In genere, quando si parla di Repubbliche Baltiche, pochi ricordano in quale ordine, da nord a sud, siano disposte Estonia, Lettonia e Lituania, e si tende a considerarle una specie di “tutt’uno” che è tuttavia molto lontano dalla realtà. L’ordine è quello che ho appena scritto: l’Estonia, dirimpettaia sia della Svezia che della Finlandia è a nord della Lettonia, che è delimitata a sud dalla Lituania, per secoli legata alla Polonia da una specie di “mercato comune”. Le tre Repubbliche non raggiungono, unite, i sette miliomi di abitanti.
Anche le lingue sono diverse tra loro, sebbene negli ultimi decenni siano state più o meno contaminate da decenni di aggregazione all’ URSS. L’Estonia è un misto di ugro-finnico (la Finlandia dista qualche colpo di remi), russo, tedesco e svedese, la Lettonia (che, con la Lituania, è stata per secoli definita genericamente come “Livonia” è un misto di popolazioni slave e risentì per secoli della dominazione dei Cavalieri Teutonici, col tedesco come lingua dominante, mentre la Lituania ebbe una storia diversa, difendendosi strenuamente contro l’invadenza dei suddetti Cavalieri e dei vicini principati slavi, nucleo della futura Russia.
La presenza del tedesco, come lingua franca di quegli Stati e come popolazione residente, è una costante durata secoli, fino a quando l’orso russo finì per prendere il sopravvento, ricacciando in mare gli svedesi (siamo nel Settecento), ma tracce della germanizzazione medievale rimasero fino ai giorni nostri, nonostante la violenta russificazione operata dagli zar e in seguito dall’Unione Sovietica.
Tornando alle nostre minuscole Repubbliche, esse si sono dimostrate come una autentica fucina di talenti scacchistici, il cui numero è decisamente “sproporzionato” rispetto alla popolazione totale. Dell’Estonia ricordo, tra gli altri, Amelung, Ehlvest, Kieseritzky, Keres, Oll, Nei, Sarapu, Raud, Feinstein, Turn, Friedemann, della Lettonia il grande Tal, Bagirov, Feigins, Eliaschov, Koblentz, Gipslis, Nimzovitch, Mattison, Naiditsch, Petrovs, Shirov, Sokolov, Sveshnikov, Vitolinsh, e della Lituania sono degni di menzione Globus, Mikenas, Abramavicius, Arlauskas, Vistaneckis, Shapiro, Rosenthal, Luckis, Vajtonis.
Ho escluso dalla lista, forse un po’ noiosa e certamente incompleta, un giocatore éstone che lasciò una notevole traccia nella Storia degli scacchi: Paul Felix Schmidt (nella foto qui sotto nel match del 1936 con Paul Keres).
Narva è una città estone situata al confine con la Russia e contesa ferocemente, in un non troppo lontano passato, tra svedesi e russi, i primi per tenere un piede sul continente ed i secondi per togliersi dai piedi quegli ingombranti occupanti. Il 20 agosto del 1916 (altre fonti riportano il 7 agosto) vi nacque Paul, da famiglia tedesca residente da tempo nella città. Il giovane Paul apprese gli scacchi nell’adolescenza ed a 19 anni partecipò al torneo di Tallinn, vincendolo davanti al coetaneo Paul Keres. Nel maggio del ’36 i due si affrontarono in match a Pärnu, ed il risultato finale (tre vittorie per parte ed una patta) fu di perfetto equilibrio, mentre Schmidt prevalse al successivo Campionato estone. Nel dicembre (1936) Keres si prese la rivincita, superandolo nel torneo di Tallinn.
Nel luglio del 1937 Schmidt vinse il forte torneo di Pärnu, lasciandosi alle spalle un terzetto composto sa Keres, Flohr e Stahlberg, e quello stesso anno si riconfermò campione nazionale.
Un mese dopo, all’Olimpiade di Stoccolma, Schmidt venne schierato in seconda scacchiera (in prima c’era Keres) e concluse con +4 =8 -4, e nel giugno del ’38 era presente al forte torneo di Noordwijk, vinto da Eliskases. In questa manifestazione internazionale Schmidt si classificò 8°-10° alla pari con Tartakower e Spielmann, pagando una certa inesperienza in campo internazionale già evidenziata a Stoccolma. Nell’agosto del ’39 l’Estonia inviò la squadra nazionale all’Olimpiade di Buenos Aires, con Keres in prima scacchiera, Raud in seconda, Schmidt in terza, Friedemann in quarta e Turn come riserva, ed anche in questa occasione Schmidt pagò il disagio dei confronti internazionali (+2 =6 -5), ma portò a casa il bronzo di squadra.
