Come tutto ebbe inizio

Scritto da:  | 22 Agosto 2015 | 15 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri

Barnsley goalkeeper Pat Kelly (c) dives for the ball as it's played across the penalty area

I recenti avvenimenti che hanno scosso dalle fondamenta le FIFA (anche se il Rieletto Inaffondabile pare se ne strafotta) mi hanno ispirato alcuni parallelismi FIFA-FIDE, soprattutto per quanto riguarda gli ultimi decenni. E’ tuttavia necessario partire ab ovo e ricordare alcune cose.
La FIFA nasce nel 1904, ed è quindi più anziana di vent’anni rispetto alla FIDE. Entrambe le organizzazioni nacquero con chiaro indirizzo dilettantistico, anche se entrambe dovettero prendere atto del fatto che esistevano dei professionisti.
La storia delle Olimpiadi scacchistiche ha inizio nel 1924, quando a Parigi si svolsero le Olimpiadi di atletica, ormai consolidate ed avviate alla loro gloriosa storia.
L’idea di una manifestazione olimpica dedicata agli scacchi nacque a Pierre Vincent che venne supportato, in tale occasione, da Alekhine, il quale non poteva partecipare in quanto “professionista”. Il torneo, infatti, era riservato ai “puri”, ai “dilettanti”, nel più genuino spirito olimpico propugnato da De Coubertin.
Come tutto ebbe inizio 1
Vennero fissate le date (12-20 luglio) ed il luogo (Hotel Majestic della capitale francese), e venne diffuso il bando della manifestazione. Essa era riservata, come abbiamo detto, ai “dilettanti” e le iscrizioni piovvero, superando anche le più rosee aspettative degli organizzatori.
Come tutto ebbe inizio 6Alla vigilia si ritrovarono a Parigi ben 54 giocatori, in rappresentanza di 18 nazioni, ed il comitato organizzatore, che nel frattempo stava dando vita alla FIDE (Fédération Internationale des Echecs) la cui data di costituzione ufficiale è quella del 20 luglio 1924, decise di suddividere gli iscritti in nove gruppi di sei giocatori; il vincitore di ogni gruppo avrebbe avuto accesso al girone finale all’italiana che avrebbe poi incoronato il vincitore. Era previsto anche un girone “di consolazione” a sistema svizzero ad otto turni per gli esclusi, torneo nel quale ogni giocatore si sarebbe avvalso dei punti ottenuti in fase di qualificazione da sommare ai punti ottenuti nella finale di consolazione.
Come tutto ebbe inizio 2Senza scendere nei dettagli di ogni singolo girone, anche se diversi nomi di “esclusi” si ritroveranno poi in altre successive manifestazioni di carattere nazionale ed internazionale, il girone finale risultò così composto: due léttoni (Matisons e Apsenieks), due ungheresi (Havasi e Vajda), il belga Colle, lo spagnolo Golmayo Torriente (nella foto qui a lato), l’olandese Euwe, l’argentino Palau ed il finlandese Cerpunov.
I due léttoni dimostrarono di avere una marcia in più degli altri: Matisons si assicurò la medaglia d’oro con 5 1/2 su 8, seguito a mezzo punto dal connazionale Apsenieks (5 punti). Il bronzo andò al belga Edgar Colle (4 1/2), mentre a 4 punti seguiva un terzetto composto da Vajda, Euwe e Cerpunov. La classifica si chiudeva con Palau (3 1/2), Golmayo (3) e Havasi (2 1/2). Il girone “di consolazione” vide la vittoria del cecoslovacco Hromadka (6 1/2 nella finale + 3 in fase eliminatoria, per un totale di 9 1/2), seguito dal connazionale Schultz (5 in finale e 4 in qualificazione), mentre il terzo posto andò allo svizzero Voellmy, che negli anni successivi avrebbe avuto importanti cariche direttive ai vertici della neonata FIDE. L’italiano Cenni chiuse a 7 1/2, grazie ai 6 punti nella finale.
Ci fu anche una classifica “a squadre”, nonostante alcune nazioni si fossero presentate con uno o due soli rappresentanti (Serbia, Canada, Irlanda, Finlandia, Russia – non “Unione Sovietica” -, Olanda, Gran Bretagna, eccetera) ed altre figurassero presenti con quattro iscritti; tra queste, l’oro fu appannaggio della Cecoslovacchia, l’argento andò all’Ungheria ed il bronzo alla Svizzera. La Lettonia, che si era imposta nel torneo individuale, fu solo quarta avendo presentato soltanto tre giocatori (il terzo era Betins), a pari punti con la formazione argentina, che sommava tuttavia i risultati di quattro giocatori. Il sesto posto fu dell’Italia, che aveva schierato Cenni, Rosselli, Romi e Miliani (qui nella foto a lato).Come tutto ebbe inizio 5
