Scacchi e Tiranni (II)

Scritto da:  | 24 Novembre 2010 | 2 Commenti | Categoria: Scacchi e letteratura

Riprendendo il nostro viaggio iniziato con “Scacchi e Tiranni” (qui), sempre seguendo le tracce letterarie sull’argomento, non si può fare a meno di incontrare uno splendido romanzo italiano La variante di Luneburg di Paolo Maurensig (ed Adelphi – 1993), già protagonista di molti commenti sul questo blog. Quest’opera si caratterizza da un lungo flash-back che cercherà di chiarire i motivi della morte di Dieter Frisch, un ricco uomo d’affari di Monaco e appassionato di scacchi (era direttore di una rivista del settore), ucciso da un colpo di arma da fuoco. Tutto sembra far pensare ad un suicidio e la polizia rinviene vicino al cadavere una scacchiera fatta di stoffa e dei bottoni a raffigurare i pezzi. Ma chi è Frisch in realtà? Ha una doppia vita? Nel corso di uno dei suoi soliti viaggi in treno con l’amico Baum, mentre è in corso una partita a scacchi tra i due entra nello scompartimento uno sconosciuto, il giovane Mayer, che inizia a raccontare la propria storia. Tutto ruota sulla narrazione di una lotta tra due campioni di scacchi: uno è il comandante nazista del campo di concentramento di Bergen Belsen (nel Land di Luneburg) e l’altro è il prigioniero ebreo Tabori (in gioventù Rubinstein). La difficoltà psicologica iniziale di Tabori,  legata al timore sulla sorte della propria vita e quindi al dubbio di vincere le partite o assecondare il proprio aguzzino in una sorta di insensata ed inutile captatio benevolentiae, lascia il posto ad un’angoscia ancor più grande, se possibile, quando capirà che dall’esito di quello scontro intellettuale dipenderà la vita di altri prigionieri. Quando Tabori lo capirà avrà inizio un match che terminerà solo con l’arrivo degli alleati che libereranno i prigionieri. Le due sconfitte segneranno la morte di ventiquattro ebrei. In quell’inferno, e richiamo ancora una volta la lettura del capolavoro di Levi, gli scacchi rappresentano per il morituro Tabori un modo per rimanere lucido giocando contro un’entità suprema che all’interno del campo di prigionia può della vita di ognuno. Come mia abitudine non vi svelerò i particolari finali del romanzo per farvi gustare l’idea finale dell’autore. Gli scacchi come gioco di estrema violenza ma anche come arma di sopravvivenza li ritroviamo anche in un altro libro notevolissimo, che ha come protagonista un altro essere umano in quale, rinchiuso in una cella del Terzo Reich, troverà un vecchio manuale di scacchi e imparerà il gioco “a mente”, senza scacchiera, che gli permetterà di non impazzire: la Novella degli scacchi di Stefan Zweig (Garzanti, 4^ ed. 2004, 107 p., € 8,00). Vi invito a leggere l’ottimo pezzo di Jazztrain che ha già trattato l’argomento (qui). Si tratta di un’opera pervasa dal pessimismo per quello che accade nel mondo in quegli anni e per l’immobilismo della borghesia al potere. Voglio solo segnalarvi che l’autore, fuggito in Brasile con la seconda moglie, si tolse la vita il 22 febbraio 1942, dov’era fuggito per scappare proprio alla tirannia nazista. Un gesto definitivo e disperato di protesta verso il Mondo che rimaneva immobile davanti agli orrori e alla barbarie nazista, che rimarrà sconosciuto ai contemporanei e dimenticato dai posteri. Per l’ennesima volta due opere che utilizzano gli scacchi come metafora del gioco che ogni uomo combatte contro la morte e quindi non si può fare a meno di ritornare con il pensiero al capolavoro cinematografico di Bergman “Il Settimo Sigillo”.

Buona lettura.

avatar Scritto da: Zenone (Qui gli altri suoi articoli)


2 Commenti a Scacchi e Tiranni (II)

  1. avatar
    piero 24 Novembre 2010 at 00:52

    Grazie Zenone per l’articolo, la variante di Luneburg di Paolo Maurensig è un racconto bellissimo, ben congegnato ma molto triste. Comunque ti mette la voglia di giocare a scacchi o di imparare il gioco se non lo conosci. Io ogni tanto, ancora oggi, lo riprendo in mano e mi immedesimo nei due narratori (Mayer e Tabori).

  2. avatar
    jazztrain 24 Novembre 2010 at 07:28

    Complimenti a Zenone, hai fatto una eccellente recensione. Non ho altro da aggiungere!

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