Un anno di guerra (I)

Scritto da:  | 27 Marzo 2023 | 15 Commenti | Categoria: Attualità

Superato l’anno di guerra sarebbe il caso di fare il punto sulla situazione e valutare le prospettive future, ma preferisco premettere qualche considerazione metodologica.
Il mio interesse per la storia e la politica estera è iniziato con gli indimenticabili articoli di Augusto Guerriero sul Corriere negli anni ’50 e ’60; per valutare una situazione politica io seguo i suoi insegnamenti.
Le considerazioni morali vanno separate dalla valutazione oggettiva della situazione, entrambe sono importanti, ma considerandole insieme si fa solo confusione.
Si potrebbe pensare che spesso agire senza considerare l’aspetto morale porti a vantaggi, ma quelli che a una valutazione superficiale sembrano vantaggi spesso si rivelano effimeri sul lungo periodo, per cui le conclusioni che si raggiungono valutando separatamente gli aspetti morali e politici quasi sempre coincidono.
Una formulazione più filosofica delle considerazioni morali è quella del Prof. Orsini nel suo libro sull’Ucraina, che richiamandosi a Max Weber distingue tra “etica dei principi” ed “etica della responsabilità”.
Comportarsi secondo l’etica dei principi, significa seguire il proprio sistema di valori senza preoccuparsi delle conseguenze.
Comportarsi secondo l’etica delle responsabilità significa tenere conto delle conseguenze delle proprie azioni.
Aggiungo e non è secondario che i principi non sono comuni a tutti, bruciare gli eretici sul rogo è certamente conforme all’etica dei principi.

Per prima cosa bisogna capire di cosa stiamo parlando, definire di che tipo è questa guerra.
La visione corrente è che si tratta di una guerra di aggressione, la Russia voleva conquistare l’Ucraina e la ha attaccata.
In realtà si tratta di una guerra civile in corso da 8 anni in cui sono intervenute grandi potenze straniere.
Il prototipo di questo tipo di guerra è la guerra civile spagnola, in cui sono intervenute successivamente l’Italia e la Germania da una parte, l’Unione Sovietica e volontari di varie nazionalità dall’altra.
E qui permettetemi una digressione per sfatare un altro luogo comune.
Secondo la visione corrente la guerra di Spagna è iniziata con un colpo di stato militare contro un governo democratico, ma non è proprio così.
È vero che i partiti al governo avevano vinto le ultime elezioni, ma la guerra civile era già iniziata con omicidi da entrambe le parti; nella notte del 13 luglio 1936 il capo dell’opposizione Josè Calvo Sotelo fu prelevato a casa sua da appartenenti a forze armate dello stato in divisa, Guardia Civil e Asaltos e subito dopo ucciso. Un delitto Matteotti alla rovescia.

Un altro capo dell’opposizione, Gil Robles, si salvò solo perché quella notte non era in casa.
L’insurrezione militare iniziò quattro giorni dopo, ma il governo legittimo era già molto avanti sulla strada di stabilire una dittatura comunista.
La guerra in Corea è usualmente considerata una improvvisa aggressione del Nord contro il Sud, dimenticando che nel Sud era da tempo in corso una guerriglia comunista contro il governo; successivamente intervennero forze ONU da una parte, principalmente Stati Uniti e Inglesi, e Cina dall’altra.
Sul Vietnam, non ci sono dubbi, anche qui guerra civile tra governo e guerriglieri comunisti e successivo intervento straniero di Stati Uniti e Nord Vietnam, con appoggio di Cina e Russia.
Le motivazioni della guerra civile possono essere religiose, ideologiche, razziali o nazionalistiche, come nel caso dell’Ucraina, ma l’intervento delle grandi potenze è principalmente volto a contrastare la grande potenza avversaria; l’aiuto alla propria fazione nella guerra civile è secondario, per cui all’occorrenza la propria fazione può essere abbandonata senza troppi rimpianti.