L’esperimento piacque, suscitando notevole interesse negli ambienti scacchistici, ma la FIDE si stava dibattendo in difficoltà finanziarie a causa degli scarsi (o nulli) contributi che le Federazioni nazionali versavano col contagocce. La giovane Federazione Internazionale stava tentando di regolamentare la disputa del Campionato Mondiale, ma, nonostante le “Regole di Londra”, che la FIDE aveva vigorosamente appoggiato, il titolo assoluto restava una proprietà esclusiva del detentore (Capablanca) il quale, proprio grazie alle suddette Regole, attendeva qualcuno che potesse mettere sul tavolo la notevole somma di diecimila dollari USA come stake del match.
Rubinstein e Nimzovich non trovarono finanziatori, mentre Alekhine si stava arrabattando per racimolare la somma.
La FIDE tenne altri due congressi, nel ’25 e nel ’26, ed in occasione di quest’ultimo indisse una nuova Olimpiade, ma gli inviti partirono in ritardo ed alla manifestazione si presentarono soltanto quattro squadre, tanto che questo torneo viene ricordato come la “Piccola Olimpiade”, vinta dall’Ungheria, davanti alla Jugoslavia, alla Romania ed alla Germania.
Per il 1927, tuttavia, era previsto un nuovo Congresso della FIDE, da tenersi a Londra, e l’Olimpiade indetta nell’occasione vide ai nastri di partenza 16 nazioni. La FIDE aveva scelto il nome: “Torneo delle Nazioni” o “Campionato Mondiale a Squadre”, ma il nome di “Olimpiade” fece maggiore breccia nella fantasia degli appassionati.
Questa è considerata la prima Olimpiade “ufficiale” indetta dalla FIDE. Venne vinta dall’Ungheria, davanti alla soprendente Danimarca e con la Gran Bretagna al terzo posto. L’Italia (Rosselli, Romi, Monticelli, Sacconi) fu decima.
Come tutto ebbe inizio 9Fine, Kupchik, un ufficiale, Horowitz, Frank e Carrie Marshall, Arthur Dake in viaggio verso nel 1935
separator4Nel frattempo rimaneva in discussione la faccenda relativa al titolo mondiale individuale. Alekhine aveva detronizzato Capablanca e, nonostante le sue concilianti dichiarazioni favorevoli ad un “controllo” della FIDE sul titolo mondiale, il neo campione voleva gestire la faccenda così come aveva fatto Capablanca e, prima di lui, Lasker.
Nel ’28 la Federazione Internazionale, ancora aggrappata al concetto di “dilettantismo”, organizzò un Campionato Mondiale per Dilettanti, vinto da Bogoljubov (che proprio dilettante non era…;). Alekhine accettò di incontrarsi con “l’altro Campione” il quale, pur risultando tra i migliori di quegli anni, non era all’altezza di Alekhine, come venne ampiamente dimostrato dai due incontri svoltisi tra i due. Quando, nel ’35, Euwe vinse il match mondiale contro Alekhine, grazie anche alle sregolatezze di quest’ultimo, dichiarò che, qualora avesse mantenuto il titolo nel match di rivincita già programmato “da contratto”, avrebbe affidato alla FIDE la stesura di un nuovo regolamento relativo alla disputa di un match per il titolo mondiale.
Come tutto ebbe inizio 7il Copacabana che trasportò i giocatori europei partecipanti all’Olimpiade di Buenos Aires del 1939
separator4
Alekhine si riprese poi il titolo, e la FIDE fu costretta ad assistere a nuove trattative private tra il Campione Mondiale e vari sfidanti. Fu soltanto con la morte di Alekhine, nel ’46, che il titolo rimase vacante, e finalmente la Federazione Internazionale potè far valere il suo aumentato peso, grazie anche alla serie di Olimpiadi disputate nel frattempo ed alle quali parteciparono giocatori che erano ben lungi dalla definizione di “dilettanti”.
Con la vittoria di Botvinnik nel torneo-match del ’48 ebbe inizio il ciclo triennale ben noto a tutti gli appassionati, mentre le Olimpiadi ripresero il loro normale ritmo biennale, iniziando con quella del 1950 a Dubrovnik, dalla quale furono assenti le nazioni dell’Est europeo, in testa a tutte l’Unione Sovietica, a causa degli attriti politici con la Jugoslavia.
Come tutto ebbe inizio 8Dal 1952, ad Helsinki, iniziò lo strapotere dell’Unione Sovietica, che nel corso degli anni  potrà permettersi di schierare come “riserve” giocatori del calibro di Geller, Taimanov, Tal, Petrosjan, Stein, Polugaievski e Spasski.
