Forse l’abbiamo fatta troppo semplice!

Scritto da:  | 12 Aprile 2011 | Nessun Commento | Categoria: Zibaldone

[Temi: Teoria della semplicità, costruzione teorica e ampliamento]

“Allora, Evaristo. Il tuo sistema s’è rivelato fallace! Prendi questa posizione:

Il Bianco muove e vince

tocca al bianco che matta in due mosse. Il bianco controlla meno case ed è in svantaggio materiale. Secondo la tua teoria dovrebbe vincere il nero e invece no!” Disse Ernesto soddisfatto.

“Va be’, però pareva anche a te un buon sistema…, caro Ernesto.” Rispose intristito Evaristo.

L’idea era molto semplice: valutare le singole posizioni a partire da chi controllava più caselle. Le caselle sono ciò che c’è di più semplice e da quelle si possono descrivere le posizioni e operare calcoli. Questo metodo non sempre raggiungeva il risultato sperato. In alcune situazioni concrete, il giocatore alle strette era anche il vincitore.

“Come possiamo fare?” Chiedeva sconsolato Evaristo.

“Ah, vecchio pazzo, eri tu che volevi considerare la natura degli scacchi come qualcosa di semplice. Troppo semplice, per una realtà così complessa! Noi abbiamo falsificato la teoria. Essa non funziona!” Infierì Ernesto.

Sebbene fossero vecchi amici, nella scacchiera e in tutto quello che riguardava gli scacchi c’era una competizione spietata.

Chiamarono Pasquale, il cameriere del bar del circolo. Portò il solito grappino ad Ernesto e il solito te a Evaristo.

“Le cose son due. O abbandoniamo per intero questa idea, oppure dobbiamo trovare un sistema per riuscire a spiegare meglio le posizioni.” Disse Evaristo, dopo aver sorseggiato il suo te caldo al limone.

“Per me, possiamo anche ritornare allo stato pre-teorico, mio caro…”

“Sii sincero, fallo per gli scacchi. Devi convenire che le caselle sono la cosa più semplice e consentono davvero di operare calcoli. In talune posizioni, se non si ragiona in termini di case controllate, case deboli, case forti e così via, non ci capiremmo un bel nulla! Questo, almeno, lo devi ammettere.” Asserì con convinzione Evaristo.

“Questo si. E’ evidente. Però, se vuoi convincermi del funzionamento della tua teoria, devi arricchirla.”

“Mi pare un buon punto di partenza. Già averti fatto ammettere che la mia impostazione non è così bislacca, è un buon risultato. Dunque, se necessario, ridiscutiamo le premesse fondamentali:

  1. ciò che c’è di più semplice negli scacchi sono le caselle,
  2. le posizioni possono essere descritte a partire dalle case,
  3. i calcoli hanno come unico argomento le case,
  4. sta meglio il giocatore che controlla più case.

Questi quattro punti non bastano. Perché?” Domandò Evaristo con una voce sconsolata, massaggiandosi la fronte.

“Mi sembra che essi non arrivino a distinguere le case importanti da quelle che non lo sono. Vale a dire che sebbene sia detto che l’elemento della teoria consista nelle case, queste non siano per niente descritte…”

“Caro Ernesto, hai proprio ragione. Dunque, dobbiamo accettare le prime tre premesse della teoria e respingere l’ultima.”

“Cioè –sta bene il giocatore che controlla più case-. Forse, in linea generale, si potrebbe anche dire che essa è accettabile, però, appunto, bisogna arricchire il concetto di –casa-. Posso controllare tutte le case non importanti, perciò perdere.”

“Come arricchire la nostra teoria?” Chiese Evaristo, illuminato dal coinvolgimento dell’amico, soddisfazione maggiore della lotta.

“Senza dubbio le case del re, cioè il quadrato descritto dal re, casa centrale compresa, hanno un valore inestimabile. Quelle sono le case più importanti.”

“Molto bene. Continua.”

“Per il secondo principio, noi possiamo descrivere le posizioni a partire dalle case. Vale a dire che anche i singoli pezzi possono esserlo. Dunque, possiamo assegnare il valore ai pezzi in base alla loro capacità di controllare più case simultaneamente. Assumiamo i valori canonici dei pezzi come buoni. Già così, possiamo considerare delle case che valgono più o meno in proporzione al valore del pezzo che è su esse.”

“Ottimo. In fine, direi che possiamo tener conto dell’ultima e penultima traversa. In particolare, se un pedone raggiunge la settima traversa, la casa in cui è e quella immediatamente davanti diventano molto importanti. A seguito di questi risultati, abbiamo una descrizione di una posizione molto più accurata che non il semplice calcolo su case senza valore, sebbene avesse già delle sue qualità teoriche.” Concluse Evaristo.

“Adesso, non dobbiamo che controllare. La nostra nuova scienza ci impone una verifica empirica immediata.” Sentenziò Ernesto.

“Secondo me, abbiamo trascurato un dettaglio: il tempo.” Disse misterioso Evaristo.

[Per qualsiasi chiarimento, approfondimento o suggerimento, prego i gentili lettori di contattarmi, anche per richiedere articoli arretrati. Possono vedere utilmente il mio sito www.scuolafilosofica.tk. Ho scritto un’introduzione alla filosofia per scacchisti: 2001, Filosofia negli scacchi. Chiunque desideri leggerla, può richiederla.]

avatar Scritto da: Giangiuseppe Pili (Qui gli altri suoi articoli)


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