Un altro aspetto che vorrei chiarire sono le camere di tortura che gli ucraini dicono di trovare continuamente dove i russi si ritirano. Io dubito sia vero, non perché creda non venga praticata la tortura, ma perché per farlo non c’è certo bisogno di un locale apposito.
Quello che pochi sanno è che la tortura è esplicitamente prevista in tutti gli eserciti del mondo, compreso l’Esercito Italiano e che fa parte dell’addestramento dei corpi speciali; chi non ci crede si legga “Azione immediata” di Andy McNabb dove è descritta la selezione dei volontari per entrare nel SAS.
Nella parte finale di questo esame si simula che il candidato venga fatto prigioniero dal nemico e quindi “interrogato”: lo scopo è preparare il candidato ad essere torturato se in azione fosse fatto prigioniero e a torturare quando si troverà dall’altra parte della barricata.
Naturalmente in questo caso l’interrogatorio non è spinto all’estremo.
Comunque ho parlato personalmente con l’allora comandante del CONSUBIN, incursori di marina, e mi ha detto che per entrare si prendono “parecchie botte”.
La tortura è una conseguenza inevitabile della guerra.

Sulla faccenda di Bucha la dichiarazione del ministro degli esteri russo Lavrov “si tratta di una evidente messa in scena” mi ha fatto venire in mente un episodio della guerra partigiana.
Il 13 novembre 1943 il podestà di Ferrara Igino Ghisellini fu ucciso da partigiani. I fascisti organizzarono subito una spedizione punitiva e fucilarono 11 noti antifascisti, scelti tra intellettuali, professionisti, ebrei, persone che con tutta probabilità non avevano nessun legame con la resistenza.
I corpi non furono lasciati in strada dove erano stati fucilati, come accadeva spesso, ma furono spostati in vari punti della città perché tutti potessero vederli.
Esattamente come i corpi sono stati lasciati a Bucha lungo la strada ad una ventina di metri uno dall’altro.
Non riesco ad immaginare come potrebbero essere stati uccisi uno alla volta sul posto dove sono stati trovati; potrebbero essere stati uccisi all’interno delle case o fucilati in un cortile contro a un muro, in ogni caso i corpi devono essere stati spostati.
Quando nella primavera del 1943 i tedeschi scoprirono le fosse di Katin con i corpi degli ufficiali polacchi prigionieri uccisi dai russi, chiesero immediatamente ai paesi neutrali di mandare una commissione d’inchiesta che documentasse l’accaduto; la commissione arrivò e accertò al di la di ogni dubbio che gli ufficiali erano stati uccisi nella primavera del ’41 quando il territorio era occupato dai russi, smentendo la versione russa che aveva attribuito la responsabilità ai tedeschi.
Naturalmente durante la guerra inglesi e USA confermarono la versione russa, per cambiare idea quando le relazioni con l’URSS peggiorarono dopo la fine della guerra.
Dopo la caduta dell’URSS si trovarono i verbali della riunione del politburo in cui era stata decisa la strage su proposta di Beria.
Perché gli ucraini non hanno chiesto una commissione di inchiesta indipendente? Sarebbe stato importante identificare le vittime e stabilire modalità, data ed ora della morte; ora sappiamo solo quel che ci hanno raccontato gli ucraini.
I responsabili di queste stragi sono più facilmente la fazioni di una guerra civile che gli eserciti regolari, per cui ritengo più probabile è che i morti siano ucraini collaborazionisti veri o presunti dei russi, uccisi da una delle milizie ucraine appena arrivata a Bucha dopo il ritiro dell’esercito russo.
Naturalmente possibile che qualche ucraino sia stato ucciso da soldati russi sbandati magari per rapina, e che altri siano stati fucilati come franchi tiratori veri o presunti; comunque in ogni caso i morti sono stati spostati, la scena è stata costruita a beneficio delle riprese televisive.

