Scacchi e Diritto

Scritto da:  | 11 Agosto 2023 | 12 Commenti | Categoria: Cultura e dintorni

Considerazioni su due complesse attività della mente

Nel corso della mia lunga attività di operatore del diritto, ricordo di aver esaminato le controversie giuridiche ed i più complessi casi giudiziari in cui mi sono imbattuto adoperando (spesso inconsapevolmente) l’arsenale metodologico che avevo appreso negli anni giovanili in cui studiavo gli scacchi svolgendo, a livello amatoriale, attività agonistica. Erano i tempi (molto lontani ormai) in cui mi preparavo, partecipavo ai tornei e sognavo, come tanti, di diventare un forte giocatore di scacchi.
Mi è venuto in mente, così, di riassumere le più svariate considerazioni che ho svolto nel tempo alla ricerca di analogie tra l’attività del giurista e l’approccio logico, analitico e decisionale del giocatore di scacchi.
Anche se l’argomento può apparire a prima vista complicato e, per certi versi, sorprendente, spero che queste brevi riflessioni possano incuriosire e destare interesse nei lettori. Ecco allora alcuni aspetti che, a mio avviso, accomunano le 2 attività della mente.

Le infinite possibilità.
Le questioni giuridiche che derivano dagli accadimenti quotidiani della vita ricordano un po’ le infinite partite che è possibile giocare sulla scacchiera: le situazioni e gli eventi che si susseguono ogni giorno configurano situazioni sempre nuove e diverse come le persone che interagiscono, ognuna con la propria storia, le fortune individuali e le passioni della vita.
Ogni caso giudiziario necessita di una valutazione peculiare ed un approccio sgombro da inutili stereotipi; allo stesso modo anche una partita a scacchi non sarà mai uguale ad un’altra (a meno di non riprodurla a bella posta) perché di solito, dopo un certo numero di mosse, si abbandoneranno le strade già battute e si affronterà, assieme all’avversario di turno, l’ignoto.
D’altro canto, così come all’inizio di un processo nessuno conosce l’esito finale della controversia, anche nel gioco degli scacchi all’inizio della partita regna, di norma, l’incertezza più assoluta.

L’obiettivo finale.
Non intendo il provvedimento che conclude un giudizio o l’esito della partita a scacchi. Mi riferisco piuttosto al risultato del processo logico che ogni giurista ed ogni scacchista persegue nella propria mente e che appare comune ad entrambe le discipline, finanche banale nella sua semplicità: si tratta di accertare la “verità” (o almeno avvicinarsi ad essa il più possibile).
Al termine di un lungo giudizio sapremo qual è la verità processuale, ma, per quanto un giudice possa essere stato attento e scrupoloso, non mancheranno mai dubbi o ripensamenti per aver sottovalutato o trascurato qualche nascosto elemento di indagine. Allo stesso modo, appena terminata una partita a scacchi ed accertato il risultato finale, si andrà alla ricerca di possibili errori, di occasioni perdute, di situazioni da analizzare più approfonditamente.

Le scelte difficili.
Sappiamo tutti che, di fronte ad un complesso caso giudiziario, le scelte da compiere per chi è chiamato a decidere sono sempre difficili e controverse, così come nella partita a scacchi ogni situazione da analizzare richiede una valutazione complessa e spesso opinabile. Mi viene in mente, a tal proposito, che le analisi di molte partite celebri del passato sono durate mesi o anni e a volte soltanto decenni dopo è stata trovata la strada giusta per vincere o strappare un pareggio.
“Tot capita tot sententiae” dicevano gli antichi giuristi riassumendo in poche battute ciò che tutti i giorni vediamo nelle aule di giustizia dove l’accusa e la difesa (ovvero, in campo civilistico, l’attore ed il convenuto) prospettano al giudice due realtà spesso diametralmente opposte ed anche all’interno di un collegio giudicante l’unanimità è quasi sempre un miraggio. Per non parlare poi delle opposte valutazioni e dei clamorosi ribaltamenti che non di rado vediamo succedersi nei diversi gradi di giudizio.


Anche negli scacchi due giocatori durante la partita (ed anche al termine della stessa) possono giudicare la stessa posizione in modo diverso, perché diverso è il loro stile di gioco, il loro temperamento e il loro modo di pensare sulla scacchiera. Vorrei aggiungere che negli scacchi il destino è più crudele perché non c’è l’appello o il terzo grado di giudizio e quando si commette l’errore decisivo la partita è perduta, non c’è rimedio.