Nel 1976, ad Haifa, la FIDE operò una rivoluzione tecnica, organizzando la manifestazione col sistema svizzero e, assenti nuovamente per motivi politici i Paesi dell’Est europeo, la vittoria andò agli USA, davanti a Olanda e Inghilterra. Contemporaneamente, in Libia, si svolse una “contro-olimpiade” vinta dalla squadra di El Salvador (!) e l’Italia inviò squadre sia in Israele che a Tripoli.
I motivi politici rischiavano di compromettere seriamente la manifestazione biennale, e l’Olimpiade di Buenos Aires del ’78, pur nuovamente organizzata secondo il criticato sistema svizzero, fece tirare un respiro di sollievo ai vertici della FIDE, visto che ci fu il “rientro” dei Paesi del blocco comunista. L’URSS schierò Spasski, Petrosjan, Polugaievski, Vaganian con Smyslov e Romanishin come riserve; chi si aspettava il “solito” successo sovietico rimase sbalordito dall’arrivo in volata tra USA, URSS e Ungheria, e fu quest’ultima che si impose, staccando di un punto l’Unione Sovietica e di due gli USA.
Nel 1980, a Malta, record di partecipazione (82 squadre) e nuovo testa a testa tra ungheresi e sovietici. Questa volta la spunta la squadra capeggiata da Karpov nonostante la parità di punti; è lo spareggio tecnico che determina l’assegnazione dell’oro. Due anni dopo, a Lucerna, nuovo record di partecipazione (92 formazioni al via) e nuovo successo sovietico, che si ripeterà nell’ ’84 a Salonicco e nell’ ’86 a Dubai. Nel 1988 si torna a Salonicco e nuovamente l’Unione Sovietica si impone nettamente su un campo di 107 squadre; è l’Olimpiade che conferma i grandi progressi delle formazioni asiatiche, con i cinesi in lotta fino all’ultimo per un posto sul podio.
Nel 1990, a Novi Sad, si registra l’ultimo successo dell’Unione Sovietica. Due anni dopo, infatti, a Manila, a causa della disgregazione di Unione Sovietica e Jugoslavia, appariranno sulla scena squadre nazionali come l’Uzbekistan (seconda classificata dopo la vincitrice Russia) e l’Armenia (terza classificata). Nelle zone alte della classifica appaiono anche Lettonia (dal glorioso passato), Croazia, Georgia, Ucraina e Bosnia.
Inutile dilungarsi sulle manifestazioni degli ultimi vent’anni, sempre onorate comunque da una grande partecipazione (oltre 100 squadre al via), con la presenza di squadre come la Namibia, le Isole Vergini (sia quelle americane che quelle inglesi), Antille Olandesi, Andorra e via dicendo. Encomiabile allargamento, senxa dubbio, ma è utile, a questo punto, ricostruire le lotte al vertice della FIDE.
Come tutto ebbe inizio 10Quando, nel 1924, avvenne la fondazione, alla presidenza venne eletto l’olandese Alexander Rueb (nell’immagine qui a lato), il quale ebbe l’ingrato e pesante compito di far navigare la neonata Federazione nelle tempestose acque dell’anarchia imperante. Il protocollo di costituzione venne sottoscritto da rappresentanti di 15 federazioni nazionali (per l’Italia, Terenziano Marusi, in alcuni documenti indicato come Farusi).
Rueb, a conti fatti, riuscì nell’intento grazie anche alla collaborazione di Pierre Vincent, all’epoca segretario generale della Federazione francese. Per circa un quarto di secolo Rueb tese al rafforzamento, anche finanziario, della FIDE e nel 1949 lasciò il posto allo svedese Folke Rogard (sposato alla bellissima attrice Viveca Lindfors). Al Congresso di Venezia del settembre 1929 la FIDE aveva stilato (in francese) il Regolamento tecnico, i cui termini vennero tradotti nelle maggiori lingue nei tre anni successivi.
Nel frattempo Rueb, pur non riuscendo nell’intento di creare una regolamentazione per la disputa del titolo mondiale individuale maschile, che restò nella disponibilità del campione mondiale in carica, aveva istituito una regolamentazione per il titolo mondiale femminile, che per molti anni restò saldamente nelle mani di Vera Menchik. Le Olimpiadi si svolsero con regolarità (il regime nazista organizzò tornei e una “pseudo-olimpiade nel 1936, in concomitanza con l’Olimpiade di atletica di Berlino e con squadre di 8 componenti) e Rueb, al termine del conflitto mondiale, passò la mano.