Come vengono prese le decisioni politiche strategiche più importanti?
Tutti si immaginano che si svolgano riunioni ad alto livello in cui vengano considerate le varie possibilità con le loro conseguenze, se ne valuti il pro e il contro e alla fine venga presa una decisione.
Anche io lo credevo, ho cambiato idea leggendo il libro “Piano d’attacco” di Bob Woodward che descrive come si è arrivati all’attacco degli Stati Uniti contro l’Iraq nel 2003.
Non c’è stata nessuna riunione del genere, non c’è mai stato un momento in cui si è presa una decisione, sì o no. Si è iniziato a chiedere ai militari un piano di guerra, poi questo piano è stato modificato e si sono definite delle tappe preliminari, per esempio spostare un reparto, inviare nelle basi avanzate aerei, mezzi, rifornimenti; alla scadenza i militari chiedevano l’autorizzazione a farlo, l’autorizzazione veniva data e così ci si avvicinava alla guerra, senza che la guerra fosse stata decisa.
In sintesi nel gruppo dirigente tutti erano favorevoli alla guerra, questo è un interessante esempio di come vengano prese le decisioni nei gruppi dirigenti, in un governo o in una grande azienda.
All’interno del gruppo si materializza una opinione corrente a cui tutti si uniformano e il consenso comune rafforza il convincimento di tutti. Se qualcuno è contrario viene emarginato; magari qualcuno contrario c’era, ma si è guardato bene dal dirlo, ci avrebbe rimesso la carriera.
Un caso analogo si verificò in occasione del lancio delle bombe atomiche sul Giappone. Anche in quel caso non ci fu nessuna riunione per decidere se sì o no, nessuna discussione o valutazione sulle conseguenze politiche e morali; la bomba era pronta, quindi si doveva lanciarla.
Sui giornali e nei dibattiti televisivi gli esperti di geopolitica dibattono su vantaggi e svantaggi che gli Stati Uniti conseguiranno con la loro politica estera.
Sbagliano, non considerano che Stati Uniti sono una astrazione, nella realtà vi sono diversi gruppi di potere, le fabbriche di armamenti, i militari, la CIA, il Dipartimento di Stato. Al di sopra c’è il presidente che si occupa principalmente dell’economia, di essere rieletto a metà mandato, dell’immagine che lascerà ai posteri e che in politica estera segue le indicazioni degli esperti.
Solo raramente entra in contrasto e si impone, ricordo Truman che ha dimissionato il generale Mac Arthur che voleva bombardare la Cina con armi nucleari al tempo della guerra in Corea e Kennedy che fermò a stento i militari che volevano bombardare Cuba al tempo della crisi dei missili.
So che è sbagliato giudicare in base alle apparenze, ma guardandolo in faccia mi è difficile credere che Biden sia un presidente capace di prendere queste decisioni.
I gruppi di potere che comandano negli Stati Uniti hanno tutti interesse che in politica estera ci sia una situazione di tensione, perché in questo caso la loro importanza aumenta.
Però sul lungo periodo la tensione non basta e ogni tanto è necessario ci sia anche qualche piccola guerra combattuta; le occasioni non mancano, basta drammatizzare una delle crisi in corso.
Quindi non ci si deve chiedere se la politica estera USA fa gli interessi degli Stati Uniti, non è così, fa gli interessi dei gruppi di potere che hanno il comando effettivo.

Per ora basta così, le mie considerazioni sulla guerra alla prossima puntata.

avatar Scritto da: Giancarlo Castiglioni (Qui gli altri suoi articoli)


15 Commenti a Un anno di guerra (I)

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    Pino D'Onofrio 29 Marzo 2023 at 09:33

    Un anno di guerra e alla gente manco interessa più, pazzesco!