Rientrato a Narva, Schmidt trovò le valigie pronte: la famiglia, tedesca, si trasferiva in Germania, mentre la Polonia si stava già sbriciolando sotto i colpi concentrici di Hitler e Stalin. Nell’agosto del 1940 lo troviamo già impegnato nel Campionato tedesco a Bad Oeynhausen, con un secondo posto alle spalle di Kieninger, ed un anno dopo, nella stessa località, divide il primo posto con la “stella nascente” Klaus Junge nell’ottavo Campionato nazionale e vince il match di spareggio (+3 =1 -0) disputato a Bromberg.
Nell’ottobre di quell’anno gioca al secondo torneo del Governatorato Generale (la fetta di Polonia affidata a Frank, il “macellaio di Polonia”, appassionato di scacchi e patron della manifestazione, tenutasi a Cracovia e Varsavia) e divide il primo posto con Alekhine; poi, nel giugno 1942, disputa un torneo a sei giocatori e doppio turno che si svolge nelle sontuose sale di un palazzo di Salisburgo, ed il suo terzo posto, condiviso con Junge, gli consente di superare sia Bogoljubov che lo svedese Stoltz.
Esattamente un anno dopo, nella stessa località, è sempre terzo ed in agosto, a Vienna, dove si disputa il Campionato tedesco, è secondo dietro a Lokvenc.
Sopravvive al conflitto mondiale e nel maggio del ’46 è ad Amburgo, dove giunge secondo, ed un anno dopo è nuovamente secondo a Kassel. Nel ’49, a Heidelberg, è 4°-6° nel torneo vinto da Unzicker. Ha ripreso gli studi universitari proprio ad Heidelberg e nel 1950 la FIDE gli assegna il titolo di Maestro Internazionale; nel 1951, ottenuta la laurea in chimica-farmacia, decide di lasciare la Germania, si trasferisce dapprima in Canada, poi negli USA, dove ottiene una cattedra di insegnamento. Poi viene reclutato dai laboratori Bell e si trasferisce nuovamente, stabilendosi ad Allentown, in Pennsylvania.
Ha nel frattempo allacciato rapporti di amicizia con Fine, col quale giocherà parecchie partite amichevoli nel corso degli anni successivi, pubblica parecchi articoli sull’elettrochimica e sull’ossidazione anodica del silicone, oltre che sull’analisi dell’attivazione neutronica. Va in pensione nel 1982, ma non fa in tempo a godersela; muore infatti ad Allentown l’ 11 agosto del 1984.
Ecco la partita con la quale battè Flohr nel 1937 a Pärnu.
Flohr – Schmidt: 1. c4 e5 2. Cc3 Cf6 3. Cf3 Cc6 4. e3 d6 5. d4 Ae7 6. d5 Cb8 7. e4 Cbd7 8. Ae2 0-0 9. Dc2 Ch5!? 10. C:e5 C:e5 11. A:h5 C:c4 12. Cb5?! a6 13. D:c4 a:b5 14. D:b5 f5! 15. Af3 b6 16. Db3 f:e4 17. A:e4 Ah4 18. Af3 De8+ 19. Ae3 Ad7 20. a3 Ta5 21. Dd3 Ab5 22. Dd2 Dg6 23. 0-0-0 Ta4
(il Bianco mantiene il Pedone in più, ma la sia situazione è sempre più delicata)
24. Ae2 A:e2 25. D:e2 A:f2! 26. Ad2
(26. A:f2 T:f2! 27. D:f2 Tc4+ e matto in poche mosse)
26…Te4 27. Db5 Td4 28. De2 T5 29. Ac3 Tdf5 30. g3 d5 31. Thf1 Ae3+ 32. Ad2 Dc6+ 33. Rb1 T:f1 34. A:e3 T1+ 35. D1 Dc4 36. Af4 d4 37. Dg4 Dd5 38. Rc2 c5 39. Rd2 De4 40. Dd7 Te8 , il Bianco abbandona.