Folke Rogard ereditò dal predecessore – nel frattempo insignito della Presidenza Onoraria – un sistema destinato a funzionare per decenni. Il titolo mondiale, sia maschile che femminile, era ormai regolamentato da precise norme FIDE, e l’ingresso della Federazione Sovietica nella Federazione Internazionale, rafforzò ulteriormente l’autorità di quest’ultima, anche se causò un immediato ed inevitabile squilibrio nei rapporti di forza interni. Altro lascito della presidenza Rueb fu la prima classificazione e nomenclatura degli schemi di apertura, elaborata negli Anni Trenta da una commissione composta da iscritti cecoslovacchi. Subito dopo la Guerra Mondiale fu anche deciso di “riammettere” la Spagna (esclusa in precedenza per motivi politici) e le acque iniziarono a placarsi, così come nel caso del fervente nazista Bogoljubov, dapprima escluso dalle manifestazioni internazionali ed in seguito riammesso.
Come tutto ebbe inizio 11Rogard (qui a destra) ebbe anche l’incarico di approvare il motto ufficiale (“Gens Una Sumus”) e l’inno ufficiale, musicato dall’italiano Dal Verme su testo di Marcel Berman. Il suo maggiore merito, tuttavia, fu quello della istituzione dei titoli internazionali (Maestro Internazionale e Grande Maestro), che avvenne nel 1950, con alcuni non trascurabili contrasti in seno alla Commissione appositamente costituita.
Fino al 1970, quando Rogard rinunciò alla propria rielezione, le cose furono abbastanza tranquille. Gli schemi, olimpici ed individuali, elaborati nel dopoguerra, reggevano egregiamente, con un dominio pressochè assoluto, sia in campo maschile che femminile, dell’Unione Sovietica.
Nel 1970, tuttavia, quando l’ex campione mondiale Machgielis (Max) Euwe venne eletto alla presidenza, c’era ormai in circolazione un “cane sciolto” di nome Robert Fischer, che aveva dimostrato di poter contrastare il predominio sovietico, e che era tutt’altro che d’accordo sui criteri di selezione dello sfidante al campione mondiale in carica. La FIDE non poteva, ovviamente, accettare di rimettere in discussione un sistema ormai collaudato, e quando Fischer battè Spasski nel “match del secolo” di Reykjavik la FIDE si trovò alle prese con un dilemma: accettare le richieste di Fischer, che proponeva un ritorno al passato (con parecchi quattrini in palio) ed una specie di “proprietà personale” del titolo mondiale, oppure confermare il sistema in vigore?
Euwe scelse la seconda soluzione, non senza alcuni contrasti in seno al consiglio direttivo, e Fischer, che rifiutò di incontrare lo sfidante ufficiale Anatoli Karpov, venne privato del titolo, che andò al sovietico senza colpo ferire. Lo sfidante, ora campione ope legis, era degno di fregiarsi del titolo? Sì, certamente, e lo dimostrò negli anni successivi.
Euwe passò la mano nel 1978 a Fridrik Olafsson, Grande Maestro islandese, il quale tuttavia, essendo impegnato in politica, resse la presidenza fino al 1982. Il Congresso FIDE di quell’anno elesse il filippino Florencio Campomanes, il quale si dimostrò senza dubbio grande promotore del gioco in giro per il mondo, raggranellando fondi destinati a grandi tornei ed al match per il titolo mondiale, ma che venne costantemente discusso da una minoranza, alla cui testa stava Kasparov, che lo accusava di metodi dittatoriali, e l’accusa non era del tutto infondata.
Quando Campomanes, nel 1995, dovette ritirarsi, la presidenza passò a quello che attualmente regge le sorti della FIDE, il calmucco Kirsan Ilyumzhinov, miliardario ed ex presidente della Repubblica Autonoma di Calmucchia, e nemmeno sul suo operato mancarono – e mancano – le critiche. Ha rivoluzionato il regolamento del Campionato Mondiale individuale, con un match finale troppo breve per risultare attendibile e con criteri di selezione dello sfidante a dir poco discutibili, ed il tutto dimostra che si sa come inizia, ma non si sa come va a finire.
Come tutto ebbe inizio 12
Soldi, sempre quelli. Anche in una manifestazione “di nicchia” come gli scacchi da quasi mezzo secolo hanno iniziato a girare importi vieppiù crescenti di denaro che viene gestito dalla FIDE in un modo che potremmo definire semitrasparente; la carica di Presidente, inoltre, conferisce al titolare un certo prestigio personale e l’elezione a questa carica avviene tramite una votazione che lascia dubbiosi. Racimolare voti tra le Federazioni Nazionali mediante promesse, pressioni, non di rado denaro, è divenuta una pratica nota a tutti anche se i vertici della Federazione Internazionale la negano sdegnosamente.
Ma… sto parlando della FIDE o della FIFA (o del Comitato Olimpico)?
Come tutto ebbe inizio 13
avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


