Il piccione del soldato Walnut

Scritto da:  | 10 Marzo 2010 | 2 Commenti | Categoria: Zibaldone

Il fante d’artiglieria Robert Walnut non aveva chiuso occhio tutta la notte, ordinato di guardia dalle due del mattino fino all’alba, presso l’obice da 151mm cui era addetto. Era giunto in Italia nella seconda metà di Dicembre del 1917 coi primi reparti inglesi al comando del generale P. D. Hamilton, più precisamente col 95° Gruppo, dislocazione la zona a sud-est di Asiago nei pressi di San Sisto. Il Corpo di Spedizione Britannico, dopo la disfatta di Caporetto, era stato comandato in appoggio delle truppe italiane, ormai praticamente allo stremo, con cinque divisioni di rinforzo. Sull’altopiano la neve ed il gelo invernale fanno scendere il termometro a temperature ben sotto lo zero ad aggravare le già tristi condizioni di una guerra miserrima e bestiale. Le trincee austriache erano ancora ben salde e gli attacchi temerari delle truppe alleate non riscuotevano nessun effetto se non quello di causare un contrattacco sovente altrettanto pesante e inutile. Sull’ala sinistra dello schieramento alleato v’erano anche alcuni reparti d’appoggio francesi mentre gli italiani erano attestati lungo la linea difensiva orientale. Guerra di logoramento e di disperazione, topi, febbri e malattie imperversavano lungo le trincee gelate ed i gabbioni ove i parassiti, il fango, la melma ed i sacchi di sabbia annacquata rendevano ancor più meschina l’esistenza affranta delle truppe. Si diceva, secondo un’antica superstizione, che accendere più di due sigarette con lo stesso fiammifero equivalesse ad una morte sicura: il primo fiammifero richiamava l’attenzione del cecchino austriaco, la seconda gli dava il tempo di venir inquadrati nel mirino e di premere il grilletto senza rischio di errore.
I soldati inglesi, soprannominati “Tommies”, benché perfettamente addestrati, si trovarono, al pari dei loro contendenti austriaci e tedeschi, ben presto a patire la penuria di munizioni causata dalla lunghezza e dalla mole del conflitto: tedeschi e austriaci si inventarono mazze ferrate e altri tremendi strumenti di offesa, di medievale memoria, per sopperire alla mancanza di armamenti mentre gli inglesi s’ingegnarono a riutilizzare le lattine contenenti marmellata di prugne (parte integrante delle razioni dei soldati più fortunati) per fabbricare rudimentali bombe a mano. Nei bivacchi delle truppe il rancio era comunque scarso e penoso, cassette sfondate, munizioni, ferri arrugginiti, filo spinato, vecchie marmitte bucate e cadaveri facevano invece da scenario alle miserie della vita militare.
Il soldato semplice Walnut prima di partire coscritto mandava avanti una colombaia di piccioni viaggiatori nella campagna del West Norfolk, non lontano da Norwich. La capacità di orientamento e la resistenza di questi volatili lo aveva affascinato fin da bambino. Trascorreva pomeriggi interi assorto a fantasticare di fronte al volo di questi uccelli capaci di percorrere addirittura alcune decine e decine di miglia nello stesso giorno prima di tornare alla colombaia d’origine. Non immaginava certo quella mattina, il fante d’artiglieria Robert Walnut, ancora intirizzito dal vento e dal gelo della notte insonne trascorsa di guardia, di trovarsi, alle prime luci dell’alba, un piccione stremato zampettargli tra i piedi spaventato e imbrividito dal freddo quanto lui. Gli venne istintivo infilarsi la mano nella bisaccia per cercare un pezzo di pane ammuffito o un dimenticato frammento di galletta da porgergli. Quelle poche briciole che riuscì a trovare sembrarono rianimare per un attimo il povero animale. Walnut lo prese in mano e lo osservò meglio, il suo sguardo esperto non si era sbagliato: era un piccione viaggiatore e legata alla zampa sinistra aveva quella minuscola scatoletta di cartone che contraddistingue l’uso di questa specie di volatili. S’affrettò ad aprirla per sverlarne il contenuto: proveniva dalle trincee austriache. Il povero animale, forse stremato dal lungo viaggio non era riuscito a completarlo prima che scendesse la notte ed era evidentemente rimasto traumatizzato a morte dal gelo della notte. Nel bussolotto un dispaccio militare, in tedesco, di cui non potè decifrare che qualche data ed alcuni nomi di paesi: Cesuna e Granezza. Lo avrebbe portato al tenente suo superiore di reparto. Ma insieme a quei foglietti arrotolati lo incuriosì quello che gli parve immediamente non c’entrar nulla con le cose di guerra: lo schizzo, scarabocchiato a matita, di una qualche partita di scacchi. Consegnò al tenente il dispaccio ma, contravvenendo agli ordini di guerra, tenne per sé, non seppe mai per quale misterioso impulso, quel curioso foglietto.
Il fante d’artiglieria Robert Walnut, terminata la guerra, fece ritorno a Sandringham nel suo paese natio del West Norfolk. Di lì a qualche anno la sussistenza grazie ai piccioni viaggiatori si fece sempre più difficile e problematica, Walnut cambiò allora mestiere e per sopravvivere divenne barbiere. Non fu un’esistenza facile la sua ma durante tutto l’arco della sua vita non smise mai di osservare incantato e rapito il cielo per avvistare un piccione viaggiatore in volo verso la sua meta. Nel 1967 quando, ormai anziano morì per un’insufficienza renale, tra le sue carte la nipote Emma trovò quel vecchio foglietto dimenticato e ingiallito dal tempo. Era incollato sul dorso di una vecchia cartolina.
Emma conosceva a malapena le regole degli scacchi, di fatto non riuscì mai a risalire all’ultima mossa effettuata dal Nero nella partita raffigurata su quel vecchio foglietto. Dopo diversi passaggi di mano trovai quella cartolina e quel foglietto in mezzo alle pagine di un libro acquistato per caso su un banchetto di un robivecchi. Il titolo era “Chronicle of Youth” e l’autrice Vera Brittain. Suo fratello, Edward Harold Brittain, fu colpito a morte da un cecchino austriaco sull’altopiano di Asiago il 15 giugno 1918. Le ceneri di Vera, nel 1970 quando morì, furono per suà volonta fatte disperdere sulla lapide del fratello Edward sepolto nel cimitero militare inglese di Granezza, sull’altopiano di Asiago.


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2 Commenti a Il piccione del soldato Walnut

  1. avatar
    Mandriano 10 Marzo 2010 at 20:11

    Stop the piccion… stop the piccion… stop the piccion… Yankee Dudol… stop the piccion!!!

  2. avatar
    Mandriano 11 Marzo 2010 at 11:13

    Dastardly e Muttley, i “cattivoni” delle wacky races salgono a bordo di improbabili aerei della prima guerra mondiale per dare la caccia a un odioso piccione viaggiatore, Yankee Doodle. Completano la “terribile” squadriglia avvoltoio Klunk, un geniale inventore di trappole per piccioni che si esprime con un linguaggio incomprensibile a tutti; Zilly, che ha come peculiarità quello di essere tremendamente emozionabile, al punto di scomparire dentro il proprio impermeabile nei momenti meno appropriati. Yankee Doodle riesce sempre a cavarsela….”Muttley fai qualcosa!!”..”Medaglia…medaglia…medaglia!!”

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