L’esame analitico del caso concreto.
La valutazione dei fatti, degli elementi di prova e delle testimonianze, così come, in campo scacchistico, l’esame delle mosse e delle varianti che è possibile giocare sulla base degli elementi che caratterizzano ogni posizione, fa parte di un lavoro preliminare di analisi che precede ogni decisione. Al termine dell’esame di tutti questi elementi, si dovrà compiere un lavoro di sintesi dando il giusto peso a tutti gli accertamenti probatori raccolti, eliminando le soluzioni fuorvianti e superando le mille eccezioni della difesa.
Per chi gioca a scacchi il lavoro più complesso da svolgere riguarda l’eliminazione delle mosse perdenti, dubbie o inutilmente complicate che devono essere quanto prima accantonate, mentre alla fine si è costretti a scegliere, tra le varie “candidate”, la mossa che più ci convince in quella particolare posizione.
In entrambi i campi si naviga con una sola certezza: siamo consapevoli che ci possa sempre sfuggire qualcosa nonostante l’attenzione che abbiamo dedicato allo studio del problema.

L’intuizione.
Nel corso della mia lunga carriera di giudice ho conosciuto diversi colleghi che, di fronte ad una questione anche molto complessa, riuscivano, quasi fulmineamente e con pochi elementi a disposizione, a trovare il bandolo della matassa giungendo rapidamente al nocciolo della questione. Ho sempre pensato che, così come negli scacchi i giocatori più affermati, oltre all’intenso allenamento cui si sottopongono quotidianamente, siano dotati anche di un intuito non comune che li guida nelle scelte più difficili, anche in campo giudiziario esistono forse dei “talenti del diritto” che (oltre ad una preparazione accuratissima e sempre aggiornata) posseggono anche una sorta di magica intuizione che consente loro di rendere facili le cose difficili e di trovare in breve tempo soluzioni del tutto ragionevoli.


In ogni caso, la regola da non trascurare mai è perentoria: ricontrollare tutto e mai fidarsi delle prime superficiali impressioni ovvero dei suggerimenti (spacciati per verità assoluta) di qualche libro senza aver verificato concretamente gli elementi di fatto che abbiamo di fronte.
Anche l’ex campione del mondo di scacchi, Tigran Petrosjan, si convinse di ciò dopo aver giocato acriticamente alcune varianti studiate su alcuni libri di teoria senza verificare personalmente la bontà dei giudizi (e dei fuorvianti “punti esclamativi” che a suo dire toglievano ai giovani studiosi ogni spirito critico e possibilità di crescita) pagando a proprie spese con dolorose e brucianti sconfitte tale atteggiamento.

Le regole del gioco e il diritto positivo.
Le fonti del diritto guidano l’interprete (la Costituzione, le leggi, gli atti ed i regolamenti amministrativi, ecc.) così come le regole del gioco, i principi strategici, gli schemi tipici delle aperture, i motivi ricorrenti delle “combinazioni” o anche i principi classici dei finali di partita, guidano ogni giocatore e ne ispirano le scelte.
Anche negli scacchi, come nel diritto, è lecito ed anzi spesso è opportuno, dare spazio a soluzioni innovative ed originali, ma, sia ben chiaro, in campo giuridico vige un fondamentale principio, denominato “certezza del diritto”: nessuna interpretazione può stravolgere il dettato normativo (in primis la nostra Costituzione ed il diritto comunitario, nonché i principi espressi dalla Corte Costituzionale e dalla Corte Suprema di Cassazione, il c.d. “diritto vivente”) e costituisce un vero e proprio abuso il voler piegare il diritto positivo alle costruzioni e convinzioni personali del giurista.
Naturalmente, anche lo scacchista può e deve giocare con creatività, ed in questo campo le norme di più alto rango da rispettare sono i principi strategici e tattici elaborati nel corso dei secoli, altrimenti ci penserà il nostro avversario a ricordarci che esistono ancora canoni scacchistici da non violare!