15 Commenti a Come tutto ebbe inizio

  1. avatar
    fds 22 Agosto 2015 at 11:27

    Ci sono diversi italiani nelle varie commissioni FIDE, e con alcuni di loro ho ottimi rapporti. Mi raccontano che, in generale e con ovvie eccezioni, nei vari incarichi gestionali di meritocratico c’è poco. Vige la cooptazione e l’amicizia giusta, finalizzate ad ottenere la poltrona non per fare qualcosa di utile, ma piuttosto per vetrina personale, quando va bene.
    Ciò non mi meraviglia né mi scandalizza. Con i presupposti elettivi attuali come esposti da Paolo, è la logica conseguenza.
    Ma ciò accade in tanti altri ambiti, FIFA e CIO compresi.

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      Jas Fasola 22 Agosto 2015 at 14:08

      “tra gli arbitri, come per qualsiasi altra professione, c’è molta concorrenza. Così tanta che esiste un certo gruppo di arbitri privilegiati che si trova negli organi della FIDE e che continuamente si ingegna come rendere difficile la vita agli altri, creando loro continuamente nuovi ostacoli da superare. Quando nel 2001 sono diventato arbitro nazionale teoricamente avrei potuto arbitrare qualsiasi cosa, anche il Campionato del mondo. Allora sono state create quattro categorie (da A a D) e improvvisamente ben poco potevo arbitrare. Avrei dovuto in questa classificazione venire inserito più in alto ma per qualche motivo non lo sono stato. Le norme mi sono scadute e successivamente per vari motivi non ho potuto farle. Ho perso in questo modo quasi 10 anni”. Un arbitro polacco.