Avvicinandoci ai nostri anni, si deve menzionare Lembit Oll, nato il 23 aprile 1966 a Kohtla-Järve, una città dell’Estonia nota per i suoi giacimenti di scisto bituminoso e posta a poche decine di chilometri dal confine russo, e non lontana dalla città di nascita di Schmidt.
Lembit era una specie di wunderkind, visto che a sedici anni vinse il Campionato nazionale e a diciotto il Campionato juniores dell’Unione Sovietica (che all’epoca si chiamava ancora così….
Già nel 1983 la FIDE gli aveva attribuito il titolo di Maestro Internazionale e Lembit veniva considerato come una delle grandi speranze dello scacchismo mondiale. L’ultima decade del secolo lo vede tra i protagonisti: nel 1989 è primo a Espoo, a Helsinki e al torneo zonale di Tallinn, nel ’90 nuovamente primo a Terrassa, nel ’91 nuovamente primo a Helsinki e Sidney, e nel frattempo la FIDE gli ha assegnato il titolo di Grande Maestro. Nel 1992, dopo la vittoria a Siviglia, gioca in seconda scacchiera, nella rinata squadra estone, all’Olimpiade di Manila (in prima c’è Ehlvest) e conclude con un +7 =6 -1, l’anno seguente vince ad Anversa, L’Aia e Vilnius, nel ’94 vince l’open di New York ex aequo col connazionale Ehlvest ed è in prima scacchiera all’Olimpiade di Mosca (+3 =8 -2).
Si è sposato (dal matrimonio nasceranno due figli) e continua ad essere una stella degli scacchi estoni: nel 1995 vince ad Helsinki ed il torneo zonale di Riga, nel ’96 vince a San Pietroburgo ed è in seconda scacchiera all’Olimpiade di Erevan (+2 =9 -1), ma la sua vita familiare sta entrando in crisi, una crisi esistenziale che si riflette gradualmente sui suoi risultati, anche se è primo a Szeged, Koge e Hoogeveen. Nel ’98 è in prima scacchiera a Elista, con un finale di +1 =7 -0 che testimonia della sua “prudenza”, praticamente assente dal suo gioco degli anni precedenti.
Poi, nel 1999, piomba in uno stato depressivo allarmante. Vive ormai solo nel suo appartamento di Tallinn, al quinto piano di uno dei complessi residenziali risalenti all’epoca sovietica. Il 17 maggio di quell’anno, preso dallo sconforto, si lascia cadere nel vuoto e muore, a soli 33 anni. In quel momento era al 42° posto nel ranking mondiale. Venne sepolto al cimitero di Tallinn, a pochi metri di distanza dalla tomba del grande Paul Keres.
Ecco la sua partita, giocata nel 1993 nel corso delle qualificazioni della PCA, contro Veselin Topalov.
Come ultima citazione, voglio ricordare Hermanis Matisons (Herman Mattison, alla tedesca), nato a Riga il 28 dicembre del 1894. Fin dall’adolescenza appassionato di problemistica scacchistica, con particolare riguardo agli studi (era noto per la sua approfondita conoscenza della tecnica dei finali), era anche giocatore di tutto rispetto, tanto da vincere il Campionato léttone del 1924. Ciò gli fruttò una convocazione al primo Campionato mondiale per Dilettanti, tenutosi a Parigi in coincidenza con le Olimpiadi di atletica. La sua vittoria, davanti a Euwe e Colle, non fu altro che una conferma della sua abilità davanti alla scacchiera, confermata quattro anni dopo al secondo Campionato mondiale per Dilettanti (L’Aia), dove fu terzo dopo Euwe e Przepiòrka.
All’Olimpiade di Praga del 1931 venne schierato in prima scacchiera con un risultato finale di 7 su 14, ma potendo vantare successi di prestigio, contro il campione mondiale Alekhine e Akiba Rubinstein, da lui sconfitti grazie a finali “da manuale”, e contro Milan Vidmar.
Minato dalla tubercolosi, morì a Riga il 16 novembre dell’anno seguente, a soli 36 anni. Nel 1987 venne pubblicata una raccolta di 60 dei suoi studi di finale.
Ed è proprio un delizioso finale, pubblicato nel 1924, col quale chiudo questa brevissima biografia.