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      Sergio Pandolfo 29 Marzo 2023 at 21:02

      Più che altro, io mi chiederei perché il conflitto tra Ucraina e Russia non interessasse prima, di questo anno di guerra, quando molte cose erano già successe, ma all’Occidente, forse, non conveniva guardarle…

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    The dark side of the moon 30 Marzo 2023 at 11:44

    Articolo molto interessante e anche condivisibile in linea generale. L’approccio metodico e pragmatico di Giancarlo, a prescindere dalle opinioni personali, stuzzica il pensiero e spinge alla discussione. E’ chiaro però che chi continua a sostenere questa politica in Ucraina, o è in male fede o non capisce nulla. Purtroppo tutti i media si sono appiattiti da subito sulla posizione atlantista che ci sta avvicinando verso il “punto di non ritorno” sul piano militare, mentre su quello geopolitico siamo già alla fase successiva: un altro periodo storico, una sorta di altra guerra fredda, è già in essere: di fatto si è stabilito un assetto completamente differente da quello che avevamo un anno fa.

    Voglio cogliere l’occasione, visto che nessuno l’ha fatto, per ricordare (forse) l’ultimo grande giornalista e compagno scomparso pochi giorni fa: Gianni Minà.
    Ho avuto il piacere di stringergli la mano durante un convegno che organizzammo con Rifondazioni negli anni novanta, ero allora solo un ragazzino ma nonostante ciò ebbi comunque la sensazione di trovarmi di fronte ad una persona fortemente empatica dietro la quale si celava un giornalista con la schiena dritta (specie oggi in via di estinzione).
    Ciao Gianni.

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    Massimiliano Enzo Maria Orsi 3 Aprile 2023 at 19:19

    Sei solo un revisionista storico che si nasconde dietro una facciata di rispettabilità. In ogni argomento su cui ti ho sentito esprimerti, dal dramma dei migranti al ventennio fascista, sei sempre stato più o meno velatamente dalla parte dei carnefici, giustificandone ogni peggior crimine. Ti esprimi bene, certo, ma il succo di ciò che dici è abominevole. Sei solamente un nostalgico dei peggiori regimi della storia europea. Vergogna a te e a questo blog che ti permette questa costante opera di disumanizzazione delle vittime. Vatti a leggere il report di Amnesty International su Bucha, poi torna qui e scusati, se ne hai il fegato. Con disistima

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      Giancarlo Castiglioni 3 Aprile 2023 at 21:40

      Su Bucha ho fatto solo una domanda: perché gli ucraini non hanno chiesto una commissione d’inchiesta neutrale?

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      DURRENMATT 4 Aprile 2023 at 14:53

      Senza uno studio MEDICO-LEGALE(la tanatologia è una scienza) la faccenda di Bucha è da rubricare alla voce “Fake news”.

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    nicola 4 Aprile 2023 at 15:11

    Sottoscrivo le parole di Orsi. A leggere gli articoli di Castiglioni mi si rivolta lo stomaco. Sono tornato a leggervi dopo mesi e me ne sono subito pentito.

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      Giuliano 6 Aprile 2023 at 10:01

      Scusa, famme capì: ce stà n’articolo che nun te piace e butti ner cesso 15 anni de blog?

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    Martin 4 Aprile 2023 at 21:55

    Scusate se intervengo solo ora perché, per mia fortuna, non ho tempo e modo per monitorare ogni cinque minuti le discussioni ed evitare che degenerino in rissa da scalmanati.
    Volevo semplicemente ricordare a tutti di mantenere i toni civili che ci contraddistinguono da sempre e personalmente mi rammarico oltremodo nel constatare tanta acredine nei confronti di questo sito, nonché dei suoi autori, che non ha mai mancato di offrire lo spazio per un dibattito civile e corretto nei suoi quasi quattordici anni di vita.
    Queste esternazioni sommarie ed offensive mi convincono sempre più che probabilmente è giunta l’ora di chiudere definitivamente i battenti. Se qualcuno ha la forza e la voglia di proposte migliori si faccia avanti senza indugio, per me è il benvenuto. Io sinceramente sono stanco e anche decisamente avvilito.

