Paulin Frydman

Scritto da:  | 27 Luglio 2015 | 5 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri
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Nato a Varsavia il 26 maggio 1903, Paulin Frydman è uno dei personaggi più singolari (ed anche dei più “trascurati”;) che hanno popolato lo scacchismo polacco del XX secolo, e non è da confondersi con un certo Achilles Frydman, giocatore di medio livello di Lodz, destinato ad una tragica fine in un campo di sterminio nel 1940.
A diciannove anni compare in un torneo locale, piazzandosi al secondo posto dopo il quotato Makarczyk, e l’anno seguente fu sempre secondo dopo Flamberg. Nel 1926, in occasione del primo Campionato polacco, fu secondo dopo Przepiòrka (12 su 19), ma l’anno seguente, a Lodz, nel secondo campionato nazionale, fu soltanto quinto; si deve tuttavia dire che, pur perdendo l’incontro diretto col vincitore Rubinstein, battè il secondo classificato Tartakower, concludendo con 8 su 14. Nel ’28 fu secondo, alla pari con Makarczyk, dopo il vincitore Abram Blass, suo abituale avversario nei tornei che si disputavano nella capitale, anch’egli giocatore “dimenticato”, che nel 1935, a quarant’anni, emigrerà in Palestina, confermandosi giocatore di livello internazionale.
In occasione dell’Olimpiade dell’Aia (1928) Frydman venne convocato, per giocare in seconda scacchiera, e concluse con 6 1/2 su 11. La squadra polacca (Makarczyk, Frydman, Regedzinski, Chwojnik, Blass) si aggiudicò la medaglia di bronzo, preceduta da Ungheria e USA.
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Negli anni precedenti Frydman aveva disputato alcuni brevissimi incontri individuali contro i compatrioti e correligionari Kolski e Szapiro, confermandosi ottimo giocatore, nonostante fosse estremamente agitato davanti alla scacchiera e nei rapporti col prossimo. Nel 1930 pattò un breve match con Najdorf, vinse i tornei di Zoppot e Varsavia e fu quarto a Lodz, per poi venire schierato come riserva nella squadra nazionale che vinse l’Olimpiade di Amburgo (Rubinstein, Tartakower, Przepiòrka, Makarczyk, Frydman). Usciva dalla Polonia soltanto in occasione delle Olimpiadi ed a quella di Praga del 1931 fu nuovamente riserva della stessa formazione dell’anno precedente, ma i polacchi dovettero accontentarsi dell’argento, preceduti dallo squadrone statunitense.
Sempre nel 1931 Paulino Frydman vinse il Campionato di Varsavia, e ripeterà il successo nel 1932, 1933 e 1936. Nel 1932 perse di stretta misura il match contro il compatriota Izaak Appel, ed all’Olimpiade del ’33, a Folkestone, venne schierato in seconda scacchiera (in prima c’era Tartakower) e la Polonia mancherà il bronzo per spareggio tecnico con la Svezia.
Nel 1934 è in Ungheria, a Ujpest, al torneo internazionale vinto da Lilienthal, ed è terzo ex aequo con Flohr, ed è secondo al Campionato polacco del ’35 vinto da Tartakower. All’Olimpiade di Varsavia gioca in seconda scacchiera e termina imbattuto (+7 =9 -0), ed in ottobre è primo ad Helsinki, precedendo Keres e battendolo nel loro incontro individuale. Viene invitato fuori concorso al Campionato jugoslavo (vinto da Pirc) nella primavera del ’36 e conclude al quarto posto, poi, in luglio, è presente al grande torneo internazionale di Podebrady.
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Questo evento, pur essendo un torneo internazionale di alto livello, fungeva anche da Campionato cecoslovacco, col titolo nazionale da assegnarsi al miglior classificato tra i giocatori cecoslovacchi presenti. Frydman, dopo una patta al primo turno, infilò una serie di sei vittorie consecutive e, dopo nove turni, conduceva la classifica con 8 punti. Al decimo turno gli toccò Alekhine, dal quale subì una bruciante sconfitta, che fu il punto di rottura personale di Frydman (Soltis parla di “nervous breakdown”;). Da quel momento in poi il posto in classifica di Paulin prese a scendere di giorno in giorno: pattò con Stahlberg, subì due sconfitte consecutive (Menchik e Petrovs) ed al 14° turno si trovò di fronte Salo Flohr col quale raggiunse una posizione assolutamente superiore per poi abbandonare invece di giocare un tratto che se non era vincente poco ci mancava! Non riuscì più a vincere una sola partita, concludendo il torneo con 9 1/2 su 17, ex aequo con Eliskases, al 6° posto.
Subito dopo, Frydman è presente in prima scacchiera a Monaco, nell’olimpiade non ufficiale, e conclude con +9 =8 -3, e l’anno seguente è in terza scacchiera a Stoccolma (+10 =5 -2), risultati tutt’altro che insoddisfacenti e dovuti ad una fondamentale solidità di gioco, appaiata tuttavia a questa instabilità di carattere da più testimoni denunciata. Si sparse sul suo conto una leggenda secondo la quale venne trovato a vagare completamente nudo per i corridoi di un albergo, ma essa è assolutamente infondata e pare riferirsi (ma anche questo è incerto) al suo omonimo Achilles.
Nel 1938 lo ritroviamo a Lodz, nel torneo vinto da Pirc, dove conclude al 6*-8° posto con 6 1/2 su 13, e nel 1939 è secondo a Varsavia dopo il vincitore Najdorf, in compagnia del quale si imbarca per l’Argentina per partecipare all’Olimpiade di Buenos Aires, dove viene schierato in terza scacchiera col risultato finale di 13 su 17. La Polonia è seconda, ad appena mezzo punto dalla vincitrice Germania, ma tutto il torneo è falsato dalla mancata disputa di parecchi incontri. E’ l’ultima medaglia olimpica di Frydman, che ne può vantare ben DIECI: sei di squadra (un oro, due argenti e tre bronzi) e quattro personali (due argenti e due bronzi); il compendio finale di 111 partite è di 53 vittorie, 42 patte e 16 sconfitte.
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La squadra polacca a Buenos Aires nel 1939, Frydman è il primo da sinistra
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Si ferma in Argentina, visto che la Polonia si sta smembrando sotto i colpi della Wehrmacht da ovest e dell’Armata Rossa da est. Si iscrive ad un torneo organizzato da un circolo della capitale argentina, manifestazione vinta da Najdorf ex aequo con Keres, e conclude al quinto posto. E’ in questo periodo che, richiesta ed ottenuta la cittadinanza argentina, Paulin diviene Paulino, partecipando a qualche torneo locale, sempre perseguitato dal suo carattere nervoso ed instabile. E’ quarto a Mar del Plata nel torneo vinto da Stahlberg nel 1941, e, sempre nel 1941, è terzo a Bodas de Plata, primo a Buenos Aires e terzo a Aguas de Sao Pedro in Brasile.
Sarà il suo ultimo torneo internazionale. Nel 1942 abbandonerà gli scacchi agonistici a causa delle sue declinanti condizioni di salute, e nel 1955 la FIDE gli riconoscerà il titolo di Maestro Internazionale.
Morirà a Buenos Aires a 77 anni, il 2 febbraio 1982, pressochè dimenticato da tutti.
Ecco la sua partita contro Richter a Monaco nel 1936.


