Venerdì 28 aprile scorso ho ascoltato la conversazione – intercorsa nel salotto di La Sette, intervistati Walter Veltroni e il Cardinale di Bologna Mons. Zuppi – a proposito del I° Maggio, Festa dei Lavoratori.
Da persone intelligenti quali sono, hanno detto cose interessanti e mai banali per il futuro dei lavoratori:
A me hanno fatto ricordare… (si perché alla mia età si vive più di ricordi che di attualità) le condizioni di disagio – talvolta disumane – che i lavoratori dovevano sopportare nel secolo scorso per poter portare a casa un tozzo di pane.
E anche il peso della povertà e la differenza di censo che veniva costantemente fatta pesare dalla cosiddetta borghesia, gretta e meschina, per cui se – putacaso – tra giovani di diverso ceto nasceva una simpatia, apriti cielo! Era tutto un affannarsi da parte della famiglia-bene per spegnere al nascere eventuali sentimenti duraturi…
Ma ciò che era più gravoso e quasi insopportabile era il dare addosso alla classe operaia da parte di tutti , Autorità laiche e religiose comprese e non ultime…
Ecco un episodio (vero e… ripetuto… nella nostra città ).
Era in corso una vertenza aziendale non di poco conto tra una importante fabbrica e i suoi dipendenti. Oggetto: una copertura assicurativa contro gli infortuni sul lavoro (a quel tempo non c’era ancora l’obbligo di legge ,iniziato di fatto a partire dal 1 aprile 1937) (legge 17 agosto 1935 n°1765).
I padroni, in difficoltà, si rivolgono alle autorità cittadine e la Prefettura convoca una rappresentanza operaia per fungere da arbitro nella vertenza: gli operai si affidano ad alcuni di loro compagni di lavoro, di maggior prestigio tra essi e ritenuti di maggiore capacità nelle vertenze sindacali i quali raggiungono la Prefettura e… attendono la controparte che però non si fa vedere… E a sera il funzionario prefettizio comunica agli astanti che..possono andare a casa perché l’accordo era stato raggiunto con altra delegazione di dipendenti della fabbrica…
E’ successo che si è inteso escludere dalle trattative gente con le palle sostituendola con altra più accondiscendente ai voleri padronali e chiudere con loro la vertenza secondo gli intendimenti e i voleri padronali…
Io, questo, l’ho appreso dal capo della prima delegazione, una persona meravigliosa entrato in quella fabbrica a sei anni di età con la mansione di porgere i ferri del mestiere a seconda delle richieste che gli faceva il suo maestro, uno dei buggerati nella trattativa cui ho dianzi ho accennato…
Un altro episodio penoso, narratomi dalla stessa persona, fu quello di un povero manovale edile caduto da una impalcatura tirata su con la minima spesa e in sprezzo alle norme di protezione sul lavoro. E senza alcuna assicurazione da parte del datore di lavoro…
A seguito della rovinosa caduta l’operaio perse l’intelletto e la sua famiglia, composta da moglie e due figli – un maschio di 6 anni e una femmina ancora infante – e sua sorella nubile piombò nella miseria più nera.
Il poveretto passava il suo tempo a tendere… trappole ai passerotti presumendo con questo di sfamar la famiglia e invece fu eroico il figlio di 6 anni che si fece assumere in fabbrica e fu lui a dover sopperire alle necessità famigliari… e lo fece alla grande ,aiutato dagli operai stessi….fino a che, da adulto, acquisì un ascendente tale da incutere timore reverenziale ai maggiorenti della fabbrica…
Scritto da: (Qui gli altri suoi articoli)
Certo se pensiamo che con Cincinnato, V°secolo avanti Cristo, era stata eliminata la legge che impediva il matrimonio tra patrizi e plebei, non è che siamo andati molto avanti……