L’ultima sfida

Scritto da:  | 26 Settembre 2013 | 5 Commenti | Categoria: Racconti, Voglia 'e turnà


Ultima sfida 1Riuscire ad organizzare la sfida non era stato affatto semplice, pensò Giuseppe osservando i giocatori seduti ai lati della scacchiera, attorniati da un pubblico attento non solo ad ogni loro mossa, il che sarebbe stato ovvio, ma anche a tutto ciò che avrebbe potuto farle intuire a priori, dai minimi gesti ai mutamenti della mimica facciale.

Il circolo degli scacchi era uno dei luoghi più attivi del paese, e organizzava spesso tornei fra i suoi soci, ma Amos, che era il miglior giocatore in assoluto del circondario, campione riconosciuto e vincitore di numerose gare anche a livello regionale, si era sempre rifiutato con ostinazione di prendervi parte, con grave disappunto di Giuseppe che, in qualità di presidente dell’associazione, aveva tentato di tutto per fargli cambiare idea.

Esisteva però un motivo che spiegava l’autoesclusione di Amos da tutte le attività del circolo, ed era un odio atavico che correva da tempo immemorabile fra lui e Donato, il vicepresidente, oltre che uno dei più abili scacchisti del paese, se non il migliore, per cause che risalivano a vecchi rancori familiari di cui solo i più anziani del paese erano forse in grado di ricostruire l’origine.

I soci più giovani del circolo degli scacchi, ai quali negli anni più recenti si erano aggiunti diversi nuovi residenti stabilitisi nel paese grazie a qualche buona opportunità di lavoro, essendo del tutto ignari riguardo a faccende tanto lontane nel tempo, non riuscivano a comprendere perché non fosse mai stato possibile assistere ad un incontro fra Amos e Donato, e ciclicamente qualcuno fra loro chiedeva a Giuseppe, grande amico di entrambi, d’impegnarsi perché ciò potesse accadere, causando al presidente soltanto dolorosi attacchi della sua ulcera, finché un giorno era accaduto l’impensabile…

Giuseppe e Amos erano andati a pescare insieme, e mentre se ne stavano come al solito appostati con le canne sulla riva del fiume, era arrivata una frase assolutamente inattesa.

“E’ ora che venga al circolo a dare una lezione a quel pallone gonfiato di Donato. Va troppo in giro a vantarsi della sua bravura, e invece è sempre stato un imbecille.”

A Giuseppe era quasi caduta di mano la canna da pesca, mentre Amos aveva continuato con calma, fissando un punto lontano all’orizzonte.

“Digli che ci dobbiamo incontrare domenica prossima, e non se ne parli più.”

Convincere Donato non era stato molto facile, perché chiunque avrebbe compreso quanto fosse smanioso di affrontare finalmente l’eterno nemico, però l’orgoglio era intervenuto a impedirgli di accettare così sui due piedi una sfida lanciata dal rivale con quel tono da ultimatum, così da far registrare un significativo peggioramento dell’ulcera di Giuseppe.

Ed ora eccoli finalmente lì, seduti uno di fronte all’altro a studiare la scacchiera, del tutto indifferenti allo stuolo di spettatori che li attorniavano col fiato sospeso.

Amos non aveva mai guardato negli occhi il rivale neppure una volta, perché non voleva lasciargli comprendere quanto il suo odio fosse ancora vivo e presente a dispetto del tempo trascorso, anche se mezzo secolo ormai li separava da quando i loro padri si erano quasi ammazzati di botte per una questione di interessi, e contemporaneamente Donato aveva avuto la pessima idea di sedurgli la fidanzata.

Una vita di rancori, e quel borioso che lo sbirciava di traverso credeva forse di poterlo umiliare di fronte a tutti?

Amos fece poche mosse, e fu scacco matto.

L'ultima sfida

avatar Scritto da: Annamaria Trevale (Qui gli altri suoi articoli)


5 Commenti a L’ultima sfida

  1. avatar
    Giovanna Adabbo 30 Marzo 2010 at 21:23

    Io penso che di fronte ad una partita a scacchi o quando si affrontano i tornei comunque non ci debbano essere rivalità, rancori o quant’altro proprio perché lo scacchismo è comunque una disciplina mentale educativa.

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    cserica 31 Marzo 2010 at 07:05

    Concordo pienamente, anche se mi rendo conto che è impossibile perchè comunque ogni scacchista ha una carica di aggressività (maggiore o minore) senza la quale non potrebbe ottenere risultati agonistici, e questa carica lo porta spesso ad alterarsi con altri scacchisti.

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    Biker 1 Aprile 2010 at 14:43

    Se pure gli Scacchi non sono la Vita, credo però che gli scacchi riflettano e siano influenzati dalle proprie esperienze di vita quotidiana; utilizzati nella maniera appropriata probabilmente gli scacchi possono aiutare la Vita. Ma è difficile, molto difficile.

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    nìkola 26 Settembre 2013 at 12:20

    definire gli scacchi una ‘disciplina mentale educativa’ secondo me disconosce tutto il carico di poesia, cultura e storia che li hanno caratterizzati negli ultimi cento e rotti anni. quando ripercorro le partite dei grandi maestri (cito Alekhine e Tal pescando a caso) io vedo le loro vite e i loro pensieri (rancori e amori compresi) non delle semplice combinazioni di pezzi di legno sulla scacchiera.

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    Jas Fasola 26 Settembre 2013 at 14:02

    ma Amos vinse o perse? 🙄

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