Tic…Tac e dintorni

Scritto da:  | 22 Febbraio 2010 | 2 Commenti | Categoria: Stranieri, Zibaldone

I tic… e i tac…

Vizi, riti o tic… ecco, ecco, ecco una carrellata tratta da una recensione di Paul Hugo Little pubblicata sulla rivista Chess Life and Review, che parla di alcuni giocatori storici e i loro vizi:

E. Winter, maestro inglese, sedeva curvo sulla scacchiera con una mano sul fianco e l’altra poggiata sul mento. Poi, senza preavviso, si frugava con nervosismo per prendere una sigaretta, abbandonava a metà la ricerca, e si prendeva la testa fra le mani, intrecciandosele a tutto tondo mentre abbassava il capo sulla scacchiera, così da fruire di un conveniente ricettacolo qualora la testa rotolasse giù. Spesso piovevano copiose scommesse sulla caduta della testa di Winter…

Alexander Alekhine

Alekhine tossiva a mo’ di staccato durante il flusso di una partita, e di solito non a cagione di uno spiffero al petto. Era facile spiegare la tosse se si soppesavano le cicche di sigaretta lasciate dal Dottore dopo una partita.


C. H. “O’Death” Alexander dondolava sulla sedia avanti e indietro, mentre canticchia senza armonia col dondolio. Una storiella sul suo conto non può essere sottaciuta: egli è a tutt’oggi il solo uomo ad aver mai giocato in un Congresso di Sua Maestà in calzoncini corti. C.H.O’D. aveva buon sangue irlandese nelle vene.

Efim Bogoljubov

Bogoljubov sedeva compiaciuto, a gambe larghe e stese, e contemplava la scacchiera con bonomia, lanciando di quando in quando un’occhiata ironica all’avversario. Questo gli dava l’aspetto di un Buddha benevolo, una somiglianza accresciuta dal pancione figlio della sua brama di birra.


José Raúl Capablanca y Graupera

Capablanca arricciava filosoficamente le labbra  scivolando dalla sedia con la grazia di un daino; cercava di celare i suoi quaranta e passa anni mentre camminava di scacchiera in scacchiera per adocchiare come se la passavano i suoi colleghi.


Max Euwe

Euwe si piegava sulla scacchiera interamente, mentre stringeva le mani in grembo e fletteva le braccia. Talvolta si ravviava in fretta un ciuffo di capelli che gli era scivolato sulla tempia. Anch’egli camminava spedito di scacchiera in scacchiera, giacché il moto era un elemento indispensabile del suo allenamento generale.


Salo Flohr

Flohr aggrottava le sopracciglia così ansiosamente che veniva quasi da temere che scoppiasse in lacrime. Salvo poi, appena raggiunta una posizione promettente, …alzare gli occhi al tutto circostante con un sorriso infantile e contagioso.

Reuben Fine

Fine abbozzava un po’ di svolazzi con le nocche, e talvolta tratteggiava in aria disegni geometrici con una matita…

Isaac Kashdan

Kashdan indossava la più pensosa e insolente espressione che si sia mai vista sulla faccia di un giocatore di scacchi, e talvolta sbatteva le palpebre con frenesia per assicurarsi di possedere due Alfieri e non due Cavalli.


Mikhail Moiseevič Botvinnik

Botvinnik non svelava alcun reale tic, tranne il suo sguardo fisso e attento di studioso, accresciuto dai larghi occhiali che gli davano un’apparenza professorale. Sorrideva con esitazione ed era estremamente modesto: sembrava senz’altro il più normale della brigata.


Savielly Tartakower

Tartakower era versatile, e persino coerente ai i suoi riti. Ondeggiava, si toglieva gli occhiali spessissimo e si stropicciava gli occhi, guardava fisso in avanti per assicurarsi che il suo avversario avesse finalmente scritto sul formulario la mossa e seguitava: prima increspava le labbra, portava un dito alle sopracciglia per suffragare il suo nesso logico di pensiero… spesso si rimproverava in silenzio, scuotendo il capo e muovendo le labbra. Nella sconfitta era autoironico, irridente nella sua malasorte.

Emanuel Lasker

Lasker dardeggiava le occhiate feroci di un leone, di cui egli era l’incarnazione scacchistica. Mentre fumava i suoi sigari maneggiandoli con cautela. Non fumava con l’immoralità dissipatrice di un uomo senza qualità; anzi, egli il sigaro lo adorava… come gli scacchi!!

Vera Francevna Menchik

Menchik siedeva solida, mentre scrutava la scena schivando gli spettatori. Imperturbabile, a meno che qualche sventurato astante non bisbigli un po’ troppo forte. Allora ella si volgeva verso il colpevole e sibilava un intenso “Ssssshhhh!!!”. Mentre la sua rivale Sonia Graf era l’esatto contrario, pur essendo un maschiaccio tanto nel contegno quanto nell’abito: si dondolava di sghembo, tamburellava nervosa con una matita o una sigaretta, lanciava occhiate impazienti per ogni dove.