Il valore dei precedenti.
I casi giudiziari, gli studi dottrinari e le soluzioni giurisprudenziali più rilevanti sono continuamente oggetto di analisi da parte degli studiosi, i quali, nell’affrontare un caso concreto, li applicano quotidianamente, così come, in campo scacchistico, le partite del passato, le aperture, i finali, sono minuziosamente analizzati al fine di interpretare, comprendere e migliorare il gioco pratico.

La metodologia di lavoro.
La soluzione di un caso giudiziario impone disciplina, analisi, serenità d’animo, valutazione degli elementi e delle prove raccolte senza pregiudizi e preconcetti, ovvero occorre rigore ed obiettività.
È necessario leggere a fondo la documentazione, le c.d. carte processuali, vagliare la posizione dell’imputato, le tesi dell’accusa e della difesa nonché di tutte le parti in causa, così come per lo scacchista, sia quando è in fase di preparazione sia quando analizza nel corso di una partita o al termine della stessa, è necessario studiare approfonditamente ogni elemento della posizione e trovare le risorse più recondite per avvicinarsi alla “verità”.
Se l’obiettività, per chi giudica, è l’essenza stessa del proprio lavoro, per lo scacchista essa rappresenta una qualità fondamentale per non cadere in falsi convincimenti ed ingannevoli illusioni.

L’informatica nel diritto e negli scacchi.
Entrambe le attività di cui ci occupiamo hanno ricevuto negli ultimi decenni grande impulso con l’avvento dell’informatica. Molte persone, al solo pensiero che un giorno una macchina potrebbe essere in grado di risolvere una controversia giuridica o addirittura determinare una pena da infliggere, provano un senso di sgomento o addirittura di orrore. Si leggono di recente, sempre più spesso, articoli di stampa o resoconti di convegni in cui si discute di intelligenza artificiale e di “giustizia predittiva”, fenomeni collegati all’uso massivo dell’informatica applicata al diritto. Ciò significa, in parole povere, che prima di proporre una certa azione giudiziaria potrò in futuro con ogni probabilità sapere quale sarà l’esito del giudizio.
In realtà si tratta (in gran parte) di un falso problema: non sarà una macchina a decidere la questione sostituendosi agli avvocati ed ai giudici e chi si preoccupa di tale eventualità immagina qualcosa di irrealizzabile, ai confini con la fantascienza.
Da molto tempo in campo giuridico, così come negli scacchi, l’uso del computer ha comportato enormi progressi sia nella ricerca ed organizzazione dei “precedenti” sia nell’individuazione della soluzione del caso concreto.
Tuttavia, occorre intendersi: parliamo di immensi database facilmente consultabili anche online ed ancor più perfezionabili soprattutto se si affina la tecnica di ricerca, che possono essere di grande aiuto nella fase di individuazione di una possibile soluzione.
Così come negli scacchi i vari software (database sofisticati o motori scacchistici) sono e resteranno soltanto un insostituibile accessorio di ausilio nella fase di preparazione delle partite, al tempo stesso, nella soluzione di un caso giudiziario, il computer non potrà mai sostituire l’operato umano.
È pur vero che oggi negli scacchi i software possono trovare facilmente le mosse più forti scoprendo errori e trappole nascoste. E, nonostante essi siano in grado già da tempo di sconfiggere un essere umano, non si può dire, se riflettiamo serenamente, che essi giochino un’autentica partita a scacchi.
Il motore scacchistico risolve aridamente in frazioni di secondo un quesito logico sulla base di calcoli infinitamente complessi, ma non “sa” davvero né gli interessa sapere che cosa rappresenta una partita a scacchi tra due menti, così come un qualunque PC non comprende affatto il significato di colpa, dolo, attenuante, onere della prova, incapacità di intendere e di volere, premeditazione o altri similari concetti, né sa valutare una deposizione testimoniale (la famosa macchina della verità, peraltro facilmente ingannabile da una mente esperta, non è neanche ammessa quale prova legale nel nostro ordinamento).
Insomma, la macchina non potrà mai valutare le infinite situazioni sostanziali e processuali che si prospettano in un giudizio, anche se oggi è già in grado di trovare in un millisecondo decine di leggi, di sentenze o di casi analoghi da studiare, il che è comunque davvero molto utile al professionista del diritto. Si pensi che un tempo per trovare dei precedenti (leggi, articoli o sentenze) occorreva spulciare decine di indici, massimari, polverose riviste, commentari obsoleti.
D’altro canto, la vera partita a scacchi la giocano gli esseri umani tra mille incertezze, errori di valutazione, tensioni continue, turbamenti psicologici, scontri tra volontà contrapposte.
Lo stesso accade in campo giuridico dove la vera “partita” si gioca nell’aula giudiziaria e riguarda soltanto comuni ed imperfetti esseri umani. Sono loro che si muovono sulla scena tra accusa e difesa, attori e convenuti, ricorrenti e resistenti, giudici, avvocati e giurie. La decisione finale spetterà sempre all’uomo con le sue paure, le sue debolezze, la sua formazione culturale, la sua visione del mondo, le sue idiosincrasie.
Quanto all’intelligenza artificiale nella versione più recente e strabiliante (ci riferiamo a Chatgpt ovviamente) di cui tanto si parla, a mio avviso si tratta di uno strumento ancora molto rudimentale, utile ad elaborare in forma discorsiva innumerevoli risposte, ma purtroppo ancora soggetto ad errori di valutazione, incontrollate improvvisazioni o soluzioni inventate di sana pianta, prendendo un po’ di qua e un po’ di là, senza nemmeno enumerare le fonti di conoscenza e di apprendimento.
Così aumenta la possibilità che vengano messe in circolazione ogni tipo di fake news, spacciate per verità assolute. È questo il rischio che corriamo maneggiando impropriamente questi strumenti.
In futuro le cose certamente miglioreranno perché la tecnologia fa progressi continui ed impressionanti e tutto andrà per il meglio a patto che la macchina resti al servizio dell’essere umano, come oggi la moderna automobile è già capace di una guida autonoma, ma è pur sempre l’essere umano a scegliere la destinazione.
Quando l’intelligenza artificiale (se mai avverrà) sostituirà il giudice nell’aula giudiziaria, vuol dire che non ci saranno più gli esseri umani come noi li intendiamo oggi. Vuol dire che ci saremo trasformati, saremo qualcosa di diverso, forse perfetti tecnologicamente, ma di certo incapaci di provare compassione, desiderio di giustizia, umana pietà e quel mondo, se mai esisterà, non ci apparterrà più.


