella bibliotecaria d’Insubria terra.
Orsù, dimmi qualcosa, ma non: “Ho marito!”
E invece non disse nulla, dimostrando una volta di più che è più facile essere colpiti da un meteorite, che trovare oggi una donna dotata di humor, e che sta un po’ al gioco.
Caro aedico collega Punta Arenas,
ti ringrazio per le lusinghiere parole
e per il tuo bel componimento.
Ricambio facendoti partecipe
(visto che non sei insensibile al
fascino femminile) di una mia
filastrocca sul tema.
Ovviamente il suo contenuto è
di natura satirica e non rispecchia
minimamente il punto di vista
dell’autore su tale argomento.
SIAMO DONNE
Siamo donne siamo immonde
col peccato originale
e se siamo anche feconde
partoriamo e poco male
se ci usano violenza
di carattere carnale
non è grossa penitenza
ma un evento naturale
perché anche se si tace
nell’ambiente femminista
lo si sa quanto ci piace
mai nessuna ne fu trista
se son tanti da sfamare
i rampolli del casato
le patate se son care
per la crisi del mercato
ci adattiamo e siamo liete
anche se poco si mangia
mai ribelli sempre quiete
col fervore ci si arrangia
e se poi cala la fede
non dobbiamo disperare
c’é pur sempre il marciapiede
che ci aspetta a lavorare
ancestrale é la questione
un evento primordiale
è comune convinzione
che cagione d’ogni male
fu la prima grave colpa
penzolante in paradiso
grossa lustra e tutta polpa
ch’Eva colse col sorriso
quella mela che il Maligno
posta aveva sopra un ramo
con diabolico sogghigno
e che tanto male Adamo
ne subì per un sol morso
e non ebbe comprensione
né l’appello né il ricorso
per l’infame tentazione
quindi espiamo con coraggio
questo nostro grave errore
fortunato e pure saggio
é chi più prova dolore
su dormiamo sopra i chiodi
e facciam l’elettroshock
fustighiamci in mille modi
figlie siam di Von Masoch
Ah ah ah, grazie Pietro, aedico sodale e maestro.
Anzi, per usare le parole di Padre Dante: duca, segnore e maestro!
Ho apprezzato molto, della tua ode “Siamo donne” la terza quartina, in particolare, che mi fa sorgere un lacerante interrogativo: che ne pensava il nostro Padre delle femministe? ❓
Direi che all’uopo ben si conviene consultare la prima edizione del Dizionario Dantesco, del XIV secolo, Edizioni Guelfe…ecco vediamo la voce e i suoi resultamenti…
FEMMINISTA
Colei che verso lo maschil genere inacidita et livorosa
con l’omo non persegue paritate et iustitia perfetta
ma piuttosto a costui sfracica li zebedei senza posa
e lo induce a risponderle facendo del cul trombetta.
Ciao e a presto Pietro, grazie ancora!