Andor Lilienthal (1911-2010)

Scritto da:  | 9 Maggio 2010 | Un commento | Categoria: Partite commentate, Personaggi, Stranieri

Andor Lilienthal (da ChessHistory)

E’ venuto a mancare, pochi giorni dopo il suo 99° compleanno, il grande maestro ungherese Andor Lilienthal, giocatore capace di battere Capablanca, Lasker, Euwe e Botvinnik, solo per fare qualche nome. Così si chiude un pezzo di storia degli scacchi, scompare l’ultimo giocatore vivente ad aver partecipato ai grandi tornei dell’anteguerra, come ad esempio Mosca del 1935 e del 1936, tornei che vedevano ai nastri di partenza Lasker, Capablanca, Botvinnik, Flohr, oppure Hastings 1933/34, dove divise il secondo premio con Alekhine.
Ancora nel dopoguerra Lilienthal era molto forte, come dimostra il sesto posto nell’interzonale del 1948, mentre tra i candidati, nel 1950, divise l’ultima posizione con Szabo e Flohr.
Nato a Mosca da genitori ungheresi, tornò in Ungheria all’età di due anni, ma rimase sempre molto legato alla Russia, partecipando a numerosi campionati sovietici con ottimi risultati. Per l’Ungheria partecipò a tre edizioni delle Olimpiadi, realizzando uno splendido 75% complessivo che gli diede ben due medaglie d’oro individuali.
Nel 1950 venne proclamato grande maestro dalla FIDE, e purtroppo con la sua scomparsa non rimangono più nomi di quella famosa lista.
Vediamo ora la sua vittoria contro Capablanca, dove lascia brillantemente in presa la Donna:

avatar Scritto da: cserica (Qui gli altri suoi articoli)


Un Commento a Andor Lilienthal (1911-2010)

  1. avatar
    Tristano Gargiulo 11 Novembre 2013 at 00:43

    Molto suggestivo è il racconto di questa partita fatto da Capablanca (cito a memoria): “Appena fatta la mia diciannovesima mossa, mi accorsi improvvisamente della possibilità di un decisivo sacrificio di Donna da parte del Bianco. Mi misi allora a osservare Lilienthal che rifletteva a lungo, tutto assorto e concentrato sui pezzi. A un certo punto vidi come un lampo balenare nei suoi occhi e un impercettibile sorriso distendersi sul suo viso. Capii allora che avevo perso”.

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