COMPLIMENTI PAOLO!! UNO DEGLI ARTICOLI CHE MI SONO PIACIUTI DI PIU’ NELL’AMBITO DEL TUO VASTO REPERTORIO DI ” CHICCHE” STORICHE…. MA QUESTO SOLTANTO PERCHE’ SONO UN AMMIRATORE DI ALCUNI DEI PERSONAGGI CHE CITI CON I QUALI HO AVUTO CONTATTO STUDIANDO IL TORNEO DI KEMERI DEL 1937 MENTRE OLL VENNE SPESSO AD IMPERIA QUANDO ERA ANCORA SEMISCONOSCIUTO ED IN OMBRA RISPETTO A TIVIAKOV CHE LO ACCOMPAGNAVA DALL’ALTO DEL SUO TITOLO MONDIALE CREDO JUNIORES!!
Forse non sai che sul web il maiuscolo equivale non a un grande apprezzamento, ma al “gridare/urlare”.
😉
Forse non sai che sono molto pigro e poco informatico e che avendo iniziato col ditino pigiato (manco col tasto apposito di maiuscola) per non cancellare ho continuato sullo stesso piano… Ho offeso qualcuno? In tal caso chiedo venia in carattere microscopico!
Non si tratta di offendere o meno qualcuno, ma di seguire un minimo di regole comuni e codificate.
Lo strumento del post – come la posta elettronica – è molto limitato come strumento di comunicazione, soprattutto è fuorviante in termini di comunicazione empatica, e spesso porta a fraintendimenti pure quando si usa correttamente la netiquette.
Sarei curioso di sapere se anche altri si siano posti il problema, oppure conoscendo il tenore dei miei interventi e l’evidente ritrosia ad imbarcarmi in qualsivoglia diatriba che non sia eminentemente scacchistica, abbiano bonariamente “lasciato correre” nemmeno sfiorati dall’idea che potessi voler “alzare la voce” ( d’altra parte il contenuto del testo è’ sufficientemente chiaro di per se’. Diversamente si aprirebbe un’interessante diatriba sulla appropriatezza per chiunque di fare interventi con mezzi o su argomenti che non conosce e padroneggia perfettamente visto che nel mio caso si tratta di ignoranza su alcune regole , credo non scritte, del web. Vale a dire : chi non è’ esperto di musica ad es non dovrebbe inserirsi con un post su di un blog specializzato in materia con un inappropriato” mi è’ piaciuto molto ” l’inizio ” del pezzo? ” . Se si cercherò’ di intervenire meno fino a quando non avrò’ sgrossato la mia comprensione di questo magnifico strumento di espressione. Ovviamente ” absit iniuria verbis” .
Enrico ti prego… sai bene quanto ci tenga ad averti tra noi, coi tuoi preziosissimi lavori così come coi tuoi commenti agli articoli degli altri amici. Da sempre ho ritenuto importante più il contenuto che non la forma, così sappi che leggere da parte tua “un interverrò meno” davvero mi spezzerebbe l’animo…
Cerchiamo quindi di cogliere il messaggio più che le parole che lo portano, non credo che ci voglia tanto…
io non vedo nulla di offensivo nell’intervento di fds, anzi. tempo fa un amico mi aveva fatto notare la stessa cosa e non ho fatto altro che ringraziarlo. conoscendo questa prassi anche a me era caduto l’occhio ma un istante dopo ho letto e ho capito il senso dell’intervento.
…il tuo intervento,fds egregio, mi ricorda il “nonno multimediale” di Francesco Paolantoni.Frase caratteristica era…”Capisci di computer tu?No,e allora che parli a fa’!”…Cercatevelo sul web e fatevi due risate…P.S.Durrenmatt da paciere è il colmo dei colmi! P.P.S.riguardo il pezzo di Paolo siamo a livelli siderali!
Paolo, c’è qualche giocatore di scacchi che non conosci?
Per quanto riguarda la soluzione del finale: il Bianco sembrerebbe nei guai per il suo Ca8 oramai spacciato (inoltre la casa di promozione del pa7 è dello stesso colore dell’alfiere Nero) ma se riesce a sacrificarlo correttamente si può salvare.