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avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


5 Commenti a Paulin Frydman

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    Luca Monti 27 Luglio 2015 at 18:31

    Paolo sei sempre in gamba.Una volta Canal scrivendo di altro polacco della generazione precedente a Frydam,David Janowsky affermò : “……..La Polonia sua terra d’orine,è stata per secoli la misteriosa fucina di questi geni disperati,dai più miseri quartieri cdelle città polacche,si sono riversati nel mondo,nel corso degli anni,molte decine di migliai di questi scampati al terrore zarista,ai progrom,alle angosce del ghetto tenebroso e numerosi sono i naufraghi che hanno trovato nella scacchiera un asilo consolatorio un rifugio d’illusione”.Ciao.

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      Luca Monti 27 Luglio 2015 at 18:34

      Mi sembra una vicenda ripetuta e che possa ben descrivere anche la persona di Paulin Frydman.

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    Jas Fasola 27 Luglio 2015 at 18:59

    Splendido articolo. Aggiungo solo che Frydman nel 1941 aprì nel centro di Buenos Aires una caffetteria scacchistica, che fu frequentata tra gli altri da un noto scrittore polacco, Witold Gombrowicz.

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    paolo bagnoli 27 Luglio 2015 at 21:19

    Caro Jas, grazie dello “splendido”. Il grande errore di voi polacchi fu quello di metter su casa tra tedeschi e russi, ma chi poteva immaginare… Per qualche tempo foste una Potenza continentale ed inauguraste, con la vostra confederazione con la vicina Lituania, l’idea di una unione doganale (e politica, sotto certi aspetti), ma le Tre Aquile iniziarono a sbocconcellarvi pezzo a pezzo, fino a quando il patto tra Ribbentrop e Molotov decise di cancellarvi dalla carta geografica. La vostra politica di accoglienza nei confronti di nuclei di ebrei (i quali, bisogna dirlo, furono “accettati” ma mai “integrati” fino in fondo) provocò, infine, le stragi di cittadini polacchi di fede ebraica grazie a macellai il cui capostipite fu Frank (ne ho già parlato). E’ vero quanto scritto da Janowski; visto che in molte città agli ebrei era consentito di esercitare professioni liberali, visto che di tanto in tanto lo zar scatenava pogrom di una ferocia inaudita, visto che sugli ebrei europei ne sono state dette di cotte e di crude (molte delle quali assolutamente false), c’è da chiedersi se l’Europa, vista come continente che ha dato vita al pensiero liberale, sia oggi in grado di restare l’alfiere di tale pensiero.
    Ciao e un abbraccio
    Paolo
    P.S. Lasciare perdere l’Euro, moneta inesistente.

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    Giancarlo Castiglioni 28 Luglio 2015 at 16:21

    Nella partita a prima vista 12 …Axf6 al posto di 12…Cxf6 mi era sembrato un errore grossolano.
    Senza l’alfiere in fianchetto la partita è strategicamente persa, come Frydman dimostra senza troppe difficoltà.
    Non mi ero accorto che dopo 12…Cxf6 13 Dxd8 Txd8 14 Ag5 si perde un pedone e la posizione è persa.
    Quindi l’errore è prima; al posto di 11…e6 si doveva giocare 11…Cxe5 con posizione solo leggermente inferiore.

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