      Gli scacchi saranno disciplina dimostrativa alle Olimpiadi invernali in Corea 2018

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        fds 22 Agosto 2015 at 15:40

        L’attuale presidente della commissione arbitrale FIDE ha il grosso merito di essere greco, Paese del number two della FIDE…

        Nulla di male nella classificazione arbitrale da A a D: ha un senso. Con D puoi arbitrare certe cose e, man mano che sali verso A, tutto.
        Per salire devi fare un certo curriculum, e mi pare corretto.
        Peccato che non esistono regole oggettive di designazione, tranne la cooptazione.
        Parola di cooptato :mrgreen:

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    Giancarlo Castiglioni 22 Agosto 2015 at 15:07

    Non mi sono mai interessato molto a questioni organizzative, per cui non so neanche con quale criterio vengono eletti i presidenti FIFA e FIDE.
    Votano le federazioni nazionali, ma con che peso?
    Conta il numero di tutti gli iscritti, o degli iscritti agonistici?
    E come vengono influenzate le votazioni? Semplicemente comprando i presidenti o gonfiando i numeri?

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      fds 22 Agosto 2015 at 15:34

      Una federazione, un voto.
      Nei tre mesi che precedono l’elezione del presidente FIDE, il calmucco parte (letteralmente) per Africa, sud America e Asia con una valigia piena di… buone intenzioni.

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      DURRENMATT 22 Agosto 2015 at 15:44

      …stessa cosa per la FIFA…valigia compresa. 😉

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      paolo bagnoli 23 Agosto 2015 at 10:36

      … come diceva la buonanima, “i voti si contano, non si pesano” …

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    Mongo 22 Agosto 2015 at 15:54

    Bellissimo l’articolo di Paolo e magistrali, come sempre, le foto scelte dall’insuperabile Martin.

  4. avatar
    Luca Monti 22 Agosto 2015 at 19:57

    Non solo bello aggiungo.Nel mio caso gli articoli di Paolo si dimostrano propedeutici alla mia indagine su Canal,offrendo talvolta spunti e stimoli piu che utili alla ricerca. Qualcheduno tra gli ultimissimi piccoli successi ottenuti li devo in parte all’attenta lettura dei suoi articoli. Adelante Paolo!

    • avatar
      paolo bagnoli 22 Agosto 2015 at 21:36

      Troppo onore!

  5. avatar
    Graziano Masi 23 Agosto 2015 at 09:33

    Paolo, come sempre, vulcanico. Propongo la presidenza ad honorem di SoloScacchi. Ciao Paolo, sono euforico per i nostri ragazzi a Vienna.

  6. avatar
    Mauro Delucis 25 Agosto 2015 at 16:21

    Un saluto a tutti, vi leggo sempre ma non intervengo mai. :oops:

    In questo caso però vorrei fare un’eccezione e chiedere, visto che si parla di elezioni e cose simili, come vengano eletti i “delegati regionali dei giocatori” (quelli che possono intervenire nei comitati regionali).

    Lo statuto della FSI recita all’articolo 14, comma 4: “I Delegati Regionali dei Giocatori sono eletti nelle Assemblee Regionali dai giocatori e dalle giocatrici maggiorenni regolarmente tesserati ed in attività, in misura pari al 20% degli affiliati con diritto di voto della regione e con almeno un delegato per ciascuna regione”.

    La domanda è: esistono veramente queste assemblee regionali dei giocatori? Qualcuno di voi ha mai partecipato? Io sono tesserato da un paio d’anni e non ne ho mai sentito parlare.

    • avatar
      fds 25 Agosto 2015 at 19:01

      Le assemblee regionali dei giocatori (come quelle degli istruttori), vengono indette ogni 4 anni per eleggere i “grandi elettori”, ovvero quelle persone che poi voteranno – a nome dei giocatori maggiorenni del territorio – per il rinnovo del direttivo e della presidenza regionale.

      Il numero di “grandi elettori” varia da regione a regione, in base al numero di Società registrate.

      Per ulteriori dettagli, sul sito FSI, pagina Regolamenti, l’art. 156 del Regolamento Organico Federale.

      • avatar
        Mauro Delucis 26 Agosto 2015 at 09:05

        Grazie mille! 🙂

  7. avatar
    Yanez 9 Settembre 2015 at 11:51

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