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      Uomo delle valli 4 Aprile 2023 at 22:05

      giusto Martin
      si puo’ dissentire civilmente anche senza sputare m…a sulle persone che ci collaborano e su una meraviglia di blog come questo

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      Giancarlo Castiglioni 5 Aprile 2023 at 21:00

      Capisco la tua amarezza, ma non devi dare troppa importanza a queste cose.
      E’ gente non sa neanche dire che cosa mi rimprovera.
      Si è scritto di un report di Amnesty International su Bucha, naturalmente senza dare riferimenti per poterlo leggere.
      Ho voluto documentarmi ed ecco cosa ho trovato di più vicino a questo ipotetico report:
      https://www.amnesty.it/ucraina-nuova-ricerca-le-forze-russe-rispondano-alla-giustizia-per-i-crimini-di-guerra-commessi-nelloblast-di-kiev/
      Vengono documentate uccisioni singole di civili, tra cui qualcuna anche a Bucha, non la strage generale denunciata dal governo ucraino. Quindi soldati colpevoli singolarmente di crimini di guerra, non crimini organizzati dall’esercito russo
      In sintesi Amnesty International è stata in Ucraina, ha visto quel che gli ucraini le hanno fatto vedere ed ha ascoltato le testimonianze che gli ucraini le hanno fatto ascoltare.
      Non ha potuto confermare la versione ucraina e ha fatto un report generico mettendo insieme diversi episodi accaduti in diverse località.
      Sono stati corretti ma solo fino a un certo punto; se lo fossero stati fino in fondo avrebbero dovuto dire che su Bucha non avevano potuto indagare.

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    Fabio Lotti 5 Aprile 2023 at 09:31

    Si può sempre criticare senza offendere.

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    Patrizia 7 Aprile 2023 at 18:10

    La bestialità e la ferocia sono il naturale prodotto di tutte le guerre: noi che ne siamo per il momento lontani, guardiamo con pietà tutte le vittime, anche perchè contando come il famoso
    due di coppe più che compassione non possiamo dare.
    Mi voglio compromettere: certi equilibri non andavano toccati,non perchè fossero giusti ma perchè quello che è successo dopo era prevedibile ed a questo punto si può pensare che fosse auspicato da chi se ne sta bello tranquillo ad un oceano di distanza dal campo di battaglia.
    Molto nobile ora manifestare ed auspicare la pace nel mondo,speriamo dunque nella Cina,facciamole stringere tenaci nodi con la Russia,noi possiamo sempre restare con il nostro fido Occidente.

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    Paolo Landi 11 Aprile 2023 at 18:29

    Essendo tornato da una breve vacanza, ho letto solo ora gli ultimi commenti all’articolo di Giancarlo Castiglioni. Senza entrare nel merito delle questioni e non conoscendo personalmente le persone coinvolte, posso solo constatare che l’apertura del blog ad argomenti di attualità così scottanti e controversi genera inevitabilmente forti contrasti e dissidi di ogni genere. Ciò che andrebbe assolutamente evitato, a mio parere, è l’attacco personale verso l’autore che degenera in violenza verbale e rancore.
    Leggo sempre con interesse gli articoli di Giancarlo Castiglioni, non condivido quasi mai le sue tesi, ma devo dire che non li trovo mai banali e fanno comunque riflettere. Se vogliamo continuare ad affrontare questioni così spinose (ma poi mi domando: è questo il posto giusto per farlo?) dobbiamo tutti mostrarci più tolleranti ed aperti al dialogo, altrimenti si smarrisce quel senso di comunità che tanto unisce gli appassionati di questo gioco.

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    Giancarlo Castiglioni 14 Aprile 2023 at 14:43

    Visto che siamo in argomento aggiungo qualche considerazione sul video di prigionieri di guerra ucraini decapitati uscito da qualche giorno. Qualche mese fa era uscito un video in cui prigionieri russi stesi a terra erano uccisi a colpi di pistola.
    Inutile indignarsi, questi episodi sono successi e succederanno sempre in tutte le guerre, chi vuole la guerra, giusta o sbagliata, deve sapere che queste sono conseguenze inevitabili.
    Per quanto ci riguarda pochi sanno che ci furono uccisioni di prigionieri di guerra italiani da parte dell’esercito USA nel luglio ’43 durante la campagna di Sicilia.
    Per chi voglia documentarsi: https://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_di_Biscari

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