1.Rd5!, Rd7
2.a4, Af2
3.a5, Ae1
4.Cb6+, axb6
5.axb6 patta
infatti, io questo studio non lo capisco, troppo semplice
Hai ragione, è troppo semplice, ma a volte la semplicità interpreta e spiega la… “poesia”? del nostro gioco
la differenza la fa il tempo del verbo. In quei casi si dice “era facile”, qui “è facile” 🙂
E’ un po meno facile se il Nero mantiene l’Alfiere sulla diagonale g1-a7:
1.Rd5 resta l’unica, Rd7
2.a4, Af2
3.a5, Ag1
4.Cb6+, Axb6
5.axb6, axb6
6.Rc4 o Rd4 pattano (però qui il B. deve essere un po più attento)
Il finale resta comunque semplice almeno per le categorie nazionali.
Mi inchino, non mi rimane altro, dinanzi al tanto bel sapere e a come ce lo trasmette il nostro Paolone. ❗
Be’, rilevare il “maiuscolo” mi pare eccessivo, qualche volta ci sono cascato anch’io e chiedo venia. Per i meno attrezzati digitalmente è una innocente trappola nella quale si può cadere. Enrico, per favore…
P.S. Il ritratto di Mattison datato 20.07.1924, Parigi, è per caso una delle xilografie di Voellmy? Lo stile è il suo, mi pare.
Un bel piacere scoprire o riscoprire personaggi noti e meno noti.
Caro Fabio, ti dedico un malinconico sonetto, nella speranza che tu lo gradisca.
ABBA CDDC EFG EFG (un po’ Dante e un po’ Leopardi nel finale)
Fabio, i’ vorrei che tu, Roberto ed io
fossimo presi per incantamento
ed imbarcati sovra un bastimento
fossimo dotti ove mena ‘l disìo
a discorrer de’ Scacchi, e della Vita,
de’ Figli de’ Nipoti e della Morte
di quanto varia sia l’Umana Sorte
e di come la Speme sia infinita
e rimembrar di Martin, di Zenone,
di Durrenmatt e Mongo e d’altri ancora,
di Luca,di Giancarlo e del Lunare,
fin che giunti a Final Destinazione
la barca non s’affondi, giunta l’ Ora
ma il naufragar fia dolce in questo Mare.
Non prenderla troppo sul serio…..
Gradito, eccome, così come gradite le poesie di Zenone. Tra l’altro qui mi trovo al posto di Guido in ottima compagnia. Si inizia con Dante e si termina con Leopardi. Che onore!
A questo punto mi sembra giusto inviare due partite di Koblencs(la grafia è quella d’epoca, su un sito lettone di periodici storici digitalizzati),giocate al Crespi 1938 e non ancora inserite nell’archivio fsi.
Maiuscole al minimo, non si sa mai…
Persino inutile rilevare, come hanno fatto altri, che l’articolo è meritevole.
Koblencs-Riello, Milano 1938, da Magazina del 20/5/1938
1 Cf3 Cf6 2 c4 e6 3 b3 Ae7 4 Ab2 b6 5 d4 Ab7 6 Cbd2 d5 7 e3 Cbd7 8 Ad3 0-0 9 0-0 c5 10 De2 c4 11 e4 Tc8 12 Tac1 Tc7 13 Ce5 Db8 14 f4 Td8 15 f5 e:f5 16 T:f5 Cf8 17 T5f1 d:c4 18 b:c4 Ce6 19 Cb3 Aa6 20 Rh1 Da8 21 d5 Cc5 22 c:c5 b:c5 23 C:f7 R:f7 24 De6+ Rf8 25 A:h7 1-0
Romi-Koblencs, Milano 1938, Magazina n° 315 del 27/5/1938
1 d4 Cf6 2 Cf3 b6 3 Af4 Ab7 4 e3 g6 5 Cbd2 Ag7 6 Ad3 c5 7 c3 0-0 8 h3 d6 9 De2 Te8 10 0-0 Dc8 11 e4 Cbd7 12 e5 Cd5 13 Ag3 d:e5 14 d:e5 Cf8 15 Cg5 f6 16 Cf3 f5 17 a3 Ce6 18 Ac4 Td8 19 Tfd1 Ah6 20 Cf1 Rf8 21 A5 A5 22 Cf1-d2 Db7 23 Ce1 Td7 24 f3 Tad8 25 b4 c:b4 26 a:b4 Dc8 27 c4 Cd4 28 Dd3 Aa8 29 Da3 Ce2+ 0-1