Harold Morton siedeva di sghembo, con le gambe accavallate, e scalciava avanti e indietro con la gamba più alta. Poi, all’improvviso, si districava e cercava di tuffarsi nella scacchiera, alzando e abbassando gradatamente la testa, per sondare le reazioni dell’avversario:… reagisca o meno l’avversario, comunque Harold non perdeva lo smalto.

Jaffe guardava minaccioso l’avversario dalle palpebre abbassate, e ritmava un alfabeto morse con una matita o una sigaretta,… tamburellando la sigaretta un po’ più amorevolmente di quanto non faceva con la matita.

Mugridge era un porta-testa e un gratta-mento per eccellenza. Di indole più tranquilla di E. Winter, non gli interessava di scoprire se la testa poteva esser girata su o giù.

Cohen dondolava il piede, mentre contemplava benigno la scacchiera. Ma a differenza di Bogoljubov, il suo sguardo bonario era permeato da una latente aspettativa, come se stesse pregando che l’avversario non si avvedesse di un matto in due. A volte l’avversario non se ne accorgeva, e allora Cohen, da benigno, si tramuta in uomo d’azione.

Treysman piegava le braccia innanzi al petto e abbassa il capo come se gli avessero appena letto la sentenza di morte. Anch’egli aveva un piede a dondolo… lo dondolava su e giù, ove invece altri dondolavano da destra a sinistra.

E potremmo continuare all’infinito, sia ad alto livello, che parlando semplicemente del circolo che frequentiamo (indicazioni sono auspicabili). Da mondo e mondo non è mai stato così facile capire certi giocatori di scacchi e i loro comportamenti, i loro tic e i loro tac, i loro vizi e scaramanzie…

A tal proposito vi propongo l’introduzione di un libro poco conosciuto, ma illustrativo in materia…


Tratto dall’introduzione del libro “Il Circolo…” .

Prima edizione datata 2005…

Il circolo…

“Negli scacchi, come in parecchi altri sport, si distinguono giocatori praticanti, coloro cioè che partecipano con una certa regolarità a competizioni a carattere locale o nazionale, e  giocatori dilettanti, coloro che praticano gli scacchi a livello di passatempo domiciliare.

La vita del circolo di scacchi dovrebbe costituire l’ideale punto di contatto tra questa folta schiera di semplici appassionati e l’ambiente agonistico.

Ma come è facile immaginare gli scacchi quando vengono interpretati dal dilettante assumono un carattere ben diverso da quello che caratterizza il gioco agonistico: il dilettante è esperto nella  sua immortale partita da bar; il praticante conosce solo una partita Immortale. (Anderssen – Kieseritsky: Londra 1851).

Il dilettante  non avendo quasi mai aperto un libro di teoria, conosce qualche apertura per abitudine, e quando spesso si trova davanti un giocatore che possiede una decente preparazione, finisce per uscire già in  apertura ridotto ad uno straccio, con debolezze da tutte le parti, con una posizione che assomiglia stranamente al negozio del vetraio dopo il terremoto e con un mucchio di problemi da risolvere.

Il giocatore agonista ha un bagaglio culturale scacchistico superiore alla media basato sullo studio assiduo dei libri in materia; è aggiornatissimo grazie al mensile che compra con costanza svizzera; in partita non rischia, non lascia nulla al caso: egli sa, ha la testa a scomparti, pronto ad estrarre la scheda giusta per ogni occasione.

Diversità di stili di gioco ma anche diversità di porsi nei confronti dei propri avversari e diversità di comportarsi all’interno del circolo….il circolo diventa, quindi,  un calderone nel quale convivono schiappe spudorate, campioni in erba, rompiscatole eccelsi, pignoli d’acciaio, pazzi quasi furiosi, ed ogni altra sorte di essere umano. Il circolo diventa una vera e propria comunità.

Frequentando un circolo di scacchi si  scopre che la differenza con  una clinica psichiatrica non è poi così grande: tanta follia da amministrare!!”

avatar Scritto da: Mandriano (Qui gli altri suoi articoli)


2 Commenti a Tic…Tac e dintorni

  1. avatar
    Jazztrain 22 Febbraio 2010 at 18:48

    Una fantastica miscellanea di campioni del passato! Grande Mandriano!

  2. avatar
    Massimo 24 Dicembre 2010 at 18:16

    Il più pazzo di tutti a pagina 42 MISTER X
    vuoi vedere che lo conosco ??????

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


CLICCA QUI PER MOSTRARE LE FACCINE DA INSERIRE NEL COMMENTO Locco.Ro

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

La Palestra dei Finali

Chess Lessons from a Champion Coach

Torre & Cavallo - Scacco!

Strategia di avamposti

I racconti del Grifo

57 Storie di Scacchi
2700chess.com for more details and full list

Ultimi commenti

Problema di oggi