In conclusione, alla fine di queste considerazioni ci si può chiedere: insomma, è più difficile giocare una straordinaria partita a scacchi oppure risolvere un complesso caso giudiziario? Ebbene, e lo dice uno che ha maneggiato tutta la vita commentari, codici, repertori e fascicoli di ogni genere: ritengo che sia più difficile giocare una bella e profonda partita a scacchi. Fermo restando, naturalmente, che la responsabilità collegata al mestiere di giudice o di avvocato è ben maggiore, ma questo è scontato visti gli interessi in gioco.
Mi spiego meglio: un fascicolo giudiziario lo puoi studiare con calma per ore o per settimane, non hai bisogno di memorizzare centinaia di pagine, puoi consultare libri, commentari, database di ogni genere e scambiare opinioni con i colleghi. È vero che spesso anche i giuristi lavorano in “zeitnot” (a corto di tempo) perché le cause da decidere sono tante, l’arretrato si accumula e non c’è molto tempo per risolvere le tante questioni motivando come si dovrebbe, ma questo aspetto fa parte della capacità di programmazione del proprio lavoro e si migliora con il tempo e l’esperienza.
Il povero scacchista, invece, nel corso di una partita è solo davanti ai mille problemi da risolvere, l’orologio incalza, deve calcolare a fondo ogni variante o combinazione, l’avversario gli tende ogni possibile tranello, lo stress è a mille. E raggiungere altissimi livelli di gioco implica, oltre al possesso di doti naturali non comuni, anche un grande e continuo lavoro analitico di perfezionamento.
Poi non sempre tutto questo impegno trova adeguata remunerazione economica perché il nostro bel gioco, fatta eccezione per chi raggiunge i massimi livelli internazionali, resta fondamentalmente un’attività amatoriale anche per chi lo pratica con passione dedicando ad esso gran parte del proprio tempo o addirittura tutta la vita. Per quanto, sotto tale profilo, con il boom di Internet, dei canali online e con le tante iniziative collegate, le cose per fortuna stanno cambiando.
In ogni caso, giocare a scacchi aiuta a mantenere la mente attiva, a ragionare secondo schemi logici, ad analizzare le tante possibilità al fine di giungere consapevolmente ad effettuare scelte e decisioni assumendo la piena responsabilità del proprio operato.
Mi vengono in mente le parole di un grande campione del passato; egli considerava il pensiero la più complessa attività della mente umana e riteneva che riflettere sulla scacchiera fosse un modo creativo per esercitare, attraverso il pensiero stesso, tutte le nostre funzioni cognitive al più alto livello.

avatar Scritto da: Paolo Landi (Qui gli altri suoi articoli)


12 Commenti a Scacchi e Diritto

  1. avatar
    Paolo Landi 11 Agosto 2023 at 18:01

    Grazie davvero Martin, splendide le foto e le illustrazioni.

    Mi piace 1
  2. avatar
    Uomo delle valli 11 Agosto 2023 at 21:09

    sempre superlativo paolo
    congratulazioni

  3. avatar
    Fabio Lotti 13 Agosto 2023 at 09:14

    Bellissima lettura.

  4. avatar
    Paolo Landi 13 Agosto 2023 at 09:52

    Grazie Fabio!

  5. avatar
    The dark side of the moon 14 Agosto 2023 at 20:48

    Bravo Paolo!

    • avatar
      Paolo Landi 15 Agosto 2023 at 09:28

      Grazie Dark!

  6. avatar
    Martin 15 Agosto 2023 at 21:11

    Mi aggrego ovviamente anch’io ai complimenti meritatissimi per questo nuovo lavoro dell’amico Paolo ed ho per lui una richiesta: cosa ne pensi del discorso che sovente ritorna circa il copyright delle partite da parte dei giocatori che le disputano?

  7. avatar
    Paolo Landi 16 Agosto 2023 at 08:12

    Devo dire caro Martin che non mi sono mai posto il problema,tanto naturale mi sembra ormai seguire e commentare le partite giocate in diretta nei tornei. Di certo il diritto d’autore copre i libri,le raccolte di partite,le opere cinematografiche,ma la trasmissione in diretta e la conseguente diffusione delle mosse liberamente commentabili sui siti mi sembra legata non tanto alla creazione artistica dei giocatori,quanto piuttosto all’evento sportivo che viene trasmesso, alla stregua di un fatto di cronaca,come una partita di tennis o di basket. Certo chi acquista il diritto di trasmissione dall’organizzatore del torneo può rivendicarne l’esclusiva,ma il singolo giocatore non credo che possa limitare la visualizzazione delle mosse. Non vorrei sbagliare,ma mi sembra che oggi chi si iscrive ad un torneo accetta anche di poter essere fotografato o ripreso in video e credo che debba accettare anche la inevitabile divulgazione delle mosse giocate. Stento a credere che per gli scacchi si scatenerà come per il calcio la sfida sui diritti tv delle partite trasmesse, ma chissà tutto è possibile oggi nel mondo dei media…

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  8. avatar
    Martin 16 Agosto 2023 at 18:16

    Mi sembra di ricordare che in passato qualche GM avesse rivendicato, almeno in linea teorica, la proprietà intellettuale delle partite giocate, forse quando ancora non c’erano né internet né le dirette televisive.
    Mi pare si riferissero alle pubblicazioni su carta stampata.
    Tra loro Evgeny Sveshnikov.
    Direi che appunto, laddove non ben regolamentato, sia un aspetto controverso e delicato.

    • avatar
      Paolo Landi 17 Agosto 2023 at 11:15

      Certo Martin, se vedi la partita a scacchi unicamente come un’opera dell’ingegno o artistica allora ha un senso prevederne la tutela, ma, come dicevo poc’anzi, io vedo principalmente un evento agonistico liberamente fruibile e pertanto pubblicare o commentare una partita è come descrivere minuto per minuto un evento sportivo su di un giornale: non dimentichiamo che gli scacchi agonistici sono anche sport e se non sbaglio scacchi e dama sono inserite nelle discipline tutelate dal CONI e dal CIO.

      Mi piace 1
  9. avatar
    luca monti 17 Agosto 2023 at 10:42

    Un saluto al Paolo Landi, autore poliedrico ed infaticabile.Luca Monti Vallio Terme – BS-

  10. avatar
    Paolo Landi 17 Agosto 2023 at 10:59

    Grazie Luca per avermi dedicato un po’ del tuo tempo in questo caldo periodo di ferragosto!

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